
Questo studio di O'Collins è dedicato all'ispirazione della Bibbia, tema alquanto trascurato nella teologia contemporanea. Il teologo australiano inizia esaminando i punti di vista classici sull'ispirazione. Si concentra poi, mantenendosi saldamente radicato nelle Scritture, sulla loro origine ispirata stando all'Antico e al Nuovo Testamento. Indaga l'influenza ispirante della Bibbia sulla liturgia, sulla predicazione, sull'insegnamento, sulla vita cristiana, ma anche sulle arti visive e sulla letteratura. Espone dieci caratteristiche dell'ispirazione biblica, sottolineando in particolare la qualità ispiratrice delle Scritture e spiegandone le conseguenze fondamentali, per esempio sulla formazione del canone. Dopo avere esaminato tre approcci all'interpretazione biblica - l'intenzione dell'autore, il ruolo dei lettori, il primato del testo stesso -, il libro delinea infine una serie di principi per confrontarsi sul piano teologico con le Scritture. Distinguendo in modo accurato l'ispirazione dalla rivelazione divina e dalla verità biblica, O'Collins può fare piazza pulita di tanti falsi problemi. E sottolinea l'impatto dell'opera ispiratrice dello Spirito Santo non solo sugli autori biblici, ma anche sui lettori del testo sacro in ogni tempo e luogo.
Uno stesso battesimo per uomini e donne, un solo Dio, una sola fede. Eppure, la parte maschile della Chiesa ha spesso paura delle voci femminili, che nell'ultimo tratto della storia occidentale si sono levate come non mai. Sono state ascoltate fino in fondo? Che cosa la Chiesa ha compreso (o creduto di comprendere) del loro grido? La sua reazione è all'altezza delle questioni poste ed è espressiva della novità evangelica? A partire dalla situazione attuale, come possiamo proseguire? Con ampiezza di vedute e spirito di discernimento, Luca Castiglioni discute qui la nozione di genere: ha una sua collocazione in teologia? Alla luce delle interpretazioni storiche, dopo un'analisi sul modo in cui la Chiesa ha concepito la condizione delle donne e la loro presa di parola, Castiglioni esplora le risorse della fede cristiana, dai testi della Genesi e del Cantico dei cantici alle lettere di san Paolo e ai racconti evangelici delle relazioni di Gesù con uomini e donne. Emergono allora sfide capitali per la Chiesa, tra cui l'accesso ai ministeri (ordinati) per le donne. Prefazione di Christoph Theobald.
La teologia morale cattolica si è basata, per tradizione, su un approccio che ha accentuato di molto il ruolo dell'etica normativa e ha poi associato la responsabilità morale all'osservanza oppure alla disubbidienza alle norme morali. Joseph A. Selling si propone di ampliare le basi e di espandere gli orizzonti della teologia morale, senza tuttavia rigettarne o rimpiazzarne quei tratti che per noi sono abituali. Ridefinire l'etica teologica offre allora un metodo alternativo a quello tradizionale: senza disprezzare nessuna delle valide intuizioni dell'etica normativa, ricontestualizza e riorienta la disciplina. La aiuta a considerare la motivazione e l'intenzione umana prima di indagare le opzioni comportamentali mirate alla realizzazione del fine. L'analisi di Selling trova una solida base nell'insegnamento del Vaticano II, per cui la «persona umana considerata integralmente e adeguatamente» fornisce il criterio fondamentale per affrontare i temi etici nel mondo contemporaneo. La sua prospettiva si rivolge alla questione cruciale della descrizione dei fini o degli obiettivi della vita etica, fornendo un approccio nuovo al concetto di virtù. Selling conclude con suggerimenti su come combinare l'etica normativa con questo metodo alternativo in teologia morale, che prende avvio con l'effettivo orientamento etico della persona umana verso una vita virtuosa. Esegeti esperti, studenti di teologia e persone colte - dunque anche non solo specialisti di morale - trarranno grande frutto dalla lettura di questa lucida opera di Selling. Una combinazione insolita di argomentazioni bibliche, storiche e sistematiche rende questo libro indispensabile.
