
Nell'epoca in cui il discorso di Dio sembra confinato nello spazio delle private beliefes oppure spogliato dalla sua pretesa veritativa la proposta di Richard Schaeffler rivendica la sua sensatezza. La sua appassionata e rigorosa ricerca sul fenomeno religioso dimostra che l'uso del vocabolo Dio non è un abuso semantico, ma designa quella condizione trascendentale da cui dipende l'esistenza dell'essere umano.
II saggio cerca di ricostruire le linee generali del pensiero filosofico di Schaeffler, nel quale la questione dell'esperienza religiosa assume un ruolo decisivo. La sua lunga e variegata ricerca a proposito del confine fra filosofia e teologia offre un 'interessante elaborazione della questione di fondatezza del discorso religioso. La specifica composizione dell'approccio metodologico, elaborato da Schaeffler, permette di leggere l'esperienza del sacro. Il connubio organico tra i tre metodi (trascendentale, analitico e fenomenologico) restituisce alla conoscenza umana l'oggetto religioso nella sua datità originaria e permette di rintracciare una grammatica che struttura il campo dell'esperienza religiosa.
L'indagine schaeffleriana non si chiude nella mera analisi delle strutture aprioristiche che presiedono alla conoscenza, ma si apre a ciò che proviene dal Ding an sich. Per il filosofo tedesco la possibilità di esperienza dipende dalla capacità dell'uomo di accogliere l'appello della realtà in un contesto ordinato di vissuti. Di conseguenza, anche l'esperienza religiosa deve realizzare una forma specifica in cui avviene l'incontro tra la realtà numinosa e l'uomo.
L'impostazione metodologica di Schaeffier permette di far emergere il carattere dialogico tra i due poli di relazione, dimostrando come la libertà divina richieda una mediazione da parte dell'uomo per potersi manifestare. Dall'indagine religiosa di Schaeffier risulta quindi che l'uomo diventa capace di sillabare i suoi vissuti in un modo sensato quando riconosce che questa capacità è un dono conferitogli dalla bontà di Dio.
La teoria dialogica dell'esperienza viene anche applicata alla lettura della tradizione ebraico-cristiana. Quest'operazione serve per verificare l'idoneità di tale teoria nel cogliere la dimensione storica della rivelazione. Il rapporto fra l'universale e il singolare costituisce, infatti, il punto nevralgico di ogni impostazione trascendentale, che spesso fatica a dare una giusta rilevanza al carattere indeducibile della persona di Gesù Cristo. L'approccio metodologico di Schaeffler offre indubbiamente un tentativo valido di risposta a tale problema.
"L'occasione dei settant'anni del prof. Robertp Vignolo non poteva passare senza un segno tangibile dell'affetto per la sua persona e della riconoscenza per i suoi preziosi contributi nel campo degli studi biblici e teologici."
Alla sua prima pubblicazione, nel 1982, questo volume apparve subito come l'opera estremamente originale e innovativa che con il passare del tempo avrebbe finito per diventare uno dei testi fondamentali di quel filone di studi - la critica letteraria applicata ai testi biblici - allora agli albori ma che tanto successo avrebbe conosciuto negli anni seguenti. Obiettivo dichiarato del suo Autore era portare avanti, da un lato, un'analisi attentissima e "anatomica" dei meccanismi letterari che rendono tanto potente il Quarto Vangelo sul piano retorico, utilizzando quelle che allora erano le conquiste più recenti della critica letteraria "secolare"; dall'altro un tentativo di riconciliare attraverso queste metodologie la dimensione storica del testo con la sua imprescindibile componente artistica. Recuperando la consapevolezza della dimensione letteraria del testo, Culpepper si proponeva di superare le insidie tanto di un "letteralismo superficiale" quanto di un approccio illuministico alla verità storica, nonché la conseguente dicotomia fra storia, intesa come racconto, e verità: adottando una mentalità il più possibile vicina a quella della comunità in cui il Vangelo si è sviluppato, è l'idea di Culpepper, il dualismo viene facilmente superato. Anatomia del quarto Vangelo si preoccupa quindi di analizzare Giovanni nella sua forma definitiva di racconto. In un discorso meticoloso, articolato e ben documentato sulle caratteristiche narratologiche del testo evangelico Culpepper passa in rassegna con rigore scientifico gli elementi costitutivi del racconto e l'impatto che essi hanno sul lettore: la figura del narratore, il tempo del racconto, la trama, i personaggi, il commento implicito e il lettore implicito sono presi in esame ed analizzati in altrettanti capitoli, costruendo così un trattato approfondito e onesto, informato e arricchito da metodologie che pur nate in contesto "secolare" si sono rivelate oltremodo utili anche per la comprensione del testo sacro.
