
"Il racconto biblico in questo caso mette in scena il legame di una suocera e una nuora che non solo si amano e si rispettano, ma fanno a gara per aiutarsi e sostenersi, fedeli al loro affetto nonostante siano state private di ogni figura maschile protettiva." [Dall'introduzione di Dacia Maraini]. La consulenza generale è di Paolo De Benedetti, l'appendice storico-critica di Agnese Cini Tassinaro.
"Letto oggi, a duemila anni di distanza da quando fu scritto, questo testo biblico ci ricorda che molti dei nostri valori spirituali sono, oltre che universali, eterni. Sino a quando resterà immutata la natura fondamentale degli esseri umani, anche questi valori serberanno il loro significato sia per i singoli esseri umani sia per la società." (dall'introduzione del Dalai Lama)
I vangeli apocrifi sono una delle testimonianze più vive del cristianesimo primitivo. Qui i primi cristiani riversarono tutto il loro ingenuo bisogno di conoscere del proprio Salvatore e Maestro quanto i quattro Vangeli canonici non dissero. Così l'infanzia di Gesù nella casa di Nazareth, dopo i prodigi della sua nascita, o i misteri che accompagnarono e seguirono la sua morte vennero elaborati da una fantasia ricca di tutta la tradizione orientale ed ellenistica, con la freschezza di un mondo nuovo che stava sorgendo sulla decadenza dell'antico. Le letteratura popolare di tutti i tempi trova fra questi testi molte delle sue pagine migliori. All'edizione curata da Marcello Craveri nei "Millenni" si aggiunge una nuova prefazione di Dario Fo.
A proposito dell'apostolo Tommaso, tutti sanno che infilò il dito nel costato di Gesù. Ma lo fece davvero? Un'approfondita disamina del Vangelo di Giovanni rivela quanto poco comprendiamo in realtà della più enigmatica delle figure bibliche, e quanto invece potrebbero insegnare le strane metamorfosi che la sua storia ha subito nel tempo. A partire dal Nuovo Testamento, Glenn W. Most ricostruisce le trasformazioni di Tommaso nei secoli: santo gnostico, missionario in India, eroe di scetticismo ed esempio negativo di miscredenza, blasfemia e violenza. Ricche di paradossi e tensioni, queste trasformazioni creative operate da narratori, teologi e artisti rivelano il complesso intreccio di relazioni fra i testi e le loro interpretazioni e i misteriosi meccanismi della fede, dell'amore e dell'identità personale. Partendo dalla decifrazione del ventesimo capitolo del Vangelo giovanneo, messo a confronto con le conclusioni dei Sinottici, il libro termina con un'analisi dettagliata del dipinto dedicato da Caravaggio a Tommaso l'Incredulo, passando per le tradizioni pittoriche della tarda antichità, il Medioevo e il Rinascimento. Lungo questo percorso, l'autore prende in considerazione le reazioni al racconto di Giovanni da parte di interpreti di diversa matrice filosofica e religiosa, e le letture teologico-cristiane dal II secolo alla Controriforma, mostrando come la storia di Tommaso si confronti con le questioni fondamentali della religione, della filosofia, dell'ermeneutica e della vita.
Quattro brevi racconti. Quattro versioni di uno stesso dramma. Quattro variazioni sul tema della fede nel Messia Gesù. Giancarlo Gaeta, partendo dalla sua traduzione pubblicata nella collana "I millenni" con il testo a fronte, ha curato un'edizione che favorisce la comprensione dei caratteri specifici della letteratura evangelica. Con un'ampia introduzione condensa le informazioni relative alla storia della tradizione evangelica e l'esposizione dei procedimenti redazionali posti in atto dagli evangelisti al fine di dare forma alla vicenda di Gesú secondo le loro specifiche comprensioni. Per una più rapida consultazione l'apparato di commento è stato proposto in forma ridotta, direttamente in calce ai testi.
