
Nella prospettiva del Convegno ecclesiale di Firenze In Gesù Cristo il nuovo umanesimo, gli studi raccolti in questo volume partono da un punto di vista comune: l'esistenza marginale di Israele, e in esso delle prime comunità di credenti in Gesù, rispetto ai popoli e alle culture con cui si e dovuto confrontare per consolidare e vivere la propria identità. Interrogano perciò la Bibbia e altri scritti della tradizione giudaica e cristiana sui diversi momenti del dibattito sull'umano al confine tra culture e prospettive differenti. Affrontano dunque il tema della frontiera, della sua funzione e del suo attraversamento come spazio di incontro e coabitazione e come apporto peculiare a una definizione dell'"umano" e del suo rapporto con il divino. Sono inquadrati da un intervento storico introduttivo, che traccia le coordinate su cui collocare le varie interpretazioni bibliche, e da uno studio ermeneutico conclusivo, che rilancia la ricerca nella prospettiva del conflitto delle interpretazioni. In particolare mettono a fuoco le tendenze esclusive e inclusive che caratterizzano l'agire umano nell'incontro, e molte volte nello scontro, alla ricerca o affermazione di un'identità etnica, culturale e religiosa. Abitando un mondo in cui spesso siamo più preoccupati a difendere i confini e poco attenti ad abitare le frontiere, siamo condotti all'interno di un dibattito o confronto dialettico tra interpretazioni diverse che attraversano l'uno e l'altro Testamento.
Questo volume offre un panorama su scala mondiale degli studi di esegesi femminista negli ultimi 50 anni e che ha visto in Elisabeth Schüssler Fiorenza una delle sue protagoniste più importanti e rappresentative. Ricco di notizie e di spunti di riflessione, il presente lavoro mostra ampie prospettive di ricerca. Le influenze del testo sacro sui singoli e sui popoli, all’interno di un contesto post-coloniale, si intrecciano con la consapevolezza crescente delle donne e, con loro, degli oppressi del mondo, di riconsiderare in profondità il valore salvifico del testo sacro. Al di là delle diverse identità sessuali, la sacra Scrittura...
Come leggere da credenti nel Signore Gesù le nostre Scritture Sante? Come interpretare secondo lo spirito della loro attestazione cristologica, i testi che la Chiesa ha assunto da Israele e incorporato ai suoi scritti testimoniali al Crocifisso-Risorto, in un’unica realtà canonica?
Una questione antica che si pone oggi in modo inedito. Dall’epoca moderna, infatti, ciò che era distinto si è separato e le operazioni sulla lettera hanno perduto la loro intenzionalità all’intelligenza dello spirito in modo apparentemente irrimediabile.
Si è cercato così di ripercorrere la lezione degli antichi, sino alla sintesi del recente magistero biblico, studiando le variazioni assunte nei secoli dalla correlazione tra lettera e spirito, chiedendosi come possa, ancora ogg,i riflettersi su una lettura al passo con i moderni strumenti dell’esegesi, ma capace al tempo stesso di relazionarsi al mistero secondo la sapienza degli antichi.
In definitiva, bisognava studiare le variazioni del rapporto interno al binomio lettera-spirito nella storia dell’interpretazione cristiana, per rispondere, anche in campo ermeneutico, al celebre invito programmatico: «vetera novis augere et perficere». Il presente lavoro ha cercato soprattutto di precisare la portata dei vetera, aprendo alcune prospettive in direzione dei nova.
