
Nel mondo di Chandra, dove la parola è anche immagine e poesia, meditare è anzitutto stare fermi; sedersi e seguire umilmente e con pazienza il respiro, accoglierlo in silenzio, conoscere ma senza pensare. Meditare è seguire i movimenti della nostra mente smettendo di affaccendarci in azioni, pensieri, preoccupazioni per il futuro, ricordi del passato. Meditare non è fare il vuoto intorno a noi. Anzi: è non separare i mondi, non dividere quel che consideriamo spirituale da quel che riteniamo ordinario. E i gesti quotidiani di cucinare, lavare i piatti, telefonare, pulire, leggere possono diventare forme di preghiera. È insomma stare dentro noi stessi, dentro tutto ciò che siamo in quel momento, consapevolmente. Spesso si pensa che la soluzione al dolore e all'ansia sia altrove, ma è nel dolore la soluzione del dolore (e nell'ansia la soluzione dell'ansia). Sentendolo, abitandolo, assaporandolo, non è più un estraneo, ma a poco a poco un ospite scomodo, irruente, tempestoso e infine un pezzo di noi.
Avvincente provocazione sulla possibilità che il cristianesimo abbia una parola da dire di fronte alle vicende «apocalittiche» di questi ultimi anni: pandemia da Covid-19, disastri e cambiamenti climatici, guerra in Europa... Analizzando i passi dei Vangeli dove Gesù preconizza la fine dei tempi, l'autore svela che il cristiano vive nell'attesa del Regno di Dio che egli è chiamato a scorgere dentro le vicende quotidiane della propria vita e della società in cui è immerso, rifuggendo letture catastrofiche della Bibbia e al contempo evitando letture spiritualizzanti che svuotano dall'interno il messaggio integrale della Scrittura.
Meditazione provocatoria, nello stile proprio dell'autore, già noto a molti lettori italiani, sul paradosso proprio del cristianesimo: se Dio ci ama gratuitamente, perché ci chiede di osservare i suoi comandamenti, soprattutto quelli difficili? Un brillante e arguto invito alla riflessione sull'importanza della grazia come dimensione costitutiva dell'esistenza cristiana.
E se la miglior immagine per definire il credente fosse quella dell'acrobata, colui che capovolge il proprio sguardo per osservare il mondo secondo un'altra logica, in questo caso quella della fede, pur restando appoggiato alla terra? Papa Francesco ha sancito che «la cristianità è finita»: in Occidente è tramontata l'epoca in cui la fede cristiana sembrava qualcosa di acquisito, quando la religione era un comun denominatore e credere poteva costituire un dato di fatto acclarato. Con la sagacia che i suoi affezionati lettori gli riconoscono, Adrien Candiard inizia proprio da qui, per parlare di speranza: dal vedere in faccia la realtà, senza trastullarsi in falsi teoremi, bensì partendo da quel che abbiamo sotto gli occhi. Perché è qui che Dio chiama il credente a diventare un acrobata, ovvero a guardare il mondo e i giorni con gli occhi della fede. Praticando così la vera speranza, alla scuola del profeta Geremia, maestro nello scrutare il bene presente oltre ogni desolazione. Questo libro ci insegna una prospettiva diversa: il cristiano ha come orizzonte l'eternità, che inizia «qui e ora», spiega Candiard, nelle nostre occupazioni più normali. Prefazione di Erio Castellucci.
Un episodio strano, misterioso, narrato nel Vangelo di Giovanni, funge da filo rosso di questo libro: un personaggio pressoché ignoto, Natanaele, si mostra piuttosto scettico su Gesù, che gli viene presentato come il messia; eppure, non appena questi gli confida: «Ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi» (Gv 1,48), Natanaele inizia a credere in lui. Perché? Cos’è avvenuto? Chi era davvero la persona seduta sotto il fico? Risponde Candiard: quella persona sei tu, sono io, è ciascuna e ciascuno di noi che sogniamo di vivere finalmente la nostra vita in pienezza.
