
"Era felice al vento, lo accoglieva in ascolto.
Era di quelli che afferrano una frase
dove gli altri intendono solo un chiasso."
Mosè, primo alpinista, è in cima al Sinai.
Inizia così il suo corpo a corpo con la più
potente manifestazione della divinità.
E disse: con questo verbo la divinità crea e disfa, benedice e annulla. Dal Sinai che scatarra esplosioni e fiamme, vengono scandite le sillabe su pietra di alleanza. Nell'impeto di un'ora di entusiasmo un popolo di servi appena liberati si sobbarca di loro: "Faremo e ascolteremo". Luogo di appuntamento è il largo di un deserto, dove la libertà è sbaraglio quotidiano. Notizia strepitosa: nell'antico Ebraico, madrelingua, le parole della nuova legge sono rivolte a un tu maschile.
Le donne guardano con tenerezza gli uomini commossi e agitati. Il dito scalpellino che scrive in alto a destra: "Anokhi", Io, è il più travolgente pronome personale delle storie sacre.
Oggi c'è un rinnovato interesse per la Bibbia come libro, al di là delle interpretazioni religiose. De Luca, che per anni ha studiato l'ebraico, da sé, così spiega la sua traduzione e il suo commento: "Ho tradotto quel libro pieno delle più grandi avventure sacre dell'umanità, come se non fosse stato mai fatto prima. Più che attenuto, mi sono appiattito, schiacciato sulla parola ebraica per riprodurla a calco in italiano: compreso per esempio l'ordine della frase o la rinuncia di quella lingua al verbo avere... L'intento è quello di procurare nostalgia dell'originale".
Quando Ugo Foscolo è a Bologna, nel 1798, compie la prima parziale stesura del romanzo Ultime lettere di Jacopo Ortis, che viene poi pubblicato in quello stesso anno. L'opera, profondamente riveduta, viene ripubblicata a Milano nel 1802; ispiratore di questa seconda redazione è l'amore del poeta per Isabella Roncioni, conosciuta in Toscana. Ma le Lettere hanno un destino movimentato perché subiranno ulteriori aggiunte e correzioni a Zurigo (1816) e a Londra (1817). Il travaglio "compositivo" dell'opera rispecchia la crisi, non solo politica, ma soprattutto filosofica ed esistenziale dell'autore, scaturita dal contrasto tra leggi meccanicistiche della natura e ansia di vita, tra razionalismo e nuove aspirazioni romantiche.
Descrizione
L’incessante confronto di don Primo Mazzolari con la Scrittura, e in particolare con il vangelo, si concentra facilmente intorno ad alcuni episodi e personaggi della narrazione biblica; personaggi ed episodi colti sia al primo grado narrativo, quello degli accadimenti reali o presentati come tali, sia al secondo grado, quello dei racconti messi in bocca ai personaggi reali. Ne è un chiaro esempio proprio Zaccheo, dove gli insistenti richiami alla parabola del figlio «perduto e ritrovato» vengono quasi a intessere il fondale su cui si svolge e si illumina l’episodio del capo dei pubblicani di Gerico.
Il libro, l’ultimo di don Mazzolari, terminato alcuni mesi prima della morte, inizia a vedere la luce su Adesso il 1° luglio 1959 e la pubblicazione, sia pure con alcune varianti rispetto al testo definitivo, prosegue a puntate fino al 15 dicembre; ma il volume edito da Rienzo Colla per i tipi de La Locusta nel marzo dell’anno seguente, e poi ristampato nel 1962 e nel 1967, non riproduce integralmente ciò che era apparso sul quindicinale mazzolariano, bensì un testo ridotto a meno della metà. Solo nel 1974 Zaccheo è finalmente riproposto dall’editore vicentino nella sua integrità, con una nota che attribuisce ancora la causa delle abbondanti amputazioni precedentemente subite all’intervento dell’autorità ecclesiastica.
