
La vocazione missionaria compete dall'origine a tutta la Chiesa, rappresentata non solo dai Dodici (cfr. Mt 28,19-20) ma anche da altri discepoli, inviati allo stesso modo ad evangelizzare (cfr. Lc 10,1). Tota Ecclesia è missionaria (cfr. AG 35) e perciò chiamata a divenire sempre più un "popolo missionario", nella diversa articolazione dei suoi soggetti: cristiani laici, religiosi, pastori. La ricerca vuole proporre una conversione missionaria di tutto il Popolo di Dio in quanto discepolo-missionario, alla luce della visione evangelizzatrice dei sacramenti dell'iniziazione cristiana. Il volume, quindi, "recepisce in un discorso rigorosamente ecclesiologico l'insegnamento dottrinale e pastorale di papa Francesco sul "santo popolo fedele di Dio", come primo soggetto missionario dell'annuncio evangelico" (dalla Prefazione del card. Luis F. Ladaria) e individua nella fraternità universale il fondamento e il fine del processo sinodale.
Le neuroscienze stanno rivoluzionando il nostro modo di guardare al mistero dell’uomo, presentandolo come nient’altro che un groviglio inestricabile di impulsi e sensazioni, mosso per lo più inconsciamente da una serie di processi a livello cellulare e molecolare. Cos’ha da dire la teologia a riguardo? Il libro di Andrea Pizzichini tenta di rispondere a questa domanda attraverso un percorso di indagine che rilegge l’oggettività scientifica dalle sue basi e la integra nella riflessione teologica, andando oltre il semplice dialogo tra “metodo empirico” e “metodo ermeneutico”. In questo modo, anche le neuroscienze possono essere collocate «entro lo spazio di Luce e di Vita offerto dalla Sapienza che promana dalla Rivelazione di Dio» (Francesco, Veritatis gaudium).
Informazioni sull'autore
Andrea Pizzichini (1984), presbitero dal 2017, dopo gli studi universitari in Ingegneria ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Teologia morale all’Accademia Alfonsiana, dove è attualmente docente, occupandosi principalmente del rapporto tra antropologia teologica e visione scientifica del mondo.
Prendersi cura di qualcuno, di qualcosa, del tempo è un rito che consapevolmente o meno attraversa il vivere delle donne e degli uomini. Ogni congiuntura storica interpella ciascuno con delle urgenze che chiedono cura, per custodire ciò che ci è stato consegnato e per seminare futuro. Curare le relazioni, le comunità, i corpi, soprattutto quando sono feriti o ammalati, è il modo più umano e umanizzante di abitare il mondo.
Giocare, celebrare e festeggiare diventano cosi risorse di senso per riconoscere la cura che riceviamo e doniamo.
Chi è il diavolo o satana? La figura del diavolo rimane tuttora ancora molto controversa ed affascinante per vari motivi.
L'immagine del diavolo-satana che attraversa singoli testi biblici (quelli scritti in ebraico, greco, aramaico), nonché testi del Giudaismo e del Qumran, è stata veicolata inalterata oppure porta in sé i segni del tempo e della cultura? Rintracciare la presenza del diavolo e la sua offensività nel Quarto vangelo non è un'impresa del tutto facile, dato il silenzio di Giovanni - rispetto ai Sinottici - circa le possessionI e gli episodi di esorcismi. Tale silenzio fa emergere, in maniera ancora più significativa, dubbi ed interrogativi sugli insidiosi modi operandi del diavolo attraverso suoi agenti umani. Pertanto, di chi siamo realmente figli? Siamo sicuri di fare solo ed unicamente la nostra volontà? La consapevolezza di una lotta tra il Cristo di Dio il diavolo, la Verità e la menzogna, la Vita e la morte richiama la nostra attenzione sulle scelte quotidiane di vita. L'eventualità di una relazione filiale con il diavolo, pur non entusiasmante, si rivela ad ogni uomo, attraverso questo studio, molto più familiare che estranea, più vicina che lontana.