I saggi di questo volume sono come tessere di un mosaico, come erano le rappresentazioni del Tempio futuro all'epoca di Gesù. Come tessere di un mosaico è stato profetizzato il Tempio nuovo e la novità del Tempio. Come tessere di un mosaico e riconoscibile il compimento delle profezie del Tempio escatologico nella vita di Gesù, nelle sue opere e nelle sue parole, come sono state comprese e spiegate nelle prime comunità dei suoi discepoli, e come sono vissute ed attualizzate nel corso delle vicende della storia. Nei saggi raccolti nella prima parte sono trattate questioni relative all'atteggiamento di Gesù nei riguardi del Tempio di Gerusalemme, e questioni relative al significato escatologico del Tempio di Gerusalemme, soprattutto all'epoca di Gesù. Nei saggi raccolti nella seconda parte sono trattate ulteriori questioni relative ai significato del Tempio futuro ed escatologico, e sono presentate spiegazioni ed attualizzazionl di tali significati in alcune tradizioni del Nuovo Testamento. In tutte e due le parti sono presentati aspetti dell'identità messianica di Gesù. come essa puo essere capita nel contesto delle attese di un Tempio futuro ed escatologico Ira i gruppi religiosi giudaici del I secolo d.C.
Come leggere il racconto della passione nel vangelo di Marco (Mc 14,1-16,8)? Perche? il racconto della Passione e morte di Gesu? nel secondo vangelo si differenzia nettamente dal resto della narrazione? È opera dell'evangelista Marco o si puo? ipotizzare una fonte pre-marciana a cui l'evangelista avrebbe attinto? Cosa dire dei personaggi, di Gesu? e dei discepoli, come si muovono nella trama del racconto?
Questi sono alcuni degli interrogativi che Emilio Salvatore affronta nello studio sincronico e diacronico del racconto della passione nel vangelo di Marco (Mc 14,1-16). Dopo averne indagato le principali chiavi interpretative offerte dall'esegesi contemporanea, l'Autore ne offre una ricostruzione dal punto di vista della tradizione, dando consistenza all'ipotesi di una fonte pre-marciana e mostrandone i trend di sviluppo secondo vari stadi collocabili in diversi contesti di rielaborazione.
Decisiva e? la lettura del testo nell'attuale configurazione narrativa, che ne individua la duplice trama di risoluzione/rivelazione intorno alla quale i personaggi si dispongono in un sistema chiaramente intellegibile secondo due assi tematici: quello del riconoscimento e quello della corresponsabilita? circa la morte di Gesu? di Nazaret. Il narratore, attraverso molteplici segnali, spinge il lettore ad esercitare una corretta epistemologia, in modo tale che, costituito spettatore, questi possa essere in grado di riconoscere in Gesu? l'identita? messianica; il lettore deve riconoscere la fedelta? di Dio, nella risurrezione del Figlio e verificare/trasformare la sua fedeltà discepolare. L'analisi si conclude individuando le istanze teologiche del racconto (alla luce dell'influsso paolino e petrino), che ne permettono la collocazione nella traiettoria tra kerygma e vangelo e la valorizzazione in quanto gia? effettivo ???????????, ossia vangelo del Nazareno, crocifisso e risorto.
Il presente volume riporta alla luce materiale documentario in parte inedito sull'interpretazione del testo sacro attuata dalle donne nel corso del XIX secolo. Cattoliche, protestanti, ebree ed ortodosse provenienti dall'Europa e dal Nord America, dunque da diversi contesti linguistici e religiosi, si rapportano al testo sacro con diversità di approcci, ma con la stessa passione e inventiva. Si va dall'assunzione di personaggi biblici, come modelli per impostare la propria vita, fino alla partecipazione alla nascente esegesi storico-critica.
Quando Cleopa e compagno riconoscono nel pellegrino, che a loro si accompagna, Gesù risorto? Se è vero che "i loro occhi si aprirono" in casa al momento della frazione del pane, è altrettanto innegabile che il loro cuore, la loro capacità intellettiva, si era già attivata durante il colloquio con lui, lungo la strada. Già nel dialogo col maestro, alla luce delle Scritture da lui interpretate, essi comprendono che i tragici eventi occorsigli a Gerusalemme hanno un posto nel piano salvifico di Dio. In fondo il segno, il gesto della fractio panis ri-svelerà quello che il Risorto aveva già rivelato loro lungo la via per Emmaus. Alla luce di quest'intuizione, il testo si prefigge di mostrare che il processo d'identificazione dei due discepoli di Emmaus è stato anzitutto di tipo ermeneutico-biblico. I loro occhi erano impediti a riconoscere il Risorto per la loro incapacità a interpretare la storia del loro maestro come compimento di "Mosè e dei Profeti" (Lc 13,25-27). In questo senso è interessante cogliere il rapporto tra il momento orale-ermeneutico dei vv. 25-27 e quello gestuale del pane spezzato al v. 30. Grazie all'analisi letteraria ed esegetica e al conseguente commento teologico-spirituale, l'autore invita il lettore a partecipare al "viaggio del cuore" dei due discepoli per riconoscere il Risorto nelle Scritture e nella frazione ecclesiale del pane.
