
Il tono personale della scrittura, così come la sua tipica combinazione di devozione e ironia, rivelano quanto profondamente si identificasse con i leggendari autori di questi detti e parabole, quei Padri cristiani del IV secolo che vissero in solitudine e contemplazione nei deserti dell'Egitto, della Palestina, della Persia e dell'Arabia. Quei monaci abbandonarono le città perché erano convinti del carattere strettamente individuale della salvezza, in un mondo che ai loro occhi era come una nave sul punto di affondare. Andarono nel deserto per essere sé stessi e per dimenticare le seduzioni e gli inganni che li allontanavano da questo obiettivo. Condussero una vita di fatiche e di digiuno, di carità e di preghiera. Non cercavano il consenso dei loro contemporanei e neppure volevano sfidarne il dissenso, perché le opinioni degli altri avevano smesso di avere importanza per loro. Distillavano per sé una saggezza pratica e senza pretese, al tempo stesso primitiva e senza età, una saggezza di cui la nostra epoca ha un disperato bisogno.
Per Thomas Merton la soluzione dei problemi politici e sociali della condizione dei neri d'America implicava, necessariamente, ascoltare la voce "pura e profetica" dell'uomo nero in quanto nero, in mezzo ai clamori dei falsi profeti "scettici e ridicoli" della modernità capitalistica. Perché solo nell'ascolto di quelle voci, nel rispondere al loro appello, il peccato originario della civiltà occidentale, il fatto di essersi costituita grazie alle ingiustizie perpetrate su razze considerate inferiori, poteva essere espiato e superato. Questo riconoscimento della funzione quasi provvidenziale dei neri, la loro vera rivoluzione, in realtà suona come l'ennesima conferma della condizione di peccato nella quale versa la società dei bianchi. Era la stessa battaglia che combatteva Martin Luther King e che nella sua lettera dal carcere diventa epitome di una condizione universale di ingiustizia e sopraffazione. Ma il latente e mai sopito conflitto razziale negli Stati Uniti ci dice molto più di quanto la semplice storicizzazione di quegli eventi potrebbe insegnarci. Viene in mente la chiusa del libro di Alasdair MacIntyre, "Dopo la virtù", nella quale viene evocato il momento in cui "uomini e donne di buona volontà si distolsero dal compito di puntellare l''imperium' romano e smisero di identificare la continuazione della civiltà e della comunità morale con la conservazione di tale 'imperium'". È la necessità che queste pagine indicano come un compito ancora irrealizzato, ma non irrealizzabile.
Le riflessioni di Merton raccolte in questa antologia costituiscono intuizioni ancora all'avanguardia sul monachesimo e il dialogo interreligioso. Le sue ?ultime parole' hanno enormi conseguenze pratiche in un'epoca come la nostra, in cui ci troviamo faccia a faccia con rifugiati di diverse religioni e culture. Merton ci ricorda che costoro sono compagni di dialogo che vengono a noi recando in dono immagini di Cristo finora non riconosciute o ignote. Un cristiano che voglia vivere seriamente la propria fede scoprirà che la trasformazione posta in essere dal Cristo che abita in lui lo porterà ad aprirsi al Cristo negli altri.
"Nessun uomo è un'isola", titolo ripreso da un passo di John Donne, vuole significare che ogni uomo, per l'amore di Dio vivente e operante in lui come in ogni altro essere umano, non è solo, ma è parte di tutta l'umanità. Merton, definito da papa Francesco "una guida e una fonte di ispirazione" e dal Dalai Lama "un amico intimo, un amico spirituale, un fratello", ci parla in queste pagine con l'umiltà e la saggezza che nascono da dieci anni di vita monastica. Il tono colloquiale e umanissimo ricorda il Merton della "Montagna dalle sette balze", in grado di "dividere con ogni uomo i frutti della contemplazione".
Questo volumetto è un tentativo di scoprire, attraverso la tematica ecologica, un impareggiabile maestro spirituale. Thomas Merton è stato un mistico, un poeta, un interprete della società contemporanea. Gettando una luce nuova sullo scrittore di testi spirituali più pubblicato nel XX secolo, qui sono state selezionate con cura le pagine nelle quali egli scorge la presenza di Dio nella creazione che ci attornia. Uno dopo l'altro si susseguono capitoli sui quattro elementi, sulle stagioni, sulla terra e le sue creature, sul sole, la luna e le stelle. Sono tutte pagine sorprendenti, tratte da diverse opere di Merton e in gran parte inedite in Italia, che raccolgono dei brevi passaggi sulla natura come manifestazione del divino - una tematica troppo a lungo trascurata della sua vasta opera. La voce del creato ci invita a divenire parte della festa, a unirci alla danza, ad abbracciare la natura come sposa, nell'attenzione risanante alla sua bellezza multiforme. Sulla soglia di questo paradiso raccontato, liberi dai condizionamenti di tempo e di spazio, ci verrà dischiusa la possibilità che le creature tutte ci parlino, scoprendo il mistero che da esse emana.
