
Il libro e una raccolta che spazia su diversi argomenti e offre uno stimolo a mettersi in ascolto del mondo, a cercare di approfondire gli avvenimenti al di la della superficiale conoscenza offerta dai media.
Dopo la restaurazione del diaconato permanente, nelle comunità è diffusa la presenza di ministri ordinati sposati. Per i diaconi e le loro mogli è fondamentale avere chiarezza sul rapporto che si crea tra il sacramento del matrimonio, che determina la vocazione dei coniugi, e l'essere ordinati diaconi rispondendo a una complementare ma distinta vocazione. La tesi di fondo del volume si riassume nell'affermazione che la specificità della vocazione matrimoniale consiste nell'introdurre in una dimensione nuova le esigenze di santità proprie della vocazione al diaconato. La reciprocità delle due dimensioni, quella ministeriale e quella sponsale, è apportatrice e fonte di benefici per la comune vocazione ministeriale e per la sua testimonianza nella società.
Si è spesso portati a considerare la religione come elemento intimo nella vita degli individui, legato all'interiorità di ciascuno. Tuttavia, se a titolo di esempio ricordiamo qui le parole di Albert Schweitzer, "ciò che il cristianesimo ha creato come religione dell'amore è considerato annullato dal fatto che esso non sia stato abbastanza forte da educare le nazioni alla pace", diviene evidente come una religione solo interiore o individuale finisca per non essere fedele al messaggio evangelico e per "annullarne" l'anima. La riflessione sulla religione - sulla religione davvero aperta al futuro, "beata" come la definisce Silvano Petrosino - non può quindi prescindere da questo compito collettivo, dallo "stare nel mondo" di oggi e di domani. È una religione che deve incidere su spiritualità e socialità, costruendo un nuovo rapporto con paura e potere e portando felicità per gli uomini perché, secondo le parole di papa Francesco, "il bene tende sempre a comunicarsi".
Ma chi soffre, e chi è indignato e offeso dalle ingiustizie, come può essere grato alla vita? L'impegno morale non è dovere o obbligazione, ma sgorga spontaneo dalla consapevolezza che l'essere amati ci pone nella gratitudine. Il bene ci precede, ci fa uscire dal vincolo del calcolo, in libera adesione interiore alla logica della gratuità.
Il Padre nostro è la via della preghiera: non è una formula, ha un contenuto sapienziale, è l'incarnazione di ogni catechesi sulla preghiera. Contiene tutto: il modo, la forma, l'atteggiamento verso Dio, verso noi stessi e gli altri. Per questo motivo non è da recitare, ma da meditare prima e contemplare dopo e, quindi, da vivere. Il Padre nostro ci fa diventare chi veramente siamo, figli, che portano in sé le sembianze e la nobiltà del Padre da cui derivano. Decidiamoci, e mettiamo il Padre nostro più al centro della nostra vita. Ne vedremo i frutti, molto belli, molto profumati, perché dello Spirito Santo.
I salmi sono preghiere, opera di uomini, in cui la presenza e l'ispirazione di Dio continuano: il «Tu» che parla in essi è veramente Dio, dal quale riceviamo una risposta, una luce, una guida, una consolazione all'interno della storia della comunità e di ciascuno di noi. I salmi sono un dialogo con il Signore sulla storia e sulle situazioni dell'esistenza umana. In essi c'è la voce dello Spirito, e Gesù Cristo li ha pienamente attualizzati, oltre che averli ampiamente pregati. Così anche noi, pregandoli, ci apriamo alla presenza e alla risposta di Dio.