
Sebbene l'autore abbia trattato in altra sede sul pensiero religioso e teologico dei testi sacri della Bibbia, ora si propone in questo libro di affrontare le circostanze umane di composizione litteraria sfidando le difficoltà di cogliere gli elementi e i contesti dentro i quali si è formato questo tesoro inesauribile e unico nella storia della cultura d'ogni tempo. L'autore dichiara essere consapevole dei margini di opinabilità che restano e resteranno purtroppo anche in futuro, per il semplice fatto che c'è impedito l'accesso immediato e diretto sia agli avvenimenti, sia al rapporto che degli stessi fanno i testi a noi giunti.
Nella letteratura biblica, l'apocalittica ha un percorso storicamente abbastanza recente, rispetto all'insieme dei testi scritturistici, ed inoltre le radici di tale corrente provengono dall'esterno della propria civiltà, anche se saranno in ogni modo assimilate ed anche strutturate con tratti originali. Perciò l'autore si propone di percorrere l'itinerario dell'apocalittica dalle origini, anzitutto nel mondo esterno alla Bibbia, quindi nella sua irruzione all'interno della letteratura biblica e para-biblica, ed infine nella sua "interpretazione cristiana". A questo si aggiungono le scoperte di Qumran e la valorizzazione della letteratura apocrifa.
Il libro riguarda l'esame del testo di Is 66,5, interpretato sia nel suo contesto che nelle interpretazioni ebraiche e cristiane. Esso però si inserisce nell'ambito di un problema generale, ampliamente discusso, che riguarda i rapporti tra Ebrei e Cristiani, o più propriamente le convergenze e tensioni di Giudei e Cristiani, prima e dopo il sorgere dello stesso Cristianismo, derivato appunto dal Giudaismo.
Il libro tratta del "segno" sotto il punto di vista del suo contenuto naturale e religioso nella letteratura biblica, quindi il segno/simbolo considerato sia soggettivamente, come mezzo posto tra il pensiero e la realtà, sia oggettivamente, come mezzo sensibile che rinvia a qualcosa d'altro. L'autore si propone si cogliere nel mondo biblico la dinamica ed il significato dei segni attraverso il tempo e le vicende del popolo ebraico e cristiano.
Siamo immersi nell'epoca della comunicazione delle parole e delle immagini attraverso canali mediatici d'ogni genere, dalla radio alla televisione, e inoltre da Internet nelle varie forme. Tutto questo porta ad un'informazione tempestiva e puntuale, che, accanto a vantaggi indubbi, determina anche smarrimenti, che da una mancata assimilazione cosciente porta non raramente a superficialità e manipolazioni. Si pone allora la necessità delle priorità, dell'essenzialità e della validità dei contenuti, che vengono proposti e divulgati. E questo vale soprattutto per la Bibbia, Parola di Dio. È quindi utile e necessario ricomporre il senso delle parole, nel loro contenuto reale e immediato e poi simbolico, nelle varie accezioni. In tal senso abbiamo pensato di riferire direttamente le parole stesse della Sacra Scrittura, nel loro "cammino" semantico e teologico, piuttosto che ricorrere a disquisizioni, spesso astratte e non aderenti al contesto reale, nel lungo e sublime percorso della rivelazione biblica. La Bibbia allora - come parola o scritto di Dio che cosa propone?
Prediche sul secondo capitolo del 'Genesi'.
Si vuole individuare nella Bibbia la portata del valore del nome, cioè che cosa implica nel testo sacro il significato e la portata della denominazione data alle realtà umane, da parte dall'uomo, e, in qualche modo, da dio stesso.
Il libro di P. Boschi completa una sua precedente opera, Il nome nella Bibbia, estendendo il tema fra i due Testamenti e mostrando l'importanza fondamentale per ogni uomo.
La denominazione tipicamente cristiana di Dio come Padre nella Bibbia presenta un cammino lungo e articolato, che -come sempre- parte dalla semplice concezione della paternità terrena e famigliare, per poi dispiegarsi in un ampio ventaglio, che, dalla società umana, s'innalza fino al divino.
Dopo aver trattato il Padre nella Bibbia, intendiamo proporre un aspetto collaterale - anche se, in qualche modo, inedito - come quello della Madre nella Bibbia un tema complesso e intrigante, ma anche interessante, come pure - riteniamo - attuale. Perché? La progressiva emancipazione della donna in epoca moderna, con il processo delle pari apportunità e pari diritti, ha interessato non solo la società civile, ma anche la sfera religiosa e la stessa Chiesa cattolica. È quindi utile affrontare, all'interno della rivelazione biblica, il problema femminile, in genere, e specificamente quello materno, oggi, tra l'altro, investito da temi gender che ne mettono in discussione la sua essenza.