
Un percorso narrativo e spirituale (con illustrazioni al tratto) che ripercorre il cammino ideale di ogni visitatore, viaggiatore e pellegrino in Terra Santa. Prendendo spunto dalla vita pubblica di Gesù, l'itinerario prende le mosse dal deserto attraverso la Galilea (Nazaret, Cafarnao e la regione del lago di Tiberiade) fino a Gerusalemme. L'approccio semplice e divulgativo aiuta il lettore a riscoprire passo dopo passo il messaggio dei quattro Vangeli.
Una parola scorre sotto tutte le parole della Bibbia, come una corrente sotterranea, una nervatura delle pagine. Questa parola è “vita”. A partire dal libro della Genesi, quando Adamo divenne un essere che ha vita (Gen 2,7), proseguendo con i racconti dell’Esodo quando, nei giorni dell’alleanza, il Signore disse: “Hai davanti a te la vita e la morte, scegli!” (Dt 30,19), attraverso i Salmi, la cui supplica più ripetuta è “Fa’ che io viva!”, fino ai Profeti, che rivelano il volto del Dio della vita, tale parola agisce da protagonista nascosta. Queste pagine ci accompagnano lungo un itinerario che culmina nella figura di Gesù: questi ha l’audacia di attribuirsi, come suo nome proprio, come sua identità, la vita: “Io sono la vita” (Gv 14,6); anzi, ne fa la sua missione specifica: “Sono venuto perché abbiano la vita in abbondanza” (Gv 10,10).
l’Autore
Ermes Ronchi, dei frati Servi di santa Maria, friulano di Racchiuso di Attimis (Udine), è nato nel 1947. Ha studiato teologia a Roma (Marianum) e scienze religiose e antropologia a Parigi (Institut Catholique e Sorbona). Risiede presso il convento di San Carlo al Corso a Milano, dove dirige il Centro culturale della Corsia dei Servi; docente al Marianum; collaboratore di «Avvenire», ha pubblicato varie opere: Dietro i mormorii dell’arpa (1999), Bibbia e pietà mariana (2002), Ha fatto risplendere la vita (2003), Il canto del pane (2004), Dieci cammelli inginocchiati (2004). Per le Edizioni San Paolo sono usciti: Respirare Cristo. Commenti ai vangeli festivi.Anno C (2007), Sciogliere le vele. Commento ai vangeli festivi. Anno A (2011), Il canto del pane (2011), L’alfabeto della vita. Commento ai vangeli festivi.Anno B (2011).
Questo libro rappresenta il testamento spirituale di Xavier Emmanuelli e ripercorre la sua esistenza dedicata agli ultimi e ai dimenticati, senza nascondere i propri errori e i difetti. Dal ricordo del padre, medico di famiglia, al suo lavoro nei reparti di medicina d’urgenza, ma soprattutto le incredibili avventure con “Medici senza Frontiere” e con il “SAMU social”, impegnato a dare assistenza ed aiutare secondo la filosofia della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, senza dimenticare gli eccessi dei media, la disumanità di certa medicina incurante delle reali necessità degli uomini. Con le sue confessioni e al suo Credo, Xavier Emmanuelli ci lascia un messaggio essenziale sui fondamenti della nostra società.
"Talvolta ho pregato davanti ai morti, alle catastrofi, ai disastri e alle ingiustizie, fino a pronunciare follemente l’impossibile ingiunzione: Dio mio, fa’ che io non creda più in te perché se esisti, non puoi permettere tutto ciò!…"
«La preghiera è il germoglio della mitezza e della calma. La preghiera è il germo- glio della gioia e della gratitudine. La preghiera è l’antidoto alla tristezza e allo scoraggiamento»: ecco i doni e i frutti dolcissimi che attendono chi prega.
In questo bellissimo testo, Evagrio Pontico ci invita a cogliere e gustare tali frutti, dando precise e fondamentali indicazioni per giungere alla preghiera vera e spi- rituale. I suoi capitoli, tuttavia, spaziano su numerosi argomenti: dalla lotta alle tentazioni all’allontanamento dei pensieri molesti o malvagi, dalla pratica delle virtù alla liberazione dalle passioni, dall’amore per Dio alla contemplazione di- vina, l’Autore dispensa consigli e istruzioni per un autentico e profondo itinerario spirituale, utili, tuttavia, anche a chi voglia semplicemente praticare un cammino meditativo e una vita «buona» per sé e per gli altri.
In questa edizione si è cercato di non appesantire l’opera con apparati di note e spiegazioni «tecniche», se non il minimo indispensabile per renderla più com- prensibile, ma si è scelto però di presentare anche il testo greco per coloro che fossero interessati a un approfondimento.
