Victor Manuel Fernandez, uno dei più stretti collaboratori di Bergoglio a Buenos Aires, un "figlio spirituale" - per sua stessa definizione - di papa Francesco, condensa in questo volume una visione di fede e di chiesa che unisce contemplazione e azione. Queste due dimensioni, infatti, non sono contrapposte ma complementari. Una vera sfida per i cristiani di oggi, come afferma lo stesso Bergoglio nella prefazione: "Víctor Manuel Fernández è consapevole di trovarsi di fronte a una sfida: aiutare a tener vivo e ad accrescere il fervore dell'evangelizzazione. Il libro che abbiamo tra le mani vuole guidarci su questo cammino: divenire donne e uomini contemplativi nell'azione e attivi nella contemplazione, essere cristiani che vivono in una permanente familiarità con Dio".
"Mi vergogno per quello che ho scritto, eppure quello che ho scritto è vero, è mio. Ho fatto tanto per tornare a scrivere cose profonde, positive, serene, entusiaste. Invece, sono ancora un vecchio Zaccheo, un pubblicano seduto sui banchi invece che accucciato dietro la colonna del tempio; un Giuda che tradisce quel tanto che basta per baciare senza impiccarsi; un pastore che ha attraversato il mondo in mezzo alle sue pecore. Io non so ancora come sono fatto oppure se sono fatto così male da credere angelico, rustico, paradisiaco, quello che gli altri credono a fatica cristiano o forse addirittura peccaminoso. Per me Dio è fame, è corpo, arriva prima della Parola." Giovanni, nel suo cantico iniziale, dice: "In principio era il Verbo" e non intendeva la parola ma la persona, il Cristo. Eppure dopo secoli, per noi il Verbo è parole, cerimonie, liturgie! Siamo fermi ai principi, ai precetti! Noi dovremmo essere quello che mangiamo, non quello che diciamo! Dio lo mangiamo! Il fratello se lo amiamo, lo mangiamo. Non voglio più essere predicatore, catechista, insegnante, prete. Cerco di essere un poeta. Le mie poesie non sono rivolte alla mente, sono rivolte al corpo. Parole da mangiare: Prendete, mangiate". Stavolta cambio registro. Sono da tempo, vergognosamente pessimista. E non so neanche perché. Tu me lo fai capire in tutti i modi, provo, tento, ma dopo rantolo. Beh! Stavolta ti prego."
È compito di ogni generazione cristiana, e di ogni cristiano in ogni generazione, riprendere il cammino della preghiera, ridefinire la preghiera non tanto astrattamente quanto vivendola. Come recita un famoso adagio "Se sei teologo, pregherai veramente; se preghi veramente, sei teologo" (Evagrio, La preghiera), sei cioè una persona che tende a quella conoscenza intima e penetrante di Dio capace di plasmare la propria vita quotidiana.
Questo libro è dedicato a tutti coloro che si sentono attratti dalla preghiera, o perchè non hanno mai pregato veramente e desiderano cominciare, o perchè pregano da tempo ma non sono soddisfatti. Non tratta tutti i tipi di preghiera ma solo quella personale. Insegna come renderla più viva, più intensa, più profonda: una preghiera che non sia solo opera dell'intelligenza, ma che proceda soprattutto dal cuore. Possiamo infatti distinguere in noi un livello più superficiale (quello della mente) e uno più profondo (quello del cuore). Il livello della mente è quello del ragionamento, delle analisi, delle distinzioni; il livello del cuore è quello dei sentimenti, delle intuizioni, delle decisioni.
La preghiera ha sempre necessità di apprendimento. Nonostante l'uomo di oggi sia convinto che la preghiera possa sgorgare spontaneamente dal cuore, è sempre necessario imparare a pregare. Nessun percorso è più vero e alto di quello che Gesù ha indicato ai suoi discepoli, quando gli hanno chiesto: "Signore, insegnaci a pregare" (Lc 11, 1). Queste pagine, senza dimenticare il difficile dialogo con la contemporaneità, intendono prendere sul serio le indicazioni di Gesù: parlare a Dio con le parole con cui Dio ci ha parlato, Lui che è Parola fatta carne nel Figlio. Riandare le parole del Padre Nostro e lasciare che esse si espandano fino a innervare la quotidianità e scoprire in essa la presenza di Dio.
A partire dai contributi di Sergio Bastianel, Giovanni Moioli e Tullo Goffi, questo studio rimarca l'importanza del dialogo per lo strutturarsi della coscienza, mostrando come la preghiera sia da considerarsi quel dialogo che sottende una vita morale vissuta nella fede. Dalla descrizione di protagonisti ed elementi costitutivi della preghiera, e dall'analisi degli effetti che essa produce nella coscienza e in rapporto al discernimento, emergono i tratti di un dialogo vivo e vivificante con Dio.
La preghiera, dopo un lungo periodo di crisi, oggi sembraessere rivalutata. Si moltiplicano i sussidi per favorirlae sorgono gruppi che la pongono al centro del lorotrovarsi. Questa nuova stagione ha davvero superato le povertà, le insufficienze e i limiti dei decenni che l'hanno preceduta? Questo libro, nato da una serie di conversazioni, affronta la difficile avventura della preghiera in un confronto serrato tra la Parola di Dio e l'esperienza secolarizzata dell'uomo contemporaneo.
Il cristiano impara a pregare dal suo Maestro, Cristo. Per questo egli deve Il cristiano deve aver cura della sua vita di preghiera. In questa breve introduzione alla preghiera cristiana il lettore avrà l'opportunità di conoscere in profondità che cosa sia questa grande prerogativa dell'uomo.
Quale importanza può avere oggi la preghiera? L'uomo del secondo millennio, padrone del proprio tempo, e ormai in grado di gestire la natura attraverso la tecnologia e la storia attraverso la pianificazione politica, ha ancora bisogno di pregare? Quale sarebbe il senso di tale preghiera se non l'espressione di un desiderio destinato alla frustrazione o di una richiesta di aiuto alienante e pericolosamente tendente a una deresponsabilizzazione? Questi interrogativi possono essere riassunti in un'ultima radicale questione: colui che prega aggiunge o toglie elementi essenziali alla definizione dell'idea di persona? Partendo da una prospettiva antropologica e filosofica, il presente saggio risponde a questa domanda sostenendo che l'uomo è un essere orante non per scelta, ma per natura. La sua preghiera non è frutto di un desiderio soggettivo, bensì è iscritta nel suo squilibrio ontologico che lo rende consapevole della sua finitezza e dei suoi limiti, ma al contempo lo informa delle sue aspirazioni. Questa tesi è argomentata a partire dalla preghiera di richiesta e da quella di ringraziamento, due tra le forme più comuni e significative di preghiera, già al centro delle critiche filosofiche. Lo spostamento di attenzione dalla preghiera intesa come oggetto all'atto orante colto nel suo dinamismo, permette di cogliere il nesso con altre dimensioni umane, quali la libertà, il tempo, la conoscenza e la relazionalità.
Questo libro ci aiuta a riscoprire il Padre nostro che sta nei cieli. Gesù stesso ci dice: "Questa è la vita eterna: che conoscano Te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv 17,3). Nel Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica leggiamo: "Gesù Cristo ci rivela che Dio è Padre, non solo in quanto è creatore dell'universo e dell'uomo, ma soprattutto perché genera eternamente nel suo seno il Figlio, che è il suo Verbo, irradiazione della sua gloria, impronta della sua sostanza" (n. 46). Il libro è riccamente illustrato dalle Sorelle Clarisse di Porto Viro (Rovigo) e anche le immagini ci aiutano a capire quanto Dio Padre ci ami e come sia sempre presente tutte le volte che incontriamo Gesù nella preghiera o accostandoci ai Sacramenti, specialmente a quelli della Confessione e dell'Eucarestia. Il libro ci aiuta a comprendere che il nostro bisogno della vita eterna non è altro che la ricerca di capire chi è Dio e di tornare a vivere con Lui.
Il volume, in modo rigoroso e accattivante, approfondisce il senso dell'esperienza religiosa dei popoli, anzitutto a partire da quel patrimonio insuperabile che è dato dalle preghiere: "pietre preziose" e diamanti sulla via della considerazione religiosa dei popoli. Poi il libro si attesta sull'esperienza religiosa dei grandi autori (Schleiermacher, James, Otto), criticando invece i suoi facili detrattori d'indirizzo positivistico. E, come esemplificazione del senso religioso dei popoli, l'autore porta il discorso sui "nomi di Dio" e in particolare sulla relazione "Dio/cielo" per creare una prima fenomenologia. La fenomenologia storico-descrittiva si arricchisce sempre più, fino a creare un'architettura del senso religioso a partire dalle divinità di riferimento. Alla riflessione filosofica basata su Husserl e su Heidegger, che crea un implemento essenziale al valore dell'esperienza religiosa attraverso un fondamento fenomenologico insuperabile, segue la "messa in elenco" delle obiezioni cognitivistiche e neuro-scientifiche che oggi hanno fin troppa audience.
Nel suo Commento al Padre nostro l'autrice da un lato esprime lo stupore e la gioia di avere in cielo un Padre che ci ascolta, ci ama e provvede a noi, ci desidera, ci aspetta, dall'altro considera le conseguenze pratiche di questa sublime paternità, cioè il nostro diventare fratelli, "non disuniti, distanti, come fortezze, isole, [...] ma gente sempre in cammino, con il volto proteso di coloro che hanno bisogno gli uni degli altri". Ci indica la responsabilità che questo comporta, l'impegno di conversione in un mondo lacerato da rivalità, divisioni, sfruttamento, odio, vendetta, in cui si rende necessario ogni giorno il grido: "Liberaci dal male". Ci rende consapevoli che "procurare, produrre, conquistare il pane, possederlo, consumarlo sembra un destino", e ci dona "la memoria, il richiamo alla nostra provvisorietà". Con la quotidiana richiesta di perdono "ci mostri nel tuo specchio le ferite che abbiamo [...]. Polverizzi le resistenze che ci tengono lontano dalla fratellanza". L'autrice, infine, esprime la certezza che il Padre nostro ci ridona ogni volta la consapevolezza di essere "debitori di un compito, custodi della paternità, imprenditori della salvezza nel qui e ora, testimoni dell'appartenenza" a Dio.