
La madre di Dio e Madre della Chiesa risplende come la Stella guida del Concilio Vaticano II, della nuova evangelizzazione e inculturazione. Il Concilio Vaticano II è stata la via ispirata da Dio per permettere alla Chiesa di affrontare le nuove sfide della modernità, in un mondo sempre più scientifico e tecnologico ma contrapposto al polo di Dio Creatore e Redentore. Il Concilio ha rappresentato un rinnovamento, non una rivoluzione, in continuità con la sacra Tradizione, come ha ben dimostrato il magistero dei Papi conciliari" attraverso encicliche, esortazioni apostoliche e catechesi. La Vergine Maria insidiata dal drago dell'Apocalisse mentre sta partorendo Gesù è il simbolo della Chiesa cattolica attaccata dal mondo e dai diversi estremismi mentre sta generando il nuovo uomo: solo la fedeltà al Magistero, alla preghiera e al Rosario permetterà la realizzazione di una Chiesa viva e di una nuova evangelizzazione. "
Volume 7/1 dell'Opera Omnia del papa emerito Benedetto XVI.
L’idea del libro era inizialmente di una intervista a mons. Bettazzi sulla sua vita. Alla fine ciò che l’autore e l’intervistato si sono ritrovati per le mani è invece una lunga e articolata chiacchierata, un dialogo ma anche un incalzare reciproco di riflessioni e rimandi e di citazioni di grandi autori. La vita di mons. Bettazzi fa da sfondo a questo dialogo sui temi del Concilio, svolti seguendo un alfabeto tematico, per parole chiavi e suggestioni. Dalla A alla Zeta il confronto tra il monsignore, che giovanissimo prese parte ai lavori del Concilio, e il professor Budaci coglie le attese e le speranze che oggi animano la Chiesa di Francesco, che a 50 anni dal Concilio è chiamata a fare i conti sul tanto che resta ancora da avviare piuttosto che da portare a termine. Alla fine il lettore sarà sommerso da pensieri aperti, da domande ancora possibili, dalla certezza di aver dialogato anche lui con un vescovo, ora emerito, ma di certo audace e singolare interprete da sempre di una Chiesa prossima all’umanità e per questo “più umana” nel suo incarnare il divino.
Chi erano gli uomini che fondarono i primi monasteri? Quali le loro esigenze? Perché ben presto gli ordini monastici divennero un faro della cultura nelle temperie del Medioevo? Partendo dai dati disponibili, prese in esame tutte le fonti antiche giunte fino a noi, l'autore delinea la storia del monachesimo dalle origini a Benedetto da Norcia, chiarendo gli aspetti religiosi, spirituali, ambientali, sociali che hanno portato alla nwascita del fenomeno. Un libro di agile lettura, in cui le vicende di uomini e donne votati alla contemplazione sono narrate con dovizia di particolari.
Nel corso della guerra civile che ha insanguinato l'Italia, il tributo pagato dalla Chiesa con l'uccisione dei suoi sacerdoti è stato altissimo. Ma mentre per i sacerdoti uccisi dai nazifascisti sono state intitolate vie o luoghi pubblici, il ricordo delle vittime dei partigiani comunisti è praticamnete scomparso. Ad eccezione del seminarista Rolando Rivi, che è stato beatificato, nessuno degli oltre 130 preti e religiosi uccisi dai partigiani comunisti ha raggiunto la gloria degli altari. La loro morte è stata considerata un effetto collaterale di una tragedia che ha visto l'un contro l'altro armati fratelli italiani. Invece furono martiri in odio alla fede e pertanto meritevoli della beatificazione. Questo quaderno vuole iniziare a riconoscere pubblicamente il loro sacrificio affinché sia seme di nuovi cristiani.
Il volume contiene venti saggi scritti da grandi specialisti italiani, francesi e tedeschi sull’Ordine religioso dei Templari, i Pauperes Commilitones Christi Templique Salomonis. Rispetto alla conoscenza diffusa sull’argomento, sono presenti novità assolute, per esempio in rapporto alla legislazione, con gli studi sul manoscritto 44 A 14 della Biblioteca Corsiniana di Roma appartenente all’Accademia dei Lincei, ma anche per gli studi condotti in ambito inglese su un codice di recente ritrovamento della Biblioteca Capitolare di Modena, sicuramente appartenuto a una domus templare italiana, in cui sono descritte le cerimonie liturgiche dei cavalieri del Tempio. Inoltre si è voluto inserire la storia di questo Ordine religioso nel contesto del Mediterraneo al tempo delle spedizioni, o meglio dei pellegrinaggi armati (passagia) verso la Terra Santa. Specialisti di sicura competenza hanno affrontato il problema dei rapporti tra i pauperes commilitones e i poteri costituiti, imperatori, re, papi e sultani, mentre altri hanno indagato il loro modo di rappresentarsi nei sigilli utilizzati da alcuni responsabili dell’Ordine. Ogni saggio, di facile lettura, si conclude con una bibliografia utile per chi voglia approfondire le questioni trattate. Il tutto senza alcun cedimento ai miti storiografici e letterari che continuano a circolare nella cultura mondiale. In particolare, il saggio conclusivo del libro affronta nello specifico la storia di queste utilizzazioni del mito templare, chiarendone le ragioni e le implicazioni religiose, politiche e sociali.
