
Una certa predicazione moralistica del passato ha fatto di tutto per deprecare i vizi, ma ha reso anche poco attraenti le virtù, rendendole pedanti e noiose. Si assiste dunque oggi a una sorta di stravolgimento per cui il vizio perde ogni impronta morale e si traveste in una sorta di moda. Più che vivere in un ambiente dove domina l'immoralità, ci troviamo immersi in un orizzonte in cui è comune l'amoralità, così che tutto è grigio, indifferente e le frontiere tra vizio e virtù sono ormai abbattute o rese molto mobili. Il testo propone un itinerario inedito lungo queste due strade. Si inizierà con quella più larga, comoda, pianeggiante e talora in discesa, tipica del vizio senza controlli morali. Successivamente si cambierà direzione, affrontando una sorta di scalata verso l'altura. Sarà la via della virtù: forse, come diceva il poeta greco Esiodo, la si percorrerà a fatica ma «quando si raggiunge la vetta, diventa agevole ciò che prima era arduo».
Come far dialogare la vita di Gesù raccontata nei Vangeli con la grande letteratura universale? Don Paolo Alliata, noto per la sua maestria nell'interpretare la Bibbia attraverso i grandi testi della biblioteca universale, ci consegna alcuni scorci narrativi sulla vita di Gesù, organizzati in cinque sezioni, che concorrono a creare un vero e proprio ritratto dell'Uomo di Nazareth. Seguiremo così Gesù dai suoi inizi fino alla sua passione, morte e resurrezione, con uno sguardo rinnovato sulle sue parole, i suoi gesti e le sue relazioni. La trama narrativa è arricchita dalla tessitura artistica creata dai suggestivi acquerelli di Nicola Magrin.
È un viaggio emozionante, quello che Laura Verrani ci propone in queste pagine intense, sorprendenti e capaci di orientare con uno sguardo nuovo la lettura biblica (che sempre pensiamo di conoscere e, invece, sempre si rinnova). Partendo da Abramo e Sara (maestri dei nuovi inizi e dei mutamenti di prospettiva), attraversando le sfide delle donne dell'Esodo, per giungere a Maria Maddalena, donna che ha il coraggio di guardare il vuoto e lasciarsi interrogare, senza arrendersi all'assenza e, perciò, a sua volta capace di ripartire una volta udito pronunciare il suo nome, Laura Verrani conduce i lettori, con una scrittura immediata, fresca ma non perciò meno profonda, a tuffarsi nel mondo al femminile di pagine bibliche che rischiamo di non comprendere altrimenti appieno. La chiamata di Abramo, infatti, non si attua senza Sara, chiamata a uscire non dalla casa del padre ma dalla tenda e dall'ombra del suo sposo. Così come l'Esodo non è possibile senza il "sabotaggio" nei confronti del potere perpetrato da un gruppo di donne che nemmeno si conoscono tra loro ma condividono il rispetto per la vita. E poi Giuditta, Maria ed Elisabetta, che escono in modi diversi da una vergogna cui, altrimenti, sarebbero condannate. E la donna "curva- del Vangelo di Luca: figura di colei che ha trascorso una vita a guardare in basso, costretta da una deformità che è lo specchio di una condizione sociale ed esistenziale. E la Samaritana... Una Bibbia che lascia scoprire i cammini di libertà che la abitano da una prospettiva inattesa e sorprendente, finora poco frequentata.
Anche tra gli studiosi è diffusa la convinzione che Israele conoscesse, in modo molto rigido, solo due possibilità: o si era giusti al cospetto di Dio o non lo si era. Tutte le gradazioni, tutte le sfumature intermedie sarebbero state assenti. L'Autore ha intrapreso allora, per la prima volta, una raccolta esaustiva dei dati che riguardano il giusto: sostantivi, qualificativi, azioni compiute e subite. Ne emerge una mappatura completa che restituisce una figura dalle molteplici sfumature. Il materiale viene commentato analiticamente nel corso dell'opera e graficamente organizzato in ben dieci appendici. L'opera può essere letta su due livelli: scientifico e divulgativo. I lettori interessati maggiormente al primo aspetto troveranno abbondanti annotazioni di carattere filologico e semantico; quelli più interessati al secondo, una ricca messe di informazioni accessibili anche a chi non conosce la lingua ebraica. Gli uni e gli altri hanno tra le mani il primo e innovativo studio sistematico sulla figura del giusto nel Salterio.
"Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili". Così si apre la preghiera del Credo con la quale i cristiani affermano la propria fede. Una fede che contempla il mistero trinitario e che si apre, per l'appunto, con il Padre. Egli viene presentato come il "solo Dio" e il "Creatore" di ogni cosa, nei cieli e sulla terra. A 1700 anni da questa formulazione è essenziale rielaborare la definizione di "solo Dio" per riconoscere la dignità di ogni religione e quella di Creatore dev'essere ricompresa alla luce delle scoperte che le scienze hanno elaborato in merito al mondo e al cosmo. La via più sicura per ri-comprendere il Dio in cui credono i cattolici appare quindi legata alla parola "padre", a nuove visioni della paternità di Dio a partire dalla rilettura dei testi biblici alla luce delle conoscenze e delle esperienze attuali.
Pietra miliare nella storia della Chiesa, il Concilio di Nicea, contro Ario che sosteneva che il Figlio Gesù fosse una semplice "creatura" e quindi "inferiore" al Padre, proclamò invece che «Gesù Cristo è Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, consostanziale al Padre». Cosa vuol dire tutto ciò? Chi è Gesù Cristo per noi, oggi? Partendo da questa domanda decisiva, Ludwig Monti, fine esegeta, nel presente volume ci propone un percorso che dalla cristologia "alta" di Nicea ci riporta a quella dei Vangeli. Lo fa prendendo in esame alcuni incontri di Gesù, lungo il suo ministero pubblico: relazioni che testimoniano il suo essere il Figlio di Dio nel suo "esserci-per-altri-. In una parola, la "pre-esistenza" del Figlio vista come "pro-esistenza", vita donata per gli altri, come ben emerge dai racconti della passione, morte e resurrezione, culmine di questo percorso. Il Concilio di Nicea, dunque, come più volte ribadito da Papa Francesco, «affermando che il Figlio è della stessa sostanza del Padre, mette in luce qualcosa di essenziale: in Gesù possiamo conoscere il volto di Dio e, allo stesso tempo, anche il volto dell'uomo, scoprendoci figli nel Figlio e fratelli tra di noi».
Il volume presenta il testo ebraico del Libro dei Salmi, la traduzione italiana, un saggio introduttivo, un ricco apparato di note filologiche e di commento, un approfondimento di carattere liturgico. Il testo fa parte di una collana, curata da noti biblisti italiani, che riprende ex-novo e amplia il coraggioso progetto della Nuovissima versione della Bibbia dai testi originali. I singoli libri biblici vengono riproposti in una nuova versione che, oltre ad avere i testi antichi a fronte, è accompagnata da un accurato apparato testuale-filologico e da un ampio commento esegetico-teologico. La serie è diretta da Massimo Grilli, Giacomo Perego e Filippo Serafini.
Una professione di fede non è solo un insieme di formulazioni sintetiche. Comode per richiamare ciò in cui si crede, esse rischiano di essere parole vuote, se non sono inserite nell'atto mediante il quale si prende posizione rispetto a tale contenuto. Forse per questo, nelle Scritture le formule di fede spesso si trovano inserite in racconti. Questi, per le loro caratteristiche, non veicolano semplicemente una «morale della favola», ma fanno avvenire per i lettori di ogni tempo quanto narrano: sono in grado di coinvolgere e suscitare fede. L'evangelista Giovanni ne era consapevole: per la stesura del suo vangelo, ha raccolto e selezionato, tra i molti compiuti da Gesù, un certo numero di «segni» e li ha scritti «perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome» (Gv 20,31). Questo volume intende accompagnare i lettori nella lettura di alcune pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento, alla scoperta del percorso che conduce a professare la fede e dell'intreccio che coinvolge la fede e la vita.
