
Descrizione dell'opera
«Chi si incontra con la malattia arriva a riflettere su di essa. Tutti arrivano. Il percorso si può rendere più difficile insistendo in un percorso fatto da soli, o più facile accettando aiuto. Il cammino facile è il migliore, e queste pagine vorrebbero facilitarlo» (dall'Introduzione).
L'esperienza personale della malattia è all'origine del libro. Un'improvvisa diagnosi di tumore allo stomaco, da operarsi immediatamente, viene a sconvolgere la normalità dell'esistenza dell'autore. Con grande autenticità egli racconta l'affollarsi di emozioni, sentimenti, pensieri e riflessioni che lo hanno attraversato: sorpresa, rabbia, paura, debolezza, fatica, solitudine, abbandono. Anche il rapporto con Dio e il cammino di fede sono usciti cambiati da questa esperienza, purificati come in un crogiuolo. E insieme l'umano si è fatto più umano.
Rivolgendosi direttamente ai malati, l'autore si pone come loro compagno di viaggio, avendo personalmente constatato quanto la dimensione della relazione sia importante per sopravvivere nella malattia. Il testo è proposto anche a quanti, familiari e operatori sanitari, accompagnano e curano i malati: espressamente ai medici è dedicato il capitolo finale.
Sommario
Introduzione. I. Malato. 1. La crisi dell'ospedalizzazione. 2. I grandi perché. 3. La solitudine nella malattia. 4. Soffrire: una realtà di tutti. 5. Il Dio guaritore e il Signore compassionevole. 6. Sulla malattia e la sofferenza. II. Mi hai visitato. 7. Dire correttamente della malattia. 8. Cosa offrono la malattia e il dolore. 9. Per soffrire con dignità. 10. Cura e compagnia nella malattia. 11. Il valore della relazione. 12. La professionalità dei medici. Appendice.
Note sull'autore
Rinaldo Paganelli, sacerdote dehoniano, ha conseguito il dottorato in catechetica e pastorale giovanile all'Università Pontificia Salesiana a Roma, presso la quale è ora docente di catechetica. È direttore responsabile della rivista Evangelizzare. Fra le sue pubblicazioni presso le EDB: Formare alla fede adulta (1996), Formare i formatori dei catechisti (2002), Questione di Crocifisso (2003), Aria di Natale (2004), Preghiere dei pasti (²2006), Campane di Pasqua (2008); con M. Lucchesi e G. Barbon: Verso l'unità (1992); con V. Giorgio: Il catechista incontra la Bibbia (31996); con G. Barbon: Cammino per la formazione dei catechisti (52000), «Io ho scelto voi» (1994), Annunciare a partire dal cuore ( 22002), Ti racconto di Gesù (2004), Ti racconto di Gesù che compie prodigi (2005), Ti racconto di Gesù che si manifesta (2006), Ti racconto del mio incontro con Gesù (2007), Si seppe che Gesù era in casa (2007), Sono con voi tutti i giorni (2009); con G. Barbon e S. Antonetti: Perdono in dono (2003), Pane e vino (2004), P come Spirito (2005) e Prima e Poi (2006).
L'esperienza dell'amore, intesa nel suo senso più ampio, è presentata dall'autore nella sua forza e nella sua fragilità, propria delle cose gratuite, attraverso il racconto di storie di amici e amiche che gli hanno fatto il dono del loro amore. È un canto del cuore, una danza dell'anima, anche se con piedi stanchi. Un viaggio attorno e dentro gli affetti. «Laddove due persone sanno tutto l'uno dell'altra, il mistero del loro amore diventa immensamente grande fra loro. La conoscenza non annulla il mistero, ma anzi lo rende ancora più profondo. Perché l'altro mi sia così vicino, rimane mistero profondo» (dall'Introduzione).
Introduzione. I. METTIMI COME SIGILLO. L'amore come bisogno fondamentale. L'amore come ricerca. L'amore come sorpresa. L'amore come scoperta. L'amore come dono ricevuto e donato. II. SUL TUO CUORE. L'amore come incontro. L'amore come crescita. L'amore come possibilità di volare alto. L'amore come comunione. L'amore come bene per altri.
Il successo editoriale di Pensieri di pace ha spinto l’autore a proporre una nuova antologia di testi significativi della tradizione cristiana e non cristiana su un tema oggi quanto mai al centro di un vasto e crescente dibattito, quello sulla responsabilità dell’uomo nei confronti dell’ambiente.
