
La birra, nella cultura occidentale, è stata spesso considerata una bevanda rozza e meno dignitosa rispetto al vino. In realtà nel Vicino Oriente Antico aveva un'importanza notevole, a livello sia sociale sia religioso, tanto che in Mesopotamia vi era addirittura una divinità ad essa dedicata. Questo libro traccia una documentata storia del «pane liquido» nelle civiltà mesopotamiche e nell'antico Egitto e mostra come questa bevanda fosse diffusa e tenuta in grande considerazione nel mondo antico, forse già dal Neolitico, quando la coltivazione dell'orzo portò alla produzione non solo del pane ma anche della bevanda ottenuta dalla sua fermentazione. Inoltre, si evidenzia come essa sia menzionata varie volte nell'Antico Testamento, benché la sua comparsa sia oscurata da traduzioni generiche. Infine, si svelano quattro ricette per produrre birra seguendo il metodo usato da assiri, sumeri, babilonesi, egizi e israeliti.
Anche dopo una frettolosa visita al condominio del Pentateuco, sorgono immediate alcune domande: perché gli antenati d'Israele sono tre e non uno solo, e perché l'antenato d'Israele non è un antenato eponimo? Perché tutte le istituzioni fondamentali d'Israele sono legate al deserto e non al suo territorio nazionale? Perché il personaggio principale delle tradizioni fondanti, Mosè, non è un re e non fonda una dinastia? Insomma, il lettore che intraprende l'avventura di leggere il Pentateuco si trova davanti a una serie di camere chiuse, con un mazzo di chiavi in mano ma senza sapere quale di queste apre quale porta. Frutto maturo dello studio e dell'insegnamento protrattisi per oltre quarant'anni, l'opera di Jean Louis Ska permette di individuare le chiavi più adeguate ad aprire quello scrigno che contiene le più preziose tradizioni dell'antico Israele. Aiuta inoltre i lettori a orientarsi nella foresta - in alcuni casi la giungla - delle pubblicazioni sul Pentateuco, distinguendo i tentativi più validi e più proficui. Infine, alimenta il gusto della lettura, della ricerca e, forse ancora più importante, il desiderio di porre domande sempre più pertinenti a un testo antico, ma sempre giovane.
«Capisci quello che stai leggendo?» (At 8,30). La domanda che Filippo rivolge all'eunuco sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza nasconde un presupposto ermeneutico fondamentale: ogni tessuto di segni che chiamiamo "testo" veicola un messaggio o contenuto intelligibile. A ciò corrisponde la nozione generale di "senso", che nella riflessione cristiana sulle Scritture ha conosciuto uno sviluppo particolare. Cosa vuol dire comprendere davvero un testo? A partire dall'insegnamento di Gesù e degli apostoli, i cristiani hanno provato a distinguere un primo senso, chiamato letterale, da altri non letterali, di solito invocati nella lettura cristologica dell'Antico Testamento. La presente monografia ripercorre la storia dell'esegesi biblica seguendo il filo rosso delle definizioni dei sensi della Scrittura, specialmente di quello letterale. Intende mostrare come la comprensione di cosa sia il senso letterale contenga in modo più o meno esplicito una teoria ermeneutica. Il percorso getta luce sulle forti difficoltà incontrate dai biblisti nella Chiesa nella prima metà del ventesimo secolo, percepibili ancora oggi.