Sommario
Introduzione. 1. Io, il «perduto». 2. Gerico. 3. Guarire la gioia. 4. Il nome e il mestiere. 5. Ricco e non satollo. 6. Chi era Gesù. 7. Un povero uomo. 8. Il nostro dramma. 9. Uno sguardo. 10. Colui che si ferma. 11. Salvezza e gioia. 12. I malcontenti. 13. Il torto di Gesù. 14. Una spina nel cuore. 15. Tutti siamo dei redenti. 16. I poveri. 17. Il volto del Signore. 18. La frode. 19. La salvezza. 20. Questa casa. 21. Colui che attende.
Note sull'autore
Don Primo Mazzolari (1890-1959), prete dal 1912, fu cappellano militare al tempo della prima guerra mondiale e trascorse la sua vita come parroco di Cicognara e di Bozzolo, due piccoli paesi in provincia di Mantova. I suoi scritti e le sue predicazioni lo imposero all’attenzione pubblica, ma attirarono su di lui anche molte misure disciplinari della gerarchia ecclesiastica. EDB ha in catalogo la sua opera completa.
Mario Gnocchi, già docente di lettere nei Licei, è membro del Comitato scientifico della Fondazione don Primo Mazzolari di Bozzolo e collaboratore della rivista Impegno. A lungo attivo nell'ecumenismo, è stato per otto anni presidente nazionale del Segretariato Attività Ecumeniche.
«In questo libro, scritto con un linguaggio scorrevole e incisivo, don Sergio ci fa toccare con mano alcuni degli sguardi di Gesù che ci interpellano personalmente e comunitariamente, anche se ognuno di noi può reagirvi in modo diverso: c'è lo sguardo che riscatta, che ridà dignità alla persona; c'è lo sguardo che prova compassione, tenerezza di fronte a chi è disorientato prendendosene cura; c'è lo sguardo che ama in modo gratuito, che non si impone ma apre sempre davanti all'altro una nuova possibilità di vita; c'è lo sguardo senza parole che va però in profondità e fa verità, una verità a volte scomoda; c'è lo sguardo attento che apprezza chi ha il coraggio di dare tutto, anche se il tutto è poco; c'è lo sguardo che non si stanca mai di perdonare e di avere fiducia in noi; c'è infine lo sguardo trasfigurato a cui anche noi siamo chiamati attraverso l'ascolto della sua parola.» (dalla prefazione di Gabriella Mian)
Per chi non cerca la tenerezza a basso prezzo, ma desidera avere la qualità e la forza creativa del «ramo tenero», l’evangelista Marco può essere un buon compagno di viaggio e un’ottima guida. La sua sensibilità all’intenerirsi di Gesù Pastore, la preoccupazione costante per l’inconsapevole durezza di cuore dei discepoli, la nitida certezza che soltanto la giusta percezione dei segni dei tempi potrà rendere veramente duttili sono i tre punti cardine di un’attenzione alla tenerezza priva di sbavature e di facili sentimentalismi.
Marco è l’evangelista che più di tutti ha tematizzato il rischio della durezza di cuore e che offre come rimedio la sequela dietro Gesù risorto. Le parole che, al culmine della narrazione di Marco, le donne trasmettono ai discepoli – «Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto» – mostrano che la risurrezione è una forza che non solo riguarda la corporeità di Gesù, ma si estende ai discepoli. La rinascita del discepolato avviene perciò nel clima di una rinata circolarità della tenerezza.
Sommario
Presentazione. I. Prima approssimazione e differenti livelli di tenerezza. II. La tenerezza è molte cose: voci, approcci e sfumature. III. La tenerezza nei gesti e nelle parole di Gesù. IV. La tenerezza di Gesù nell’Ultima cena secondo Marco. V. Marco e la tenerezza. VI. Sguardi oltre Marco.
