
Che cosa vuol dire che Gesù è morto per noi?
Di chi è la colpa della morte di Gesù?
Che cosa sappiamo di storico della morte di Gesù?
In questo nostro mondo pluralistico e secolarizzato, il concetto che Gesù sia morto "per noi" – anzi, che "doveva" morire per la nostra salvezza – ha perso molta della plausibilità che aveva un tempo. Abbiamo tuttavia sempre a disposizione una strada per chiarire che cosa significhi la simbologia associata alla morte di Gesù: il ritorno alle fonti.
A questo invita Fischer, e invita non solo i cristiani insicuri, ma tutti coloro che vogliono comprendere senza pregiudizi uno dei simboli centrali della fede cristiana.<br/
In questo volume, Aldo Moda esamina con grande ampiezza il modo in cui la teologia cattolica ha trattato il tema dello Spirito a partire dal Concilio Vaticano II - visto come fondamentale momento di svolta e rinnovamento della dottrina trinitaria - e ne mette in dialogo il pensiero con la riflessione protestante - soprattutto quella di Barth, Pannenberg, Moltmann e Jüngel - e la tradizione ortodossa.
Pastore valdese, professore di italiano e latino, esegeta e grande conoscitore della letteratura delle origini cristiane, negli anni Trenta del Novecento Francesco Singleton Lo Bue (1914-1955) entrò nel gruppo dei "giovani barthiani" che, stretti intorno a Giovanni Miegge, opposero le prime forme di resistenza morale al fascismo attraverso la rivista "Gioventù Cristiana" e le giornate teologiche presso il tempio del Ciabàs. Nell'opprimente clima di regime e nel quadro più generale degli avvenimenti del secondo conflitto mondiale e dell'occupazione nazifascista, dopo un profondo conflitto interiore, Lo Bue decise infine di partecipare al movimento antifascista e alla Resistenza, aderendo al Partito d'Azione e al Movimento federalista europeo.
Negli ultimi anni, numerose chiese protestanti si sono occupate dei problemi etici sollevati dalle recenti possibilità mediche di prolungare la vita, dall'accompagnamento ai morenti alla possibilità di sospendere i trattamenti, dal rifiuto dell'accanimento terapeutico alla discussione sull'eutanasia. Il Documento del Consiglio della Comunione di chiese protestanti in Europa è il frutto di un percorso di studio e riflessione pluriennale volto a definire una posizione evangelica comune a partire dai testi elaborati sui temi del fine vita dalle singole chiese. La sua pubblicazione è particolarmente rilevante in un contesto, come quello italiano, in cui la specificità dell'impostazione etica protestante e il suo possibile contributo al dibattito pubblico sono scarsamente conosciuti.
"Il titolo che, dopo molte esitazioni, ho scelto per questo saggio, 'Nella città. Riflessioni di un credente', ne indica al tempo stesso il proposito e la natura. Non ho voluto scrivere un trattato sistematico e completo di teologia politica. Non ne ho né la vocazione né i mezzi. Eppure, in questi ultimi anni, per ragioni diverse, sono stato spinto a riflettere in veste di responsabile ecclesiastico, teologo e credente su questioni legate alla società, a parlarne e discuterne con amici o in gruppi di lavoro. Le riflessioni, molto spesso occasionali, sempre modeste, che qui propongo, sono all'origine di queste pagine". (André Gounelle)
Come si coniuga la promessa di una vita in pienezza espressa da Gesù nel Vangelo di Giovanni - "sono venuto perché abbiate vita in abbondanza" - con la sofferenza della croce? La risposta di François Vouga e Letizia Tomassone è in questo dialogo a distanza tra due percorsi a tratti paralleli e a tratti divergenti. In un itinerario storico, la teologa Tomassone ripercorre la nascita di una perniciosa interpretazione sacrificale della morte di Gesù che implica l'idea della sottomissione alla violenza come necessaria alla salvezza. Con una lucida analisi esegetica, lo studioso Vouga mostra invece come, lungi dal supportare tale interpretazione, il Nuovo Testamento ponga al centro la gratuità del dono di sé e della salvezza, ovvero la fiducia nel Dio della vita.
Che cos'è la Cena del Signore? E che cosa facciamo quando la celebriamo? È da questi "semplici" interrogativi che prende il via il percorso di riflessione del teologo Paolo Ricca.
L'amore di Osea per la moglie come specchio di quello di Dio per il suo popolo. La denuncia delle aberrazioni e le ingiustizie dei potenti. Le minacce per indurre il profeta a tacere.
Che c'entra J.R.R. Tolkien, professore a Oxford e autore del celebre Il Signore degli Anelli e di altre note saghe di sapore neopagano, con la Bibbia? Non è uno scrittore di libri fantasy? E se dietro le sue opere dalle tonalità fiabesche ci fossero modelli di riscrittura biblica e, addirittura, di catechesi da utilizzare nella pastorale giovanile, e non solo? Specie per gli habitués delle pagine bibliche, non di rado coinvolti nel circolo dell'abitudine che rende anche la Bibbia testo apparentemente già noto e acquisito, Tolkien riserva interessanti sorprese, ma "Dobbiamo pulire le nostre finestre, in modo che le cose viste con chiarezza possano essere liberate dalla tediosa opacità del banale".