Cielo acqua terra e uomo, centrali per la salvaguardia del creato, sono le nozioni chiave attorno a cui si snoda il percorso del volume. L’autore ce le fa incontrare nelle parole ricche e profonde di tante persone che hanno saputo contemplarle e raccontarle, presentandoci frammenti particolarmente espressivi, tratti da scritti di personaggi della storia e del nostro tempo.
Sommario
Introduzione. Cielo. Acqua. Terra. Uomo. Una città per abitare. Approfondire. La parola ai documenti.
Note sul curatore
Rinaldo Paganelli, sacerdote dehoniano è laureato in catechetica e pastorale giovanile presso l’Università Pontificia Salesiana. Insegna teologia pastorale e catechetica presso lo Studio teologico francescano Sant’Antonio di Bologna. Per la catechesi, oltre a numerosi sussidi, ha pubblicato: Formare alla fede adulta, EDB, Bologna 1996, Formare i formatori dei catechisti, EDB, Bologna 2002; in collaborazione con V. Giorgio, Il catechista incontra la Bibbia, EDB, Bologna 31996; in collaborazione con G. Barbon, Cammino per la formazione dei catechisti, EDB, Bologna 52000, «Io ho scelto voi» EDB, Bologna 21994, Annunciare a partire dal cuore, EDB, Bologna 22002, Ti racconto di Gesù, EDB, Bologna 2004; con M. Lucchesi e G. Barbon, Verso l’unità, EDB, Bologna 1992; con S. Antonetti e G. Barbon, Perdono in dono, EDB, Bologna 2003 e Pane e vino, EDB, Bologna 2004. Per la pastorale ricordiamo in particolare: Questione di Crocifisso, EDB, Bologna 2003; Aria di Natale, EDB, Bologna 2004; Preghiere dei pasti, EDB, Bologna 2004. Ha inoltre curato il volumetto Pensieri di pace, EDB, Bologna 2003.
Nell’attuale sbandamento e disorientamento dottrinale e pastorale, la spiritualità monastica benedettina è un esempio che può tornare a dare sostanza al ministero sacerdotale, specie nel caso del prete diocesano che vive immerso nel mondo, in un contesto difficile. L’autore di questo libro, in una lettera a un immaginario sacerdote novello, spiega come tornare a vivere l’essenziale con lo sguardo rivolto al cielo e a Dio pur nella complessa quotidianità di questo secolo.
Le pagine di questo libro vogliono aiutare a riprendere un cammino spirituale per una stagione più adulta della vita. L'obiettivo è quello di conoscere Gesù e di imparare a camminare di più con lui. La contemplazione della persona di Gesù attraverso la lectio divina dei vangeli aiuta a conoscerlo ed amarlo, a parlargli e a sentirlo vicino. Nella confidenza di un dialogo con lui e attraverso uno sguardo misericordioso sul mondo si impara a conoscersi più in profondità e si scopre la propria vocazione.
In poche parole: Importanza e attualità della mistica Chiara da Montefalco, monaca a cavallo dei secoli XIII e XIV.
Chiara da Montefalco (1268-1308), monaca agostiniana, è una mistica venerata in Umbria e nel Centro Italia. La sua esperienza biografica e storica si inserisce nel solco del ramo femminile del monachesimo medievale, quello delle recluse innamorate di Cristo. La sua vita è stata improntata all’ascetismo, all’adorazione del Signore e alla fuga da ogni possibile peccato, e contiene perciò i caratteri del modello di perfezione degli exempla medievali: umile e solidale con chiunque si avvicinasse al suo monastero, lottò contro l’eresia e ogni individualismo slegato da Roma. Tuttavia è possibile leggere Chiara anche in una dimensione sociale, vista la sua anticipazione del declino del proprio tempo e delle sue strutture di appartenenza. Senza dimenticare i punti di contatto con le donne mistiche e filosofe del Novecento, che legano la santa ai più grandi ambienti culturali e teologici di ogni epoca.
E se Maria, confondendo il Risorto con uno che coltiva la terra, avesse detto la verità? Del resto, chissà quante volte avrà sentito il suo Maestro insegnare a partire dalla terra. Senza volgere effettivamente gli occhi alla legge della terra perfino l'obbedienza alla legge di Mosè e alla stessa legge del vangelo rischierebbe di essere praticata con la schiena troppo rigida, incapace di piegarsi verso l'origine. Se Gesù, perfino da risorto, non stacca gli occhi dalla terra, abbiamo solidissimi motivi per continuare a sperare.
