
Adamo ed Eva, Abramo e Sara, Giacobbe e Rachele... sono tante le storie d'amore e di matrimoni celebri che la Bibbia ci racconta. I Libri dell'Antico Testamento parlano spesso dell'amore tra l'uomo e la donna. Come dell'amore di Dio per l'uomo. Usando a volte l'uno come termine di paragone per l'altro. È un amore che, come il fuoco, scalda, illumina, rallegra. Ma che può anche bruciare, distruggere, ustionare. Genisio ha raccolto queste storie proponendole al lettore di oggi con rara maestria narrativa, offrendo così una riflessione sul più eterno e universale dei sentimenti umani. Uno strumento utile soprattutto per avvicinare le nuove generazioni alla lettura del Libro più letto di tutti i tempi.
Il mondo sta cambiando con l'Intelligenza Artificiale (IA): stiamo creando una mente, stiamo dando alla macchina una lingua con cui parlarci, per conversare e trovare le parole giuste alle nostre domande. Non qualcosa, ma qualcuno. L'argomento è nuovo, ma il mondo di prima sembra già vecchio. Cosa ne sarà di noi? Come stare in un mondo governato, gestito e disciplinato dall'Intelligenza Artificiale? E se il nostro passato, come il nostro presente, non fosse che una storia che ci andiamo raccontando, la Sacra Scrittura potrebbe essere una chiave di lettura per profilare l'interlocutore di questo mondo nuovo?
Per comprendere la figura di Gesù ci si deve avvicinare al suo orizzonte che in realtà è molto lontano dal nostro, dal momento che il tempo, l'ambiente e la cultura in cui egli visse sono completamente diversi. L'unico grande aiuto per la comprensione della figura del Messia è dato dai libri del Nuovo Testamento che contengono diverse sfaccettature della sua rivelazione. Non ci sono altri strumenti! Tuttavia, si deve dire che l'intelligenza veritiera e completa del messaggio contenuto nei diversi testi canonici non è così immediata per il lettore moderno; né le forme letterarie, né le parole, né i contesti dei passi, infatti, risultano sempre facilmente comprensibili. Certo, rimane fermo il principio secondo cui la Bibbia è per tutti, ma si deve anche ammettere che non tutti sono capaci di leggerla. Ora, lo scopo del presente volume consiste proprio nell'allargare la cerchia di coloro che, leggendo il testo biblico, vogliano anche comprenderne le molte e significative sfumature.
Il libro biblico dei Salmi, ovvero "canti accompagnati dalla cetra", vengono tradizionalmente attribuiti al re Davide. Si tratta di una straordinaria raccolta poetica nella quale "palpita" la vita di Israele, popolo di Dio, e trova posto tutta la variegata gamma di sentimenti di ringraziamento, di supplica, di lamentazione, richiesta di aiuto a Dio. Composizioni di grande fascino anche dal punto di vista linguistico che il curatore ripropone in una nuova, raffinata traduzione poetica più vicina alla sensibilità dell'uomo contemporaneo, con l'intento di restituire la ricchezza spirituale e letteraria del testo.
Un commento all'inno alla carità di San Paolo che attinge ai testi sacri e agli scritti dei Padri e del Magistero ecclesiale. Prefazione di Fabio Ciardi.
Se nei Vangeli sinottici è Gesù che stimola gli interlocutori a prendere posizione circa la sua identità, e tutta la narrazione evangelica ruota intorno alla domanda: "Voi chi dite che io sia?", nel quarto Vangelo tale provocazione è ribaltata. Nella letteratura giovannea Gesù si racconta, narra di sé, quasi a indicare che il metodo di approccio alla verità che dona vita è lui, con il suo stile singolare e fuori dagli schemi, e la risposta a questi interrogativi è data dai discorsi su se stesso e culmina nelle autorivelazioni. In questo cambiamento di prospettiva consiste quella che si può definire la "rivoluzione copernicana" della cristologia giovannea: il passaggio da una cristologia su Gesù ad una cristologia di Gesù, da una cristologia dei titoli cristologia alla cristologia delle prerogative cristologiche.