La letteratura è forse rimasta (o è ritornata ad essere) il luogo più attendibile di una fenomenologia dell'umano all'altezza della vita umana? La domanda ha una sua doppia provocazione.
La prima è questa: il 'fenomeno' umano indagato e restituito alle cosiddette scienze dell'uomo, quanto è ancora 'umano'? E quanto ci possiamo riconoscere in esso? Spingendo ancora più a fondo l'interrogativo, potremmo manche estendere la domanda alle teorie del pensiero più classico, come la filosofia e la teologia: sono sempre all'altezza del principio di realtà in cui viviamo, ci muoviamo e siamo, noi umani? La seconda incalza direttamente l'ipotesi di partenza. La letteratura, per definizione, restituisce la realtà dell'esperienza attraverso la libertà dell'invenzione: la ricostruzione fantasiosa, la visione poetica, l'immaginazione drammatica, il surrealismo del fantastico. In questo modo, allarga o elude il principio di realtà? Ci sono in cielo e in terra molte più cose di quelle scritte nei libri. Per questo facciamo letteratura, per allargare l'orizzonte della realtà o per eludere l'angoscia di non poterla abbracciare?
Gli interventi raccolti in questo volume trovano il loro contesto in una iniziativa nata da una collaborazione fra l'Arcidiocesi di Milano e il Centro Studi di Spiritualità della sede milanese della facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, che intendeva rispondere all'invito rivolto da Papa Francesco a tutta la chiesa, in occasione dell'anno dedicato alla Vita Consacrata. L'itinerario formativo qui proposto è scandito dalle tre parole: Vangelo, profezia, speranza, sulle quali si è concentrata la riflessione. Riprendendo questi temi classici, alla luce dell'attuale stagione culturale, l'intento era di aiutare da un lato la vita consacrata a comprendere i cambiamenti in atto e a riformulare in modo adeguato i suoi valori essenziali, e dall'altro la Chiesa locale a cercare le modalità più adatte oggi a mantenere vive le tradizionali relazioni che la legano alla vita consacrata.
Contemplando il torso di Mileto al Museo del Louvre, il poeta R. M. Rilke coglie l'appello etico che si leva da quella scultura e lo esprime con il verso poetico "Tu devi cambiare la tua vita". Nasce da qui la quaestio generatrice della presente ricerca: cosa consente ad un'opera d'arte di rivolgere all'uomo tale imperativo morale fondamentale? Nel contesto del dialogo tra estetica e teologia, ambito specifico del lavoro, le risposte più immediate solitamente offerte ruotano attorno alla categoria di bellezza che, però, non sembra pienamente convincente. Se la bellezza è considerata semplicemente come entità da contemplare infatti, pur rivolgendo l'appello morale e interpellando l'osservatore, essa non basta, non può salvare il mondo. Per comprendere in profondità la pertinenza etica dell'opera d'arte, è necessario dunque muoversi in un'altra direzione o forse è sufficiente correggere quella intrapresa con la prospettiva della bellezza, risalendo alla sua fonte: la forma. La presente indagine si pone l'obiettivo di verificare la plausibilità dello spostamento dell'attenzione teologica dalla categoria estetica e tradizionale di bellezza a quella, pure tradizionale ma più controversa di forma, assumendo come punto di partenza la forma artistica e il processo dinamico che la genera.
La sequenza "Veni Sancte Spiritus", pregata in genere sotto forma di canto, affiora da circa nove secoli dalle labbra e dal cuore dei credenti. Nella sua sobria delicatezza mette in campo tutti i doni dello Spirito, il Dono per eccellenza, l'origine stessa dei doni celesti. L'orante li chiede, non li pretende, e chiedendoli svela i bisogni e le miserie umane: domanda la rugiada, svela l'aridità, implorando la luce confessa la tenebra, invocando il calore ammette il freddo. Il tono dell'inno è dolce e deciso insieme, intarsiato di immagini bibliche e ricco di metafore, segnato da confidenza e rispetto: come si addice a chiunque solleciti il dono dell'amore di Dio.
