
"Questo libro è il frutto di una vita". Così esordisce il prefatore di questo testo, monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, affermando una verità profonda, che da sola già dice la ricchezza del volume che il lettore si trova fra le mani: avendo, infatti, dedicato tutta la sua esistenza di consacrato ad approfondire quella che è la straordinaria esperienza della vita umana, quando abitata dalla spiritualità credente cristiana, padre Luigi Borriello offre in queste pagine una formidabile sintesi introduttiva alla teologia della vita spirituale, pescando in una secolare tradizione (biblica ed ecclesiale) e traducendo nel mondo contemporaneo e nella cultura secolare il centro del mistero cristiano, in maniera attenta al linguaggio e ai bisogni dell'uomo d'oggi. La vita spirituale, infatti, secondo la teologia che ne studia le manifestazioni e le descrive, rivela, quando ben compresa, la vocazione "mistica- di ciascuna persona: ognuno di noi è chiamato a esistere secondo una "vita trinitaria", centrata sulla preghiera come incontro personale con Cristo "Dio fatto carne". Borriello non dimentica, tra l'altro, che a differenza di molti spiritualismi in auge, la spiritualità cristiana ha bisogno di relazioni umane per svilupparsi appieno e, dunque, non può che manifestarsi che nella Chiesa e nei processi esistenziali e comunitari della storia umana e cristiana. Non un libro di "teoria", dunque, ma un libro incarnato nell'esistenza e che, perciò, presenta, come ancora sottolinea Sorrentino, «a lettori e ascoltatori non solo dei concetti, ma degli orientamenti di vita», che speriamo possano essere fecondi per chiunque lo avrà fra le mani.
Descrizione dell'opera
Mazzolari scrisse il romanzo La pieve sull’argine, dai tratti fortemente autobiografici, nel 1951: il nome del protagonista del racconto, don Stefano Bolli, è lo pseudonimo che don Primo utilizzava per firmare i suoi pezzi su Adesso. Da quelle pagine emerge il travaglio religioso e intellettuale di un uomo che visse gli eventi del primo conflitto mondiale come una tragedia personale e collettiva, e che uscì da quella esperienza profondamente mutato. La guerra era divenuta per lui occasione per una più generale riflessione sul significato della vita e della fede.
A partire dalla seconda edizione del romanzo (1966), vi fu aggiunto il capitolo inedito L’uomo di nessuno: si tratta di un testo che Mazzolari lasciò incompleto e dunque, soprattutto nelle ultime parti, risulta soltanto un abbozzo di stesura.
Con questo sesto volume, che segue Il compagno Cristo, i Discorsi, I preti sanno morire, Impegno con Cristo e Lettera alla parrocchia - La parrocchia, la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB proseguono nell’edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva di apertura.
Sommario
Introduzione (D. Saresella). Presentazione (A. Bergamaschi). Nota. La pieve sull’argine. L’uomo di nessuno.
Note sull'autore
Primo Mazzolari (Boschetto [CR] 1890 - Cremona 1959) viene ordinato sacerdote nel 1912. Nel 1932 è nominato parroco di Bozzolo, luogo definitivamente legato al suo nome. Pacifista sensibile alla causa degli oppressi e alla prospettiva ecumenica, anticipò molte posizioni del Vaticano II dalle pagine del suo giornale Adesso e nei suoi libri. Agli scritti di don Primo Mazzolari le EDB hanno dedicato la ristampa integrale delle annate di Adesso e un’intera collana ormai esaurita, di cui sono stati da poco ristampati: Rivoluzione cristiana; Della fede - Della tolleranza - Della speranza; La parola che non passa; Lettere al mio parroco; La Via crucis del povero; Lettere ai familiari. Sono inoltre già state pubblicate le nuove edizioni ampliate e con inediti di Diario. I (1905-1915); Diario. II (1916-1926); Diario III/A (1927-1933); Diario III/B (1934-1937), Diario IV (1938-25 aprile 1945), nonché l’edizione critica de Il compagno Cristo (2003), dei Discorsi (2006), de I preti sanno morire (2007), di Impegno con Cristo (2007) e Lettera sulla parrocchia - La parrocchia (2008).
