
Meditazioni sul Natale nel Vangelo di Luca.
Quali sono i segni che identificano l'"uomo nuovo", il cristiano? È possibile separare lo spirito dalla materia, come vorrebbero ricorrenti concezioni dualistiche? La prima lettera di Giovanni, con forza e coerenza, difende l'unità dell'esistenza cristiana: l'unità fra conoscenza e prassi, fede e amore. Non c'è vero conoscere che non sia anche reale esperienza, reale condivisione. Così come non è possibile separare l'umanità e la divinità nella persona di Cristo. Il Figlio è divenuto "uomo" nel senso più vero e umano del termine. Il commento di Bruno Maggioni - essenziale ma puntuale - sa conciliare felicemente "la competenza dello specialista, la semplicità del linguaggio e la densità del messaggio".
Luca testimonia la maturazione storica della comunità impegnata a vivere la radicalità del Vangelo nella quotidianità della vita.
Scena dopo scena i racconti della passione e della risurrezione di Gesù nel Vangelo di Luca. È il volto ''nuovo'' di Dio: il volto della dedizione crocifissa ma non sconfitta. Fra i due momenti – di Gesù di Nazaret e il Signore risorto – vi è un rapporto di profonda continuità, come tra ciò che è nascosto e ciò che è svelato. La risurrezione è la verità della croce.
L'argomento si colloca all'interno di una delle questioni che, in ambito teologico, più ha attirato l'attenzione degli studiosi fin dal primo cristianesimo: il rapporto tra l'Antico e il Nuovo Testamento.
Riguardo al libro dell'Apocalisse tale rapporto si presenta come uno degli aspetti più complessi dell'opera, ma allo stesso tempo come quello che più lo caratterizza, visto l'uso che l'Autore ha fatto delle Scritture d'Israele.
Un uso talmente originale e creativo da poter definire l'Apocalisse non solo una “rilettura cristiana di tutto l'AT", ma anche una "riscrittura" di essa alla luce della novità del messaggio evangelico.
Un percorso biblico-spirituale attraverso le pagine più intense del Vangelo di Giovanni. L'intento è quello di far luce sulle ricche dinamiche che animano l'esperienza di fede, anzitutto del discepolo amato e, poi, della sua comunità cristiana. Da qui la scansione del percorso: accurata analisi del testo, puntuale esame della filologia e della struttura letteraria, attualizzazione. Un affresco luminosissimo e affascinante che padre Ugo Vanni, maestro di Bibbia e di Spirito, consegna alla comunità cristiana di oggi.
Ugo Vanni ha dedicato tutta la vita allo studio e all'insegnamento della Scrittura, in particolare presso la Pontificia Università Gregoriana e il Pontificio Istituto Biblico. E' uno dei massimi esperti dell'Apocalisse e dal 2000 è membro della Pontificia Commissione Biblica. Cittadella Editrice ha pubblicato in Suo onore, a cura di E. Bosetti e A. Colacrai, Apokalypsis. Percorsi nell'Apocalisse di Giovanni, Assisi 2005.
Sandali e bisaccia, abbigliamento essenziale per chi fa strada. Metafore dell’essere itinerante, straniero e pellegrino. Anche il pastore ha un rapporto singolare con la strada. E non tanto con le vie larghe e spaziose, quanto piuttosto con i sentieri, le valli, le strade sassose dei monti. La strada è il grande scenario della cura pastorale di Gesù. Camminano dietro a lui uomini e donne attratti dalla bella notizia del Vangelo. Il cristianesimo è essenzialmente hodos, via dell’Amore che si prende cura.
Informazioni sugli autori
Elena Bosetti, suora di Gesù Buon Pastore, è docente di Esegesi del Nuovo Testamento presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Modena. Membro del Settore di Apostolato Biblico nazionale della CEI, è attivamente impegnata in varie forme di servizio alla Parola. Per Cittadella Editrice ha scritto Sandali e bisaccia. Percorsi biblici del prendersi cura e ha curato con A. Colacrai il volume Apokalypsis. Percorsi nell’Apocalisse di Giovanni (in onore di Ugo Vanni), Assisi 2005.
Ha ancora un futuro il cristianesimo nella storia? Può essere portatore di una notizia in grado di affascinare per la qualità della sua proposta? Sullo sfondo di queste domande, questo studio, invita a mettere a tema l'identità della missione, suggerendo come leit-motiv la metodologia comunicativa del Vangelo che fa del discepolato una condizione indispensabile per la condivisione della fede.
Grande novità nel campo dell'esegesi di Marco. Lo studio filologico è a fondamento dell'interpretazione. Notevole importanza viene attribuita al contesto culturale e sociale di Marco. Il commento è diretto sia agli studiosi che ai lettori ordinari.
Con un linguaggio semplice, ma esegeticamente corretto, il testo analizza le storie e i personaggi principali del libro della Genesi. Il tema della relazione dell'uomo con l'altro/a, con il mondo, con Dio, guida il lettore a scorrere le pagine iniziali della Bibbia. Si impara così a gustarne la ricchezza sapienziale, la sorprendente capacità di descrivere le strutture psicologiche dell'umanità, l'insospettabile attualità della visione del mondo.
Nazzareno Marconi, biblista, docente di Esegesi dell'Antico Testamento all'Istituto Teologico di Assisi, è Rettore del Pontificio Seminario Regionale Umbro. Presso Cittadella Editrice ha pubblicato: Imita ciò che celebri, Assisi 2009.
«Lo specchio del comportamento etico non è la propria coscienza, ma il volto di coloro che vivono con me. Quando questo volto esprime pace, speranza, gioia e felicità, perché il mio comportamento genera tutto questo, allora è evidente che il mio comportamento è eticamente corretto» (J. M. Castillo).
Informazioni sull'autore
José M. Castillo è stato professore nella Facoltà di Teologia di Granada, professore invitato all’Università Gregoriana di Roma e alla Pontificia Università Comillas di Madrid. è professore invitato all’Università Centroamericana (UCA) di El Salvador. è autore di numerose pubblicazioni tra cui, per Cittadella Editrice: «Simboli di libertà. Analisi teologica dei sacramenti» (1983); «I poveri e la teologia» (2002); «Dio e la nostra felicità» (2002).
La costante attenzione che, soprattutto durante gli ultimi decenni, l'antropologia, la sociologia e la filosofia hanno concesso al corpo (fino a considerarlo un possibile paradigma epistemologico) interroga la possibilità di assumere tale prospettiva anche in ambito di esegesi e teologia biblica. Lo studio di Mario Cucca si interroga circa la pertinenza di riconoscere quale assetto proprio della dinamica comunicativa tipica della profezia il corpo del profeta, pensato, nella complessità delle vicende vissute, come "corpo comunicativo".