
Con l'affermazione che il magistero della Chiesa non è al di sopra della Sacra Scrittura, ma al suo servizio, la Riforma protestante accende un dibattito che ha conseguenze sull'intero cristianesimo occidentale e sulla cultura europea della prima età moderna. Lo sforzo di procedere nel solco della teologia medievale, il vigoroso tentativo umanistico di privilegiare la Bibbia alle cerimonie e ai riti esteriori e l'applicazione pratica del principio del sola scriptura come unica fonte della rivelazione e norma della fede non sono tuttavia né semplici né pacifici. Se in campo cattolico questo tema diviene la prima questione teologica di peso affrontata al Concilio di Trento, con dibattiti accesi e prolungati, in ambito protestante si verifica un processo di identificazione tra Scrittura e Parola di Dio che produce l'effetto di considerare la Bibbia un libro ispirato persino nell'apparato di vocalizzazione del testo ebraico. L'insolita "battaglia delle vocali" che ne deriva scuote le Chiese riformate per oltre mezzo secolo e mostra i limiti e la grandezza del protestantesimo del Seicento nel mezzo di una transizione epocale dall'aristotelismo al cartesianesimo.
Il volume raccoglie gli interventi di Giovanni Colombo al Vaticano II e tutta una serie di suoi discorsi e conferenze nel postconcilio. Vi appaiono anzitutto le Lettere, che dal 1963 al 1965 l'arcivescovo, presente al Concilio, inviò agli Ambrosiani per illustrarne e commentarne i lavori, i dibattiti e i documenti. La chiarezza della rievocazione e la finezza dei giudizi, non discompagnata da una contenuta emozione, fanno di questo epistolario una delle più vive e mature testimonianze di quell'evento, e tuttora una guida sicura per comprenderlo. Gli altri scritti editi nel volume, e scelti tra quelli più significativi, attestano l'intenso impegno di Colombo sia a spiegare il senso esatto dei testi del Concilio e a rilevarne con puntuali precisazioni i non rari e diffusi fraintendimenti, sia a orientarne e a determinarne la giusta e illuminata applicazione. In questa linea egli tratta di vari temi - come la Chiesa, la liturgia, la teologia, il laicato, la cultura, l'arte, il lavoro, la pastorale -, richiamando la lettera e lo spirito del Concilio alle varie categorie di persone, dai medici agli operatori economici, dagli artisti ai religiosi. L'arcivescovo di Milano sa comporre un coraggioso e prudente rinnovamento e una ferma fedeltà alla tradizione: mentre non si lascia confondere o incantare da avventurose e deleterie novità, non rimane tuttavia ancorato in forme antiche felicemente superate dal Vaticano II.
"Scrivere un commento alla Lumen gentium a cinquant'anni dall'apertura del concilio non è la stessa cosa che scriverlo a evento appena concluso. Tante vicende si sono intrecciate in questi anni, segnando la storia dell'umanità e, dentro questo processo sempre più veloce e impetuoso, la storia della Chiesa. La percezione che questa ha di sé è profondamente mutata, sia per quanto il concilio ha determinato, sia per il processo di recezione - o di non-recezione - che si è sviluppato da allora ad oggi. Ma la situazione è talmente mutata che è lecito porsi la domanda se e quanto il Vaticano II costituisca ancora un tema di interesse per le nuove generazioni, che quell'evento non hanno vissuto e di cui hanno sentito parlare in modo tanto contraddittorio." (D. Vitali )
Benedetto XVI ha rinunciato al ministero petrino richiamando la Chiesa alla necessità di affrontare con vigore le sfide del nostro tempo. Dopo questo gesto «rivoluzionario» è stato tutto un convulso susseguirsi di eventi, suggestivi, commoventi, drammatici, imprevisti. Trascorso poco più di un mese da quel giorno viene eletto Papa il card. Jorge Mario Bergoglio. I gesti e il linguaggio di papa Francesco hanno raccolto il testimone di papa Benedetto, evocando da subito l’immagine di una chiesa povera, piena di speranza e di misericordia.
