
Più che un libro "a cinquant'anni dal Concilio", questo è un libro "su cinquant'anni di Concilio" realizzato nell'arcidiocesi della Paraíba, Nordest del Brasile, sotto la guida di don José Maria Pires. Per trent'anni il vescovo nero, uno dei pochi padri conciliari viventi, ha orientato la Chiesa ad assumersi, come Popolo di Dio, le sue responsabilità nei rapporti con la società, impegnandosi a favore dei poveri. Nelle interviste e nel suo saggio qui pubblicato, don José risponde con discrezione e humour, ma senza reticenze, su razzismo e diritti civili, teologia della liberazione e della zappa, Curia romana e Nunzi, ministero delle donne nella Chiesa e preti celibi e sposati, ecumenismo, giovani e movimenti carismatici, il Brasile che cresce e la vocazione dei cattolici latino-americani, il segreto e le difficoltà della partecipazione, il Concilio ancora da realizzare.
In una straordinaria opera di rivelazione letteraria, Lady Norrington getta nuova luce su un importante personaggio storico: la seconda moglie di Thomas More. Sebbene per più di quattro secoli sia rimasta sullo sfondo come una figura sconosciuta e molto oscura, durante i ventiquattro anni di matrimonio con Thomas More seguì con consumata abilità una delle più considerevoli famiglie in Europa. Riuscì a far ridere il marito dopo tutti questi anni di vita comune, e continuò a farlo ridere durante i giorni bui e pericolosi dei suoi mesi nella torre di Londra: un risultato indubbiamente raro e un trionfo di coraggio e di risolutezza. Questa originale ricerca rivela inoltre che Lady Alice non fu, come molti hanno suggerito, una persona di rango inferiore che More elevò al suo status sociale. Al contrario, troviamo una ricca signora di buona famiglia con il sangue dei re nelle sue vene, che mediante il matrimonio di suo cugino era diventata parente di Enrico VII e di Enrico VIII. La sua famiglia era grande amica dei Tudor molto tempo prima del matrimonio con Moro. Una scoperta ancora più considerevole è che mentre i discendenti di Moro furono per la gran parte proprietari terrieri, preti e monache, i discendenti di Alice, attraverso l'unico figlio sopravvissuto dal suo primo matrimonio si trovano inseriti in alcune delle più aristocratiche famiglie d'Inghilterra, quali Alington, Bray, Savage, Spencer, Stanhope e Strathmore. Si arriva, percorrendo questa strada genealogica, alla discendente più famosa, la Regina Madre, Elizabeth di Glamis e a sua figlia la Regina Elisabetta II.
Il poema apologetico di Nicola Muzalone, arcivescovo dimissionario dell'isola di Cipro nel XII secolo, costituisce una testimonianza di primo piano dei fermenti socio-culturali e politici in una importante area periferica dell'impero bizantino, nella fase cruciale che vede l'incontro/scontro fra Occidente latino, Oriente bizantino e mondo islamico, all'epoca delle Crociate. Cipro fu sempre un crocevia di civiltà, una terra in cui convivevano Cristiani, Ebrei e Musulmani. Muzalone accetta la nomina su pressione diretta dell'imperatore Alessio I Comneno, e arriva nell'isola col proposito di restaurare l'autorità della Chiesa, ma deve scontrarsi con equilibri consolidati e con la sorda ostilità dei potentati locali, sia laici sia ecclesiastici. Ne esce sconfitto, ma descrive la sua esperienza in un poema apologetico in cui spiega le ragioni della sua scelta, impiegando una lingua classicheggiante che si ispira ai modelli della letteratura greca antica (dall'epica alla tragedia e alla tradizione gnomologica), delle Sacre Scritture e dei Padri della Chiesa.
