
«C'è un momento che emerge dalla riflessione filosofico-teologica intorno al principio di Carità, che l'autore inquadra dentro un preciso riferimento della cultura d'Occidente, a partire da un chiarimento essenziale: si può essere caritatevoli o esprimere apprezzabile filantropia anche una tantum [...] la Coscienza della Carità del Cuore di Gesù Cristo, invece, è per sempre, è uno stile di vita, per quanto difficile da interpretare. Una carità che trova la sua linfa vitale nella verità, come ricorda il Santo Padre Benedetto XVI; una carità che non è, eventualmente, soltanto figlia del dovere, come direbbe Kant, ma che ha un carattere duraturo perché, nel senso cristiano, è figlia dell'amore» (dalla Prefazione di Fabrizio Turoldo). Il lavoro di Giuseppe Manzato si ispira direttamente al Premio "Nervo-Pasini", intitolato Teologia della Carità e Solidarietà, promosso dalla Caritas Nazionale e dalla Fondazione Emanuela Zancan di Padova.
L’uomo è la sua libertà e questa libertà cresce fino a compiersi nella totale e piena comunione con Dio
DESCRIZIONE
L’eclissi di Dio ripropone in modo nuovo e drammatico la domanda sull’essere umano per cercare un fondamento alla comune convivenza.
In queste pagine è raccolta una piccola antologia tratta dall’opera Contro le eresie di sant’Ireneo; essa dà una risposta fondamentale e sorprendente alla domanda sull’uomo: l’uomo è la sua libertà e questa libertà cresce fino a compiersi nella totale e piena comunione con Dio.
Dalla "Teologia de1la Creazione" alla "Pastorale Della Creazione". E questo il passaggio che l'Autore si propone di evidenziare attraverso una riflessione sistematica ma allo stesso tempo scorrevole, immediata, diretta e propositiva, se non proprio creativa. Alla luce della Laudato si' di papa Francesco, attingendo dal ricco patrimonio biblico e teologico, passando per la tradizione francescana, fra Onofrio si propone di additare un nuovo filone teologico che trova nella vita cristiana ordinaria il suo più immediato riflesso. Non si tratta di una semplice azione, quanto, invece di stabilire una nuova connessione relazionale secondo una triplice direzione: con il Creatore, gli esseri umani e l'intera creazione che ci circonda.
«Non avete detto di me cose rette». Quante volte abbiamo letto questo deciso rimprovero rivolto da Dio agli amici di Giobbe... Ma talora questa frase ha il potere di suscitare in noi un piccolo terremoto. Afferma che gli amici, nel tentativo di giustificare Dio davanti alle sventure vissute, ne rappresentano un volto non rispondente alla realtà. Si denuncia, pertanto, un evidente contrasto tra due volti di Dio: quello immaginato dagli uomini e quello vero che Dio stesso ha deciso di rivelare. Il libro intende smascherare alcune errate rappresentazioni del volto di Dio presenti nella Sacra Scrittura, in modo da far emergere la vera identità del Dio biblico.
In questo libro si vorrebbe riannodare alcuni fili, che corrono dalla problematica dei "segni dei tempi" al metodo pastorale del Vaticano II, per ribadire una svolta mai del tutto metabolizzata dalla Chiesa per la sua capacità, di destrutturare il comodo mondo garantito dall'alto.
L. Sartori scrisse: "Gaudium et spes è frutto del concilio, ma inevitabilmente acerbo,
Prematuro. Nel senso che attinge al senso della chiesa contemporanea di dover aprire un corso nuovo, di cambiare metodo, lasciando alle spalle gran parte dell'impianto ereditato dal medioevo per ciò che riguarda i rapporti con l'umanità; senza poter ancora individuare con chiarezza l'impianto futuro" .
In questo senso l'ispirazione conciliare è un'innovazione destabilizzante. Il doppio vincolo della fedeltà a Dio e all'uomo segnala un doppio percorso da intersecare, Dio non ha parlato solo nei tempi antichi e in Gesù Cristo ma parla anche oggi. La sua voce è legata ai "segni dei tempi", cioè agli eventi che ci sconcertano e in cui si avverte qualcosa che ci resiste e ci spinge oltre.
"Cristiani non si nasce, si diventa", diceva Tertulliano. Nella pastorale odierna si ha l'impressione che tutti gli sforzi siano finalizzati alla preparazione dei fanciulli alla ricezione dei sacramenti. Eppure le nostre parrocchie sentono la mancanza proprio di coloro che prima erano "parte" della comunità, ma, ricevuti i sacramenti, si mettono "da parte": individui "sacramentalizzati" ma non "cristianizzati". Questo libro ci aiuta a riscoprire l'iniziazione cristiana, il rito/cammino graduale e progressivo della Tradizione della Chiesa per "fare i cristiani", inserirli pienamente nel Mistero pasquale di Cristo e nella comunità. Seguendo un approccio liturgico, l'autore si sofferma sull'analisi dei riti del battesimo, della cresima e dell'eucaristia.