Secondo l'idea che l'ortodossia cristiana ha accolto, Gesù di Nazareth fu condannato a morte e crocifisso dal governatore romano della Giudea che, tuttavia, era convinto della sua innocenza: il suo regno non era di questo mondo e il cri-men laesae rnaiestatis non poteva riguardare le sue rivendicazioni messianiche. Egli agi in stato di necessità, sotto la pressione del sinedrio che aveva organizzato un complotto contro Gesù e aizzato il popolo per farlo morire. L'autorità romana fu il braccio secolare dell'autorità ebraica. L'analisi puntigliosa e spregiudicata delle fonti, esito di decenni di ricerche, conduce Chaim Cohn a conclusioni del tutto diverse: la morte di Gesù fu responsabilità esclusiva dei romani che lo condannarono per sedizione; gli ebrei non svolsero né avrebbero potuto svolgere parte alcuna nel processo romano, né per accusare Gesù né per costringere Pilato a condannarlo; la seduta notturna del sinedrio fu determinata da un intento del tutto diverso da quello di ottenerne la morte. Solo nei decenni successivi agli avvenimenti, in una situazione politica mutata, la vicenda venne ricostruita e narrata nei Vangeli in modo tale che Pilato potesse essere assolto, trasferendone la responsabilità sugli ebrei.
«Le cose umane sono ambigue, aperte al bene e al male, - dice Gustavo Zagrebelsky. - La storia di Giuda è un inestricabile intreccio di questa duplicità». Scrutando le «ragioni di Giuda» è possibile esplorare uno dei territori piú inquieti del pensiero cristiano, non solo perché vi è in gioco la libertà della creatura rispetto ai disegni del creatore. Ma anche perché in Giuda si condensano, come una sterminata letteratura ci conferma, tutte le ombre del cuore umano: il suo sogno di bene e la sua capacità di male, il baratro della disperazione e il sogno della redenzione, la deformità del tradimento - l'affronto piú grande alla creatura che si offre inerme - e la domanda piú radicale su Dio, se cioè la sua misericordia sia tale da poter accogliere e perdonare anche il colpevole piú ripugnante.
«Giuda andò incontro alla misericordia di Dio nonostante la disperazione del suo gesto? Condannato nei secoli, non è in fondo molto vicino a tutti noi? Il tradimento è solo suo? Di quale peso collettivo abbiamo caricato nei secoli la sua figura?
Giuda è una figura dell'ambiguità: piú ci si riflette, piú si scopre che questa icona del male ch'egli dovrebbe rappresentare nella sua purezza, l'eccellente nel peccato, l'imperdonabile, non smette invece, nella sua ambiguità, di interrogarci sempre di nuovo con domande alle quali, probabilmente, non è possibile dare risposte definitive. Anzi, forse il senso di tutto ciò che lo riguarda è proprio questo: ci sono interrogativi ineludibili, cui tuttavia non possiamo rispondere».
Nel canone di Israele ci sono i cosiddetti "profeti anteriori", cioè i libri storici, e i "profeti posteriori", cioè i profeti propriamente detti. Entro questo corpus i cosiddetti "minori" sono presenti nel non casuale numero di dodici. In questo volume Elena Loewenthal ha tradotto i dodici profeti minori, o "piccoli", accostandovi i capitoli dei Re dedicati alla predicazione di Elia, la cui storia è paradigmatica della figura del profeta, del suo status sociale ed esistenziale. La vicenda di Elia, qui accomunata a quelle di Osea, Zaccaria, Isaia e degli altri "posteriori", è quella più suggestiva da un punto di vista narrativo ed è anche quella che di fatto chiude la parabola della profezia nella Bibbia. L'insieme del volume vuole sottolineare la portata letteraria di questi testi, al di là delle possibili discussioni storiche o teologiche. La forza del racconto, la sua portata spirituale, evocativa, stanno alla base della traduzione e del montaggio operati da Elena Loewenthal. Ma anche, nelle intenzioni della curatrice, c'è il desiderio di osservare da vicino la natura del profeta, così singolare rispetto ad altre figure canoniche della scrittura biblica, il suo destino non felice di isolamento quasi assoluto nel drammatico faccia a faccia con la verità, la sua esperienza mistica di passività nei confronti di Dio e quella complementare, perlopiù sconfortante, di traduzione agli uomini del messaggio raccolto.
