
Chiamata a riflettere la luce di Cristo, la Chiesa esiste per la missione e diventa se stessa se esce da sé per incontrare gli uomini, per annunciare la Parola che salva e per testimoniare nell’amore la salvezza ricevuta. Nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, papa Francesco ci offre una guida per questo percorso impegnativo e affascinante, che deve portare la Chiesa ad attuare in ogni momento una dinamica di
uscita, di condivisione e di annuncio. Tale processo esige una veri ca meticolosa e costante delle sue strutture, in modo da togliere da esse la ruggine della ripetitività, della tiepidezza e del conformismo. Esige una conversione continua da parte della Chiesa alla Parola di Dio, essendo la Chiesa creatura della Parola e dovendo restare sempre tale per essere autenticamente se stessa.
Accogliendo l’invito che papa Francesco ha rivolto alla Chiesa italiana, queste pagine desiderano essere un aiuto a leggere più in profondità e a seguire più concretamente l’Evangelii gaudium.
Sulla base di queste solide premesse, il volume si sofferma sul rinnovamento spirituale che deve attraversare la Chiesa italiana da cima a fondo, alla luce dell’Esortazione di Francesco e sulla scia del quinto Convegno ecclesiale nazionale – svoltosi a Firenze nel novembre 2015 – che con i suoi orientamenti conclusivi ci guiderà nei prossimi anni.
Non servono più neppure le indagini sociologiche per rendersi conto che alla Chiesa italiana qualcosa manca. Mancano i ragazzi e i giovani; mancano le donne, in particolare quelle che si avviano verso o che hanno appena fatto il loro ingresso nell’età adulta; mancano ancora i rappresentanti di un laicato che vive la propria appartenenza ecclesiale in presa diretta e non per gentile concessione del parroco o del responsabile del movimento di turno.
Accanto a questa prima realistica constatazione, ne emerge tuttavia subito un’altra ed è quella per la quale a questa Chiesa è urgente trovare nuovi sentieri, nuove pratiche, nuovo entusiasmo missionario. Ed è proprio qui che la parola autorevole e profetica di papa Francesco intreccia il cammino verso il proprio rinnovamento da parte della Chiesa italiana. In Evangelii guaudium, manifesto programmatico dell’attuale pontificato, sono indicati sia i nodi problematici che le piste di soluzioni per porre rimedio alla situazione prima indicata. Senza troppe carezze, papa Francesco costringe la Chiesa che è in Italia a riconoscere che le sue comunità sono poco abitabili dai giovani e che la questione dell’amministrazione del potere – sostanzialmente in mano agli uomini del sacro – è il vero luogo di frizione con l’universo.
L’opera presenta per la prima volta le sette beatitudini dell’Apocalisse dandone una lettura unitaria e suddividendole in tre gruppi: le beatitudini del messaggio ascoltato e custodito; le beatitudini della testimonianza; le beatitudini della veste.
Molto spesso si è considerato il libro dell’Apocalisse come uno scritto costellato da catastrofi e dall’annuncio di sciagure future. In realtà, con il suo linguaggio simbolico, esso illustra il pellegrinaggio dei credenti verso il regno che Cristo ha inaugurato con il suo trionfo pasquale e offre ai credenti una chiave di comprensione degli eventi perché la loro fede sia sostenuta dalla parola della rivelazione. Questo messaggio che il libro propone è condensato nelle sette beatitudini attraverso le quali Giovanni esorta e promette, comanda e conforta, edifica e celebra; esse sono come sette pietre miliari di cui i cristiani dispongono per orientare il cammino secondo la parola di Cristo.