Le modalità in cui uomini e donne vivono il proprio essere coppia o genitori e la forma che danno alla loro vita in comune sono destinate a modificarsi con il tempo. I modelli ecclesiali di matrimonio e di famiglia, di uomo e donna, di amore e sessualità sono invece tipicamente inamovibili, "fuori dal tempo": provengono da un mondo e una cultura premoderni. Eppure anch'essi non sono fatti per durare all'infi nito, come hanno dimostrato le controversie e i dibattiti sviluppatisi attorno all'esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco (2018). Quali sono le risorse - derivanti dalla Bibbia e dalla tradizione cristiana, dalla dottrina e dalla vita, dalla liturgia e dall'ecumenismo - che contribuiscono a una comprensione moderna delle forme di relazione oggi? Quali sviluppi teologici sono necessari, oltre che adeguati, alle dinamiche del nostro tempo? Julia Knop riunisce analisi su matrimonio e famiglia espresse da diverse prospettive teologiche, mostrando come si possa parlare responsabilmente delle modalità di relazione umana, nella loro riuscita e nel loro fallimento. In questo volume si annuncia una nuova teologia del matrimonio, dell'unione fra partner e della famiglia, percorrendo una molteplicità di prospettive e inaugurando una riflessione molto profonda: quella che si attendeva da tempo.
Politica è configurare il mondo gestendo il potere pubblico. Religione è realizzare il sacro. Eppure, anche religioni come il cristianesimo e l'islam possiedono in sé una dimensione politica: rivendicano la pretesa di plasmare le società. Come influenzano il vivere insieme e le relazioni di potere? E come ne vengono esse stesse influenzate? Partendo da racconti di esperienze, analisi della società, studi di testi e riflessioni di stampo teorico, Felix Körner, gesuita ed esperto islamologo, sviluppa una teologia politica che mostra cristianesimo e islam come forze di configurazione. Egli analizza i modi specifici in cui queste due religioni hanno modellato comunità, stati e culture, influenzando la politica mondiale nel corso dei secoli, anche ricorrendo ripetutamente a potere e violenza come mezzi di legittimazione. La nuova varietà religiosa che stiamo conoscendo in Europa esige una nuova teologia politica. Solo una religione che, rigettando il ricorso alla forza, si ponga in dialogo critico con coloro che la disprezzano o ne abusano, diventa "politica" in un senso fecondo.
Che cosa significa credere, da cristiani, oggi? A che punto siamo con la fede, nella Chiesa? Che cosa sta cambiando nel modo di vivere la fede? Che cosa reclama la nostra attenzione, in quanto credenti? Sono domande che è indispensabile sollevare per non sbagliare le mosse successive. Werbick vi risponde con acume delineando una collocazione teologica della fede. Non ci conduce in un territorio placido, in uno spazio protetto e saturo di certezze: si addentra piuttosto nelle attuali controversie religiose, facendoci al tempo stesso gustare il fascino del credere, come esperienza sempre accessibile. Raccogliere questa sfida è cosa ovvia, dal punto di vista teologico. Raccoglierla lasciandosi coinvolgere nel dialogo con chi non crede, o ha una fede diversa, è meno scontato ma del tutto qualificante. «Se mi sono proposto di lavorare su questa questione teologica a modo mio, non è perché non lo si faccia già altrove e altrimenti. Ma mi pare che sia necessario un avveduto senso teologico del "dove", per non perdere la testa e il cuore - e forse anche il coraggio - della fede, specie nelle sfide che la fede affronta oggi in Occidente».