Descrizione dell'opera
«La Chiesa con la sua storia bimillenaria, con la ricchezza del suo patrimonio spirituale e dottrinale, ma aperta al mondo per annunciare in modo adeguato il suo messaggio agli uomini del suo tempo, si è trovata nella difficile situazione di custode del suo passato e insieme promotrice di un coraggioso rinnovamento e aggiornamento, tra due punte estreme che correvano il rischio di dimenticare che i due poli devono essere ambedue salvati e armonizzati: tradizione e innovazione; identità da salvare e novità da promuovere. [...] È questo il nodo di fronte al quale si è sviluppata la vicenda di mons. M. Lefebvre. Ed è questo anche il problema dell'interpretazione del concilio Vaticano II. Solo all'interno di questo grande tema si può comprendere tutta la vicenda lefebvriana e anche l'interesse che la stessa vicenda ha destato nella Chiesa» (dalla Prefazione).
L'opera ricostruisce dettagliatamente la nascita e l'evoluzione dello scisma della comunità fondata nel 1970 da mons. Marcel Lefebvre, operato attraverso la consacrazione di quattro vescovi senza il mandato pontificio (30.6.1988) e di cui ancora oggi sono al vaglio tentativi di regolarizzazione canonica.
Sommario
Prefazione (V. De Paolis). Sigle e Abbreviazioni. Introduzione. I. DALLA FONDAZIONE ALLA COMUNITÀ LEFEBVRIANA ALLO SCISMA DEL 1988. PRIMO PERIODO (1970-1976). 1. La fondazione della «Fraternità Sacerdotale S. Pio X» di Ecône. 2. Il periodo intermedio tra il 1970 e il 1976: analisi storico-critica. 3. L'estate calda del 1976. 4. L'udienza di Castel Gandolfo. 5. La lettera di Paolo VI del 11 ottobre 1976. SECONDO PERIODO INTERMEDIO (1977-1987). 1. Introduzione. 2. La conferenza di palazzo Pallavicini a Roma e la mediazione di mons. Stimpfle. 3. Il concistoro cardinalizio del 27 giugno 1977. 4. Fase iniziale di Ratio agendi circa l'esame del pensiero di mons. Lefebvre. 5. Il monito di Paolo VI nell'anniversario dell'Incoronazione. 6. L'inizio del pontificato del beato Giovanni Paolo II. 7. L'esame delle dottrine presso la SCDF. 8. La corrispondenza Lefebvre-Šeper dopo l'esame preliminare delle dottrine. 9. La dichiarazione dell'8 novembre 1979 di mons. M. Lefebvre. 10. Il clima favorevole della fine del 1979 e l'inizio del 1980. 11. Palazzini e lo studio di un decreto pontificio. 12. Corrispondenza del 20 ottobre 1980 inerente la futura soluzione del caso. 13. L'avvento di J. Ratzinger alla guida della SCDF. 14. Il primo capitolo generale della FSSPX. 15. L'indulto vincolato della Quattuor abhinc annos. 16. L'incontro ecumenico di Assisi del 1986. TERZO PERIODO (1987-1988). 1. Dialogo Ratzinger-Lefebvre e la Lettera ai futuri vescovi del 29 agosto 1987. 2. La visita apostolica del card. É. Gagnon. 3. «Nova et vetera»: Giovanni Paolo II a J. Ratzinger. 4. Il Protocollo di accordo del 5 maggio 1988. 5. Sono caduto in un tranello: la ritrattazione del Protocollo di accordo e i tentativi di conciliazione. 6. La rottura dei colloqui. 7. La lettera di Giovanni Paolo II del 9 giugno 1988 e l'annuncio dell'azione delittuosa. 8. Le ammonizioni canoniche. 9. Le consacrazioni episcopali illegittime del 30 giugno 1988. 10. Termini della controversia: scisma e stato di necessità. II. UNO SCISMA MODERNO. QUARTO PERIODO (1988-2007). 1. Il m.p. Ecclesia Dei di Giovanni Paolo II. 2. Il decesso di mons. Lefebvre e il capitolo generale della FSSPX. 3. L'intervento del Pontificio consiglio per l'interpretazione dei testi legislativi del 24 agosto 1996. 4. Il pellegrinaggio della Tradizione a Roma nel 2000 e i tentativi di una riconciliazione. 5. L'esordio del pontificato di Benedetto XVI. QUINTO PERIODO (2007-2011). 1. Il m.p. Summorum pontificum e la «guerra preventiva». 2. La remissione di scomunica ai vescovi consacrati illegittimamente della FSSPX e la lettera del 10 marzo 2009 di Benedetto XVI. 3. Il riordino della Pontificia commissione «Ecclesia Dei» ed il m.p. Ecclesiae unitatem di Benedetto XV. 4. L'Istruzione Universae Ecclesiae della Pontificia commissione «Ecclesia Dei». «UNA EST COLUMBA MEA». UNO SCISMA MODERNO. 1. L'instaurazione dei colloqui: il dialogo, la visione prospettica. 2. Il c.d. Preambolo dottrinale. 3. Ipotesi di soluzione alla situazione emblematica della comunità lefebvriana. 4. «Una est columba mea»: il superamento delle divisioni tra i credenti in Cristo. Indice dei nomi.
