
Padre Maria Eugenio di Gesù Bambino (1894-1967), carmelitano, fondatore, missionario, scrittore, direttore spirituale, promotore instancabile di Teresa di Gesù Bambino, fu sopratutto seminatore e testimone della gioia della misericordia. Se dalla meditazione della scrittura e dalla preghiera silenziosa apprese la sorgente e l'essenza della vera gioia, le infinite risorse e sfumature della misericordia, nella vita concreta cooperò in modo qualificato nel diffondere questa verità, ed egli stesso fu, tra prove e travagli, un uomo davvero felice. I testi qui presentati, tratti esclusivamente dagli insegnamenti orali di padre Maria Eugenio, ci permettono di metterci all'ascolto del vangelo, di meditare le rivelazioni di Gesù ai suoi discepoli scoprendo poco a poco il legame reale che esiste tra gioia e misericordia; di fissare lo sguardo su Dio, e poi progredire ancora nel cammino della fede con l'immagine della creatura umana abitata dalla gioia della misericordia, contemplata ora in Maria.
Un piccolo libro sulla spiritualita di Mjriam di Gesu Crocifisso (la piccola araba).
Solo ascoltando e accogliendo la voce di Dio che ci ama e ci parla si potrà desiderare di "ascoltare la sua voce", contemplare il suo volto, comunicare con Lui per appagare il desiderio presente nel cuore di ogni essere umano: sentirsi amati.
Dal libro dell'Esodo fino all'Apocalisse, queste nove meditazioni bibliche tracciano un percorso sull'Eucaristia che si snoda attraverso tutta la Bibbia. Un cammino, via via sempre più carico di speranza, che va dall'uscita dall'Egitto fino all'ingresso nella stanza più intima dell'essere, dove il Signore stesso bussa e chiede dientrare. Il sussidio è adatto per la Meditazione e la Lectio divina personale e comunitaria.1. È la Pasqua del Signore! (Es 12,3-11)2. Venite, mangiate il mio pane! (Pr 9,1-6)3. Il banchetto sul monte (Is 25,6-8)4. Mangiate, amici, bevete! (Ct 4,16-5,1)5. Tutti mangiarono a sazietà (Mc 6,34-43)6. A tavola con i Dodici (Mt 26,26-30)7. Un fuoco di brace (Gv 21,1-14)8. Nella stanza al piano superiore (At 20,7-12)9. Cenerò con lui ed egli con me (Ap 3,17-21).
Oggi leggiamo un Paolo di seconda mano, un Paolo filtrato da due millenni di letture cristiane, che hanno sovraccaricato il suo testo di luoghi comuni, immagini distorte e caricature. Paolo ha così assunto una reputazione sgradevole: l'apostolo dottrinario, irascibile, intollerante, antifemminista, antigiudaico... Dobbiamo assolutamente tornare al Paolo di Paolo. Leggere Paolo attraverso i suoi testi. E allora ci rendiamo conto che la fama che gli viene attribuita è smentita da un serio esame del suo discorso. Nel corso dei secoli, Paolo è diventato vittima dei suoi lettori. È urgente tornare alle sue parole ardenti e vivificanti. La lettura delle parole dell'apostolo è essenziale per chiunque voglia definire l'identità del cristianesimo.
Unendo un'accurata lettura dei testi biblici alla ricerca del loro senso teologico, in queste pagine Daniel Marguerat intende riflettere sul senso del pregare e su questioni di fondo quali: Perché pregare? Quale Dio preghiamo? In che modo siamo esauditi?
In passato, si moriva meglio? La morte spaventa oggi più di un tempo? Questi i classici in-terrogativi dietro a una riflessione su un tema sconveniente e sospetto - la morte - riguardo a cui sembra essersi perso il coraggio di parlare. Nella società contemporanea infatti assistiamo alla rimozione della morte, non più accettata come fine del cammino dell'esistenza propria e altrui, come fatto della vita cui prepararsi. Partendo da questa constatazione, da teologo ed esegeta della Bibbia qual è, Marguerat af-fronta tre grandi letture cristiane di questo difficile momento dell'esistenza umana: la morte come insondabile decreto divino, come «salario del peccato» e, infine, come "passaggio" alla risurrezione.
Se la vita è un continuo cambiamento, fedeltà equivale a immobilità? Vuol dire restare legati a qualcuno anche quando ha messo radici l'indifferenza? Significa riprodurre ossessivamente il passato, senza mostrare il coraggio dell'inventiva? E che dire delle promesse fatte a se stessi, dell'impegno preso verso l'altro, della fiducia accordata reciprocamente: hanno ancora senso? Di fronte alla confusione dominante circa il desiderio mutevole, il tempo che passa e la parola data (e poi dimenticata), è urgente riscoprire che cosa significa essere fedeli nella condizione umana odierna. Evocando la drammaturgia divina della Bibbia, Véronique Margron presenta qui le figure essenziali di questa virtù sottovalutata. Una virtù che orchestra, nel cuore di ogni esistenza, la ricerca della libertà, della giustizia o della pace. L'unica virtù a essere indefettibilmente capace di amore. E solo l'amore è degno di fiducia. Un elogio vibrante della vita sincera e leale.

