
Un lavoro che rappresenta, per gli scritti di de Lubac, una sicura chiave ermeneutica della sua riflessione teologica e della sua vicenda personale.
Perché una persona crede e un'altra no? Quali sono quelle motivazioni che spingono la persona ad aderire a Gesù di Nazaret? Esse sono sempre e del tutto pure e pulite? Basta una catechesi adeguata per ridestare la ricerca di Dio in chi è lontano dal mondo della fede? Come risolvere il problema della dissociazione tra "dire" e "fare" nel vissuto credente cristiano? Sulla scia della teoria sequeriana dell'affectus fidei come dimensione originaria-originante della coscienza credente cristiana, questo lavoro di ricerca ha l'intento di approfondire la realtà dell'affectus, quale entità alla base della genesi della fede ed elemento indispensabile del suo sviluppo. Nei dati della ricerca teologica saranno innestati i contributi provenienti dalle scienze psicologiche al fine di mettere in luce la portata della libertà effettiva nei confronti della recezione della grazia e la forza trasfigurante-umanizzante dell'agape divina nel vissuto credente cristiano.
Una compassione-misericordia attenta a un lebbroso, a un cieco, a un ingiusto, a un morto e a un popolo affamato di pane e di istruzione; un amore fino al pianto, fino a morirne e fino a ridare vita. Un Dio che in Cristo cerca alleati capaci di vedere, di toccare e di coinvolgersi con i poveri della terra. È questa la grande via d'uscita dal disumano per un vivere semplicemente umano, la via che ricolloca al centro del villaggio globale il povero e la compassione, via sottesa a ogni religione, politica, economia e cultura.
Il volume raccoglie contributi di alcuni noti cattolici democratici milanesi e nazionali che hanno insieme discusso sul passato e sul futuro del cattolicesimo democratico. Il loro intento non si limita ad un esame di ciò che è vivo e di ciò che è morto del cattolicesimo democratico ma apre un interrogativo di fondo sulla possibilità di questo soggetto storico e culturale di svolgere una funzione significativa nella nuova società che si delinea. Gli autori dei saggi pubblicati sono o protagonisti diretti delle vicende, spesso con responsabilità di primo piano nelle vicende storiche di questo dopoguerra, oppure osservatori e studiosi attenti del movimento cattolico.
Il sacramento della penitenza appartiene al difficile sentiero del prendersi cura senza promettere ciò che non si può mantenere. Una celebrazione efficace, tuttavia, solo raramente trova strutturazioni organizzate che possano fungere da riferimento. Occorre invece prendere atto che la teologia, da sola, non può più dire oggi efficacemente che cosa sia un sacramento come la penitenza e quali implicazioni abbia nel vissuto delle persone limitandosi agli strumenti che impiegava in passato. Neppure si può desumere il significato di assunti teologici esclusivamente dall'antropologia, che era l'obiezione classica di fronte al metodo trascendentale. È necessario ripensare un metodo che sappia far dialogare discipline diverse, senza fonderle o assimilarle.
La teologia sacramentaria è un territorio di intricati incroci disciplinari: liturgia, dogmatica, storia, filosofia. In questo volume si raccolgono più voci di specialisti che, nella pluralità degli approcci, indicano itinerari metodologici per orientarsi.
Che ne è della reciprocità donna-uomo nella pastorale?
Come dare riconoscimento al diverso modo di pensare e di sentire dell'uomo e della donna?
Come passare dal senso di superiorità o di sudditanza alla collaborazione, dall'essere contro all'essere-per?
Attorno a queste domande un viaggio a partire dall'in-principio, quando la Sapienz danzava davanti al Creatore, quando Dio fece l'Uomo a sua immagine, maschio e femmina. Un viaggio tra bibbia e psicologia, tra lectio divina e lectio human. In compagnia di Giacobbe e Rachele, di Mosè e Miriam, di Davide e Abigail, dei discepoli e discepole di Gesù… Per la diaconia del Vangelo.
