
Un autore originale, dal linguaggio ricco, dalla capacità evocativa profonda, dalla ricchezza di contenuti non banale: quello che Carlo Pizzocaro ci offre in questo suo primo libro è una sosta, meditata, presso le soglie della fedeltà, che il Vangelo (ma anche la nostra stessa esistenza, che a esso si intreccia e da esso si lascia guidare) ci presenta: sono le soglie della vita che nasce, della vocazione quando sorge, dell'attesa, del bisogno che bussa, della morte che si apre alla risurrezione. Tutti siamo davanti a queste porte, a questi ingressi che si aprono e si chiudono, come mendicanti di luce. «Se intorno a te caleranno le tenebre dei dubbi e delle paure, rimarrai fedele alla porta?» chiede l'autore: «Se di fronte a te rimarrà un mistero inesauribile, una domanda di salto senza alcuna assicurazione, rimarrai fedele alla porta? Se non potrai più decidere tu i tempi dell'abitare e del viaggiare, se avrai l'impressione di perdere tutto ciò che è tuo, rimarrai fedele alla porta? Quando il Giudice aprirà, quando il Figlio dell'uomo arriverà alla soglia, ti troverà ancora fedele alla porta? Sì, perché solo la fedeltà apre la porta e spalanca l'Incontro».
Quaranta lettere aperte a quaranta personaggi che popolano i vangeli dei giorni precedenti e seguenti la Passione di Gesù: da Lazzaro a Caifa, da Giuda a Giovanni e Pietro, tutti questi co-protagonisti che popolano lo scenario della morte e resurrezione di Gesù trovano un volto nuovo e originale nelle brevi, essenziali e icastiche "missive" che l'autore, una delle penne più vivaci del panorama letterario di quella che ormai possiamo chiamare la nouvelle vague della spiritualità italiana, invia loro. Così, Giovanni che giunge per primo al sepolcro diviene il "piè veloce"; Filippo, il primo "influencer" della storia cristiana; Caifa e Anna gli esempi del bullismo e della sordità di fronte alla voce del vero... E poi ci sono Maria di Magdala, la donna sprecona che consuma l'olio per i piedi di Gesù, di contro al taccagno Giuda, chiuso in se stesso. Ci sono i pessimisti e gli speranzosi (come il "cattivo" e il buon ladrone...). Ognuno di questi quadri, poetici e drammatici insieme, ci offre un'immagine di noi stessi: di come siamo e di come potremmo essere, fuori da una lettura polverosa del cristianesimo. Un libro dedicato a credenti e non.
L'autore Giampiero Pizzol, in questo monologo teatrale, presenta la vita dei discepoli attraverso gli occhi e i conti dell'esattore delle tasse Matteo, ragioniere di Dio, chiamato a diventare Apostolo.
Il Vangelo viene raccontato per bocca dei personaggi con un linguaggio poetico ma anche popolare. Si alternano racconti epici e comici, poetici e buffi che attingono al pozzo della saggezza e della commedia: dalla caduta delle mura di Gerico al tumulto di piazza in cui Zaccheo stava per essere ucciso. Gli incontri si mescolano con le parabole e sulla scena si materializzano paesaggi e identità diverse, si accende la luce del miracolo e sgorga l'acqua della vita: uomini e donne si trovano a confronto fra loro e con Gesù.
Pizzul, noto giornalista milanese, riflette sulla parola «lavoro» a partire dall’icona evangelica della croce. Un percorso intenso, alla scoperta del significato dell’opera umana, in relazione al vivere comune e nell’orizzonte di una città solidale.
«Quando ogni certezza sembra crollare, quando la mancanza di lavoro mina alla radice la sicurezza di una vita fino ad allora serena, è necessario reagire evitando la solitudine e l’isolamento. Superare la sensazione di abbandono e mantenere legami di solidarietà è il primo necessario passo per non cedere alla disperazione. […] Nessuno può sottrarsi a questa sfida. Vivere con pienezza il proprio lavoro significa costruire la città e consolidare quelle relazioni invisibili che ci rendono più forti, perché meno soli, di fronte alle difficoltà e alla crisi.»
Fabio Pizzul (Cormons 1965), giornalista, già presidente dell’Azione Cattolica di Milano, dal 1998 ha diretto Radio Marconi, emittente della diocesi di Milano e dei Paolini. Sposato, ha quattro figli.
"Un giorno l'ho sentita passare come un vento e mi ha detto: 'Invocami, Mater Purissima!'. La Madonna possiede la chiave d'oro che apre il cuore di Dio. Dobbiamo amarla e pregarla perché lei, vinta dal nostro amore e dalla nostra preghiera, ci ottenga le grazie necessarie. Noi abbiamo la missione di annunciare ai fratelli che Dio è purezza, che Dio è luminosità e solo chi troverà la Luce avrà la vita. La Madonna non vuole che ci scoraggiamo; noi abbiamo una Mamma tanto buona e tanto potente che ci aiuta...chi dobbiamo temere? Lei aiuta tutti quelli che La pregano, e anche previene e ci concede le grazie senza chiederle. Beato chi ha questa fiducia!"
