
Tanti sono i segni di Dio nel mondo e nella storia. Ma fra tutti spiccano quei segni che sono il papà e la mamma: da loro l’essere umano riceve – insieme ai fratelli, agli amici e ai compagni – non soltanto la vita, ma anche la parola, l’amore e un compito. I genitori sono il segno più pro- fondo di Dio.
Per gli ebrei è Yhwh (“Io sono colui che sono”), ma non si osa pronun- ciarne il nome. Per i cristiani lo si deve chiamare Padre (abbà) – ed è anche madre (immà in aramaico, la lingua di Gesù) – perché lo stesso Gesù ha insegnato a pronunciare così il suo nome. Questo libro racconta allora la storia e il significato del Dio della Bibbia, dando particolare risalto ai nomi con cui è stato invocato, quale Padre del Signore nostro Gesù Cristo, ma pure – rivoluzionando certi presupposti radicati nelle tradizio- ni religiose dell’umanità – nei suoi tratti, a ettivi e materni, di tenerezza.
«L’esperienza di Dio come Padre-madre è inseparabile dal percorso di vita concreto e quotidiano di Gesù. Lui si è a dato a Dio Padre-madre: ha vissuto quella forma, in dialogo con la tradizione del suo popolo e il suo ambiente, ma soprattutto vivendo in modo trasparente davanti al Dio che è Padre-madre».
Sperare è operazione veramente difficile, soprattutto oggi: sperare, cioè spingersi oltre ciò che contrasta la vita e la sua pienezza, non è cosa scontata. Proprio per questo è importante riscoprire il senso della speranza, dal punto di vista sia umano che religioso. E questo è l’intento del presente saggio.
Ancona sviluppa il suo percorso toccando in successione queste tappe: lo sperare umano, quale azione fondamentale nell’esperienza di ogni persona; la difficoltà a sperare nel clima culturale del presente; lo sperare dell’uomo religioso, e del cristiano in particolare; la preghiera, la sofferenza, l’agire e il giudizio come luoghi specifici di apprendimento dello sperare; l’esercizio concreto dello sperare nella storia.
È reso così disponibile al lettore un itinerario che lo motiva a scommettere ancora sulla speranza. Perché sperare – non solo per se stessi, ma anche per gli altri e anzi per l’intera creazione – è bello e rende liberi: sperare prospetta come realizzabile una compiutezza cui tendiamo, apre a una totalità che dischiude ulteriori orizzonti di senso.
«La grazia suppone la cultura, e il dono di Dio si incarna nella cultura di chi lo riceve» (Evangelii gaudium, 115). Non può esistere una fede cristiana - ricorda con quell'espressione inconsueta papa Francesco - che non sia mediata dalla condizione storica e pratica dell'essere umano. La "legge dell'Incarnazione" richiede di considerare la storia come elemento costitutivo della fede: come suo spazio vitale concreto, verso cui uscire non per dare un'occhiata, ma per rimanere senza ritorno. Il confronto con esponenti autorevoli del pensiero filosofico e teologico contemporaneo - Metz, ?i?ek, Milbank, Taylor, Habermas, Theobald... - permette allora di affrontare in maniera originale ed efficace alcune problematiche: la fenomenologia come modo nuovo di immaginare l'esperienza cristiana; il superamento del dualismo tra credere e conoscere; la misericordia come "architrave" del legame sociale ed ecclesiale; la sfida complessa del dialogo interreligioso. Perché è sempre più urgente investire le migliori risorse intellettuali e spirituali per riattivare il nesso vitale che congiunge la fede cristiana con l'azione storica.
Il cardinal Kasper è uno dei più noti e influenti teologi cattolici contemporanei. Con la sua riflessione sulla misericordia, che rinsalda il legame fra teologia e vangelo di Gesù, in presa diretta con la prassi, Kasper si è rivelato una delle fonti d'ispirazione del pontificato di papa Francesco. Mantenendo sullo sfondo le sue vicende biografiche e personali, il teologo Walter Kasper viene qui presentato da George Augustin svolgendo una panoramica complessiva del suo pensiero. Nei testi-chiave degli ultimi anni, appositamente selezionati per questa raccolta e in gran parte inediti in italiano, traspare il suo volto di docente di dogmatica, emerge il suo qualificato profilo di esperto di ecumenismo e risalta pure la sua profondità come autore di scritti spirituali. Ecco allora una sorta di antologia ragionata del Kasper teologo, vescovo, cardinale, che ne compendia il pensiero più autorevole e maturo.