Note sull'autore
CHRISTIAN GABRIELI è dottore in diritto canonico e ricercatore in ambito storico-giuridico. In particolare, svolge attività di ricerca presso gli Archivi vaticani sui complessi rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese all'inizio del Novecento e sul ruolo fondamentale esercitato dal card. Celso Costantini per una loro soluzione. In tale quadro, ha pubblicato contributi scientifici che hanno messo in luce l'importanza della Delegazione apostolica in Cina.
L'11 ottobre 1962 si apre il concilio Vaticano II voluto da papa Giovanni XXIII. Le telecamere della Rai si accendono e parte la diretta, prima in eurovisione, poi in mondovisione. Si spegneranno solo tre anni dopo, nel 1965, a evento concluso. Il concilio, mai come ora, esce così dall'aula conciliare in San Pietro per entrare direttamente nei salotti delle case, nei cinema, nei bar. Nel secolo dei media, anche questa grande assise di vescovi convocati a Roma per un "aggiornamento" della chiesa subisce la mediazione dei moderni mezzi di comunicazione. E quella Rai pedagogica e fanfaniana diretta da Ettore Bernabei, dopo essersi misurata con i media events grazie alle Olimpiadi romane del 1960, si fa trovare pronta, assumendo su di sé il compito di spiegare ai propri telespettatori cosa è un concilio e cosa si farà al concilio; stravolge il palinsesto con rubriche di approfondimento, programmi speciali, documentari, propone interviste, si avvale di storici della chiesa (tra cui Giuseppe Alberigo e Paolo Prodi), propone in prima serata le riflessioni dell'intellighenzia teologica d'oltralpe. I documenti conservati ora nell'Archivio delle Teche Rai diventano quindi rilevanti fonti storiografiche, alla pari dei documenti tradizionali, per osservare da un inedito punto di vista l'evento che più ha segnato la storia della chiesa dopo il concilio di Trento.
Il concilio Vaticano II, l'evento che ha plasmato la fisionomia del cattolicesimo di questo secolo e segnato l'intero ambito cristiano del pianeta, prima di questa opera non era affrontabile sulla base di una ricostruzione storica organica. La "Storia del concilio Vaticano II", promossa dalla Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna e coordinata da Giuseppe Alberigo, costituisce la sintesi di un progetto internazionale che si avvale di una ricchissima base documentaria inedita e dell'apporto di autori di diversi ambienti, lingue e ambiti culturali. L'opera - pubblicata in sette lingue - si articola in cinque volumi e intende ricostruire la dialettica che ha animato l'assemblea nelle varie fasi. Se ne ripropone ora la riedizione italiana, arricchita da una nuova introduzione di Alberto Melloni, già curatore della precedente edizione (1995-2001), e da un apparato iconografico a cura di Federico Ruozzi. Attraverso la lunga fase preparatoria del Vaticano II, apertasi il 25 gennaio 1959 con l'annuncio di Giovanni XXIII e durata sino all'ottobre del 1962, si palesarono con chiarezza le difficoltà e le tensioni che avevano percorso il cattolicesimo del Novecento. L'intenzione ecumenica di Giovanni XXIII aveva sollevato entusiasmi, talora ingenui, mobilitando comunque energie sconosciute nel corpo delle chiese e sollecitando un confronto con i ritmi incalzanti della storia e i suoi profondi mutamenti.
