
Proseguendo il discorso ideale, iniziato con la pubblicazione, con l'Editrice Domenicana Italiana, del primo volume dal titolo Verità, bellezza e scienza, e del secondo volume, dal titolo Etica, bioetica e politica, e dal sottotitolo, posto in entrambe, Temi di filosofia aristotelico-tomistica, ora, con questo terzo volume, avente lo stesso sottotitolo e per titolo Attualità di San Tommaso, non fa che ribadire lo stesso proposito; cioè, oggi si avverte la necessità di ritornare ai princìpi ispiratori della filosofia aristotelico-tommasiana. Si tratta, però, di un ritorno da effettuare non mediante un appiattimento anacronistico, che farebbe un torto a questa stessa filosofia, ma mediante un ritorno che ripensi i problemi di oggi alla luce di quei princìpi, i quali, quanto più sono conservati nella loro formulazione originaria, tanto più se ne coglie la loro immensa fecondità euristica, profondamente umana, ragionevole e positivamente laica, nel momento stesso in cui sono applicati, come si fa anche in questo terzo volume, ai problemi in cui vive e si dibatte l'uomo moderno. Con questo volume l'Autore intende dimostrare che l'esigenza di tornare in modo particolare all'epistemologia e alla metodologia tommasiana ha dalla sua validi motivi e giustificazioni, perché vede in esse la possibilità per la filosofia e per la teologia di uscire dalle secche in cui da tempo si sono incagliate, dopo aver seguito, e in alcuni casi inseguito, gli orientamenti della filosofia moderna, giunta ormai al capolinea, sebbene continui ad avere ancora i suoi strenui difensori e i suoi santuari. La post-modernità, da tempo iniziata, sta già facendo comprendere che l'uomo ha bisogno di essere aiutato da un pensiero, sia filosofico sia teologico, attento ai problemi reali e non arroccato nei vuoti giochi di parole e negli ossimori, cui la filosofia e la teologia sembra che abbiano affidato le loro ultime carte. L'autore ha voluto soprattuto sottolineare che questo ritorno alla realtà deve essere accompagnato da un'ermeneutica, anch'essa realistica, aperta alla conoscenza oggettiva, che rompa il guscio di una pretesa trascendentalità soggettiva, la cui universalità è solo un pio desiderio dei suoi cultori, allo scopo di leggere, secondo verità e giustizia, sia il grande libro della natura sia tutte quelle immense ricchezze, affidate alla scrittura dai grandi pensatori del passato, presupposti ineliminabili di una communitas dai solidi fondamenti.
L’uomo contemporaneo galleggia in mezzo al mare, in una notte senza stelle.
Se Dante, all’inizio della Divina Commedia, descriveva la sua condizione di smarrimento spirituale come una selva oscura dalla quale, in qualche modo, poteva trovare un via d’uscita, l’uomo moderno versa in uno stato di malessere e instabilità, come un naufrago tra i flutti, che sale e scende in balia delle onde. Si è persi nella perdizione, si erra nell’erranza.
Padre Lepori, monaco e pastore, propone una via antica ma sempre efficace, ispirata al Vangelo e alla Regola di san Benedetto, per prendersi cura di chi è ferito e indicare il cammino a chi vaga senza direzione.
"Anche in questo libro del 'De civitate Dei', Agostino mette in pratica un suo tipico modo di procedere, capace di aprire e tenere insieme un arco molto ampio di questioni, unificandole attorno a un tema emergente in cui si riassume l'intera problematica. Il tema della pace, al centro del libro XIX, ha precisamente questa funzione." (Luigi Alici)
Il libro di Geremia racconta la vicenda di un uomo catturato dall’appello del Signore e che si sente inadeguato alla sua missione, in una stagione difficile per il regno di Giuda, poco prima della deportazione a Babilonia. Il profeta denuncia, in mezzo alle sofferenze e malgrado il suo travaglio interiore, l’infedeltà del Popolo, esortandolo a pentirsi: il Signore attende il suo ritorno, per offrirgli una nuova alleanza, che supererà quella del Sinai. I Padri commentano volentieri questi aspetti, ma sono meno attenti ai risvolti politici del messaggio di Geremia, ormai non più attuali. Le Lamentazioni sono cinque poemi alfabetici che uniscono al pianto per la caduta di Gerusalemme nel 587 a.C. un invito alla penitenza e un forte sentimento di fiducia nel Signore.
Il volume descrive antecedenti e inizi della Riforma protestante con un’analisi sistematica dei primi testi di Lutero, in parte mai tradotti in italiano. Le ampie citazioni aiutano a capire quello che il Riformatore ha veramente detto e scritto e consentono di approfondire il suo pensiero e le sue motivazioni, strettamente legati alla sua crisi spirituale.
Tutti desideriamo la felicità. Ma cosa intendiamo con questo termine? Quale lo stato d'animo che qualifichiamo "felice"? Per rispondere a domande così importanti, l'Autore si affida agli scritti di san Bonaventura da Bagnoregio, autorevole rappresentante della Scuola francescana del sec. XIII, per il quale «unicamente in Dio risiede la felicità originaria e vera».
Attraverso un'analisi rigorosa dei testi, l'Autore recupera un percorso di fede e di sapienza, di libertà e autenticità interiore, un vero e proprio itinerario per imparare a stare bene al mondo.