«L’opera di Michael Lee ci permette di entrare nell’anima di un uomo di chiesa che è stato un testimone straordinario della misericordia di Dio in un mondo spietato, che ha incontrato il Dio della vita nei cuori di coloro che sono crocifissi oggi» Daniel G. Groody
Descrizione
A svariati anni dalla morte di Óscar Romero, stiamo ancora assimilando il lascito dell’arcivescovo di San Salvador reso martire per il suo impegno a favore dei poveri e della giustizia sociale. Michael Lee attinge documentazione dalla vita di Romero, dalle sue omelie e dai suoi scritti – oltre che dalle memorie delle comunità cristiane – per esaminare la sua testimonianza. Il martire salvadoregno ci sfida a reimmaginare una spiritualità cristiana vigorosa, nella quale l’incontro mistico con Dio si sposi con l’impegno profetico per la giustizia.
Il libro si spinge allora oltre il classico ritratto agiografico, per riflettere a fondo sulle implicazioni derivanti dal riconoscimento ecclesiale di questa persona come santa.
Alla luce della canonizzazione, Michael Lee evidenzia così quale eredità teologica “rivoluzionaria” (esemplificata concretamente nell’immagine di conversione, nel modello di discepolato) mons. Romero offra alla chiesa universale oggi.
All'inizio c'erano i riti: prima di scrivere le pagine del Nuovo Testamento, i cristiani hanno vissuto la presenza del Signore attorno al pane e al vino eucaristici. Poi sono nate delle questioni attorno ai riti, e i cristiani hanno offerto le loro risposte, spiegando tutto ciò che ruota attorno ai sacramenti (materia, forma, ministro, effetti...). Da qualche secolo a questa parte, però, noi occidentali abbiamo grossi problemi con i riti, e solo da pochi decenni la teologia ha iniziato a occuparsi seriamente della questione. Il risultato è una situazione complessa: prassi secolari, definizioni consolidate, pensieri nuovi e sfide pastorali inedite si incontrano e, non raramente, si scontrano. I sacramenti cristiani talvolta ci propongono piccoli-grandi rompicapi: teologie, definizioni e soluzioni pratiche - che, prese singolarmente, hanno buone ragioni - una volta inserite in un quadro unitario evidenziano clamorose incongruenze. Il libro, nato dall'insegnamento e in dialogo costante con gli operatori pastorali, tenta allora di mettere a nudo alcuni paradossi del celebrare cristiano, aprendo qualche cantiere per approdare a conclusioni sempre più accettabili.
Da alcuni anni si sente parlare di "teologia pubblica" con una certa frequenza. L'espressione si riferisce al lavoro di alcuni teologi attenti anche alla vita sociale e politica. L'idea di una teologia pubblica esprime il desiderio di essere in grado di dirigere la riflessione teologica sulla vita socio-politica per la società plurale nel suo insieme, senza limitarsi ai membri della comunità cristiana. Dietro quella dicitura sta un'intuizione profonda, una linea di riflessione interessante e originale per la società e la cultura in cui viviamo oggi. Allo stesso tempo, la gamma degli approcci possibili giustifica la varietà degli usi dell'etichetta "teologia pubblica" e dice che l'espressione non è univoca. Il saggio si incarica di avvicinare questa innovativa corrente teologica per conoscerla a fondo, per scorgere le sue possibilità e i suoi limiti, per pensare a sue possibili applicazioni.
Molti sono i volti che assume oggi la paura: per esempio la paura di attentati terroristici, l’ansia dettata da un’immigrazione fuori controllo e da una perdita di identità, il timore dei populismi di destra e di una scarsa lungimiranza in chi guida le nazioni... Quali risorse può mobilitare la fede per affrontare le paure che incombono su di noi – minacciose come altrettante spade di Damocle –, senza subirle né arrendersi? Possiamo lasciarci alle spalle le nostre ansietà? Senza avanzare pretese mirabolanti, Werbick esplora in profondità le diverse forme della paura e individua come la si possa vivere alla luce della fede biblica in Dio. Il suo è uno sguardo realistico, corretto, capace davvero di infondere coraggio in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo. «Non intendo eliminare del tutto la paura, però non voglio nemmeno compiacerla o, peggio, consegnarmi a lei. Difficilmente la semplice obiezione la impressiona. Mi piacerebbe riuscire a dirle la frase che la colpisce al cuore e la turba davvero. E, per farlo, devo intavolare un discorso attendibile...».