L'elogio della gratuità, non certo poetico e nostalgico, sgorga direttamente dalla Parola di Dio accolta con semplicità, meditata con passione e vissuta con fedeltà". "
Siamo fatti per essere felici. Ma la felicità non la si può produrre, né acquistare. Essa c'è, quando "capita". Tutti vogliono essere felici. E questo desiderio di pienezza fa parte della natura umana, non va imparato: è già dentro di noi. Difficilmente vi si rinuncia, perché non ci si rassegna mai all'infelicità. Il cardinale Christoph Schönborn parla della felicità degli uomini, delle gioie piccole e grandi, di quelle che si pensa di avere e di quelle che si scoprono. Egli spiega in che senso "tutti gli uomini sono stati creati per essere felici". La fede cristiana, il cammino cristiano, l'imitazione di Gesù non sono altro che itinerari che conducono alla felicità. È qui il loro fascino e da ciò dipende la loro credibilità. In questo libro si raccolgono alcune meditazioni sulla felicità, sull'amore e sull'amicizia, ma anche risposte a domande di fede, perché dalla fede vissuta dipende la riuscita di tutta la vita, come si mostrerà. Il cardinale Schönborn si confronta spesso con la letteratura, con le opere di Gertrud von Le Fort, Clive Staples Lewis e William Shakespeare, mostrando come le domande di fede sono sempre, in fondo, le più profonde e autentiche della vita.
"Siamo condannati ad avere fede - sostiene l'autore - se vogliamo vivere. Con la nostra parte oscura combattere un'altra parte oscura. L'animale che è in noi, non il nostro intelletto, ci porta avanti, verso le vette più alte della spiritualità. Qui vedo il paradosso della fede". Una ricerca dei segni della propria fede più sotto il segno di Kafka che di Dostoevskij, perché avere fede è un impegno tragico. Lo scrittore ne indaga l'origine tra le paure infantili, le menzogne dell'età adulta e l'illuminazione della grazia. Una ricerca che ben presto si muta in un corpo a corpo con la questione del male e della sofferenza: la fede come necessità della nostra vita senza certezze.
Lo stilitismo, che costituisce il tema del presente lavoro, viene generalmente ritenuto una delle più bizzarre (e 'aberranti') esperienze ascetiche. Praticato in Siria a partire dal V secolo d.C, veniva esercitato sulla sommità di una colonna: ivi lo stilita soggiornava per decenni, fino al termine della vita. Era caratterizzato da una serie di pratiche motorie che - pur apparendo ispirate a devozione religiosa - sembrano per molti versi rappresentare la risposta a pulsioni interne all'asceta. L'alternarsi incessante di una postura eretta immobile e di prosternazioni si colloca, per lo stilita, su di uno sfondo di giustificazioni e di valori (e dei relativi vissuti) che ben si configura come una 'spiritualità del corpo'. Una spiritualità, tuttavia, religiosamente inspiegabile, senza alcun legame con le Sacre Scritture o con l'insegnamento della Chiesa: come se in questi soggetti, che pure apparivano interamente rivolti a Dio, la pratica della colonna fosse qualcosa che essi facevano per se stessi.
Il libro vuole ripercorrere l'opera di Fabrizio De André facendo affiorare le radici della sua sensibilità certamente laica, ma unita a dimensioni proprie del sentire religioso e cristiano, in particolare. Non per "battezzare" Fabrizio - che rimane estraneo ad ogni appartenenza - ma per raccogliere motivi senza i quali riteniamo non si può adeguatamente comprenderlo. Una religiosità, in fondo, mai negata, sviluppata in quella forma liminare al religioso e all'etico che appartiene ad una visione complessiva e profonda della realtà vicina alla mistica. Una laicità mistica, dove l'ultimo termine è aggettivo, modalità di esercizio della laicità. Al di là del bene e del male, sulla cattiva strada. Questa dimensione - che crediamo ultimamente propria di ciascuno - lo fa trasversale ad ogni appartenenza religiosa, morale, politica, rendendolo affine e connaturale a tanti, credenti e non credenti, a uomini di diversa convinzione morale e politica. A generazioni diverse. Il nostro sforzo è, dunque, quello di motivare questa lettura, certi che costituisca almeno l'indicazione di un percorso finora quasi del tutto trascurato. Dobbiamo a Fabrizio un grazie particolare, non solo per aver accompagnato - e non smetterà mai di esserci - l'intera nostra esistenza, ma soprattutto per averci permesso di crescere insieme a tutti quegli uomini e donne che si sono ritrovati attorno alla sua chitarra, che hanno sussultato appena la sua voce irrompeva magicamente tra le mura delle case...
Cyril John ci spiega in modo semplice cos’è la preghiera di intercessione. Questo libro sarà di aiuto a tutti coloro che sono all’inizio nel campo della preghiera d’intercessione: il suo insegnamento è chiaro e illustrato con numerosi e appropriati esempi e testimonianze. Sarà utile anche a chi ha già dimestichezza con l’argomento: contiene dei richiami alla preghiera per crescere nella santità e sottolinea il legame intrinseco dell’intercessione con l’evangelizzazione e la missione.
Cyril John è nato nel Kerala, in India, nel 1957. Dal 2004 fa parte del Consiglio dell’International Catholic Charismatic Renewal Services (ICCRS) in Vaticano e ne è vicepresidente dal 2007. Lavora come direttore nella Camera bassa del Parlamento indiano e vive a New Delhi con la moglie Elsamma e i quattro figli.
La poesia di Emanuela Ghini, giunta qui a una nuova matura prova, lascia trasparire la ricchezza del suo mondo interiore e del suo itinerario umano e spirituale, sempre teso all'essenziale, fin dagli anni della sua formazione, vissuta nel respiro del Concilio e alla scuola di maestri quale Giuseppe Dossetti, cresciuta nel solco della spiritualità carmelitana e al tempo stesso profondamente biblica. La relazione dell'anima con Dio si fa così dialogo aperto sulle relazioni umane e sul mondo,che vivono sospesi sull'orlo del mistero.