In ognuno di noi vi sono delle parole, delle frasi che sono talmente sedimentate dentro la nostra mente e che fanno parte del nostro patrimonio culturale fino al punto da condizionare, spesso inconsapevolmente, il nostro modo di pensare, di parlare, di interpretare la realtà e tutto quanto ci succede. Tra queste espressioni, molte più di quante pensiamo sono tratte dal Vangelo. In questo testo sono state selezionate e analizzate quelle che solitamente si utilizzano nel rapporto con gli altri, così che finalmente si possa acquisire una maggiore consapevolezza del loro profondo e originario contenuto. Lo scopo finale non vuole essere solo saperle utilizzarle più oculatamente, ma farlo perché, illuminati dall’autentico significato, si riscontra che non è poi così difficile metterle in pratica nella vita quotidiana.
L'autore
Don Pierluigi Plata è nato a Iseo (BS). È stato parroco nella sua Diocesi bresciana e, mentre esercitava il ministero pastorale, ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Sacra Teologia. Ora è cappellano militare a Roma, dove è anche direttore spirituale del Seminario Maggiore dell’Ordinariato militare in Italia. Nel suo ministero sacerdotale ha sempre armonizzato concretezza pastorale, rigore teologico del Magistero e dimensione spirituale. Ha pubblicato L’ultima decisione dell’uomo. La proposta della Endentscheidungshypothese in Ladislaus Boros (Assisi 2005) e Pensieri durante un funerale (Milano 2009). Suoi contributi sono presenti in L’uomo e la parola. Pensiero dialogico e filosofia contemporanea (Trapani 2007); La parola giusta. Comunicazione tra etica ed ermeneutica (Trapani 2008) e Il Volto nel pensiero contemporaneo (Trapani 2010).
Una raccolta di frasi tratte del Vangelo che ci aiutano a riflettere e a scovare che cosa risiede nel profondo nel nostro cuore. Lo sforzo di entrare in continuo contatto con gli altri, con le conseguenti gioie e delusioni, ci porta a revisionare continuamente la nostra identità, il nostro modo di prendere coscienza di noi stessi. Troppe volte siamo condizionati, in bene e in male, da quello che gli altri pensano e dicono di noi e, purtroppo, rischiamo di comportarci secondo l'etichetta che ci è stata incollata addosso e che dobbiamo per forza mantenere. Questo libro, attraverso la spiegazione del significato di alcune espressioni mutuate dal Vangelo, si propone di aiutare i lettori a compiere una profonda verifica su se stessi
Potrebbe rivelarsi altamente pericoloso cercare di entrare in relazione con Dio dimenticando gli altri e se stessi. Ritenere che, nella propria vita di fede, l’importante sia unicamente il rapporto che si stabilisce con il Signore, e non anche quello che
si ha con il prossimo, non è per nulla cristiano. Dio, io, il prossimo non possono mai essere disgiunti nella dimensione cristiana: dimenticare o trascurare uno dei tre elementi ci porterebbe a costruire un proprio vissuto di fede, magari bello e gratificante, ma non una corretta e proficua spiritualità cristiana. Le frasi evangeliche raccolte in questo volume dovrebbero portarci a chiederci se l’idea di Dio che portiamo dentro di noi l’abbiamo creata a nostra immagine e somiglianza, oppure se emerge da una lettura attenta e approfondita della Bibbia. Dalle frasi del Vangelo proposte, possiamo riscoprire il vero volto di Dio, di Colui che non è mai contro di noi, ma fa’ di tutto per farci sperimentare quanto ci ama immensamente, rendendoci così pienamente felici.
L'autore
Don Pierluigi Plata è nato a Iseo (BS). È stato parroco nella sua Diocesi bresciana e, mentre esercitava il ministero pastorale, ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Sacra Teologia. Ora è cappellano militare a Roma, dove è anche direttore spirituale del Seminario Maggiore dell’Ordinariato militare in Italia. Nel suo ministero sacerdotale ha sempre armonizzato concretezza pastorale, rigore teologico del Magistero e dimensione spirituale. Ha pubblicato L’ultima decisione dell’uomo. La proposta della Endentscheidungshypothese in Ladislaus Boros (Assisi 2005) e Pensieri durante un funerale (Milano 2009). Suoi contributi sono presenti in L’uomo e la parola. Pensiero dialogico e filosofia contemporanea (Trapani 2007); La parola giusta. Comunicazione tra etica ed ermeneutica (Trapani 2008) e Il Volto nel pensiero contemporaneo (Trapani 2010).
"Il libro di don Pierluigi Plata è certamente un libro per tutti, credenti e non, interessati a capire meglio come il messaggio di Gesù abbia tenuto il regno animale in grande considerazione, tanto da trasformare questi ultimi in simboli ricchi di significati. Soprattutto è un interessante nuovo punto di vista per coloro che hanno utilizzato come alibi la poca attenzione della Chiesa al mondo naturale per 'usare' tutti gli animali a seconda delle proprie necessità. Personalmente, ritrovarmi a riflettere su alcuni passi del Vangelo, accompagnata per mano da don Pierluigi che accende la luce su alcuni soggetti animali per troppo tempo considerati comparse insignificanti, è stato anche motivo per ritornare sulla parola di Gesù e sui suoi insegnamenti, che ci ricordano sempre l'importanza del rispetto di tutto il creato." (Dalla Prefazione di Licia Colò)