Parliamo facilmente dell'anima di un violino, dell'anima di una trave, dell'anima di una canna di fucile. Eppure siamo sempre più imbarazzati se dobbiamo parlare di anima umana. Perché? Sembra che "anima" evochi risonanze sospette, sicché tanti pensano di fare a meno - o preferiscono fare a meno - di quella nozione. La reputano desueta, mitica, infarcita di religioso. Lacroix, filosofo e moralista francese che per anni ha insegnato che «non c'è anima senza corpo», scorge ora uno stretto rapporto fra la rimozione del religioso e quella dell'anima. Così come il religioso è portatore di un significato che glie è proprio, allo stesso modo la nozione di anima è portatrice di un significato che va oltre le nozioni moderne con cui crediamo di sostituirla (come "soggetto" o "psichismo"): l'anima è propriamente apertura, è superamento, è libertà... "Anima" - termine che implica ragione e fede, buon senso e rivelazione - risulta in definitiva insostituibile. Sarebbe folle volersene sbarazzare.
Come opera lo Spirito di Dio, dove si manifesta? Questo studio risponde: lo Spirito si lascia cogliere esattamente nell'agire umano. Prendendo le distanze dalle consuete affermazioni sullo Spirito Santo, troppo spesso indeterminate, Böhnke sollecita una pneumatologia in chiave pratica, che abbia come punto di partenza l'umano e come approccio fondamentale l'interazione tra gli esseri umani. L'autore analizza in profondità determinati gesti percepibili come esperienze - implicite o esplicite - dello Spirito di Dio: l'epìclesi, la parresìa, la dossologia, la sagacia... E, riflettendo su queste prassi e rifacendosi alla testimonianza biblica, evidenzia i caratteri distintivi dello Spirito di Dio, fino a giungere alla determinazione dello Spirito Santo come persona. Questo nuovo approccio apre allo Spirito Santo come entità divina che viene ricevuta, che libera, che riempie di sé, che esercita una pressione benevola. E dischiude prospettive inedite per l'ecclesiologia, per l'escatologia, per una concezione ecumenica della Trinità. Una ricerca davvero nuova su "lo Spirito nell'agire" e su "l'agire nello Spirito".
Viviamo in una realtà frantumata, frastagliata. Il pluralismo è il volto visibile della globalizzazione, e a questo destino non sfugge nemmeno il mondo religioso. Ora, c'è chi reagisce denunciando il supermercato delle credenze e lamentando il bricolage religioso. E c'è chi si chiede che senso dare a questo fenomeno rispetto alla fede del Dio unico che interviene nella storia per salvare tutti gli esseri umani. Alla cacofonica di Babele, Rémi Chéno risponde con la sinfonia di Pentecoste: insegna ad accogliere teologicamente la diversità che non abolisce le differenze (e la verità!), ma le trasfigura in cangianti riflessi policromi. Lo fa inseguendo, con umiltà e rispetto, le orme di Colui per mezzo del quale tutto esiste. Ecco allora un libro talvolta scomodo, spesso sorprendente, sempre rivelatore: una guida intelligente per integrare nella fede cristiana lo "scandaloso" pluralismo religioso dei nostri giorni. «Il mio approccio, che definirei postliberale, opta per un esercizio umile della ragione nel confronto con le ricchezze dell'altro, senza peraltro cadere negli estremi dell'esclusivismo o del pluralismo» (Rémi Chéno).
Nel Padre nostro diciamo: «Non abbandonarci alla tentazione». È giusto esprimersi così? Oppure la formulazione tradizionale – «Non ci indurre in tentazione» – dovrebbe restare, come provocazione per il nostro modo di pregare e di pensare? La posta in gioco è delicata.
Le voci degli esperti chiamate a raccolta in questo libro consentono di riconsiderare criticamente l’attestazione biblica, di approfondire il senso dell’agire di dio nella storia e il senso della richiesta d’intervento del Padre che l’uomo avanza nella preghiera, di sottoporre ad esame la prassi liturgica, di testare le relazioni ecumeniche.
Che cosa vuol dire propriamente “tentazione”? Che cosa significa esservi “indotti” da Dio? Come va compresa questa strana richiesta del Padre nostro formulata in termini negativi?
Si tratta di riscoprire l’Oratio dominica – “la preghiera del Signore” per eccellenza – per noi che vogliamo manifestare la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità.