
La vita di Charles de Foucauld, nato a Strasburgo nel 1858, fu guidata dall'irrequietezza: quella del giovane alla ricerca del piacere, poi del viaggiatore assetato di conoscenza e infine del convertito che non cessa d'interrogare la propria fede e di metterla alla prova nel mondo. Michel Carrouges - poeta e studioso del surrealismo, un'altra figura di cristiano inquieto - ne scrive la biografia scegliendo lo stile piano della pura evidenza dei fatti: una radicale testimonianza d'amore in forma di romanzo d'avventure. L'ateo Charles combatte in Algeria e compie importanti spedizioni geografiche in Marocco, ma un'inquietudine più profonda lo porta a intraprendere un lungo cammino di conversione, dal pellegrinaggio in Terra Santa fino al definitivo ritorno in Africa. Qui il «fratello universale» studia la lingua e la cultura tuareg, fonda un eremo e si oppone alle violenze dei predoni, che lo uccideranno di fronte alla sua casa nel 1916. Nell'incontro di misticismo e azione, la voce di fratello Charles, santificato nel 2022, è diventata più forte. Milioni di fedeli testimoniano oggi quanto sia vasta l'eredità di questa vita estrema e di questa morte solitaria.
"Vivere senza paura nell'età dell'incertezza significa poter fare esperienza di una speranza senza 'sconti', una speranza 'tangibile' anche nell'abisso della paura." Un intenso dialogo fra tre grandi personalità religiose e filosofiche - Julián Carrón, Charles Taylor e Rowan Williams - è l'occasione preziosa per tornare a parlare del nostro presente, un periodo storico caratterizzato da profondi mutamenti che generano in tutti noi timori e riflessioni. Dal momento che il mondo in cui viviamo ci pone quotidianamente di fronte all'incertezza, è doveroso provare a trovare delle risposte e chiedersi come si possa vivere con pienezza nell'età secolare. Questo dialogo propone quindi un percorso in grado di fornire punti di vista e prospettive differenti, una riflessione sui valori umani e sullo spazio che possono avere nella realtà attuale, sul senso della fede nella contemporaneità, sul desiderio, sulla libertà e il modo di viverla, sull'amicizia, per trovare infine un cammino comune, qualificato dall'incontro con l'altro pur nelle divergenze. Un'appassionata riflessione sul senso della vita, un messaggio per tutti coloro che intendono restituire valore alle relazioni umane, per provare a vivere il reale senza paura.
«L'irrompere imprevisto e imprevedibile della realtà, con la faccia del Coronavirus.» Questo è il presente, quello che tutti ci siamo ritrovati a vivere, con il quale dobbiamo fare i conti ogni giorno, che ha generato in noi domande inattese e ci ha condotto verso pensieri e paure che non sapevamo neppure di avere. Ci siamo resi conto di vivere in una "bolla", in cui, inattaccabili, avevamo aggiogato le sfide della vita, e ora, ci ritroviamo più vulnerabili che mai. Di fronte a tutti questi sentimenti si è riscoperta la dimensione dell'affettività, del silenzio e della condivisione, tre parole cruciali nella riflessione in cui qui è impegnato Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, che, ricordando anche il discorso ultimo del Papa, rivendica il valore della fragilità umana come strumento per «tirarci fuori dal torpore in cui viviamo di solito». Qui il teologo propone una riflessione intensa e profonda sul tipo di esistenza che vivevamo e che ci troviamo a vivere ora, connotata da parole di grande conforto, e volta a riconoscere, pur in queste circostanze, le possibilità che la realtà ci offre nel percorso di crescita e maturazione personale, dove grazie all'isolamento forzato si sta avendo modo di riscoprire la compagine umana. E nel suo discorso Carrón illustra tutta la portata della presenza di Dio in un momento di gran confusione per le nostre vite, e quanto l'esperienza cristiana sia tornata a farsi forte nel valore di testimonianza di fede, ritenendo che «più di qualunque discorso rassicurante o ricetta morale, quello di cui abbiamo bisogno è proprio di intercettare persone in cui possiamo vedere incarnata l'esperienza di vittoria contro la sofferenza e il dolore, in cui è testimoniata la nostra esistenza».
Credere è un verbo dai tanti significati e dalle innumerevoli implicazioni che attengono non solo alla sfera della spiritualità ma anche a quella della psicologia e più in generale del vivere in una società civile. Ma cosa significa credere oggi? E cosa significa non credere? Su quali convinzioni poggiano le riflessioni di un uomo di fede o, viceversa quelle di un agnostico, di un "greco", come si definisce Umberto Galimberti? Una delle personalità cattoliche più interessanti del panorama attuale dialoga con uno dei filosofi e psicanalisti più conosciuti in Italia sul senso profondo di questa parola. Ne scaturisce un confronto di altissimo livello e allo stesso tempo chiaro e illuminante, ricco di suggestioni e possibili declinazioni. Ma anche un'interessantissima mappatura del pensiero spirituale occidentale, fondamentale per credenti e non credenti.
In questo volume il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione si misura con questo tempo vertiginoso, in cui il nulla incombe così potentemente sulla vita di ciascuno, insinuando il sospetto sulla positività del vivere e sulla consistenza ultima della realtà, per cui tutto sembra finire in niente, anche noi stessi. Un contesto che, paradossalmente, fa emergere l'insopportabilità di vivere senza un senso e il desiderio indistruttibile di essere voluti e amati. Un paragone avvincente con gli avvenimenti presenti e con i tentativi insufficienti di sopravvivere, tra distrazione e dimenticanza. La ricerca di una risposta che sia all'altezza della sfida: un «tu» che accolga il grido della nostra umanità, ridestando un amore a noi stessi e alla nostra vita. L'incontro con una comunità cristiana viva che rende affascinante il cammino insieme. La testimonianza di una fede che entra nell'esperienza presente, generando una conoscenza e una affezione nuove, una fede capace di valorizzare tutto ciò che di vero, bello e buono incontra lungo la strada.
In questo volume il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione affronta una delle domande più diffuse in questo tempo dominato dall'incertezza: «C'è speranza?». L'impatto con la durezza della realtà ha fatto emergere tutto il proprio bisogno umano. Anche e forse ancora di più in questi tempi drammatici, il cuore di ciascuno non si accontenta di risposte parziali e grida il desiderio di qualcosa che sia veramente all'altezza della sfida. «Un imprevisto è la sola speranza», diceva Montale. Nella storia è risuonato l'annuncio di questo imprevisto che ha fatto sussultare i primi che incontrarono Gesù. Da allora il seme della speranza è entrato nel mondo e continua a mettere radici in persone incontrando le quali il cuore si riaccende e si rianima. Ci si trova addosso una «strana positività» e l'audacia di sfidare il male, il dolore e perfino la morte in forza di una esperienza presente.
Una raccolta degli scritti più significativi di don Luigi Giussani, curata dal suo successore alla guida di Comunione e Liberazione. Testi che continuano ad accompagnare e sostenere moltissime persone nella quotidiana vita di fede.
L'esperienza terrena di Carlo Carretto (1910-1988) è affascinante, perché fu vita intensa, sfaccettata e ricca di opposti. Già presidente della Gioventù italiana di Azione cattolica, dopo anni d'impegno apostolico e sociale, ricevette l'abito dei Piccoli fratelli di Gesù di Charles de Foucauld, il giorno di Natale del 1954, e si unì a una comunità di una ventina di novizi nell'ovest dell'Algeria, a El-Abiodh-Sidi-Cheikh, vicino al deserto sahariano. Il bisogno di silenzio, di essenzialità e la Parola caratterizzarono quel periodo così intenso. I testi del Diario nel deserto di Carlo Carretto, qui ripubblicati a distanza di oltre trent'anni dalla prima edizione, sono il riflesso limpido e sobrio della presenza dello Spirito Santo nella sua anima di novizio e di quanto fu determinante per lui quell'anno di formazione alla vita religiosa nella spogliazione austera del deserto. La fecondità del ministero della Parola fu proprio il frutto di quella rinuncia a se stesso e alle cose terrene, nell'obbedienza alla sua vocazione al seguito di frère Charles de Jésus, cammino di cui questo volume è l'eco fedele.
Questa raccolta di testi per la meditazione e la preghiera ci offre la testimonianza luminosa di fratel Carlo, fondatore della comunità di Spello e punto di riferimento per la spiritualità italiana e internazionale. A più di trent'anni dalla sua scomparsa, la sua capacità di illuminare con la fede la vita e gli avvenimenti continua a essere un tesoro prezioso che ci consegna.
Il libro vuole essere una guida alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio nella quotidianità. Carretto, piccolo fratello di Gesù, sulle orme di Charles de Foucauld ha vissuto dieci anni nel Sahara,per imparare a pregare e a ricercare, nella solitudine del deserto, l’intimità con Dio. Ma, come l’autore ripete spesso, il “deserto” è ben di più di un luogo geografico, è una dimensione fondamentale della nostra esistenza. Si può fare il “deserto” anche nella città: ricavarsi una nicchia di silenzio e di solitudine, nella frenesia della nostra vita quotidiana,in cui pregare e mettersi all’ascolto di Dio.Deserto non significa assenza di uomini,ma presenza di Dio. L’opera,rispetto alle precedenti edizioni nella collana “Nuovi fermenti”,si è arricchita di una Prefazione di Giorgio Gonella, piccolo fratello che dal 1971 vive nella fraternità di New York e che nel 1968, da studente, ha trascorso un mese con Carlo Carretto nel Sahara,a Beni Abbès.
AUTORE Carlo Carrettoè nato nel 1910 e morto nel 1988.Nel 1954 è entrato nella congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù e per 10 anni è vissuto nel Sahara.Rientrato in Italia nel 1964,si è ritirato in un eremo a Spello,vicino ad Assisi, dove fino alla morte ha animato un centro di spiritualità.Tra le sue opere:Lettere dal deserto (La Scuola),Ciò che conta è amare(Ave),Al di là delle cose (Cittadella), Il Dio che viene (Città Nuova), Padre mio mi abbandono a te (Città Nuova),Beata te che hai creduto (San Paolo).