Note sulla curatrice
Daniela Saresella insegna storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano. Studiosa del mondo cattolico, ha pubblicato: Romolo Murri e il movimento socialista (1891-1907), Urbino 1994; Il modernismo, Milano 1995; Cattolicesimo italiano e sfida americana, Brescia 2001; Dal Concilio alla contestazione. Riviste cattoliche negli anni del cambiamento (1958-1968), Brescia 2005; ha inoltre curato il volume Spiritualità e utopia. La rivista «Coenobium» (1906-1919), Milano 2007.
Al suo affacciarsi, il secolo XIX appariva dominato da un generale spirito di restaurazione. Chi avesse preteso suggerire un'indicazione di novità, nel pensiero o nel costume come nella religione, avrebbe suscitato solo parole di condanna. Da questo contesto iniziale l'autore parte per rileggere lo snodarsi del cammino dell'esperienza spirituale cristiana durante l'Ottocento. Ne risulta una galleria di volti e di personaggi (laici, religiosi e preti) con i loro problemi e le loro aspirazioni spirituali, attraverso i quali l'azione dello Spirito si è manifestata nei modi più diversi per purificare e schiarire sempre più il messaggio evangelico, affidato all'intero popolo di Dio in cammino nella storia.
Questo lavoro, a metà strada tra il semplice vocabolario e il dizionario propriamente detto, si prefigge di illuminare in modo accessibile coloro che si interessano della spiritualità di Don Bosco e della famiglia salesiana che a lui si richiama: Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori, Volontarie di Don Bosco, Exallievi, appartenenti alle varie congregazioni religiose aggregate a questa famiglia, amici o semplici simpatizzanti alla ricerca di un'informazione rapida sull'uno o sull'altro punto della vita salesiana.
Questo libro si propone di stabilire il testo, identificare l'autore, precisare la datazione e comprendere il significato storico di una delle molteplici leggende che hanno a tema Francesco d'Assisi: quella di Tommaso da Celano. La tradizione intellettuale francese ha distinto e, a volte, contrapposto due momenti del mestiere dello storico: la ricerca delle fonti e la ricerca del significato. E' una distinzione operativa, anche salutare, se non fosse accompagnata da una distribuzione dei ruoli e da un giudizio di valore...
Il libro è un fluire di immagini e parole, dove queste due dimensioni si mescolano e alimentano a vicenda e, volontariamente, non sono scindibili: l'arte delle parole e il linguaggio delle illustrazioni danzano e si sostengono armoniosamente. L'autore, che nasce come artista-illustratore, dà voce, in questo volume, alle opere che ama dipingere con atmosfere avvolgenti e cura dei dettagli. Una saggio di riflessioni meditate e interiorizzate, dove il sacro e il profano si abbracciano in un'unica dimensione e il cui scopo è suscitare interrogativi nel lettore e infondere quella speranza di cui oggi abbiamo tanto bisogno. Il testo parte da alcuni temi approfonditi negli anni quali: la quotidianità come luogo dello stupore, la fragilità come fonte di ricchezza, la bellezza come spazio irrinunciabile di crescita. La seconda parte è una rilettura di alcune figure evangeliche con un linguaggio diretto e concreto, dove i personaggi tratteggiati ispirano e provocano il lettore proprio perché colti nella loro umanità e vicinanza. Nella terza parte emergono le persone, gli affetti e gli ambienti che circondano il mondo dell'autore. Una suddivisione che in realtà è solo apparente perché chi scrive ama e non riesce a scindere queste tre dimensioni. Proprio per questo il vangelo, qui, profuma di realtà e il reale si incarna nella buona novella. Il testo trova la sua continuità a partire dalle illustrazioni finemente curate e da un linguaggio diretto e poetico allo stesso tempo. Il filo conduttore sta proprio nel titolo "Fango", dove ogni capitolo, ogni persona, risultano l'impasto di acqua e terra vivificato dal soffio divino. Sporco ma benedetto. Prefazione di don Luigi Verdi.