Il manuale del Tanquerey si compone di una «Introduzione» sui fondamenti della teologia ascetica e mistica, per poi sviluppare nella «Parte Prima» i principi della vita spirituale cristiana e nella «Parte Seconda» un'esposizione ordinata del progresso della vita cristiana. L'opera non è un manuale, bensì, un "compendio-, ossia un sunto sufficientemente completo ma breve dei termini di ogni questione e di ogni argomento. Il suo scopo è offrire un promemoria immediato dell'essenziale da sapersi, sia nel campo dell'ascesi cristiana, sia dell'abbandono alla grazia nella vita mistica. Come ogni realtà di questo mondo il Compendio porta le tracce del suo tempo. Ma i suoi pregi si sono fatti oggigiorno piuttosto rari. L'idea di progresso, di lotta, la fiducia autentica nella grazia e nei mezzi ordinari per avvantaggiarsene, nonché il coraggio della complessità contro ogni riduzionismo semplicista. Per non parlare di un diffuso senso della presenza costante della luce di Dio nel cuore dell'uomo. In tal modo anche ciò che sembra scolastico o estrinseco viene recuperato all'esperienza diretta delle anime che prendono sul serio l'appello alla santità. Il dogma mostra in tal modo tutta la sua potenzialità di ermeneutica dell'esperienza credente, ove ortodossia e orto-patia si compenetrano e sostengono vicendevolmente.
Nel discorso tenuto in occasione del 50° anniversario dell'istituzione del Sinodo dei Vescovi (17.10.2015), papa Francesco afferma che «proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio ». Come ben dimostra il presente volume, che ci propone una lettura dell'Evangelii gaudium in chiave sinodale, il Papa in questo discorso ha esplicitato e sistematizzato i semi di sinodalità contenuti in tale Esortazione, chiarendo sia i soggetti di una Chiesa tutta sinodale che le tappe del processo sinodale. Dopo secoli di Chiesa piramidale il tempo, dunque, sembrerebbe propizio per una Chiesa sinodale, a patto che non si tratti soltanto di una moda passeggera. Un simile pericolo, ci avverte l'autore, può essere evitato ricorrendo a un principio ben preciso: l'ascolto. Citando ancora papa Francesco, infatti, «una Chiesa sinodale è una Chiesa dell'ascolto... Popolo fedele, Collegio dei Vescovi, Vescovo di Roma: l'uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo "Spirito della Verità", per conoscere ciò che egli "dice alle Chiese"».
Nelle omelie di Santa Marta, divenute ormai il luogo di un magistero umile e feriale, ma anche nell'Evangelii gaudium e nella Gaudete et exsultate, papa Francesco spesso ci mette in guardia dalla tentazione di essere oggi un po' "pelagiani" o meglio "neopelagiani". Cosa vuole dire il Papa con il richiamo a questa antica eresia? Pelagio, monaco cristiano vissuto tra il IV e il V secolo, riteneva l'uomo capace di meritare la salvezza con le sue sole forze, senza l'ausilio della grazia. Rapportata al vivere ecclesiale odierno, questa concezione dell'uomo e del suo rapporto con Dio potrebbe portare la Chiesa a confidare più nelle sue strutture che nel primato della grazia, a cui Francesco ha dato il nome di «misericordia». A questa riduzione del cristianesimo antica, ma sempre nuova, il Papa, come ben dimostra il presente volume, contrappone la centralità del compito «pastorale», con una Chiesa chiamata a favorire in tutti i modi possibili l'incontro fra Cristo e l'uomo e non semplicemente a «regolarlo» con delle norme.
Come più volte indicato da papa Francesco, «oggi la Chiesa ha bisogno di crescere nel discernimento, nella capacità di discernere». Parlare di discernimento significa mettere a tema le occasioni o gli ambiti in cui sperimentiamo il dubbio, l’incertezza, la fatica di capire qual è la cosa giusta da fare, la direzione verso cui muovere il prossimo passo, che si tratti delle grandi decisioni della vita o delle tante opzioni che orientano il nostro stile di vita. Questo libro, ispirandosi alla prospettiva di fondo di papa Francesco, alla spiritualità che lo anima, al pensiero teologico che struttura le sue parole e azioni, vuole proporre qualche spunto per far cogliere al lettore che cosa è in gioco nelle diverse declinazioni di questa parola chiave. La speranza è che gli stimoli che il volume prova a offrire incoraggino a scavare più profondamente nella propria interiorità, per scoprire quel tesoro nascosto capace di riempire di gioia chi lo trova.
