
Il presente lavoro di ricerca, che si propone di esaminare il pensiero cristologia e trinitario di Giovanni di Scitopoli, si è mosso lungo due direttrici: da una parte, lo sviluppo del dogma cristologico fra i concili di Calcedonia del 451 e il Costantinopolitano II del 553, con l'emergere di nuovi spunti nella comprensione teologica del Verbo incarnato, pur in una fondamentale continuit? con il quarto concilio ecumenico; dall'altra, l'accoglienza e l'interpretazione nella compagine ecclesiale della prima metà del VI secolo di quel corpus di testi di recente composizione, che con finzione pseudoepigrafica erano stati attribuiti a Dionigi l'Areopagita e che quindi erano stati fatti risalire direttamente all'età apostolica. Ora, Giovanni di Scitopoli si colloca nel punto di intersezione di queste due direttrici, in quanto egli è allo stesso tempo il primo scoliasta del Corpus Dionysiacum e uno dei principali esponenti di quel rinnovamento cristologico comunemente denominato "neocalcedonismo".
In questo libro l'autore cerca di decifrare i problemi e le sfide della Chiesa cattolica al suo terzo millennio di vita. L'identità del sacerdote, il senso del matrimonio, l'aborto, l'ateismo, la funzione del papato, il mondo islamico, il Concilio Vaticano II, sono alcune delle questioni prese in esame dal'autore, cristiano e filosofo. E il saggio si rivela così a metà strada fra l'apologetica moderna e la riflessione teoretica, un testo profondo nell'intenzione, anche provocatoria, di interpellare la coscienza dei cattolici presentando l'orizzonte religioso che si avvicina.
"Credere", terzo volume della trilogia "Percorsi di umanizzazione", è costruito attorno ad una tesi semplice: non c'è umanizzazione e maturazione possibile senza la disponibilità ad accogliere le due sfide che la vita pone a tutti e a ciascuno: imparare ad amare e prepararsi a morire. Ma per rispondere positivamente a queste provocazioni occorre guadagnare una prospettiva in senso lato religiosa: essa aiuta infatti "l'accettazione dell'inaccettabile" -come scriveva Tillich, cioè aiuta ad accettarci per quello che siamo, a vincere l'angoscia per riposare nella fiducia. Questo terzo volume tratta dunque del credere e dell'esperienza religiosa in senso lato, come dimensioni umane tanto universali quanto costitutive e risorse preziose nel compito di divenire uomini e donne adulti. Una esperienza che non è monopolio delle religioni tradizionali, in quanto parte costitutiva dell'umano. Le religioni, da sempre, rivestono numerose funzioni psico-sociali: nella prima metà della vita e nella giovinezza della società contribuiscono alla strutturazione e stabilizzazione dell'Io e danno un fondamento alla socialità. Ma tale religiosità può degenerare, e questo succede quando la dottrina, il dogma, il principio etico, l'istituzione, divengono più importanti delle persone concrete e della loro sofferenza, e la "lettera" diviene più importante dello "spirito".
«Uno degli aspetti drammatici delle avventure ideologiche del Novecento è stato quello di separare l'anelito alla giustizia sociale dall'esercizio personale della virtù della giustizia: si è verificato così il paradosso di chi ha usato la violenza e l'ingiustizia con la pretesa di realizzare in tal modo una maggiore giustizia. Ed anche oggi uno dei segni di deterioramento del tessuto sociale sta nella crescente incapacità di vivere in modo giusto l'impegno per costruire una società più giusta per tutti. Lo stile della vita pubblica, specialmente in politica, è qui chiamato in causa, come anche l'azione volta a chiedere e dare lavoro, casa e dignità a tutti» (Bruno Forte)