In questa realtà, nemmeno la Chiesa, comunità di uomini e donne credenti in Cristo-Gesù, è al riparo dal fumo del diavolo e dalla morsa incessante della falsità e del dominio degli agenti del male.
M'Bayi Laurhy Argelès Rochard (Pointe-Noire, 1979), ha conseguito la licenza in Teologia biblica alla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale (Napoli, 2012), la licenza in Scienze bibliche al Pontificio Istituto Biblico (Roma, 2015), la laurea magistrale in Giurisprudenza all'Università degli Studi della Campania L. Vanvitelli di Caserta (2020). Nel gennaio 2022 ha conseguito il dottorato in Teologia biblica alla Pontificia Università Gregoriana (Roma). E autore delle opere: Madonna mia! Cosa mi dici? (Mephite 2014), Il profumo del diamante nero (Mephite 2018).
Affermando che "Il Logos carne divenne", l'evangelista Giovanni evidenzia il dialogo in-audito tra la V(v)oce di silenzio eloquente e il Logos che si fa carne. L'unicità della V(v)oce che attraversa il LOGOS si pone come istanza di ripensamento e critica del soggetto metafisico classico, in vista di affermare il primato del significato sul significante e di inaugurare una nuova ontologia estetica.
Se per il filosofo ciascuno è trascendenza rispetto all'A(a)ltro, per il teologo chi crede è posto di fronte al Trascendente. Le acque dei due rivoli possono quindi tornare a mescolarsi in un fecondo dialogo, in cui il teologo è il vero a-teo che crede Dio, mentre il filosofo sa Dio. In questa tensione la fede non può che essere agonica, in lotta, quale risposta tesa all'ascolto pensante dell'appello della V(v)oce interiore. La V(v)oce spinge cosi la teologia a uscire dal recinto ecclesiale per seguire la mobilita del Logos cristiano e a svestirlo di quei paramenti linguistici con cui lo ha ri-vestito. Finché la parola del teologo rimane inquieta nello scrutare e chiedere il nome dell’A(a)ltro e si tormenta nell'impossibilita del suo stesso domandare, si può stare tranquilli.
L’uomo non può vivere senza amare. È l’amore che dà significato alla vita. La vita umana viene percepita come valore e come realtà ricca di senso quando si ama e si è amati. Vivere e amare sono una vera e propria arte. Il libro intende l’etica del vivere come arte di vivere, come arte di amare la vita e come modalità di realizzare la pienezza dell’umano in tutte le relazioni e nei diversi ambiti dell’esistenza.
Informazioni sull'autore
Salvatore Cipressa è docente di Teologia morale nell’Istituto Teologico Calabro di Catanzaro e nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Metropolitano di Lecce. Dal 2014 al 2022 è stato Segretario nazionale dell’ATISM (Associazione Teologica Italiana per lo Studio della Morale).
Il contributo del Sinodo dei Vescovi a un assetto sempre più sinodale della Chiesa oggi non può prescindere dalla questione del diritto di voto dei membri non appartenenti all'ordine episcopale. Bisogna percorrere la via della rappresentanza, o non sarebbe maggiormente costruttivo riscoprire il valore della rappresentazione fondata sul principio di partecipazione?
"L'autore ascoltando due voci "fuori dal coro", affronta un tema nuovo e scottante e prova a formulare una proposta per superare il rischio di conciliarismo implicito di un Assemblea sinodale con nuove concessioni del diritto di voto". (dalla Prefazione di don Dario Vitali).
Questo testo è prima di tutto un'espressione di fede che tenta, con semplicità, di condurre lo sguardo del cure al cospetto del Mistero di Dio Trinità. Don Daniele, in quest'opera, ci conduce per mano a intraprendere un cammino spirituale che ci porta a contemplare la vita intima di Dio. Lo fa partendo dalla Sacra Scrittura, dalla riflessione dei Padri della Chiesa e dalla Tradizione d'Oriente e d'Occidente, aprendo una porta verso orizzonti nuovi, anche ecumenici, attraverso l'ambito artistico, soffermandosi in modo speciale su un'icona particolarmente venerata: quella della Trinità di sant'Andrej Rublev» (dalla Prefazione di Sua Eccellenza Monsignor Angelo Spina, Arcivescovo Metropolita di Ancona-Osimo).