La fatica della determinazione di una forma ecclesiale adeguata all’annuncio del Vangelo deriva, anche nel contesto italiano, dallo scarto tra il principio teologico della portata universale della fede e il dato sociologico di una fede che, a causa della trasformazione culturale in atto, non è più patrimonio di tutti.
La tesi tenta di accompagnare questo travaglio ecclesiale a procedere dall’ipotesi di una riabilitazione della figura del cattolicesimo di popolo. La sua riconduzione alla sola realizzazione storica che esse ha assunto nel tempo della civiltà parrocchiale e la sua svalutazione a fenomeno puramente sociologico non consentono di cogliere la specialità del suo dinamismo: proporre l’esperienza cristiana come ripresa interpretante delle forme antropologiche elementari.
Nel cinquecentesimo anniversario dell'inizio della Riforma protestante (1517-2017), il convegno organizzato dall'Istituto Superiore di Studi Religiosi Beato Paolo VI di Villa Cagnola, in collaborazione con l'Arcidiocesi di Milano, la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, l'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano, si è focalizzato sul peculiare rapporto di Lutero e la Riforma con le arti, in particolare con la pittura, l'architettura e la musi-ca. Pittura, architettura e musica sono stati convocati per raccontare come il mondo della Riforma ha interagito con tali ambiti, considerati non solo espressioni estetiche ma luoghi di riflessione teologica e confronto con le altre confessioni cristiane. Il volume è corredato di un ampio e pertinente dossier iconografico L'Istituto Superiore di Studi Religiosi Beato Paolo VI di Villa Cagnola pubblica gli atti di tale convegno.
Il volume raccoglie gli Atti del XXIV Congresso, celebrato ad Assisi, dal 31 agosto al 4 settembre del 2015, a cura dell'Associazione Teologica Italiana, sorta nel 1967 con «lo scopo di promuovere la scienza teologica in Italia, nello spirito di servizio e di comunicazione inculcato dal Concilio Vaticano II». Centrale per il cristianesimo, il tema della salvezza è anche oggi in questione: per il contesto culturalereligioso in cui la si annuncia, per la difficile scelta dei modelli teorici con cui pensarla e dei linguaggi con cui esprimerla, per l'avvertita esigenza di ricomprenderla in relazione alla figura del Salvatore. L'analisi delle matrici storiche dell'orientamento gnostico, la ricostruzione di alcune figure emblematiche della riflessione medievale, così come l'esame dei principali modelli soteriologici contemporanei trovano il loro focus teorico nella ripresa dell'evento cristologico, indagato nell'orizzonte della dinamica della storia, che si distende nel rapporto fra l'origine e il compimento. La discussione di quale "ontologia" sia implicata nella comprensione cristiana della salvezza apre la rivisitazione di due tematiche decisamente attuali e oggetto di vivaci discussioni: quelle di "sacrificio" e di "apocatastasi".
Il volume raccoglie gli atti del convengo di studio tenuto nel marzo 2016 presso la Scuola. Il profondo cambiamento culturale in atto a riguardo delle forme e delle figure dell'amore investe in modo specifico l'istituzione della famiglia. L'analisi dell'ethos mette in rilievo possibilità e sfide che suscitano interrogativi etici di fondamentale rilevanza antropologica. E per rapporto a questa consapevolezza che la riflessione teologica è sollecitata a ripensare "la buona notizia del matrimonio". In uno scenario dove non è scontata la visione religiosa del legame nuziale si tratta di riscoprire il valore di "fede" che assume l'atto delle libertà quando responsabilmente si uniscono. La questione teologica del sacramento appare infatti direttamente connessa alla qualità antropologica della scelta. Anche alla luce del recente cammino sinodale, la comunità cristiana si vede impegnata a rinnovare la propria missione pastorale con e a favore delle famiglie, per offrire la testimonianza di una alleanza che custodisce il mistero stesso di Dio.