Pier Angelo Muroni, sacerdote dell'Arcidiocesi di Sassari, è decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Urbaniana, dove insegna Liturgia. Tra le sue pubblicazioni, L'ordine dei sacramenti dell'iniziazione cristiana (Roma 2007), Il Mistero di Cristo nel tempo e nello spazio. La celebrazione cristiana (Città del Vaticano 2014) e l'Omelia: Scrittura, liturgia e comunità (Bologna 2018).
A fronte di una libertà che appare sempre più protesa a ripiegarsi su di sé, l'amore di coppia, rivisitato da papa Francesco nell'Esortazione Amoris Laetitia, afferma invece il primato di una libertà che ritrova se stessa nella relazione. In questo contesto anche il conflitto si rivela una risorsa fondamentale per conoscersi, farsi conoscere e crescere nell'unità secondo il progetto originario per cui i due «saranno una carne sola». Una vera e propria anticipazione del futuro stesso dell'umanità destinata alla comunione in Cristo.
Il nuovo protagonismo delle fedi apre lo scenario a un'epoca postsecolare dove le religioni entrano nel dibattito democratico, spronando le istanze culturali e politiche a un reciproco apprendimento in forza del bene comune. In questo nuovo orizzonte si sono modificate categorie e paradigmi di interpretazione del reale con cui il cristianesimo deve fare i conti per elaborare nuove modalità narrative e immaginative, perché il Vangelo possa avere ancora rilevanza in uno spazio condiviso con altre visioni della vita. La stessa teologia è di nuovo sfidata a riconfigurarsi e a riposizionarsi nello spazio-mondo, il che oggi vuol dire una diversa presenza della fede cristiana "tra i popoli". L'apertura alla dimensione pubblica la sollecita a un'ermeneutica in cui questa istanza non è solo ambito di interesse, ma stile interpretativo che investe il senso delle sue categorie. La riflessione teologica è chiamata ad affinare i suoi strumenti linguistici, ad aprire canali comunicativi altri, più legati agli snodi esistenziali delle persone, per incrociare in modo adeguato le loro domande e poter accompagnare la loro ricerca di Dio. Occorre allora sperimentare nuove alleanze interpretative con la mistica, la letteratura e le arti per restituire una rinnovata vitalità all'annuncio del Vangelo.
Chi è l'uomo? La visione dell'uomo che ci portiamo dentro anima le nostre scelte e plasma la società. Rispondere a questa domanda nel mondo di oggi, immerso nelle varietà culturali, richiede l'onestà di ammettere che non possiamo limitarci ai percorsi e ai concetti del passato. Per essere vigili nei confronti delle spinte anti-umane dei nostri tempi serve partire dalle sofferenze dei fratelli. Immedesimazione, riconoscimento e incontro sono il presupposto di una teologia vivida e capace di agire.
La ricchezza del reale è multiforme e per esprimersi ha bisogno del concorso di molti e diversi saperi: anche di quello teologico e tanto più in un cambio d'epoca come quello che stiamo attraversando (papa Francesco). La teologia è oggi dunque chiamata a confrontarsi e dialogare con gli altri saperi, portando alla causa di un nuovo umanesimo il contributo della riflessione delle comunità credenti. Se la teologia deve saper accompagnare i processi culturali e sociali, essa lo potrà fare solo assumendo il contesto specifico in cui nasce e lavora. La dimensione ecumenica, interreligiosa e interculturale diventa così costitutiva della teologia pubblica che verrà.
La pagina biblica di Giacobbe che lotta con l'angelo, narrata dal libro della Genesi (32,23-33), ha generato nel corso dei secoli miriadi di riverberi. Questo volume raccoglie le risonanze teoriche, artistiche e pedagogiche di un'esperienza di formazione integrale sbocciata da questa icona biblica, coinvolgendo un gruppo di docenti, artisti, studenti e diverse istituzioni (Pontificia Università Gregoriana, Kunst-Station Sankt Peter Köln, Musei Vaticani, Museo di arte contemporanea di Aachen). La lotta di Giacobbe può essere colta, infatti, come paradigma della creazione artistica, di quel processo complesso che coinvolge sia la riflessione (biblica, storica, filosofica, estetica, teologica, pedagogica, spirituale) che la prassi (pittorica, scultorea, pedagogica). Il volume raccoglie più di trenta contributi di ambito disciplinare diverso, insieme alle illustrazioni dei progetti degli artisti coinvolti.
Forse è la prima monografia che studia insieme 1Cor 1,26-31 e 1Cor 2,1-5 formalmente paralleli. Il rigoroso metodo di studio adottato permette di chiarire il senso e la funzione non solo delle due pericopi parallele, ma anche dell'intera sezione in cui esse sono inserite, la quale, diversamente, risulta essere frammentaria e priva di un legame logico. Dalla ricerca emerge la grande abilità di Paolo nel comunicare il Vangelo e la grande ricchezza teologica dei due brani, che spingono i lettori, di ieri e di oggi, a concentrare la propria attenzione su Dio e su Cristo per quanto hanno fatto per noi. Su di loro, infatti, si fonda l'identità della Chiesa e dei suoi ministri. Lo studio dimostra, inoltre, che i due testi non parlano di opposizione e incompatibilità tra fede e ragione.