Il regno di Dio è il fulcro della predicazione di Gesù e il nucleo della fede cristiana. Oggi sembra però trascurato nell'annuncio ecclesiale e nella teologia. Vi domina infatti ampiamente una dottrina della redenzione incentrata sulla croce e la risurrezione: per il Catechismo della Chiesa cattolica, centro della buona novella è essenzialmente il mistero pasquale; per la teologia, salvezza e redenzione non si ricollegano in modo incisivo con la predicazione di Gesù; nelle preghiere eucaristiche è raro che compaia in modo esplicito il messaggio di Gesù sulla venuta del Regno; la signoria di Dio, concetto chiave in teologia biblica, è estranea a molti fedeli... Christoph Böttingheimer cerca perciò di riportare al centro dell'attenzione il messaggio sul regno di Dio, spiegandone il senso e l'importanza. Il regno di Dio è già presente o deve ancora venire? In che misura il ritorno di Cristo, che sembra prendere il posto della venuta del Regno, si riferisce all'universo intero? La redenzione e la salvezza derivano soltanto dalla passione e morte di Gesù in croce, o c'è di più? Dato che l'odierna crisi ecclesiale è di fatto una crisi della fede, è essenziale chiedersi: l'annuncio attuale riflette integralmente il messaggio del Gesù consegnatoci dai vangeli canonici? Una indagine rigorosa che si interroga in modo specifico sul messaggio centrale di Gesù, finito in secondo piano. Il teologo di Eichstätt intende quest'opera in chiave molto personale: come espressione di proprie ricerche e anche di proprie lotte, come appello a "pensare oltre".
Questo libro fa una rigorosa ricognizione delle teologie del Sud globale - africana, asiatica, latinoamericana, indigena e afroamericana - collocandole nei loro contesti ed evidenziandone le tendenze più significative (femminista, ecologica, liberazionista...). Sono teologie emergenti, controegemoniche e generatrici di discorsi alternativi che cercano di rispondere alle grandi sfide attuali: colonialismo, patriarcato, razzismo epistemologico, capitalismo, depredazione della natura, crisi della democrazia, fondamentalismi. Queste teologie - niente affatto secondarie - attraversano le vie dello scambio interculturale, interreligioso, interetnico e interdisciplinare. Scrive l'autore: «Gli itinerari di dialogo che ho precorso mi hanno svegliato dal sonno dogmatico, mi hanno liberato dalla innocenza culturale, mi hanno aperto nuovi orizzonti epistemologici». Ecco allora qui una innovativa proposta di cambio d paradigma nella narrazione teologica, che mette in discussione l'eurocentrismo e tiene conto della diversità e ricchezza di scenari geografici, culturali, politici e religiosi. Trascendendo i confini precedenti, i teologi del Sud del mondo aprono inaspettati sentieri di dialogo.
Le polarizzazioni dominano sempre più nei discorsi sociali, ma anche in quelli ecclesiastici e teologici. Lavorano per alternative escludenti, che mirano a rendere impossibile l'opzione della parte avversa, impedendo di prendere decisioni equilibrate. Esempi di alternative secche sono per esempio: ammorbidire la dottrina o attenersi risolutamente alla tradizione? Riformulare in chiave postmoderna l'etica sessuale o prendere sul serio l'ordine eterno della creazione? Dissolvere il dato cristiano in opzioni politiche o concentrarsi sul core business sacrale? Quando si lavora con alternative false svanisce la sfida da a mettersi in gioco, prendendo atto di una condizione umana profondamente ambivalente. Jürgen Werbick esplora le tracce di questa strategia dialettica nelle discussioni ecclesiali e nelle controversie teologiche. E abbozza una teologia che, con curiosità, senza arroccarsi su posizioni di superiorità giudicante, accetti le ambivalenze dell'umano. E così scopre come il suo parlare di esistenza umana, di grazia, di redenzione e libertà, di piacere e compimento, di fallimento e peccato, di un Dio che non ci abbandona, possa rinnovarsi nell'attuale esperienza di crisi. Non possiamo starcene a guardare placidi, al sicuro, sulla riva del mare. Siamo tutti sulla stessa barca, noi esseri umani. E sulla barca, con noi, nel mare agitato, c'è Cristo: per condividere - e salvare - ciò che è «umano, troppo umano». Un incoraggiamento a superare rigidità, pregiudizi, condanne.