Questo libro traccia una storia delle stoffe sepolcrali di Gesù, con particolare attenzione per quella oggi conservata a Torino. Il punto di partenza per ricostruire l'ambiente nel quale è nato e si è diffuso il culto per le diverse sindoni è il racconto fornito dai Vangeli. Procedendo lungo i secoli, dal Tardoantico al Medioevo, si nota un interesse sempre crescente e diffuso per la ricerca e il possesso di reliquie della passione e morte di Gesù, il cui numero aumenta esponenzialmente: una di queste è la Sindone di Torino, che avrà maggior fortuna rispetto a tutte le altre. La storia nota della reliquia torinese muove i primi passi nel Medioevo, quando compare in un villaggio della Francia, per poi spostarsi a Chambéry, nel cuore della Savoia, e infine a Torino, nuova capitale del ducato sabaudo e poi del regno d'Italia. È una storia a tratti avventurosa, spesso poco conosciuta, fatta di episodi che la storiografia sabauda e quella ecclesiastica hanno tentato di addomesticare. È una storia che coinvolge personaggi di primo piano della nobiltà, della politica, della Chiesa e della scienza. Nell'ultima parte del libro, che riguarda il secolo XX e il XXI, la storia della Sindone si intreccia con la storia degli studi scientifici, dalle prime fotografie passando per la datazione radiocarbonica, fino ai giorni nostri. Molto spazio è dedicato a smantellare ipotesi storiografiche che non reggono alla prova della critica e allo spinoso problema dell'autenticità della reliquia.
Il 17 settembre del 1998, nella basilica di Santa Giustina a Padova, un piccolo gruppo di studiosi assiste all'apertura di una cassa di piombo, sigillata da oltre 500 anni. Dentro ci sono i resti di uno scheletro senza testa, di un uomo vissuto nel I secolo. La sua identità, attribuita dalla tradizione va verificata dalla scienza: sono davvero i resti di san Luca evangelista? O la reliquia autentica è custodita altrove? La risoluzione dell'enigma è affidata dal vescovo a storici, filologi, archeologi, e infine fra pochi scienziati in un mare di umanisti, a Barbujani, chiamato ad analizzare il DNA dello scheletro e sancirne la compatibilità con le tramandate origini del santo. Una straordinaria e divertente avventura, non solo intellettuale: un lungo viaggio che lo porterà fino in Siroa, ad Aleppo, città millenaria, tra colonnelli corrotti, campioni di sangue clandestini e inconvenienti climatici. Ma anche nei recessi, a volte prosaici, a volte entusiasmanti, del lavoro dello scienziato, tra viaggi, congressi e sorprendenti incontri con grandi ricercatori. Una vicenda sul confine tra Oriente e Occidente, ma anche su quello tra cultura umanistica e scientifica, ove la penna del Barbujani scienziato si confonde con quella, estremamente abile, del narratore.
I vangeli apocrifi sono una delle testimonianze più vive del cristianesimo primitivo. Qui i primi cristiani riversarono tutto il loro ingenuo bisogno di conoscere del proprio Salvatore e Maestro quanto i quattro Vangeli canonici non dissero. Così l'infanzia di Gesù nella casa di Nazareth, dopo i prodigi della sua nascita, o i misteri che accompagnarono e seguirono la sua morte vennero elaborati da una fantasia ricca di tutta la tradizione orientale ed ellenistica, con la freschezza di un mondo nuovo che stava sorgendo sulla decadenza dell'antico. Le letteratura popolare di tutti i tempi trova fra questi testi molte delle sue pagine migliori.