Il concilio Vaticano II, l'evento che ha plasmato la fisionomia del cattolicesimo di questo secolo e segnato l'intero ambito cristiano del pianeta, prima di questa opera non era affrontabile sulla base di una ricostruzione storica organica. La "Storia del concilio Vaticano II", promossa dalla Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna e coordinata da Giuseppe Alberigo, costituisce la sintesi di un progetto internazionale che si avvale di una ricchissima base documentaria inedita e dell'apporto di autori di diversi ambienti, lingue e ambiti culturali. L'opera - pubblicata in sette lingue - si articola in cinque volumi e intende ricostruire la dialettica che ha animato l'assemblea nelle varie fasi. Se ne ripropone ora la riedizione italiana, arricchita da una nuova introduzione di Alberto Melloni, già curatore della precedente edizione (1995-2001), e da un apparato iconografico a cura di Federico Ruozzi. Già all'apertura dell'11 ottobre 1962, la vita della grande assemblea conciliare si caratterizza per i ritmi complessi, per l'accavallarsi di argomenti, istanze, sentimenti che percorrono l'assemblea plenaria, le commissioni, gli osservatori, i gruppi informali, le grandi residenze dei vescovi, i centri d'informazione, la stampa e l'opinione pubblica. Nel corso delle settimane che occupano questo primo periodo del concilio, chiusosi l'8 dicembre del 1962, vengono posti in discussione temi decisivi per il cattolicesimo contemporaneo.
Il territorio verdeggiante e a tratti roccioso della penisola athonita rappresenta il caso unico al mondo di una Repubblica monastica ancora nel pieno delle sue forze dopo oltre un millennio di storia. La data di fondazione comunemente accettata dagli studiosi è quella del 963, anno in cui il monaco Atanasio diede vita al monastero della Grande Lavra. La storia religiosa di questo lembo di terra della Calcidica era però già iniziata molto tempo prima, sin dall'epoca tardo-antica, quando numerosi e oscuri eremiti vi trovarono rifugio. Oggi il Monte Athos, con i suoi venti monasteri, rappresenta il cuore spirituale del cristianesimo ortodosso. In questo luogo di silenzio e di preghiera si è conservata inalterata l'antica tradizione mistica ereditata dagli anacoreti del deserto egiziano. Questo libro narra il pellegrinaggio del grande scrittore russo nei vari monasteri, un racconto che traccia non solo un quadro storico e agiografico di questa terra, ma che riesce a proiettarci nel battito emozionale e spirituale di uno dei luoghi più cari al cristianesimo.
A mezzo secolo dalla pubblicazione della classica "Storia delle crociate" di Steven Runciman, "Le guerre di Dio" di Christopher Tyerman è oggi, per la meticolosità e l'approccio innovativo, il testo di riferimento sull'argomento. Non solo in quanto prende in considerazione le acquisizioni più recenti della ricerca storica, ma anche perché fa i conti con una mutata sensibilità culturale. L'autore, medievista di Oxford, colloca innanzitutto gli eventi in una cornice più vasta e realistica, che tiene conto di tutte le forze che portarono alle crociate: sia quelle politiche e religiose, sia quelle culturali, economiche, sociali, demografiche. Dalla pressione araba in Spagna, ai movimenti ereticali in Francia, alle sacche di paganesimo nei paesi baltici: per la prima volta in maniera tanto esaustiva, le crociate vengono viste come l'evento globale che furono, un qualcosa che va ben al di là delle campagne militari in Terrasanta. Una vera e propria visione del mondo, che ha definito la mentalità europea tra l'anno Mille e la" scoperta" dell'America. Tyerman porta alla luce l'intreccio di aggressività e paranoia, utopia e miopia che si materializzò nelle guerre (in Medio Oriente o nel "fronte interno", contro i movimenti ereticali), raccontando le storie degli individui che vi presero parte, dai personaggi celebri a quelli che nessuna cronaca riteneva degni di riportare ma che ugualmente contribuiscono a questo grandioso, paradossale affresco storico.