Con quale chiave antropologica la teologia morale vuole affrontare temi come peccato, perdono, misericordia? Quale proposta può essere realmente incisiva per la vita dell'uomo contemporaneo? La riflessione proposta vuole essere la ripresa del fermento, proprio della stagione post-conciliare, presente nella figura di Josef Fuchs. Il moralista di Colonia, spesso frainteso, viene qui letto alla luce del suo legame con Karl Rahner. La pretesa che l'opera si pone è portare alla luce quelle parole implicite sul peccato, parole di cui si riconosce il bisogno, al fine di non fraintendere la totalità dell'impostazione proposta necessaria al presente. È davvero il tempo di accantonare quelle intuizioni presenti nel dibattito di cui il nostro autore è stato protagonista, oppure vale la pena rispolverare i "vecchi" volumi e riprendere quello spirito a cui il Concilio aveva dato vita? Il dialogo Fuchs-Rahner vuole richiamare ad un passato ricco da cui attingere, per poter entrare in relazione all'uomo di oggi, alle problematiche concrete del nostro tempo. Prova di ciò sono le questioni non lontane, bensì vicine e interne alla Chiesa stessa, basti pensare alle riflessioni del Sinodo sulla Famiglia e più vicino ancora l'indizione del Giubileo straordinario della Misericordia.
Il tema della riforma della Chiesa è tornato ad essere di grande attualità e urgenza in questi anni. Per la sua realizzazione, senza facili retoriche, è però indispensabile domandarsi che cosa sia e debba essere la Chiesa nel progetto di Dio rivelato in Cristo. Oggi si parla molto della chiesa, anche perché sono avvenuti e stanno continuando ad accadere mutamenti che toccano, in modo radicale, i modi tradizionali con cui essa si è pensata e strutturata per diversi secoli. Non sempre, però, al molto parlare di chiesa corrisponde un'altrettanto lucida consapevolezza di che cosa essa sia o debba essere. Il testo rappresenta il tentativo di chiarificare, alla luce della Rivelazione di Dio attestata dalla Scrittura e trasmessa nella lunga vicenda ecclesiale, che cosa sia stato e che cosa sia sotteso al termine chiesa. L'auspicio è che questo scritto possa sostenere il desiderio espresso da papa Francesco e corrispondente anche alle attese di "tutti i cristiani di buona volontà", di "una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa" della realtà ecclesiale.
Un dialogo tra storico, teologo e moralista, per liberare il matrimonio indissolubile dalla retorica e restituire alla fedeltà la sua profondità umana e la sua profezia divina. La Chiesa ha bisogno di annunciare il matrimonio "per sempre", ma deve farlo senza retorica, con profezia e senso della misura, nella fedeltà a Dio e senza infedeltà all'uomo. È necessario conoscere la storia e far dialogare teologia e diritto.
Il maschile e il femminile nella vita consacrata. Insieme, quale espressione specifica della redenzione di Cristo e partecipazione creaturale alla vita trinitaria. La presenza ormai decennale nella Chiesa di esperienze di vita consacrata mista chiama la teologia a percorrere nuovi sentieri i quali, radicati nella tradizione ecclesiale, sappiano gettare fondamenta e offrire nuove prospettive di sviluppo alla riflessione. Il presente lavoro è un tentativo di dare ragione del bipolarismo uomo-donna nella vita consacrata, alla luce del 'grande mistero' della relazione nuziale tra Cristo-Sposo e Maria/Chiesa-Sposa, senza tralasciare il rapporto materno che unisce la Vergine al Figlio Gesù e sponsale che la con/lega al suo sposo terreno Giuseppe.
Secondo il can. 890 del Codice di Diritto Canonico i fedeli sono obbligati a ricevere "tempestivamente" il sacramento della cresima. Di fatto, però, ci si trova davanti ad una situazione pastorale problematica: molti omettono o differiscono negli anni la ricezione di questo sacramento. Il "tentativo pastorale" sotteso al cambiamento della normativa circa l'età della cresima non ha prodotto i risultati sperati perché si è cercato di mutare la teologia del sacramento della cresima. Un ripensamento della prassi a partire da una più corretta teologia è ciò che viene auspicato alla luce dei dati emersi nella ricerca, confluita nelle pagine di questo volume.