
Il moltiplicarsi dei conflitti etnico-religiosi e la rinnovata centralità della religione come elemento creatore dell'identità collettiva di un popolo hanno riportato all'attenzione del dibattito culturale il rapporto tra i tre grandi monoteismi. Nella consapevolezza che solo una visione più chiara della specificità e delle differenze può condorre ad un vero incontro e dialogo tra le religioni, il presente volume indaga, in prospettiva comparatistica, la condizione dell'uomo come creatura nel cristianesimo, ebraismo e islam. Con il contributo di alcune delle figure più autorevoli del panorama teologico attuale. Il volume è realizzato in collaborazione con la Facoltà Teologica di Sicilia.
«Una sola complessa realtà>: è la nota espressione conciliare che la Lumen gentium 8 riferisce alla Chiesa, poiché in essa coesistono misteriosamente l'aspetto visibile sociale e quello interiore divino. Alla luce di tale espressione, il presente volume si propone di mettere a fuoco la sfida a cui la Chiesa odierna è chiamata, prendendo coscienza della sua capacità e responsabilità di produrre una visione organica globale di se stessa, sia nell' orizzonte della storia della salvezza che in quello dell'intera storia umana. La Chiesa, offrendo alla società la risposta ai suoi bisogni religiosi, esercita in tal modo la sua peculiare diaconia culturale e si propone come istituzione ecclesiastica aperta, capace di intrecciarsi e collegarsi con tutte le altre istanze della vita, nella luce del Vangelo. Gli studi qui ospitati, distribuiti organicamente in tre parti, vogliono essere una ripresa metodologica delle istanze che emergono da tale compito dell' ecclesiologia, in un' ottica secondo cui la riflessione ecclesiologica non avviene al di fuori del tempo e dello spazio, bensì è influenzata da una nuova comprensione dell'universo antropologico, in un intreccio pluridisciplinare che vale la pena di essere indagato.
La globalizzazione, la maggiore mobilità sociale, una più profonda percezione dell'alterità hanno prodotto una piùviva attenzione nell'ambito teologico alla questiotte del pluralismo religioso e dunque un più rapido sviluppo e una maggiore centralitàdella teologia delle religioni. Quali sono i compiti di tale branca della teologia? Quale la strada fino ad oggi percorsa? Ma soprattutto quali sono gli strumenti metodologici di cui si deve avvalere? Gli studi qui raccolti affrontano tale questione attraverso il contributo delle discipline che hanno una connessione più o meno diretta con la teologia come tale e con le religioni come fenomeno storico, sociale e culturale.
Arte e teologia, metodo teologico e creazione artistica: sono i due termini attorno ai quali ruota la riflessione del presente volume. Luigi Razzano rilegge il pensiero di Sergej BuJgakov, uno dei maggiori teologi del Novecento, mettendone in luce l'intrinseca valenza estetica. Nella prima parte si delinea il contesto culturale in cui è sbocciata e si è diffusa la primavera del pensiero filosofico, teologico, artistico e letterario russo. L'analisi delle opere dei maggiori interpreti di questo pensiero permetterà di cogliere le radici, gli intrecci e gli influssi che hanno stimolato la nascita del pensiero artistico di BuJgakov. Nella seconda parte si affronta più direttamente l'opera del pensatore russo mettendo in evidenza come in Bulgakov la categoria della Bellezza sia al tempo stesso teologica ed estetica.