Interventi di A. Di Maio, A. Ghisalberti D. Riserbato, L. Vettorello
Il 31 maggio 2017 presso l’Auditorium dell’Opera San Francesco a Milano si è celebrato il Convegno su Pensiero e attualità di Bonaventura da Bagnoregio a otto secoli dalla nascita (1217–2017), promosso dall’Associazione Benemeriti del Comune e della Provincia di Milano e patrocinato dalla Cattedra Marco Arosio di Alti Studi Medievali dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (Roma).
Ne vengono ora pubblicati gli Atti in questo volumetto dei cui contenuti le due immagini della scala e dello specchio possiedono una portata altamente rappresentativa. E in effetti la loro potenza icastica simboleggiante l’ascesa e la speculazione ben si prestano a decifrare il senso del percorso tracciato da Bonaventura nel suo itinerario.
A. Di Maio rilegge l’Itinerarium mentis in Deum in chiave umanistica e richiama l’attenzione sui due concetti di itinerario e di speculazione, da cui sviluppa la simbolica della scala e dello specchio. Per A. Ghisalberti la scala diviene sinonimo del viaggio ultramondano compiuto da Dante, mentre lo specchio – e il suo riflesso – lo si ritrova suggestivamente collocato nel suo punto più elevato del percorso: la visione di Dio. Le due immagini compaiono di nuovo, e quasi in filigrana, nel contributo di D. Riserbato: scala e specchio raggiungono qui la loro massima compenetrazione unitiva nella consacrazione della vita per la ricerca e la conoscenza della Verità. Compenetrazione che viene sottolineata ancora da L. Vettorello, secondo il quale la conoscibilità del divino, tema caro al Dottore Serafico, s’inserisce in un contesto più ampio rispetto alla speculazione filosofico-teologica, abbracciando una prospettiva mistica connotata da un chiaro afflato esistenziale.
Presentazione di padre Raniero Cantalamessa.
Teresa d’Avila (1515-1582) non è una santa come le altre: prima donna proclamata dottore della Chiesa, è stata anche, paradossalmente, un riferimento per Verlaine, Marguerite Yourcenar, Cioran e Simone de Beauvoir, tanto per citare alcuni scrittori e poeti. Qual è dunque il segreto di questo personaggio che presso i suoi contemporanei suscitò sia fascino sia disagio, e che ancora oggi attrae e sbalordisce credenti e non?
Christiane Rancé, scrittrice di romanzi, di saggi e di biografie, ha incontrato la più enigmatica avventuriera di Dio.
Un’evocazione ardente e appassionata, fondata su una profonda conoscenza dell’autrice della Spagna eterna, un paese “dove i mistici sostituiscono i filosofi e dove la poesia alimenta la teologia”. Ma oltre all’incredibile percorso di una donna d’eccezione partita alla conquista di se stessa e del Cielo, Christiane Rancé ci fa conoscere la storia del Secolo d’Oro, quello dell’Inquisizione, delle ricchezze immense provenienti dall’America e di un’esaltazione religiosa mescolata all’oscurantismo. Ci offre la visione dei paesaggi di Castiglia e di Andalusia, ci fa toccare la polvere delle strade percorse dalla santa itinerante, e ci fa sentire l’energia vulcanica sprigionata da Teresa.
Il Festival della Spiritualità teresiana (2015), promosso a Terni dai Frati Carmelitani della Basilica di San Valentino, dal Centro Culturale Valentiniano e dall'Università degli Studi di Perugia per celebrare i 500 anni dalla nascita di santa Teresa d'Avila, ha visto il dibattito e l'incontro di arti e saperi diversi sulla figura e l'agire della più grande mistica e riformatrice della Chiesa cattolica. Questo volume, che raccoglie gli Atti dei convegni e delle conferenze ivi tenutisi, mentre approfondisce le diverse sfaccettature della Santa, mette a fuoco l'opera di questa straordinaria donna di azione e di realizzazione, lanciando anche una "provocazione" sul possibile connubio tra Economia e Teologia a partire dall'esplorazione di alcune tracce di "Economia civile" nel magistero di santa Teresa.
Giovanni della Croce non ha altra pretesa che quella di raccontare la storia di un uomo (1542-1591), castigliano di umili natali, carmelitano scalzo, mistico e Dottore della Chiesa, all'interno della storia della salvezza. L'Autore individua nel Cantico dei Cantici il libro biblico più consono per rileggere questa personalità e la sua opera. Ci illustra in che modo, in un momento davvero unico della storia della Chiesa, egli abbia composto un rifacimento e prolungamento del libro biblico rivivendo quel poema nella sua vicenda umana, simile per imitazione e partecipazione a quella del Dio fatto uomo.
Questa raccolta di Pensieri di Edith Stein intende essere una prova che il suo messaggio è insieme penetrante e accessibile a tutti. Come donna di studio e di pensiero, ella lasciò un messaggio certamente per specialisti. Ma quale ebrea convertita al cristianesimo, ricercatrice della Verità, martire ad Auschwitz, anima capace di conciliare ragione e fede, ha avuto una ricaduta positiva su tutti. Infatti, il suo vero messaggio lo lancia con la sua vita di donna che sa valorizzare tutto e rapportare tutto a Dio e, al momento giusto, sa distaccarsi da tutto.