
Ritornato in Inghilterra da Dublino, dove aveva presieduto l'Università Cattolica di nuova fondazione, nel 1859 Newman riprende l'antico proposito di scrivere di fede e ragione, avviando un percorso che porterà al capolavoro della "Grammatica dell'assenso". In "Prova del teismo" egli replica a chi pensa che l'unica via per mantenere la fede sia oscurare la ragione, e lo fa con un argomento a sostegno dell'esistenza di Dio: non una formulazione meramente intellettuale, ma intimamente connessa alla pratica, una prova che passa attraverso il riconoscimento della consapevolezza della nostra esistenza e di una coscienza morale a essa associata. La sottile analisi fenomenologica che la sostiene rende manifesta la realtà trascendente di una Persona (Dio) dentro la persona che noi stessi siamo.
Il libro raccoglie due testi sui limiti e le ragioni dell'impegno politico di fronte a quello assoluto e trascendente rappresentato dalla fede. Il cristiano può - e in determinate circostanze, deve - accettare lo Stato, ma mai incondizionatamente, in quanto egli appartiene a uno Stato superiore e la sua libertà si fonda sull'indipendenza da qualsiasi ideologia o peculiare forma di governo. Prendendo le distanze dalla tentazione di ogni "Cristianesimo sociale", Barth ribadisce la necessità di una formazione politica della coscienza, unita al dovere del credente di lottare per la salvezza dell'umanità, interrogando sempre il rapporto perennemente in tensione tra fede e potere politico. La riflessione su questi temi trova forma nel commento al capitolo 13 della «Lettera ai Romani» di san Paolo (1919, poi rielaborato nel 1922) e nella conferenza del 1933, in cui l'autore si oppone radicalmente alla nascita in Germania di una Chiesa di regime sottomessa al culto del Führer, e afferma che è venuto il tempo di una "decisione politica" fondata sulla libertà del Vangelo.
Quando, nell'Ottocento, William Perkin sfruttò il risultato casuale di un esperimento finito male, inventò il colorante malva e fece nascere la chimica industriale (degli esplosivi, della fotografia, dei profumi). Da allora siamo stati in grado di "sintetizzare", cioè produrre reazioni chimiche, e creare medicine come l'aspirina, colori, diamanti, carne e addirittura la vita. Emerge così una nuova categoria con cui classificare la realtà, il sintetico: qualcosa che non è distinguibile dal naturale, ma che esiste perché prodotto secondo processi che normalmente definiscono l'artificiale. Che significa? Oggi possiamo teoricamente produrre per sintesi un essere umano o la vita aliena per un altro pianeta. Quali domande etiche pone tutto questo? Ciò porterà a sconfiggere tutte le malattie oppure l'uomo, giocando ad essere Dio, trasformerà il futuro in un incubo distopico?
L'analisi di un argomento delicato come la scienza non è affatto un lavoro leggero. Mittelstrass, in questo saggio, riesce a spiegare in maniera pressoché lucida e rotonda come si è evoluto nella teoria e nella pratica il concetto e l'idea di scienza. Non è una cronologia filosofica e critica: attraverso l'analisi di concetti-chiave utili per la comprensione del fenomeno, Mittelstrass riesce a congiungere i campi dove la scienza agisce in libertà ed i suoi limiti, scaturendo nel lettore e tra gli addetti ai lavori filosofico-scientifici una discussione essenziale sull'uso libero e responsabile della scienza, delle idee scientifiche e dell'incanalamento di queste ultime. Discussione che diventa perfettamente comprensibile grazie all'intervento di importanti filosofi della scienza di fama mondiale.
Un Dio curioso è una raccolta di articoli scritti dall’autore per l’«Osservatore Romano». Ne risulta un percorso di vita attraverso il mondo e la sua spiritualità con al fondo l’idea di un Dio che è onnipresente nella vita terrena, il cui zampino è visibile negli avvenimenti quotidiani – nella lettura di un libro, in un matrimonio apparentemente normale, in un convegno un po’ particolare. Quasi Dio fosse desideroso di prendere parte a tutto. E lo è perché ogni cosa ha radice in Lui, specie per un cristiano. L’autore, padre domenicano, riattraversa i Paesi in cui ha vissuto: si parla di Turchia, della Francia dove ha sede la comunità domenicana, della Parigi degli attentati, di americani alla ricerca di una spiritualità universale, ma anche di diversi libri che hanno richiamato la sua attenzione. Vi è l’Oriente, vi è l’Occidente, vi è il desiderio di una spiritualità incarnata nel mondo.
Alberto Fabio Ambrosio
(Fano, 1971) È sacerdote nell’ordine dei Frati Predicatori (Domenicani). Dopo lo studio della filosofia e della teologia in Italia, intraprende gli studi in Lingua e Letteratura turca all’Università di Strasburgo. Consegue nel 2007 un dottorato in Storia moderna e contemporanea alla Sorbona di Parigi, con una tesi sul sufismo ottomano e, nel 2013, l’abilitazione a dirigere le ricerche in teologia cattolica all’Università di Metz. Specialista della mistica musulmana e dell’islam in Turchia, ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Attualmente è professore di Teologia e Storia delle
religioni alla Luxembourg School of Religion & Society (LSRS), dove sta sviluppando un progetto di ricerca su spiritualità e modernità e le loro implicazioni teologico-politiche.