Negli ultimi decenni è apparso un numero consistente di studi sul pensiero di Ireneo di Lione, vescovo attivo nella seconda metà del II secolo, quando i cristiani sono sfidati a esplicitare la loro fede di fronte alle deviazioni delle dottrine gnostiche; il Padre della Chiesa risponde cercando di offrire una comprensione della fede vissuta e facendo così nascere, di fatto, la teologia cristiana. La presente ricerca, collocandosi con una sicura nota di originalitànel contesto degli studi consacrati a questa geniale figura di teologo, mette in luce - attraverso un' analisi dei testi accurata e puntuale -l'intuizione di Ireneo del ritmo intrinsecamente trinitario della rivelazione cristiana e, di conseguenza, della forma specifica della fede e della teologia che da essa nasce e di essa~si nutre. La verità cristiana, nella prospettiva di Ireneo, è trinitaria in ogni sua dimensione: non solo la rivelazione di Dio, ma anche la storia dell'uomo è segnata dal dinamismo del rapporto fra Padre, Figlio e Spirito. Nella sua impostazione teologica, i due poli della rivelazione di Dio da una parte, e dell'uomo che progressivamente realizza il disegno originario secondo il quale è stato creato dall'altra, si richiamano continuamente. Ireneo - anche grazie a questo studio - ci riporta alle origini della teologia e, più in generale, del pensare cristiano, indicando loro la verità e la misura del suo accogliere ed esprimere in forma trinitaria la verità trinitaria, e dischiudendo così 1'orizzonte teologico decisivo.
La teologia delle religioni si configura sempre di più come l'articolazione strutturata della riflessione credente dei cristiani sul fronte delle religioni, che cerca di rispondere alle domande che la presenza di esse pone alla fede nella sua militanza critica, per un'intelligenza adeguata dell'iniziativa di Dio lungo il corso della storia. A ciò concorre, sul piano specifico della riflessione teologica, il procedimento di comparazione, che non si ferma a una fenomenologia puramente descrittiva, ma cerca un'intelligenza credente delle omologie e delle differenze, sempre al fine di meglio penetrare il senso delle religioni nella prospettiva della fede cristiana. A tale svolgimento tuttavia manca un passo ulteriore, necessario perché una teologia cristiana delle religioni risulti orientativamente adeguata, ovvero la considerazione formalmente "teologica" di ogni singola religione: una sfida e al tempo stesso un inestricabile nodo teologico. Si tratta quindi di intraprendere un'opera di "discernimento" volta a verificare le condizioni di approccio teologico alla religione presa di volta in volta in considerazione. In riferimento all'islam - ma ciò può essere detto analogamente in rapporto ad altre religioni - il discernimento cristiano chiede se "ci sono categorialità bibliche o bib1ico-teo10giche capaci di tradurre per il cristiano la realtà e il senso religioso del fenomeno is1amico"; esso consiste in "un processo di risignificazione dell'is1am dentro l'economia cristiana, suppone momenti mediani di ricognizione e di contenimento dell'islam dentro categorie propriamente cristiane"; temi, questi, oggi più che mai di stringente attualità. Gli studi raccolti nel presente volume delineano la questione delle condizioni di discernimento cristiano dell'islam sviluppando un percorso che va da un inquadramento ermeneutico generale ad un tentativo di sistemazione del rapporto tra teologia e islam, nella volontà di perseguire un dialogo dall'indiscusso rilievo teologico, religioso e insieme civile, ma anche nella cognizione fondata della possibilità di trovare soluzione alla questione che travaglia la riflessione teologica cristiana: perché l'islam?
L'opera teologica di Hans Waldenfels, nel vasto e pluriforme panorama della teologia fondamentale contemporanea, si accredita soprattutto per due motivi: da un lato, come pochi altri, egli ha saputo recepire in forma integrale e creativa il contenuto dottrinale e ispirativo della Costituzione dogmatica del Vaticano II Dei Verbum sulla divina rivelazione, sviluppando in particolare quella proposta di teologia "contestuale" che lo ha reso celebre a livello internazionale; dall'altro lato, innestando la sua riflessione sulle linee-forza del magistero conciliare, Waldenfels si è impegnato, in modo coerente e omogeneo, a svilupparne la prospettiva in relazione alla quaestio di fatto via via resasi più urgente nel post-concilio in riferimento al tema della rivelazione: il pluralismo delle religioni, come, in un famoso intervento del 1996, ha sottolineato con decisione l'allora cardinale J. Ratzinger. Per questi motivi la teologia di Waldenfels costituisce un importante e per certi versi imprescindibile punto di confronto per chiunque voglia oggi approfondire seriamente la teologia delle religioni e del dialogo interreligioso. La ricerca svolta con puntiglio, rigore e apertura d'orizzonti da Vincenzo Di Pilato offre in queste pagine un'esaustiva ricostruzione analitica che va di pari passo con un'acuta valutazione sintetica dell'intera opera di Waldenfels, privilegiando l'interesse per l'incontro tra la rivelazione cristiana e le grandi tradizioni religiose dell'umanità, e insieme propone un'opera originale, a partire dal confronto cordialmente sintonico e scientificamente critico con la ricostruzione e l'analisi delle molteplici articolazioni del pensiero di Waldenfels. Di Pilato offre così un quadro vasto e convincente in cui trovano adeguata sistemazione le tematiche di una collocazione teologica persuasiva e pertinente delle religioni nella storia della salvezza alla luce dell' ephdpax cristologico, di una criteriologia incisiva e produttiva per il loro corretto discernimento, di una delineazione coerente e significativa dell'identità per sé dialogica della missione ecclesiale.