Note sull'autore
Ermenegildo Manicardi, sacerdote della diocesi di Carpi (Modena), è rettore dell’Almo Collegio Capranica e docente di Teologia alla Pontificia Università Gregoriana. È stato preside della Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Con EDB ha pubblicato Gesù, la cristologia, le Scritture (2005), Mamma Nina. La santità in una maternità più grande (con Paolo Trionfini 2010) e Le radici bibliche dell'Amoris laetitia (2018).
Per il testo biblico, l'autore ha avuto un amore appassionato, come testimoniano i saggi raccolti nel volume, dedicato alla figura teologica di Osea e ad alcuni altri profeti. Osea, Geremia, Giona acquistano, nella sua esposizione, la vividezza di contemporanei. L'«esegesi narrativa» dell'autore crea una «contemporaneità» tra il testo e il lettore, «ogni lettore ri-costruisce di nuovo il testo». Questo vale in modo particolare per un libro «profetico». Letteralmente, il profeta è «la bocca di Dio», parla al suo posto e in nome suo: «Così dice il Signore...» è l'incipit di ogni oracolo. Anche per questo la parola profetica è necessariamente contemporanea.
Il libro rilegge l'intera storia di Giobbe alla luce del timore di Dio. Il testo biblico, infatti, presenta un lessico della paura e del terrore particolarmente sviluppato e si avvale di quasi tutte le radici dei verba timendi dell'ebraico biblico. Timorato di Dio, Giobbe esprime rispetto reverenziale, amore e terrore. Il testo gioca sull'ambiguità semantica del verbo «temere» per creare un cortocircuito nell'idea tradizionale del timore del Signore, secondo cui chi lo teme vive felicemente, mentre gli empi sono afflitti da prove e dolori. Gli amici del protagonista rappresentano bene la sapienza tradizionale, ancorata in modo intransigente alla giustizia retributiva. L'opera non intende annullare tale giustizia - in tal senso l'epilogo è molto eloquente - ma certamente contrasta il bieco meccanicismo con cui gli amici la concepiscono.
Le pagine del volume non hanno altro scopo che far apprezzare la poesia essenziale di alcuni racconti biblici: il Dio vasaio, che crea e distrugge; la danza di Davide e la sterilità di Mikal; la Pasqua, cioè la morte del protagonista e l'incontro con lui sulla strada e nel giardino. Il linguaggio della Bibbia è concreto, esponenziale, evita il dogmatismo e non cede alla tentazione di adottare un tono moralistico o sentimentale. Per questo è abbastanza facile discutere sui problemi di oggi a partire da un brano della Scrittura. La narrazione non impone verità o esigenze morali, propone piuttosto e lascia ampio spazio alla libertà.
Descrizione
Tra i problemi posti dalla critica letteraria al Protovangelo di Giacomo c’è l’autonomia dei capitoli 22-24 rispetto ai precedenti e l’eventuale loro fonte: infatti queste ultime pagine, occupandosi quasi esclusivamente di Zaccaria, sembrano discostarsi dai personaggi che finora avevano animato la narrazione protogiacobea (Anna e Gioacchino, Maria e Giuseppe), assieme a qualche altra figura di contorno (Ruben, Giustina, i figli di Giuseppe, il sommo sacerdote, Annas, l’ostetrica, Salòme, i magi...). Secondo alcuni studiosi di ambito tedesco, seguiti da diversi altri, i capitoli finali proverrebbero da un documento a parte, che è stato chiamato Apocryphum Zachariae, inserito tardivamente nel corpo del testo e del quale costituirebbe una delle tre sezioni corrispondenti ad altrettanti documenti: il primo, il più ampio, riguarderebbe la vita di Maria (cc. 1-16), il secondo si occuperebbe di Giuseppe e di qualche altra persona al momento della nascita del figlio di Maria (cc. 17-21) e il terzo sarebbe appunto l’Apocrifo di Zaccaria (cc. 22-24).
Sommario
Ingresso. I. Il comando di Erode e la paura delle madri (Protev. 22). II. La morte di Zaccaria (Protev. 23). III. Il dolore e l’elezione (Protev. 24). IV. L’autore e il titolo (Protev. 25). V. Il congedo. Bibliografia. Indice degli autori recenti. Indice delle citazioni.