La vulnerabilità, altro “seme” teologico di papa Francesco, è una delle chiavi che ci permettono di riconoscere l’esperienza umana della fragilità come luogo di salvezza alla luce dell’evento di Gesù Cristo, per mezzo del quale l’amore di Dio sana, eleva e porta a compimento l’intera creazione. Nel magistero del Papa frequenti sono i richiami alla cura delle persone fragili e deboli. Nella Esortazione apostolica Evangelii gaudium, il Papa indica nella cura della fragilità (cfr. EG 209-216) uno dei compiti primari dell’evangelizzazione. Secondo l’Enciclica Laudato si’, la vulnerabilità delle persone e quella del mondo in cui viviamo non corrono su vie parallele: a causa dell’intima relazione tra la fragilità umana e quella del pianeta, le radici umane e la sfida ambientale sono profondamente interconnesse. Il grido della terra si alza insieme al grido dei poveri (cfr. LS 40). Il volume tratta della vulnerabilità cominciando dall’attenzione alle persone più fragili, che papa Francesco abitualmente incontra e alle quali rivolge un’attenzione speciale (cap. I). Attraversando l’impervio sentiero in cui s’intrecciano volti, esperienze e pensieri, avanza verso un tentativo di rilettura: dalla sfida della vulnerabilità e da ciò che comporta assumerla (cap. II) ci si chiede come percorrere la vulnerabilità e se è possibile abitarla in modo generativo (cap. III e IV), per concludere con alcune note di carattere teologico (cap. V).
Prendendo spunto da un’immagine musicale questo volume si sofferma su un “seme” teologico di papa Francesco: l’armonia. Dal punto di vista musicale, l’armonia è l’insieme di percezioni sonore naturali e gradevoli dei suoni o delle voci, che esprimono bellezza, sentimento, ordine tra le parti. L’approccio pastorale di papa Francesco rispecchia questo cammino, che si può profilare in tre movimenti. Fin dai primi gesti del pontificato emerge un andante sostenuto che con lo scorrere del tempo si sviluppa attraverso modalità e iniziative che rispondono al progetto di far progredire la Chiesa dal di dentro, per suscitare uno slancio missionario che tocchi tutti i livelli della struttura ecclesiale. Il secondo movimento è l’adagio, con la sua atmosfera serena e armoniosa. Il terzo movimento è allegro: un passo veloce nella gioia, cadenzato ritmicamente, di solito iniziale dell’opera che viene poi ripreso nel finale. L’armonia diventa così il sottofondo del pontificato di papa Francesco, con la sua più volte richiamata attenzione alla sinodalità nella Chiesa per un mondo più armonioso, con la sua ripresa dell’apertura del Concilio Vaticano II, con la sottolineatura del dono del femminile, fattore di armonia per il creato. L’armonia è anche un modo per risolvere le dissonanze e smascherare le false consonanze, come fa papa Francesco con il suo magistero quotidiano.
L’immagine della carovana, che la creatività di papa Bergoglio aggiunge alle altre sue metafore ecclesiologiche ormai note, si trova nella II sezione del capitolo II di Evangelii gaudium a cui è dedicato questo volume. In quelle pagine papa Francesco si sofferma sulle ormai famose «tentazioni degli operatori pastorali»: eccessiva ricerca di spazi personali di autonomia e distensione, individualismo, crisi di identità e calo di fervore; complesso di inferiorità; relativismo pratico; accidia pastorale; mummi cazione e tristezza dolciastra; pessimismo sterile; fede senza carne né ossa; fuga dall’incontro con l’altro; mondanità spirituale; gnosticismo e neopelagianesimo; invidie, gelosie e ricerca di potere nella comunità.
Come rimedio il Papa propone la «“mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un
po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza
di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza! Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Chiudersi in se stessi signi ca assaggiare l’amaro veleno dell’immanenza, e l’umanità avrà la peggio in ogni scelta egoistica che facciamo» (EG 87).