Gli interventi che compongono questo studio riguardano un tema di eccezionale importanza: la partecipazione alla sollecitudine per tutte le Chiese come dimensione insieme nativa e ultima del rapporto primato-collegialità. Da angolazioni diverse essi intendono contribuire sia alla promozione dell'impegno al discernimento richiesto dall'enciclica Ut unum sint di Giovanni Paolo II, sia alla valorizzazione del dono del primato, realtà costitutiva dell'ecclesiologia cattolica.
Il ruolo e il peso della riflessione filosofica sull'uomo in Anselmo d'Aosta.
La ricerca dell'autore parte dalla suggestiva invocazione Accende lumen sensibus dell'inno Veni Creator Spiritus con l'intento di sondare il prezioso terreno che si spalanca davanti agli occhi ogni qual volta lo Spirito Santo viene invocato come "luce per i sensi" verso il riconoscimento del Crocifisso Risorto come verità definitiva di Dio e come compimento dell'uomo. In relazione ad una stagione culturale che vede da un lato la riduzione del sapere alla tecnica e dall'altro un'esasperazione irrazionale dell'ambito emozionale e affettivo dell'uomo, tale ricerca intende approfondire la logica offuscata dei sensi spirituali, capace di testimoniare il legame salvifico fra la trascendenza e il sensibile.
Il valore salvifico della morte di Gesù nei testi di Chiara Lubich
Con Bonaventura sia la Chiesa sia l'Ordine dei Frati Minori si trovano a vivere la fase storica in cui nasce l'esigenza di rendere accessibile in modo esplicito l'esperienza di Francesco di Assisi, e a Bonaventura stesso, a causa del suo ministero teologico al quale si aggiunge anche quello della guida dell'Ordine, tocca in sorte la missione di esplicitare non solo il vissuto dell'Assisiate, ma anche e soprattutto le sue intenzioni originarie nei confronti della sua Fraternità. Egli riesce in quest'impresa grazie alla geniale intuizione di pensare all'interno di ciò che, in definitiva, costituisce il cuore del vissuto di Francesco: l'evento de La Verna. In questo senso tale evento non solo diventa il motivo principale di una theologia practica nel doctor seraphicus, ma ne accompagna l'intero itinerario, come una costante e interna presenza, a partire dalla teologia della creazione, fino alla centralità cristologico-trinitaria del vissuto di Francesco a La Verna. Il carattere trinitario dell'esperienza mistica di Francesco, il suo influsso e la sua presenza nella teologia trinitaria di Bonaventura costituscono una delle interpretazioni più interessanti di tale esperienza e una chiave di lettura di vari passaggi della teologia trinitaria di Bonaventura, il quale rappresenta l'intelligenza teologica della «mystica sapientia» di Francesco d'Assisi. Da questo punto di vista egli si presenta particolarmente attuale e provocatorio per la ricerca teologica. Infatti, in Bonaventura, grazie a quanto egli sa cogliere da Francesco, riflessione filosofica e speculazione teologica si fondono insieme nel vissuto mistico-agapico di quel Dio trino che non recede mai dalla sua volontà di scendere verso l'uomo. In questo senso, la mistica diventa di per sé una vera e propria provocazione, che la teologia non può fare a meno di raccogliere.