Note sull'autore
Gilberto Marconi, docente di Letteratura cristiana antica all'Università degli studi del Molise, è membro del collegio dei docenti del dottorato di ricerca in Poesia greca e latina in età tardo antica e medievale dell’Università degli studi di Macerata e delegato responsabile dell’Università degli studi del Molise presso il Centro Internazionale di Poesia Greca e Latina in età tardo antica e medievale. Collaboratore di Biblica, Gregorianum, Rivista biblica e Henoch, per EDB ha pubblicato Lettera di Giuda – Seconda lettera di Pietro (introduzione, versione, commento, 2005), Anna e Gioacchino. I nonni materni di Gesù. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 1-5 (2017), La nascita del Messia. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 17-21 (2017); L’infanzia di Maria. Dal tempio alla casa di Giuseppe. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 6-10 (2019); Dall’annunciazione al processo. Una gravidanza tra trepidazione e pianti. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 11-16 (2020).
I primi capitoli della Genesi ci offrono un catechismo in pillole sui principali temi della vita. Non hanno la pretesa di rivelare come è andata agli inizi, bensì di annunciare il senso della storia agli occhi di Dio. Il percorso si sviluppa attraverso 8 schede: il dono della vita, il senso della vita, la festa, il lavoro, la famiglia, il peccato e la misericordia, l'unità nella diversità, il diluvio e l'alleanza. Ne scaturisce una vera e propria «lectio biblica familiare»: nata da famiglie e rivolta alla famiglia, raccoglie, con freschezza e immediatezza, le risonanze che maggiormente possono interpellare la vita attuale delle coppie.
Descrizione
La necessità di una riscoperta dei concetti-chiave dell’evangelizzazione si impone per il rischio effettivo di una sua deformazione, che consiste nell’assimilazione a una precettistica morale. Per la verità, il malinteso è antico, poiché già l’apostolo Paolo polemizzava con quanti annunciavano «un altro vangelo». Anche se allora si trattava di una forma di giudeo-cristianesimo, oggi il fatto è sostanzialmente impresa di una cultura secondo la quale il cristianesimo e la moralità sono in un rapporto non solo indissolubile, ma anche di semplice equivalenza.
Il riduzionismo etico del cristianesimo, tipico di ogni posizione illuministica o semplicemente laica, e l’esito polemico dello stesso illuminismo nei confronti del cristianesimo e della sua dimensione morale suggeriscono di approfondire i testi originari del cristianesimo. È il solo modo per scoprire o riscoprire quale sia l’effettiva identità del cristiano e della evangelizzazione che l’accompagna.
Sommario
Introduzione. Il rischio di un travisamento moralistico. 1. Al primo posto c’è una missione. 2. L’evangelo consiste nella Parola. 3. Il contenuto vantaggioso: annuncio di un favore. 4. Il fattore-Chiesa. 5. L’inculturazione. 6. La componente dello scandalo. 7. La risposta della fede. 8. La conseguenza etica. Conclusione. Il vangelo è per l’uomo.
Note sull'autore
Romano Penna, professore emerito di Nuovo Testamento nelle Università pontificie, ha approfondito la complessa figura di Paolo di Tarso e il rapporto tra il cristianesimo delle origini e i suoi interlocutori giudaici ed ellenistici. Per EDB ha pubblicato Paolo scriba di Gesù (2009); L'Evangelo come criterio di vita. Indicazioni paoline (2009); Lettera agli Efesini. Introduzione, versione e commento (22010); Lettera ai Romani. Introduzione, versione e commento (2010); Profili di Gesù (2011); Gesù di Nazaret nelle culture del suo tempo. Alcuni aspetti del Gesù storico (22013) e Gesù e Socrate. Cultura greca e impronta giudaica (2014); La Lettera di Paolo ai Romani (2018).