P. Antonio Spadaro, direttore della prestigiosa rivista «La Civiltà Cattolica», ricostruisce questo passaggio epocale dal suo privilegiato punto di osservazione, interrogandosi sul suo significato e sulle prospettive per il futuro. Essendo gesuita, e dunque formato alla stessa scuola spirituale di papa Francesco, p. Spadaro riconosce i tratti specifici della spiritualità di Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù, che plasmano lo stile di vita, di preghiera e di azione del nuovo Vescovo di Roma.
Queste pagine, in definitiva, aiutano a comprendere che abbiamo vissuto – anzi, stiamo ancora vivendo – un’esperienza davvero unica di riforma e di amore per la Chiesa.
Antonio Spadaro (1966), gesuita, è il direttore della rivista «La Civiltà Cattolica». È inoltre Consultore del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Autore di molti volumi sulla cultura contemporanea, ha riservato una speciale attenzione a due temi: quello del rapporto tra la cultura umanistica, specialmente letteraria, e la fede; e quello della teologia al tempo in cui Internet e i media digitali hanno un forte impatto sul modo di pensare (Cyberteologia. Pensare il cristianesimo al tempo della rete è il suo titolo più recente). È molto attivo anche in Rete con il suo blog cyberteologia.it e il suo account twitter @antoniospadaro.
La storia dell'Azione cattolica è una storia di laicità cristiana vissuta, di testimonianze da ascoltare, di 150 anni di protagonisti, fatti, avvenimenti che trovano un riscontro vivo e originale nelle chiese locali del nostro paese. Ed è una parte non indifferente della storia della Chiesa italiana. Ernesto Preziosi, in questa nuova edizione, ce ne svela i segreti.
Essere fedeli laici oggi rappresenta una sfida più complessa di quanto non lo sia stata cinquant'anni fa, alla fine del Concilio Vaticano II. Un mondo in continuo divenire, e sempre più difficile da interpretare, interpella i credenti quanto alla loro coerenza nella fede, soprattutto nei comportamenti ordinari. Il metodo della dottrina sociale della Chiesa - vedere, giudicare, agire (Giovanni XIII, "Mater et Magistra", 1961) - suggerisce alcuni passi di un discernimento della società contemporanea secondo le indicazioni del magistero. Sta alla comunità ecclesiale accogliere e promuovere il contributo dei suoi fedeli laici alla conoscenza e alla valutazione del mondo di oggi, per un'evangelizzazione efficace, fondata sull'autenticità della testimonianza cristiana.
"Il tema che è stato prima di tutto affrontato, e che in un certo senso nella chiesa è preminente, tanto per sua natura, che per dignità - vogliamo dire la sacra liturgia – è arrivato a felice conclusione e viene oggi da Noi con solenne rito promulgato. Per questo motivo il nostro animo esulta di sincera gioia. In questo fatto ravvisiamo infatti che è stato rispettato il giusto ordine dei valori e dei doveri: in questo modo abbiamo riconosciuto che il posto d'onore va riservato a Dio",
Con queste parole entusiaste, il 4 dicembre 1963 papa Paolo VI salutava la promulgazione della Costituzione sulla sacra liturgia "Sacrosanctum Concilium", primo fra i documenti emersi dal Concilio Vaticano II.
A cinquant'anni da quello storico evento, la Facoltà Teologica di Sicilia ha tentato di raccogliere la preziosa eredità, declinando, nella polifonia dei contributi qui raccolti, gli accenti, le sfide e le provocazioni che quel testo ancora oggi offre alla vita, al pensiero e alla preghiera della Chiesa.
Contravvenendo alle periodizzazioni classiche, questo libro racconta la storia dell'incontro tra la Chiesa cattolica e il fascismo partendo dall'infanzia di Benito Mussolini, alla fine del lungo Ottocento, e arrivando al crollo della Repubblica sociale. La scelta risponde al bisogno di dar conto dei mutamenti che investono la società italiana e, al suo interno, il cattolicesimo, per giungere alla ricostruzione complessiva di una pagina cruciale della nostra storia. Già prima del Concordato la Chiesa alimentò il mito del duce e ampliò il consenso al regime. Ma l'ambizione totalitaria del fascismo spinse papa Pio XI a competere con Mussolini per il controllo delle coscienze. Dalla Conciliazione in avanti, così, i vertici vaticani adottarono una strategia politica giocata su due tavoli: fervido sostegno al governo di Mussolini, manifestato nel messaggio pubblico; rivendicazione di una separata e contrastante identità nel confronto riservato con i poteri politici. Non basta quindi seguire le stanze del potere. Soprattutto quando il fascismo diventa Stato: tutto si amplia, tutto si complica, mentre il degenerare dei rapporti internazionali, la realtà della guerra, la tragedia degli ebrei pongono la Chiesa, a partire dai suoi vertici, dinanzi a scelte ineludibili.