Per secoli la teologia cristiana occidentale ha ignorato lo Spirito oppure lo ha relegato all'interiorità della persona. Con questo lavoro, Böhnke punta a "recuperare" quel deficit che si è verificato sia nella riflessione sia nella prassi cristiana. Per farlo, egli ricorre a una pneumatologia pratica e a una cristologia basata sulla teologia biblica, analizzando la spiritualità della pratica di Gesù e il significato del "dire nello Spirito" di marca paolina. Böhnke può così sviluppare una dottrina della Trinità che risulta innovativa - e rilevante per l'oggi -, in quanto non si presenta come speculazione metafisica, ma come dottrina pratica dell'opera definitiva e universale dello Spirito nel mondo. La dottrina su Dio e la riflessione sul suo autorivelarsi nella storia si arricchiscono così convintamente della dimensione dello Spirito, mentre al tempo stesso il discorso teologico guadagna "responsabilità" e "credibilità" agli occhi del contesto odierno. Alla comunicazione del vangelo cristiano vengono insomma aperte vie affidabili, spalancando nuove possibilità per una comprensione convincente. «Questa riformulazione pneumatologica della dottrina sulla Trinità si caratterizza non solo per la serietà e il rigore formale, ma anche per la grande densità di contenuti e di spunti di riflessione che fornisce» (Dominik Lorenz). Un testo di autentica teologia: tanto nelle analisi che dispiega, quanto nel metodo con cui fonda il ragionamento.
In occasione dei 1700 anni dal concilio di Nicea, questo volume mira a indagare il valore teologico del primo concilio ecumenico nella sua globalità, sotto il profilo storico, ermeneutico-fondamentale, sistematico e pastorale. Un'opera a più voci, che raccoglie i contributi di studiose e studiosi di grande competenza e preparazione, provenienti da diverse parti del mondo ed esperti di diverse discipline., per dire ciò che ancora non è stato detto sul concilio di Nicea. Ne emerge così un quadro di eccellente profondità e di sicura attualità: le autrici e gli autori dimostrano come il concilio del 325 sia non solo un importante evento del passato, ma anche e soprattutto un punto di riferimento che ancora oggi è in grado di aprire nuovi orizzonti alla teologia e alla vita di tutta la comunità ecclesiale. Una festa del pensiero, per onorare l'evento ecclesiale del IV secolo che ha avuto un impatto storico e culturale senza paragoni sulla chiesa tutta, per ogni confessione e per ogni tempo.
Un'antropologia plasmata dal sapere delle scienze umane detta oggi la linea, in campo si accademico che politico. La teologia, collegandosi a quel discorso, può riscoprire l'istanza centrale che condivide con l'antropologia e che le è propria: ricordare agli uomini che cosa può significare essere in cammino verso una vita in pienezza. Questa è l’intuizione sviluppata da Jürgen Werbick: partendo dall'antropologia, egli interroga la teologia sistematica e la spinge a rileggere le sue dottrine, a rivederle se necessario, e a dare risposta a problematiche nuove. Allo stesso tempo, introduce criticamente nei discorsi antropologici le tradizioni di fede e le prospettive teologiche. Dunque Werbick non offre una antropologia in prospettiva teologica, ma una teologia in prospettiva antropologica: qui la teologia non dà anzitutto risposte, ma è l'istanza cui si avanzano richieste. La teologia sente che deve entrare nel dibattito antropologico, se poi esige che si presti attenzione alle cose che ha da dire. Il suo obiettivo deve essere quello di mostrare che può dare un suo contributo quando parla teologicamente di argomenti articolati antropologicamente.