Nella nostra esistenza la morte resta l'evento ineluttabile per eccellenza, anche se oggi si vive come se si fosse immortali. La morte viene rubata all'uomo, come se fosse qualcosa di osceno, e la nostra vita rischia di non avere più un confronto con il momento della propria finitudine. Il libro è una forte - e insieme consolante - reazione alle ideologie dell'edonismo che confina l'esperienza della morte nello spazio degli emarginati o della incoscienza.
"Tre secoli sono trascorsi, eppure davanti a Jean-Joseph Surin anche oggi gli uomini s'arrestano discordi e perplessi e si chiedono: ossessione demoniaca o nevrosi? supreme prove del mistico o fenomeni isterici? grazia o follia? o tutte queste cause insieme? C'è un groviglio di elementi inquietanti in giro al Surin: bisogna ammetterlo. Tuttavia i segni della sua grandezza emergono da quel groviglio e s'impongono indiscutibilmente, simili a vette luminose che si elevano da campi di nebbie informi e fluttuanti. Pensatelo pure affetto da nevrosi, ma voi non potrete disconoscere che egli abbia esercitato una vasta e profonda efficacia sulle coscienze migliori del suo ambiente e del suo secolo. Innumerevoli anime (e non tutte suggestionabili o ingenue), prese dal suo fascino spirituale, si sono poste sotto la sua guida e realmente hanno raggiunto le cime della perfezione cristiana." (Giovanni Colombo)
Dalle parole del Vangelo un insegnamento da attuare e mettere in pratica ogni giorno. La "Parola di vita" è una creazione di Chiara Lubich. Più che un commento al Vangelo, ne è una lettura carismatica, un'intuizione, un deciso impulso a metterlo in pratica, a viverlo. Presenta un carattere immediato, incisivo, diretto. Destinata fin dal principio a un vasto pubblico, è sempre apparsa su foglietti modesti, scritti con un linguaggio alla portata delle persone più umili. Nell'ampia produzione letteraria della Lubich costituisce un genere particolare. Pur nella sua semplicità, l'iniziativa ha offerto un notevole contributo alla riscoperta della Parola di Dio nella Chiesa del Novecento, trasmettendo un "metodo" per vivere la Scrittura e condividerne i frutti. L'edizione curata da Fabio Ciardi ne raccoglie la quasi totalità, circa 350 Parole di vita, coprendo un arco di anni che va dagli inizi dell'esperienza evangelica della fondatrice del Movimento dei Focolari (il primo commento è del 1943) fino alla sua morte.
Un sussidio per la predicazione e l’attività pastorale dagli scritti di uno straordinario protagonista dell’arte oratoria.
Vissuto in un’epoca sconvolta dalle guerre di religione, Francesco di Sales dedica molta parte dell’attività pastorale alla predicazione. Vasta erudizione, tatto squisito, vigore comunicativo, abitudine a parlare con precisione e chiarezza: sono le qualità che già i contemporanei gli riconoscono. Per Francesco di Sales l’assemblea che assiste al suo discorso non costituisce un’astrazione; la sua anima entra in comunicazione con ogni singola anima. La sua principale preoccupazione è rendere la predicazione comprensibile a tutti, in particolare ai semplici e agli umili. Le Esortazioni costituiscono uno straordinario documento della sua arte oratoria.
Il libro sviluppa alcune importanti questioni di ecclesiologia: il ruolo sacramentale della Chiesa nella sua interezza; la funzione della grazia; la presenza incessante dello Spirito; il sacerdozio universale; lo sguardo dell’autore si apre su ampi orizzonti di vedute, animato dalla ricerca delle vie dello Spirito attraverso la storia di peccato e santità degli uomini.