Secondo il Vangelo, Gesù amava stare a tavola con la gente. Era anche capace di far da mangiare: infatti si presentava come il "buon pastore", colui che dà il "pasto buono". Cosa ci insegna questa caratteristica (quasi ignorata) del Figlio di Dio? Un fatto molto concreto: cucinare non significa soltanto dare del cibo, ma soprattutto prendersi cura di ciascuno secondo i suoi bisogni. Ecco una "chef-teologia" dal sapore delicato, che nutre in profondità quanti hanno fame di senso e di vita. "Lievito e farina, ortaggi e agnello, pesce alla brace, il sale nella pasta...? Gesù sapeva cucinare. Anche in questo era (il) Maestro."
Trascorriamo circa un terzo della nostra vita dormendo, ma ci descriviamo a partire solo dallo stato di veglia, riducendo il sonno a una stazione di servizio per "fare il pieno- e riprendere subito il cammino. Quando il dormire viene alla ribalta è quasi sempre per i noti problemi legati ai "disturbi del sonno-, sicché un terzo della vita o non merita di essere pensato, o è requisito dal medico. Eppure Dio, creando l'uomo e la donna, li ha immaginati contraddistinti anche dal dormire. Questo dettaglio vorrà pur dire qualcosa! Avrà pure qualcosa da dire il fatto che Gesù Cristo, il Salvatore del mondo, abbia vissuto almeno tre anni (i suoi primi!) passando gran parte del tempo dormendo, come ogni bambino. Partendo da tali considerazioni, il presente volume propone un'originale lettura del rapporto sonno-fede. A ben guardare, le Sacre Scritture dedicano molta attenzione al sonno, all'insonnia, alla sonnolenza e alla pigrizia, alla notte, al sogno. Parlano di fede e incredulità anche a partire dall'esperienza del dormire. Il grande insegnamento che ne deriva è che dobbiamo imparare ad "abbandonarci- al sonno, nella consapevolezza che mentre noi dormiamo in pace, Qualcuno si prende cura di noi, della nostra vita e del mondo.
Senso di abbandono e consolazione. Troppo facile stabilire che il primo è negativo e l'altra positiva. Percorrendo i sentieri delle Sacre Scritture, il libro mostra che le cose sono più complicate. Per la Bibbia, il senso di abbandono è esperienza originaria e complessa. Tocca Dio e gli umani, peccatori e innocenti, chi si svincola da legami e chi li tesse. La risposta è la consolazione, non un "premio di consolazione" che, come tale, né premia né consola. Il profeta Isaia, ad esempio, afferma che Dio consola allattando come una madre. Cosa vuol dire ciò? Si tratta indubbiamente di un'esperienza gratificante; eppure, l'allattamento agisce alternando poppata e astinenza, stretto contatto e distacco. L'allattamento non satura, ma prepara alla separazione tipica dello svezzamento. Tale dinamica è presente nel primo annuncio di Cristo: «Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino» (Mt 4,17). Cioè Dio "è nelle vicinanze". Esattamente come una mamma che non resta sempre presso il suo bambino, ma deponendolo dopo la poppata, pian piano lo abitua a stare solo. Ella rimane nelle vicinanze, pronta alla chiamata del piccolo. Abbiamo bisogno di riscoprire questo aspetto della fede, che l'autore esprime anche con la bella e significativa immagine dell'"andirivieni- di Dio e del suo Messia. Se Dio abbandona è per dire "inventa", "mettiti in gioco".
Siamo in un tempo in cui si saluta di meno. Pochi sono quelli che salutano lungo la strada, sul treno, in negozio... perfino entrando o uscendo da una chiesa. Eppure, come ben dimostra l'autore in questo avvincente volumetto, un gesto ordinario come il saluto racchiude una potenza straordinaria. Il saluto, infatti, è l'offerta preliminare di se stessi, l'ingresso nella vita di un altro. Salutando qualcuno, lo si riconosce un interlocutore degno di essere considerato, ritenendolo interessante, nella speranza di risultare a propria volta interessante ai suoi occhi. Salutare è anche un atto di coraggio: chi saluta per primo di fatto passa alle dipendenze di chi viene salutato. Se leggiamo poi bene la Bibbia, scopriamo come Dio si rivela anche come uno che saluta, e saluta per primo. Anzi, il saluto, come insegna la parabola del "Padre misericordioso" («gli si gettò al collo e lo baciò»), è l'espressione più alta del vero amore. Per cui, sarà mai possibile credere che «Dio è amore» e aspettare sempre dagli altri il primo cenno di saluto?