"Apocalisse" è divenuto sinonimo di fine, in genere catastrofica. Il significato originario si è con il tempo coperto di polvere, fino a scomparire. Si è imposta una chiave di lettura che privilegia gli eventi terrificanti, che preludono al cataclisma finale: dal finimondo alla fine del mondo. Di contro, come reazione, si tende a rimuovere o a sminuire i testi apocalittici: la salvezza finale smussa ogni asprezza. La sfida che si pone l'autore di questo libro è duplice: da una parte far riscoprire la finalità originaria della letteratura apocalittica, tesa a rivelare i misteri dell'alto per dare un senso alla storia del basso; dall'altra, restituire serietà e severità alle sanguinose prove a cui devono far fronte i credenti nel Dio dell'esodo e di Gesù morto e risorto. In altri termini, cerca di offrire risposte alla domanda: come vivere l'apocalisse oggi? Ovvero, come possono le comunità cristiane affrontare le prove del quotidiano e la prova finale come condizione di beatitudine? Solo accettando di vivere nel braciere della storia la Chiesa ne uscirà purificata, per incontrare alla fine, il suo Signore: ecco la sconvolgente rivelazione dell'Apocalisse.
Il Salterio, che è una raccolta di preghiere e di carmi, è intonato dalle labbra festose di antichi fedeli felici, ma lo è, in una tonalità ben più forte e più frequente, dalle bocche aride di sofferenti che lanciano a Dio il loro grido desolato: «Fino a quando, Signore? Per sempre?», avendo come «compagne solo le ombre». È per questo che si è pensato di riproporre, rivisitandola, una delle opere più care a David Maria Turoldo, la sua versione dei 150 Salmi. Gianfranco Ravasi
Il frutto del melograno si caratterizza per i suoi numerosi chicchi e se ne può apprezzare appieno il gusto solo se mangiati insieme. Per la sua conformazione esso ha colpito la fantasia umana e subito si è trasformato in un potente simbolo di pluralità e ricchezza ermeneutica per culture e religioni. Alla sua carica evocativa si ispira la presente serie di volumi che si articolano secondo una struttura costante: dopo aver inquadrato il personaggio in una dimensione teologica, si fornisce una descrizione generale del modo in cui esso è stato recepito nella letteratura esegetica ebraica e in quella cristiana, e si offre un'antologia commentata di testi scelti per la loro bellezza e la loro dimensione dialogica. La serie ha un duplice scopo: da un lato quello di offrire un'idea della ricchezza ermeneutica delle due tradizioni interpretative, mostrandone aspetti poco noti ma suggestivi; dall'altro far comprendere come tra di esse vi sia stato un lungo e fecondo rapporto osmotico più che una precoce e netta divisione.
Un sussidio pratico, con indicazioni, suggerimenti e consigli sulle diverse modalità di preparazione alla Domenica della Parola che si celebrerà il 26 gennaio 2025. Istituita il 30 settembre del 2019 da papa Francesco, La Domenica della Parola di Dio è una giornata «dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio per far crescere nel popolo di Dio la religiosa e assidua familiarità con le Sacre Scritture».
Il dramma della fraternità emerge nei racconti dell'Antico Testamento, dove il legame di sangue non è garanzia di relazioni sane. Le narrazioni bibliche illustrano come le relazioni fraterne siano spesso complicate e conflittuali, contrariamente all'ideale del Salmo 133, che celebra la dolcezza della vita fraterna. Storie di personaggi come Caino e Abele, Isacco e Ismaele, Giacobbe ed Esaù e altri mostrano il cammino tortuoso della fraternità, ricco di tensioni e sofferenze. La sfida che questo volume lancia ai lettori è riconoscere nel prossimo un fratello e, come Giacobbe, scoprire il volto di Dio nell'altro, poiché la fraternità si basa non sul legame di sangue, ma sulla comune filiazione a un Padre misericordioso.
È dal 2014 che Papa Francesco parla di una «terza guerra mondiale a pezzi» che immerge il mondo in uno stato permanente di conflitto su scala globale. Profeticamente negli ultimi anni questa espressione ha trovato conferma nel numero crescente di conflitti che si aprono e rimangono aperti senza trovare una soluzione. In questo contesto va inserito il testo biblico con il suo articolato modo di pensare tanto la guerra quanto la pace. Il Dio guerriero che combatte in prima persona per la liberazione del suo popolo dalla schiavitù d'Egitto è lo stesso che è signore sulla guerra e pone fine ad essa, per sempre. Difatti, nel vangelo secondo Matteo nel discorso della montagna è proprio la costruzione della pace l'opera che rende ogni uomo un autentico figlio di Dio (Mt 5,9). L'Antico e il Nuovo Testamento immaginano un mondo giusto e aspirano alla vittoria della pace sulla guerra e sulla violenza. Un anelito che tocca agli uomini di ogni epoca e società far divenire realtà.