La nostra vita sociale, intellettuale, amorosa, è sempre e soltanto la ricerca e il perseguimento della vita vera. Fino alla luminosa evidenza che la vita che desideriamo e la vita che Dio vuole per noi sono una cosa sola.
In queste pagine Candiard, esplorando la routine grigia e opaca della quotidianità anonima, ne svela lo sfavillio segreto che è barlume di eternità. Grande lezione – al tempo stesso umile e sapiente, semplice e alta – di spiritualità, sulla scia dei grandi maestri di sempre.
Originale meditazione sul labirinto visto come simbolo della vita: l'Autore invita a mettersi in viaggio attraverso il labirinto, verso il centro dimenticato, per scoprire piano piano se stessi. Il sentiero e uno solo. Cambia continuamente direzione. Non esistono incroci. Chi lo percorre viene condotto piu volte vicino alla meta: si giunge al centro soltanto attraverso strade traverse. Soltanto quando si e percorsa ogni strada, il sentiero confluisce al centro. Il labirinto e un simbolo antichissimo dell'umanita, molto piu di una graziosa decorazione: e un simbolo della vita. Chi si apre ad esso, lo percorre e lo sente, scopre se stesso.
Silloge composta di poesie religiose, scritte nell'arco di tempo di circa quarant'anni, alcune delle quali sono inedite, altre invece sono state già pubblicate ma spesso modificate. Un invito a riflettere sulla presenza della voce di Dio, che nascosta parla, in modi e tempi diversi, anche quando il cuore distratto dell'uomo non la percepisce o non la vuole udire.
Il testo, scritto a quattro mani, ha come filo conduttore l'affermazione di papa Francesco: «Non siamo in un'epoca di cambiamento, ma in un cambiamento d'epoca». Mentre la Chiesa è impegnata nel cammino sinodale, la nostra era si sta caratterizzando sempre di più come un momento di grande transizione. Emerge il desiderio di autenticità per vedere realizzati valori che, per troppo tempo, sono stati proclamati, ma non adeguatamente incarnati. Per realizzare questo percorso, gli Autori propongono un ritorno alle origini, a Cristo, nuova umanità, e l'apertura a una stagione di creatività culturale che sappia parlare a un ampio pubblico, per aggregare il popolo degli esclusi, sempre più numerosi.
LA SESTA EDIZIONE DELL IMPORTANTE LIBRO SUL VALORE SALVIFICO DEL DOLORE AD OPERA DI UN MISSIONARIO COMBONIANO. Nel 1984 giovanni paolo ii emanava la lettera apostolica salvifici doloris" e nei suoi numerosi viaggi moltiplicava incontri e discorsi ai malati. Da un opuscolo pubblicato in messico nel 1983 e dall'a bbondante dottrina del papa, p. Enzo canonici ha preso ispirazione e stimolo per produrre questo libro: il dolore umano, vissuto all'ombra della croc e, sopportato nell'amore e vi vificato dall'ideale missiona rio, puo`diventare la cooperazione piu`preziosa per la venuta del regno di cristo in tutto il mondo. L'istituzio ne della giornata mondiale del malato, ultimo regalo del papa ai sofferenti, conferisce un'attualita straordinaria al m "
Amicizia è una parola che deriva da "amore" ed esprime il rapporto di stima e di affetto esistente tra persone che si riconoscono affini e complementari, avendo in comune lo stesso ideale di vita. Sorgente di ogni amicizia è Dio, poiché egli stesso - uno in tre Persone - è comunione d'amore. Di A.M. Canopi.
Meditazioni sul Vangelo dettate da A.M. Canopi, alla sua comunità monastica. Sono spazi di contemplazione, di riflessione e di preghiera per trasformare in giardino il deserto della quotidianità. Opportunamente adattate ad un pubblico più vasto ripercorrono le tappe salienti della vita di Gesù con l'obiettivo di agevolare il contatto con la Parola.