Soprattutto nel secolo scorso sono state elaborate diverse sinossi dei vangeli. Tale strumento permette agli studiosi di cogliere immediatamente analogie e differenze contenutistiche, narrative e lessicali fra i racconti evangelici grazie alla disposizione del testo su colonne parallele. A differenza delle sinossi precedenti, questo strumento non intende focalizzare le diverse trame narrative dei racconti canonici su Gesù, né porre l'attenzione sulle scelte lessicali peculiari di ciascun autore. Piuttosto, la prospettiva dalla quale sarà operato il confronto sinottico è quella offerta dalla retorica, con le sue figure e i suoi tropi. In virtù dell'inscindibile connessione tra contenuto e forma, il confronto sinottico, condotto in chiave retorica, non intende soltanto arricchire la conoscenza del bagaglio letterario di ciascun evangelista. Piuttosto, le scelte, analoghe o differenti, dei singoli evangelisti contribuiranno a illuminarne ulteriormente le prospettive redazionali ed evidenziarne i principali contenuti teologici. Dopo la Sinossi paolina bilingue (San Paolo 2013) e L'officina del Nuovo Testamento (San Paolo 2024), gli autori offrono un altro strumento innovativo e completo, indispensabile per conoscere il valore delle parole al servizio della Parola.
Metafore e simboli rappresentano l'idioma privilegiato del corpus biblico, la cui funzione va ben oltre quella puramente decorativa. Non esiste ancora, tuttavia, uno specifico approccio di lettura che valorizzi, in modo rigoroso e sistematico, questo dato unanimemente riconosciuto. La ricorrente confusione tra attenzione ai simboli e interpretazione allegorica del testo ha prodotto una certa diffidenza per tale ambito, assimilando due procedimenti del tutto diversi. Come si cercherà di mostrare, l'analisi simbolica indica una procedura propriamente esegetica, ma attenta al simbolo. Perciò l'Autore propone anche un metodo di lettura tracciando tappe per un'analisi esegetico-simbolica corretta. Più che di una spiegazione figurativa o allegorica, si tratta di un'interpretazione del testo alla luce dei simboli contenuti e opportunamente individuati con criteri che impediscano l'arbitrarietà o la simbolizzazione forzata. Il simbolismo in questione non è dunque una veste imposta dall'esterno, quanto una dimensione originaria e intrinseca al testo nel suo senso letterale.
La Sindone di Torino rappresenta da secoli un enigma storico, scientifico e spirituale. È un semplice lenzuolo funerario o una straordinaria reliquia che testimonia la passione di Cristo? In questo volume, Pierluigi Baima Bollone, medico legale e uno dei massimi esperti mondiali della Sindone, collega in maniera originale l'analisi accurata e rigorosa della figura storica di Gesù (alla luce delle più recenti scoperte scientifiche e archeologiche) e la sua corrispondenza con il Lenzuolo di Torino. Attraverso un esame meticoloso delle fonti documentali, delle pratiche funerarie giudaiche e delle trascorse indagini condotte sul Sacro Telo, l'autore propone una riflessione profonda su ciò che la Sindone può rivelarci oggi. La sua narrazione intreccia scienza, storia e fede, portando il lettore a interrogarsi sul mistero della risurrezione e sul valore del lenzuolo della sepoltura di Cristo nel contesto della cristianità e giungendo a proporre una ipotesi sconvolgente, ossia che «il miracolo della risurrezione potrebbe essere avvenuto all'interno della Sindone che ora è conservata a Torino».
Il frutto del melograno si caratterizza per i suoi numerosi chicchi e se ne può apprezzare appieno il gusto solo se mangiati insieme. Per la sua conformazione esso ha colpito la fantasia umana e subito si è trasformato in un potente simbolo di pluralità e ricchezza ermeneutica per culture e religioni. Alla sua carica evocativa si ispira la presente serie di volumi che si articolano secondo una struttura costante: dopo aver inquadrato il personaggio in una dimensione teologica, si fornisce una descrizione generale del modo in cui esso è stato recepito nella letteratura esegetica ebraica e in quella cristiana, e si offre un'antologia commentata di testi scelti per la loro bellezza e la loro dimensione dialogica. La serie ha un duplice scopo: da un lato quello di offrire un'idea della ricchezza ermeneutica delle due tradizioni interpretative, mostrandone aspetti poco noti ma suggestivi; dall'altro far comprendere come tra di esse vi sia stato un lungo e fecondo rapporto osmotico più che una precoce e netta divisione.