
L'intento di questo lavoro è offrire un piccolo segno di speranza, una compagnia, come espressione del ministero della consolazione.
Una spiritualità può dare impulso e spessore ad un vero e proprio sapere teologico. Il modello di vita vissuto e proposto da Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, ha arricchito il cristianesimo di nuove pro-spettive, rivelandone le avvincenti e imprescindibili potenzialità cristologiche. Il lavoro di Anna Maria Fiammata costituisce un tentativo di tracciare le linee “del contributo sorgivo e centrale al pensare teologico, oltreché all’esperienza credente, che viene offerto alla Chiesa e al mondo odierno dall’intuizione del mistero di Cristo di cui è informata e da cui è plasmata l’Opera multiforme cui ha dato vita l’avventura cristiana di Chiara Lubich” (Piero Coda). Il conoscere teologico che scaturisce da una donna del nostro tempo incoraggia una cultura dell’Unità, non solo come espressione di un sapere integrato, ma anche come forma di dialogo, sia ecumenico che interreligioso.
Questa ricerca teologico-pastorale ha il fine di approfondire il senso del rinnovamento ecclesiale nella prospettiva di una nuova evangelizzazione. Attraverso un'analisi sia della pastorale organica, sia della pastorale d'insieme la comunità ecclesiale, rivalutando il ruolo del laicato, come corresponsabile della vita ecclesiale, può operare nuove strategie di annuncio, celebrazione e testimonianza nella sua azione quotidiana. La corresponsabilità pastorale in cui i sacerdoti con i laici progettano la nuova evangelizzazione, è la fonte di una comunità missionaria fatta da testimoni che non camminano mai da soli, ma percorrono insieme strade nuove affinché non si disperda il patrimonio della fede e, nello stesso tempo, si possa raggiungere anche chi fino ad oggi non l'ha mai conosciuta.
Alla riscoperta dei modi perduti! Oggi la comunicazione avviene in tanti modi: "sms", "e-book", "e-mail", "internet"; l'immediatezza prevale sullo strumento e sulla forma. Non assaporiamo più il profumo dell'inchiostro sulla carta, la bellezza della calligrafia, espressione della personalità. Tutto segue la logica del "mordi e fuggi", ci manca la possibilità di meditare sul testo. La lettera, invece, ci dà la possibilità di rileggere un messaggio, di meditare con calma, di lasciare una traccia nel tempo. La comunicazione è diventata difficile anche nelle parrocchie; questo testo si propone come momento di riflessione per la crescita personale e della comunità.
Muovendo sulle orme dell'invisibile, adempiendo le esigenze di vita umana, ogni uomo può giungere alla totale trasformazione e connaturalità con il Dio Padre del Signore Gesù.
Il testo si distingue e dissocia dalle non poche Cristologie moderne e contemporanee per le quali il "Gesù della storia" non sarebbe "il Cristo della Fede". Il loro intento critico è quello d'incapsulare Gesù Cristo nella categoria del mito, oppure di liberarlo dai significati della sua mitizzazione con una ricerca al di là delle fonti storiche, là dove il mito sarebbe nato. Quanto al metodo il testo si distingue pure dai principi formali e dalla distribuzione contenutistica dei manuali di Cristologia. L'autore, infatti, raccogliendo i dati della più pura ed ininterrotta tradizione cattolica, fissa il suo sguardo sul Cristo della Chiesa, quale la Chiesa stessa propone alla Fede dei suoi figli con il secondo articolo del Credo e con le formulazioni dogmatiche dei Concili ecumenici cristologici. La contemplazione, peraltro, non esclude la fondazione critica d'ogni singolo asserto attraverso un procedimento in cui teologia biblica, Tradizione, filologia e retta ragione rendon il loro omaggio a Cristo.