Il teologo della liberazione brasiliano Leonardo Boff e il sociologo portoghese Boaventura De Sousa Santos dialogano in modo serrato su temi di rovente attualità: la crisi agonica in cui versa l’Europa, il ruolo dell’America Latina nello scenario politico contemporaneo, l’imperialismo, la biodiversità, un grido accorato in difesa della Terra e della Natura, il riscaldamento globale, i diritti umani dei popoli indigeni, la critica a un capitalismo distruttivo fondato sui principi di un neoliberismo selvaggio. Se il Sud globale è stato vittima di un’esclusione causata dal colonialismo, da queste pagine emerge chiaramente che sarà proprio guardando al Sud del mondo, alle sue sperimentazioni politiche e sociali, che la vecchia Europa potrà trovare, forse, linfa vitale per risollevarsi dalla crisi e speranza per aprire nuovi cammini.
Quali sono gli effetti della perdita di fede nella modernità? Karen Armstrong ci accompagna in un coinvolgente viaggio dalle origini all’evoluzione della fede. Partendo dal significato primordiale del “credo” e dalla tradizionale distinzione tra mythos e logos, l’autrice racconta la storia delle religioni ebraica, cattolica e islamica fino a giungere all’era moderna, in cui l’uomo, schiavo della ragione scientifica e sempre più distante dal mito, perde il senso sacro della vita. Ma come ci siamo arrivati? La saggista britannica, attraverso le riflessioni di Cartesio, Hobbes, Pascal e Nietzsche, ripercorre il cammino che ha portato alla supremazia di un logos svincolato dal mito, invitandoci infine a ricercare il senso del divino nella nostra vita, senza il quale l’uomo precipita facilmente nella disperazione.
Che valore ha per noi contemporanei, per le nostre società laiche e consumistiche, il concetto teologico di "Trinità"? Rispondere a questo interrogativo vuol dire, per Teresa Forcades, affrontare il tema del Dio uno e trino, dell'unità nella diversità, intrecciando la riflessione teologica a quella filosofica, per arrivare a considerare le sue ripercussioni sociopolitiche. Confrontandosi e dialogando con il pensiero di Gisbert Greshake e Ioannis Zizioulas, Forcades ci invita a considerare l'unità della Trinità in termini di relazione, fondata sulla categoria della gratuità. Ed è così che, in modo sorprendente, la "pericoresi" fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo diventa uno sprone ad allargare l'orizzonte, suggerendo una nuova idea di comunità, in cui vedere la crescita personale come parallela a quella del bene comune.
Le neuroscienze stanno oggi offrendo nuove prospettive di ricerca in un campo fino ad ora ritenuto di competenza esclusiva delle religioni. Questo saggio affronta l’analisi dell’esperienza spirituale, vissuta e studiata in contesti diversi, in tono semplice e divulgativo, e spiega il funzionamento delle tecnologie e degli strumenti utilizzati nella ricerca. Nel rapporto tra spiritualità e strutture cerebrali, tra preghiera e neuroteologia, si aprono nuovi orizzonti di indagine scientifica in sintonia con le riflessioni del gesuita Teilhard de Chardin, che già nel primo Novecento immaginava una convergenza di religione e scienza.
Il rapporto tra l'essere umano e la Terra ha superato un limite sistemico: le risorse naturali non sono infinite, né possiamo supporre un progresso infinito. L'umanità è costretta a confrontarsi con una questione globale dal valore etico più che scientifico. Per questo è urgente elaborare un'etica della Terra che sia in grado di restituire alla grande Madre comune la vitalità che il nostro agire le ha sottratto. Quest'etica, però, non sarà possibile senza una spiritualità profonda, che possa risvegliare in noi un serio impegno di amore, di responsabilità e di cura nei confronti della Casa comune che abitiamo.
Teresa Forcades si racconta e, mentre la sua biografia si dipana, emergono in modo dirompente i temi della sua riflessione: dall'originale interpretazione teologica del concetto queer e della radicale differenza di ciascun essere umano al pensiero femminista, dalla mercificazione del corpo all'omosessualità. Uno sguardo acuto sul percorso che ogni essere umano compie per diventare adulto e trovare la propria unica e irriducibile identità. E poi ancora: unioni civili, utero in affitto, medicalizzazione della società, fede e Vangeli, cattolicesimo e ruolo della donna nella Chiesa, amore e libertà, clericalismo e patriarcato, religione, psicanalisi e lotta politica. In filigrana, attraverso il flusso di una vita d'eccezione, una domanda spiazzante: cosa significa essere una teologa femminista nel XXI secolo?
Il capitalismo globalizzato, con la sua accumulazione frenetica di profitti, sta avvelenando la Terra e impoverendo gran parte della popolazione. Sono in troppi gli uomini costretti a vivere sotto la soglia della povertà e troppo pochi i detentori delle ricchezze, ma nemmeno questi ultimi potranno salvarsi dalla distruzione del pianeta. Leonardo Boff, uno dei pionieri della teologia della liberazione, lancia il suo appello: è più urgente che mai cambiare direzione e ricominciare a prenderci cura della nostra casa comune. L'essere umano deve riscoprire il valore dell'umiltà e iniziare a considerarsi una parte di un progetto più grande. Non più dominatore della Terra, ma suo guardiano e custode. Soprattutto, se spera di sopravvivere, deve imparare a cogliere le richieste di aiuto che la natura gli manda. Le parole di Boff sono semi da coltivare per un futuro differente. Ascoltandole, l'umanità può salvarsi dalla furia distruttrice che ha contribuito a scatenare e può rendere nuovamente il pianeta un luogo sicuro, fertile e abitabile per tutte le specie.