Il presente studio vuole aiutare a leggere i primi due capitoli del Vangelo di Luca nel contesto della liturgia del "sacrificio quotidiano" del tempo di Gesù e della comunità giudeo-cristiana di Gerusalemme e della Siro-Palestina. L'Evangelista ricostruirebbe i primi momenti della venuta del Salvatore (concepimento e nascita) rifacendosi a materiale presente nella liturgia e nella preghiera cristiana, modellate su quella ebraica descritta dal Tamid della Mishnà. Nel primo capitolo è descritto in che modo il popolo d'Israele giunge al compimento della sua vocazione nella casa di Zaccaria, mentre nel secondo in che modo tutti i popoli dell'impero romano contemplano la salvezza in Simeone, che tiene tra le braccia il Primogenito della Vergine e in Anna l'annunciatrice della buona notizia. L'explanandum delle due proposizioni narrative sono la casa di Zaccaria, figura profetica d'Israele, e i popoli della terra sottomessi dall'imperatore romano. L'explanans è costituito da Maria che con il Frutto del suo grembo entra nella casa di Zaccaria, e dall'offerta al Signore in Gerusalemme del Figlio primogenito della Vergine. Lo studio, riallacciandosi all'esperienza teologica del primo periodo della storia dell'interpretazione di questi capitoli, vuole essere un contributo per porre le basi per la riconciliazione dei cristiani senza venire meno alla lettura critica del tempo moderno.
Martin Hengel, studioso di confessione luterana, ha pubblicato nel 2006 un volume dal titolo "Pietro, il sottovalutato". Egli ritiene che la figura dell'apostolo Pietro sia stata trascurata nella ricerca, nonostante la centralità che il Nuovo Testamento gli riconosce. Di Pietro e della sua "autorità" o, come si usa anche dire, del suo primato. Quest'ultima questione è stata sollevata spesso per stabilire l'eventuale estensione di tale primato ai vescovi di Roma, considerati i suoi "successori". Si è parlato lungo i secoli e continua una discussione vivace nel dialogo ecumenico. Obiettivo del libro è quello di affrontare l'argomento nell'ambito del Vangelo di San Luca, traendo spunto per sondare il motivo che ha spinto Luca (al pari di altri autori neotestamentari) a mettere in risalto la figura di Pietro. Infatti, si parla di lui soltanto per una necessità storica, ossia per riportare i fatti come fedelmente sono avvenuti, oppure anche per trasmettere, attraverso il racconto, un aspetto non secondario della rivelazione. La ricerca intende offrire ai lettori alcuni elementi per riflettere sulla figura dell'apostolo Pietro, il trait-d'union tra l'eccezionale personalità del Maestro e Paolo di Tarso.
Il Salterio delinea lo schema del dramma vissuto dal giusto, messo alla prova, e poi riscattato. L'esperienza del salmista, riletta in chiave cristiana, è profezia e anticipazione di ciò che patirà Gesù: penetrando in questa realtà di sofferenza vissuta, egli l'ha portata fino in fondo e ne ha manifestato il senso. In tal modo, diversi aspetti del mistero di Cristo sono espressi e approfonditi nei versetti dei Salmi, che egli interpreta con la sua vita e il suo messaggio, dando ad essi pieno compimento.
Come può l'azione di Dio nella storia spiegare Auschwitz o altre drammatiche esperienze dell'umanità. Una certa lettura della Bibbia ha portato a credere che la fede nel Dio della storia trovi riscontro in un suo intervento a livello fattuale, dal carattere spesso meraviglioso e stupefacente. In realtà, a leggere con attenzione tanto l'Antico quanto il Nuovo Testamento, appare chiaramente come l'azione di Dio si manifesti nella logica dell'incarnazione, quando l'essere umano collabora responsabilmente con l'intervento dello Spirito e interiorizza la dinamica della risurrezione come forza della vita divina che entra nella storia superando le diverse forme della morte.
Il Commento ad Abacuc, composto tra il 389 e il 392, è dedicato a Cromazio, vescovo di Aquileia. Girolamo offre una lettura spirituale: Nabucodonosor è il diavolo e i Caldei sono i suoi seguaci, ovvero i demoni o gli eretici. Nel Commento ad Abdia, composto intorno al 396, gli Idumei che aggrediscono gli Israeliti alludono agli eretici che insidiano i credenti e li spingono ad uscire dalla Chiesa. Nei due commenti, seppure in misure diverse, Girolamo ricorre al suo repertorio esegetico consueto che combina letteratura patristica, cultura classica profana e tradizione giudaica.
Perché partire dal fondo, dall'ultimo testo delle Sacre Scritture? Perché iniziare i propri studi teologici proprio dall'Apocalisse? Forse perché è uno dei testi più enigmatici di tutti, quello di cui lo stesso san Girolamo diceva che ogni parola racchiudeva in sé un mistero e meritava riflessione e considerazione; forse perché è uno dei testi più dibattuti, per cui Beda può (e vuole) inserirsi in un ampio e vario dibattito. Forse perché l'inizio dell'VIII secolo fa sentire il giorno del Giudizio particolarmente vicino? Certo le pagine di Beda affascinano il lettore anche moderno, nella loro capacità di costruire giochi di immagini e significati, sempre avendo in mente lo scopo primo: aiutare il lettore nella crescita della sua fede. E questo fine ha cercato di rispettare anche la presente traduzione, unendo il rispetto per il testo con la comprensibilità che non allontana il lettore.