L'intenzione di rendere ragione della fede, innanzitutto di fronte a chi non la condivide oppure la mette in dubbio, ha sempre accompagnato il cristianesimo. La credibilità ha una storia: il suo grembo è nella Scrittura, il suo significato si dipana nel tempo.
Dopo aver ricostruito sinteticamente questa storia, il volume mette a fuoco alcune fra le principali vie percorse oggi dalla teologia per mostrare la ragionevolezza della fede. La bellezza del Dio cristiano, l'inedito volto di Dio manifestato da Gesù di Nazaret, il Dio capovolto, costituisce la radice, e il cuore, di tale ragionevolezza.
Questo libro è molto di più di un testo per il titolo del dottorato.
È un piccolo (perché la teologia una questione complessa), ma valido contributo per il rinnovamento della chiesa e della teologia su cui tanto insiste Papa Francesco.
L'escatologia non è semplicemente il discorso che porta, spinge all'impegno morale, visto che pure presenta un futuro da raggiungere (paradiso) o da perdere (inferno). Anche, certamente, ma è anche quel discorso che viene come "formato" dalla prassi, ossia dalla concretezza della storia.
Per capire cosa significa questa forma pratica dell'escatologia, e perciò della teologia, si avvicinano due teologi contemporanei: Jürgen Moltmann, tedesco, e Leonardo Boff, brasiliano; due pensatori diversi eppure accomunati dall'esigenza di costruire una teologia non astratta, ma legata alla prassi e alla storia concreta che si vuole trasformare alla luce del regno di Dio.
Questo libro confronta e "spiega", attraverso l'analisi dei testi, queste due visioni, diverse ma uguali nello sforzo di contribuire a una teologia viva, cioè che ascolta la vita e così annuncia il vangelo.
(Dalla Presentazione di Antonio Nitrola)
Il volume vuole offrire una presentazione il più possibile ordinata e organica degli elementi essenziali per la comprensione credente del sacramento cristiano. Dopo una ricostruzione storica, incentrata sui tornanti fondamentali che hanno segnato l’evoluzione del pensiero cristiano sul tema, la sintesi sistematica prende avvio dalla nodale acquisizione, da parte della riflessione del XX secolo, secondo cui la forma rituale rappresenta l'imprescindibile modalità attraverso cui il sacramento si dà. Su questa base, il testo riflette sul sacramento come azione rituale, così come si colloca nella dinamica del rapporto tra rivelazione e fede, per mettere poi a fuoco in modo specifico gli elementi che caratterizzano l’identità del sacramento.
Nel passaggio dal precedente trattato di Apologetica cattolica alla Teologia fondamentale non viene meno l'orizzonte apologetico. Rimossa la tradizionale analysis fidei, la credibilità del cristianesimo muove dall'evento della Rivelazione verso la ragione ed è oggi centrata attorno al mistero pasquale di Gesù Cristo. Degli Atti degli Apostoli si evidenzia l’annuncio di Paolo in tre situazioni vitali: nell'ambiente rurale di Listra, nel centro della cultura greca di Atene e nel processo a Cesarea. Ai tre contesti si accompagnano tre linguaggi diversi di annuncio, in cui emerge un duplice intento apologetico. L'uno interno, per rafforzare la fede dei credenti, e l'altro esterno, per giustificare la fede di fronte alla società civile e alle istituzioni romane, mostrando come la Parola non è all'origine di lacerazioni sociali. L'apologetica è chiamata a difendere la Parola, non un'idea. Essendo la Parola più debole dell’idea, i suoi testimoni sono più deboli dei propagatori di un'idea. Se si tratta quindi di dare ragione della speranza (cf. 1Pt 3,15), forse l'apo-logetica dovrebbe diventare una sin-logetica: non una “polemica contro”, ma un “discorso con”.