Una certa predicazione moralistica del passato ha fatto di tutto per deprecare i vizi, ma ha reso anche poco attraenti le virtù, rendendole pedanti e noiose. Si assiste dunque oggi a una sorta di stravolgimento per cui il vizio perde ogni impronta morale e si traveste in una sorta di moda. Più che vivere in un ambiente dove domina l'immoralità, ci troviamo immersi in un orizzonte in cui è comune l'amoralità, così che tutto è grigio, indifferente e le frontiere tra vizio e virtù sono ormai abbattute o rese molto mobili. Il testo propone un itinerario inedito lungo queste due strade. Si inizierà con quella più larga, comoda, pianeggiante e talora in discesa, tipica del vizio senza controlli morali. Successivamente si cambierà direzione, affrontando una sorta di scalata verso l'altura. Sarà la via della virtù: forse, come diceva il poeta greco Esiodo, la si percorrerà a fatica ma «quando si raggiunge la vetta, diventa agevole ciò che prima era arduo».
Come far dialogare la vita di Gesù raccontata nei Vangeli con la grande letteratura universale? Don Paolo Alliata, noto per la sua maestria nell'interpretare la Bibbia attraverso i grandi testi della biblioteca universale, ci consegna alcuni scorci narrativi sulla vita di Gesù, organizzati in cinque sezioni, che concorrono a creare un vero e proprio ritratto dell'Uomo di Nazareth. Seguiremo così Gesù dai suoi inizi fino alla sua passione, morte e resurrezione, con uno sguardo rinnovato sulle sue parole, i suoi gesti e le sue relazioni. La trama narrativa è arricchita dalla tessitura artistica creata dai suggestivi acquerelli di Nicola Magrin.
È un viaggio emozionante, quello che Laura Verrani ci propone in queste pagine intense, sorprendenti e capaci di orientare con uno sguardo nuovo la lettura biblica (che sempre pensiamo di conoscere e, invece, sempre si rinnova). Partendo da Abramo e Sara (maestri dei nuovi inizi e dei mutamenti di prospettiva), attraversando le sfide delle donne dell'Esodo, per giungere a Maria Maddalena, donna che ha il coraggio di guardare il vuoto e lasciarsi interrogare, senza arrendersi all'assenza e, perciò, a sua volta capace di ripartire una volta udito pronunciare il suo nome, Laura Verrani conduce i lettori, con una scrittura immediata, fresca ma non perciò meno profonda, a tuffarsi nel mondo al femminile di pagine bibliche che rischiamo di non comprendere altrimenti appieno. La chiamata di Abramo, infatti, non si attua senza Sara, chiamata a uscire non dalla casa del padre ma dalla tenda e dall'ombra del suo sposo. Così come l'Esodo non è possibile senza il "sabotaggio" nei confronti del potere perpetrato da un gruppo di donne che nemmeno si conoscono tra loro ma condividono il rispetto per la vita. E poi Giuditta, Maria ed Elisabetta, che escono in modi diversi da una vergogna cui, altrimenti, sarebbero condannate. E la donna "curva- del Vangelo di Luca: figura di colei che ha trascorso una vita a guardare in basso, costretta da una deformità che è lo specchio di una condizione sociale ed esistenziale. E la Samaritana... Una Bibbia che lascia scoprire i cammini di libertà che la abitano da una prospettiva inattesa e sorprendente, finora poco frequentata.