Dopo Augusto non c'è stato imperatore romano che abbia regnato più a lungo di Costantino il Grande (306-337 d.C.) o che abbia fatto scelte di maggiore portata rivoluzionaria. Arnaldo Marcone traccia il ritratto a tutto tondo di un imperatore della cui azione forse non si sono ancora colti a pieno tutti gli aspetti di novità: fu Costantino infatti a dare all'impero una nuova religione, una nuova capitale, una nuova organizzazione dell'esercito. Non in tutti i campi gli arrise il successo; in particolare, disastroso fu il fallimento del suo disegno di fondare una dinastia personale con i suoi figli, né duratura si rivelò l'organizzazione da lui disegnata per il potere imperiale.
Il Concilio Vaticano II ci ha riportato alla grande Tradizione della trasmissione del Vangelo, affidata - nella Chiesa nascente e nella storia della santità umile e nasconsta - in primo luogo alla testimonianza, allo stile, al racconto. Oggi, a cinquant'anni dal Concilio, ci sono ipotesi e prassi diverse rispetto a quelle che privilegiano la fede e restano radicate nel Vangelo: c'è chi si affida al ritorno del sacro o alla funzione sociale della Chiesa; c'è tanto attivismo spesso privo di pensiero; c'è una ricerca di presenza e di consenso molto diversa dalle logiche evangeliche del seme e del lievito. La memoria del Concilio - arricchita dall'esperienza di un Sinodo diocesano che ne ha riproposto e attualizzato messaggi e stili - permette di continuare a pensare con semplicità che invece il Vangelo lo trasmettiamo anzitutto con la vita e con ciò che lo Spirito ci ispira nelle "piccole vie" della vita di ogni giorno. Tale è la materia di questo libro: i giorni concreti della vita, guardati e sentiti nella loro incidenza, nella loro forza, nella loro gioia, nel loro dolore anche. Con la sola preoccupazione di mantenere vivo il filo (e la domanda) su che cosa abbia rappresentato il Concilio nell'esistenza cristiana, su quello che soprattutto può e deve essere per il futuro che ci attende. Nella gioia di sintonie inaspettate con le parole, i gesti e gli stili del nuovo Vescovo di Roma Francesco, potendo con lui "sognare" una Chiesa povera e per i poveri.
Affascinanti vite di donne in comunione con la chiesa e con gli uomini tutti.
Gli studi sulla condizione della donna nella chiesa antica sovente si sono limitati a evidenziare l’antifemminismo dei padri della chiesa. Forse c’è qualche altra parola sulle donne, qualche altra parola di donne che, nonostante tutto, è pervenuta fino a noi. In questa raccolta abbiamo voluto cercare queste parole di donne e sulle donne nell’ambito ristretto della vita monastica dai suoi albori fino al vi secolo, cioè fino a Scolastica, sorella di Benedetto; le biografie di monache qui raccolte provengono da ambienti sociali e culturali molto diversi, dall’oriente e dall’occidente, da un’area geografica che dall’Egitto risale a Roma passando per la Palestina.
La dimensione femminile serba in sé un anelito alla vita di comunione, perché vi è inscritto nelle viscere uno spazio di accoglienza per altri, e per Altro, una custodia delicata e forte. Nei vangeli si legge di donne abitate da passioni forti, di donne che seguono il Signore fin sotto la croce, si prendono cura di lui, del suo corpo, fino a diventare le prime testimoni del Risorto: quel volto luminoso ha continuato nella storia a muovere il desiderio di incontro con chi si ha accanto nella casa, nella comunità, nella chiesa, nel mondo, il desiderio di relazioni che danno vita.