Il tema della preghiera nell’epistolario paolino ha conosciuto nel corso del tempo fasi alternate di studio e di eclissi. Recentemente molti studiosi hanno ritenuto opportuno classificare le menzioni di preghiere ricorrenti nelle sezioni iniziali delle lettere, e non solo, come semplici espedienti letterari in uso nelle lettere antiche, da cui l’apostolo avrebbe preso spunto. Lo studio offerto nel libro si propone, attraverso il contatto con alcuni testi scelti dell’epistolario di Paolo, confrontati con testi coevi profani, di comprendere il “possibile significato” che l’apostolo conferisce alle menzioni di preghiera disseminate in lungo e in largo nelle sue lettere. La domanda che fa partire la ricerca muove dalla questione aperta se tali menzioni siano effettivamente da considerare alla stregua di quelle che incontriamo nelle lettere profane del tempo, o se esse abbiano un rilievo nelle argomentazioni offerte dall’apostolo, ponendo attenzione al contesto in cui le stesse sono inserite. L’elemento di novità presente nel libro verte intorno alla constatazione che, come tipico di diverse argomentazioni dell’apostolo delle genti, ciò che egli comunica della preghiera è mediato dalla “personale” esperienza di vita che mette in gioco il suo retroterra culturale e religioso, riletto a partire dalla fede in Cristo, scardinando tutte le convenzioni sociali e scritturistiche del tempo, e facendo degli stessi “espedienti letterari” un’occasione per tramettere ciò che ha profondamente trasformato la sua vita. Pertanto il lavoro, pur attento ai dati esegetici e seguendo criteri scientifici, non è pensato per i soli addetti ai lavori, ma per avvicinare un pubblico vasto, nella speranza che quanto esposto possa aiutare il cammino
La decadenza della figura paterna è un fenomeno ricorrente nelle epoche di transizione. In Israele, la dissoluzione politica e religiosa della nazione aveva indirizzato gli esuli ad affidare alla centralità di un rinnovato ruolo paterno il compito di garantire l'affidabilità delle promesse divine e la continuità delle stesse istituzioni. L'elaborazione letteraria della seconda età esilica racconta le gesta di fascinose eroine mentre nella storia di Tobit si descrive il clima di accorata nostalgia e di sofferta attesa per una paternità malata da guarire. In Ben Sira, nella Gerusalemme del Secondo Tempio, la funzione paterna sembra invece ricomporsi nel solco di una tradizione ristabilita dall'egemonia sacerdotale nel suo compito morale e istituzionale. Due prospettive diverse e dialetticamente correlate che trovano ancoraggio solo nella novità cristiana che, ponendo al centro la relazione filiale di Gesù con il Padre, prospetta nella coppia, nella famiglia, nella fraternità donata, in cammino verso l'eskhaton, la conoscenza della provvida e misteriosa volontà divina.
"I capitoli dei vangeli di Luca e Matteo dedicati alla nascita e all’infanzia di Gesù sono tra i più noti e amati da generazioni di cristiani. Gli studi storici e esegetici ne hanno messo in discussione la verità storica con argomenti serissimi: che fare dunque? Ortensio da Spinetoli, biblista fra i più apprezzati in Italia e all’Estero, in questo testo - scientificamente rigoroso, ma accessibile nel linguaggio – spiega a quale “genere letterario” appartengano questi racconti; che, in quanto narrazioni teologicamente costruite, veicolano significati profondi e, in quanto racconti edificanti, possono continuare ad alimentare la poesia del Natale."
Testo integrale della nuova versione ufficiale della CEI.