Agile e completa antologia del monaco scrittore Thomas Merton (1915-1968): un maestro spirituale molto amato per la sua capacità di scrivere in modo profondo e suggestivo. Egli stesso considera la scrittura come opportunità di pensiero, di preghiera, di vita. Dalle sue pagine emerge un uomo continuamente in ricerca, che attraverso l’incontro con tutto ciò che è umano giunge a scoprire il segreto dell’amore di Dio, il mistero del suo volto misericordioso e vicino a ogni creatura.
Destinatari
Tutti.
Autore
ANTONIO RAMINA, frate minore conventuale, laureato in lettere all'Università di Padova e in teologia presso la Facoltà teologica dell'Italia settentrionale (Milano), insegna teologia spirituale e spiritualità francescana alla Facoltà teologica del Triveneto.
La guerra e il terrorismo sono una presenza quotidiana nelle notizie da tutto il mondo; ne siamo talmente avvolti da aver quasi eliminato dall'orizzonte del dibattito pubblico ogni possibile discorso sulla pace. Confrontandosi con la straordinaria risposta del popolo danese contro i nazisti, con il pericolo di una devastante guerra nucleare, con la brutalità del razzismo, Thomas Merton ci mostra concretamente la necessità di un mondo di pace, difficile da costruire ma possibile. E ci fa scoprire la potenza di una fede in grado di unire anziché dividere i popoli, e di infondere speranza in un futuro migliore.
La guerra e il terrorismo sono una presenza quotidiana nelle notizie da tutto il mondo; ne siamo talmente avvolti da aver quasi eliminato dall'orizzonte del dibattito pubblico ogni possibile discorso sulla pace. Confrontandosi con la straordinaria risposta del popolo danese contro i nazisti, con il pericolo di una devastante guerra nucleare, con la brutalità del razzismo, Thomas Merton ci mostra concretamente la necessità di un mondo di pace, difficile da costruire ma possibile. E ci fa scoprire la potenza di una fede in grado di unire anziché dividere i popoli, e di infondere speranza in un futuro migliore.
La nuova edizione di "Diario asiatico" di Thomas Merton viene proposta ai lettori italiani in occasione del Centenario della nascita del monaco trappista americano (Prades - Francia - 31 gennaio 1915). "Diario asiatico" è il resoconto del viaggio che Thomas Merton intraprese verso l'Asia negli ultimi mesi del 1968 in occasione della sua partecipazione a un convegno monastico internazionale a Bangkok. Il Diario evidenzia l'interesse per una conoscenza maggiore del monachesimo buddista, non solo per attingere alla ricca tradizione orientale ma anche per contribuire ad una possibile rinascita dell'ideale monastico occidentale di cui Merton ne sosteneva il bisogno essenziale. Il volume è corredato da un glossario dei termini religiosi, da una nuova introduzione a cura di Antonio Montanari, docente presso la Facoltà Teologica dell'Italia settentrionale e una postfazione di Alessandro Barban, priore generale dei monaci camaldolesi. La cura del testo nel suo complesso è di Mario Zaninelli, fondatore dell'Ass. Italiana Thomas Merton.
La preghiera contemplativa nutre il dinamismo di coloro che compiono il bene aiutandoli a restare onesti, coraggiosi e gioiosamente compassionevoli nel servizio agli altri. Le buone azioni senza la preghiera rischiano lo scoraggiamento. La preghiera contemplativa, fra gli altri vantaggi, ci assicura di rimanere persone appassionate e allegre. Gli scritti raccolti in un unico volume da Merton stesso e qui tradotti per la prima volta in italiano presentano ciò che il monaco pensava in riferimento ai valori contemporanei incarnati nell'esperienza quotidiana quale educazione richiesta ad uno stile di vita contemplativa. A suo avviso, la contemplazione non è l'ambito esclusivo per le comunità claustrali o per le chiese ufficialmente riconosciute. L'esperienza contemplativa metodica è un diritto e un dovere per chi nel mondo, agendo da soli o insieme ad altri, porta la parola di Dio in ogni azione del quotidiano quale esempio e condotta della vita stessa.