La pubblicazione ha come oggetto lo studio di un particolare tipo di documenti, le cosiddette Carte Dotali. Tali Carte costituivano dei documenti contrattuali stipulati tra la famiglia della futura sposa e lo sposo, quindi tra due famiglie, che sotto forma di giuramento si impegnavano a "dotare" i coniugi di determinati beni per condurre la loro vita matrimoniale. Queste Carte, nella maggior parte dei casi, erano redatte davanti ad un notaio, alla presenza di uno o più sacerdoti e di un certo numero di testimoni. Scopo della ricerca è quello di approfondire il valore di questi contratti, sia dal punto di vista civile che religioso e quindi stabilire se non rappresentassero in qualche modo il momento di incontro tra la celebrazione religiosa e quella civile; inoltre, cogliere gli elementi per tentare una riflessione teologica e morale, a partire dalla prassi matrimoniale che si svilupperà dopo il Concilio di Trento.
Il volume presenta una serie di numerose e circostanziate riflessioni, approfondite ed ampliate dall’Autore che le raccoglie sotto una argomentazione dalla lettura univoca: la fede religiosa. Sono tratte da numerosi e inediti appunti del compianto Prof. Giovanni Lanzilotta, pubblicista, docente di filosofia e di pedagogia, preside nei licei classici di Putignano e Monopoli, oltre che Vicesindaco di Castellana Grotte e fondatore della Democrazia Cristiana nella sua città, deceduto il 9 ot-tobre 1992.
Rappresentano numerose e circostanziate citazioni da Il dottor Zivago, dalle Poesie e dalle Lettere del grande scrittore russo Borìs Pasternàk. Le citazioni erano prese dalle edizioni Einaudi del romanzo e delle Lettere agli amici georgiani.
L’intento del volume è quello di confermare la centralità della “questione antropologica” e la necessità di cogliere e valorizzare le attese e le provocazioni provenienti dal confronto – di chiaro sapore critico, ma anche per la pastorale – con temi e problemi prevalenti nella cultura contemporanea.
A tal proposito, l’Autore non si è limitato a documentare la centralità della “questione antropologica” né si è accontentato di indicare gli ambiti di applicazione di essa. Nell’ultima parte del volume, si è misurato – in maniera esemplificativa – con i risvolti antropologici connessi ad alcuni temi di bioetica e presenti in maniera prepotente nell’attuale discussione sul tema dell’anima. In particolare, le pagine che compongono l’ultima parte del volume sono il frutto di un notevole impegno di “inveramento” delle tesi sostenute: in particolare di quella centrale – di sapore biblico – che vede, in maniera definitiva, liquidati i riferimenti a una concezione dualistica dell’universo personale, a favore di una concezione unitaria dell’uomo.
Questa nuova pubblicazione sui cristiani laici ruota, fondamentalmente, attorno all’idea, chiara e distinta, di Benedetto XVI secondo il quale i “laici cattolici” sono corresponsabili dell’essere e dell’agire della Chiesa: quest’insegnamento, dichiarato e approfondito, non contrasta, dal punto di vista teologico, ecclesiologico e pastorale, né con quello del Concilio Vaticano II (1962-1965) né con quello dell’Esortazione apostolica Christifideles laici (1988) del beato Giovanni Paolo II (1978-2005).
È piuttosto, un “insegnamento definitivo” che riposa sull’autocoscienza popolare e matura della Chiesa di Cristo: autocoscienza riflessa, metafisica e storica, che, dicendo l’ontologia vocazionale e l’ontica missionaria dei fedeli laici, supera il residuo dualismo ecclesiologico tra l’evangelizzazione ad intra e la nuova evangelizzazione ad extra dei cristiani che vivono nell’unica storia del mondo.
Quale considerazione e potere ha "la predicazione orale" della Parola di Dio, nella nostra era digitale? A tale interrogativo intende rispondere questo libro con uno stile semplice, immediato, fortemente esperienziale, positivo, ottimista ma anche con tanto studio e tanta riflessione sistematica. Nel testo sono raccolte tutte le fatiche e le bellezze della predicazione: omelie, catechesi, dialoghi personali, interventi, cioè quando un prete si fa "pastore e padre" della sua famiglia, della sua comunità. L'affermazione paolina "... a Dio è piaciuto salvare i credenti attraverso la stoltezza della predicazione" (1Cor 1,21) fa da binario sicuro per appassionarsi anche oggi a un tale ministero necessario. Il lettore si sorprenderà per le numerose suggestioni che un tema così noto e dibattuto ancora suscita.