Questo libro ricostruisce il percorso compiuto dalla Chiesa nella sua relazione con il moderno, assumendo un punto di vista specifico: l'atteggiamento elaborato dal papato. Se il confronto di quest'ultimo con la cultura moderna era iniziato già nel corso della Rivoluzione francese, il punto di partenza prescelto è il pontificato di Pio X che, con la solenne condanna del modernismo nell'enciclica "Pascendi" del 1907, segna una svolta: il moderno, da avversario con cui misurarsi anche per poter essere al passo con i tempi, diventa il nemico che penetra nascostamente all'interno della Chiesa per dissolverla. Vengono qui delineati i tratti fondamentali con cui ciascuno dei pontefici successivi, fino a papa Francesco, si è confrontato con questo insieme di problemi, cercando di definire una linea di presenza della Chiesa nella modernità. Tra continuità dottrinali, differenze pastorali e, talvolta, innovazioni teologiche.
Pubblicato nel 1905 questo libro resta ancora oggi un riferimento insostituibile per capire come le prime generazioni cristiane hanno affrontato il tema della guerra e del servizio militare. Dallo studio emergono due tendenze che seguiranno nel corso della storia, ben oltre i primi secoli del cristianesimo, strade diverse e talvolta contrapposte. Il servizio militare, pur nella varietà delle tipologie dell’esercito imperiale, verrà ad un tempo accettato e rifiutato mentre il linguaggio militare utilizzato già da Paolo e ripreso dai Padri come vero topos letterario finirà per esercitare un influsso che produrrà progressivamente assuefazione al servizio militare mentre la spirituale milizia di Cristo diverrà, a partire dall’epoca costantiniana, una concreta milizia nell’esercito dell’imperatore. È dunque in questi primi secoli che il cristianesimo passa progressivamente da religione di pace ad una forma di militanza che prevederà in nome di Cristo l’uso delle armi e della violenza sotto le insegne del papa, dell’imperatore o del potere politico cristianamente devoto.
In questo libro si racconta la storia del processo intentato dal tribunale dell’Inquisizione di Udine contro Ambrogio Castenario, un fabbro tedesco proveniente da Lubiana, condannato a morte dopo una vita vissuta a Udine nella più completa oscurità. L’incartamento del processo – conservato nell’archivio della Curia Arcivescovile di Udine – riesce a darci un ritratto molto preciso della sua fede, delle sue convinzioni e del suo modo di viverle; della sua vicenda umana, insomma, che lo avrebbe portato prima al cospetto del tribunale dell’Inquisizione e, successivamente, alla condanna a morte in quanto eretico impenitente.
La Prima guerra mondiale scoppiò in una Europa globalmente cristiana, e la tentazione di mescolare fino a confonderle guerra e religione non fu illusoria. Se il ritorno sugli eventi del Primo conflitto mondiale potesse aiutarci a comprendere l’incongruità della strumentalizzazione della religione come della sacralizzazione della guerra e della violenza, questo volume avrebbe assolto ad uno dei suoi compiti maggiori. Attraverso questa raccolta di studi, inoltre, si intende far capire meglio l’essenza della posizione della Santa Sede nei conflitti, specialmente quando i contendenti sono cristiani, anzi cattolici. La Santa Sede, infatti, non rivendicò tanto una certa «neutralità», bensì una reale «imparzialità» in cui manifestò attivamente il suo interesse per la pace e offrì il suo contributo a creare le condizioni di una dignitosa e pacifica convivenza.
Il caso delle relazioni tra la Santa Sede e l’Ungheria si rivela emblematico, perché malgrado le vicissitudini nella Storia e le variazioni dei regimi politici, Santa Sede e Ungheria – eccetto il periodo sovietico – affermarono sempre la loro comune volontà di cooperare per il bene comune, ciascuna nella sfera di propria competenza, in un clima di fiducia, stima e fattiva collaborazione. Dopo la fine dell'impero Austro-Ungarico, Santa Sede e Ungheria decisero di mantenere e sviluppare le loro relazioni in un contesto decisamente nuovo. Sin dal 1920 e fino al 1945, quando il Nunzio apostolico fu espulso, scopriamo l'intensa attività della Chiesa cattolica e in particolare quella della Santa Sede e dei suoi Rappresentanti, non soltanto al servizio della vita interna della Chiesa e delle sue comunità, ma anche in favore dell'intera società ungherese, in particolare durante la Seconda guerra mondiale, grazie ad una coraggiosa e proficua "diplomazia umanitaria". Questo volume porta delle conoscenze nuove, grazie ad una approfondita ricerca archivistica, e apre inedite prospettive di ricerche, tanto immenso si rivela il campo delle relazioni diplomatiche.