
Gli antichi eremiti cristiani sapevano guarire le malattie, dominare le forze della natura, prevedere il futuro; lottavano contro i demoni e conversavano con gli angeli; vivevano un'esistenza di stenti e privazioni difficile da immaginare, che li poneva però in una condizione privilegiata nel rapporto con Dio; dimoravano nelle solitudini dei deserti o in aride lande, ma godevano al tempo stesso di rilievo sociale e grande prestigio. Bastano queste poche caratteristiche a delinearne l'eccezionale profilo: la loro straordinaria storia si sviluppò nel mondo romano tra il III e il VII sec. d.C., in particolare nei territori di Egitto, Siria, Palestina e Asia Minore. Questo libro ripercorre le vicende dei "solitari", proponendo nuove prospettive di studio ed evidenziando un aspetto finora inedito:nello stesso arco cronologico alcune donne decisero di seguire la strada dei Padri del deserto e divennero eremite; scegliendo forme di solitudine adeguate alla natura femminile, sfidarono i pregiudizi di quel tempo e trovarono la loro strada verso la "Città di Dio".
Un volume per conoscere la figura e l'avventura umana e spirituale di Jacopone da Todi.
Un testo sulla bellezza, come sentiero privilegiato per arrivare a Dio. Dio, con l'atto d'amore che e' la creazione, ha reso le creature belle"; cosi tutte le sue creature, fra le quali eccelle l'uomo, partecipano della sua bellezza, la quale suscita nell'uomo il desiderio di amarlo e di raggiungerlo. L'Artista divino, a sua volta, con amorevole condiscendenza, trasmette una scintilla della sua trascendente sapienza agli artisti umani di ogni tempo, chiamandoli a condividere col loro estro la sua potenza creatrice nel produrre bei suoni, belle parole, bei colori e belle forme. Su tutto cio' l'Autore di questo libro si sofferma facendosi guidare da quanto Tommaso d'Aquino scrive sulla bellezza delle creature come riflesso della bellezza divina, e cosi invitare i lettori a percorrere il sentiero privilegiato della bellezza per arrivare a Dio. "
Donna, madre, laica, scrittrice e pedagogista: la complessità della sua figura sfugge alle definizioni. Dhuoda è una donna singolare e, per certi versi, anche sovversiva. E il "Liber Manualis", considerato uno dei primi trattati di pedagogia di quell'epoca, scritto in un periodo buio e difficile della sua vita, in cui si ritrova in solitudine, lontana dall'affetto del marito e soprattutto dei suoi figli, ha molto da dire anche alla società contemporanea, in modo particolare alle nuove generazioni. È un testo che potremmo definire al contempo attuale e inattuale: attuale perché apre moltissimi spazi di riflessione, pone questioni e interrogativi che ancora oggi, seppur collocati in un contesto storico-culturale del tutto differente, chiedono di essere ripensati e condivisi; inattuale nel senso che, in maniera delicata e sottile, infrange alcune barriere e butta giù muri, aspetto quest'ultimo che con ogni probabilità non deve essere stato particolarmente apprezzato dalla mentalità dell'epoca nella quale visse l'autrice.
De Liguori definiva il suo volume «Un libretto, in cui parlo della preghiera, per essere ella un mezzo necessario e sicuro, al fine di ottenere la salute, e tutte le grazie che per quella ci bisognano». Oltre a essere un tramite irrinunciabile per giungere alla salvezza eterna, la preghiera anche strumento per affrontare la vita di tutti i giorni. Sono ancora valide le parole dell'autore: «Vedo da una parte quest'assoluta necessità della preghiera, tanto per altro inculcata da tutte le Sacre Scritture, e da tutti i Santi Padri; ed al contrario vedo che i cristiani poco attendono a praticare questo gran mezzo della loro salute. E quel che più mi affligge, vedo che i predicatori e confessori poco attendono a parlarne ai loro uditori e penitenti; e vedo che anche i libri spirituali, che oggidì corrono per le mani, neppure ne parlano abbastanza».
San Francesco (1182-1226) è una delle più straordinarie figure della storia. Il suo entusiasmo, la sua semplicità, la sua radicalità, accompagnati dallo slancio mistico e dall'amore per Dio, per ogni uomo e ogni creatura, ne fanno un personaggio di grande interesse e attualità. Accompagnato dalla sua sposa, «Madonna povertà», Francesco ha varcato i confini di Assisi e del suo tempo, ha attraversato i secoli fino a giungere ai nostri giorni e ha donato con abbondanza le grazie di una testimonianza cristiana unica nel suo genere. Tutti coloro che si sono accostati a lui, in ogni epoca e in ogni condizione, sono rimasti affascinati dalla ricchezza della sua umanità e dal suo ardente desiderio di essere come Gesù.
I temi fondamentali della vita monastica: il lavoro manuale, la preghiera, l'astinenza, l'ubbidienza, la pazienza, l'umiltà. Il confronto con le passioni, le relazioni che intercorrono tra vizio e virtù, che fanno del deserto non una regione illusoria di una condizione pacificata, data per scontata e raggiunta come la meta di un itinerario turistico. A tal proposito Evagrio vuole trasmettere a Eulogio un'esperienza del deserto come luogo di una nuova consapevolezza che dice anche pace e quiete, ma in rapporto dinamico con l'impegno; non pace e quiete tout court, ma nel dominio di sé e nella consapevolezza di un lavoro, mai interrotto, di confronto interiore con le spinte della propria anima, dei suoi impulsi e delle sue passioni. Raggiunto questo equilibrio, è così possibile sentire la forza della natura, contemplare la bellezza del tutto, conversare con Dio in una condizione orante mai data prima che egli fa coincidere con il piacere spirituale e con la beatitudine.
Negli anni successivi alla sua esistenza terrena e sempre con maggiore intensità e freschezza, Alfonso de' Liguori ha assunto le dimensioni di un gigante nella storia del cristianesimo e della Chiesa. Di ciò si è tentato di dare documentata dimostrazione, ripercorrendo la vita, le opere, il pensiero e l'impegno nel quotidiano di questo straordinario santo, al quale si deve tra l'altro anche un'efficace riscoperta del culto popolare verso la Vergine Maria.
Contro Apione (latino Contra Apionem o In Apionem). Lo storico giudeo del I secolo, Flavio Giuseppe, scrisse contro Apione per combattere il tratto antiebraico scritto dal grammatico romano e commentatore omerico, Apione (di origine egiziana). Apione aveva composto un trattato contro gli ebrei nel mezzo della crisi sorto nella capitale dell'Egitto, Alessandria, nel primo terzo di quel secolo. Aveva servito come delegato ufficiale dell'imperatore per conto dei suoi compagni alessandrini. Alcuni egizi aristocratici avevano risentito dei tentativi ebraici di ottenere maggiori diritti in concomitanza con la loro cittadinanza alessandrina dall'imperatore romano Gaio (Caligola). Il conflitto ha provocato grandi sommosse (38-41 d.C.) durante le quali il quartiere ebraico della città di Alessandria fu bruciato. Subito dopo la morte di Caligola, l'imperatore Claudio soppresse i disordini con un duro rimprovero ad entrambe le parti in un decreto il cui testo è conservato fino ad oggi (P. London 1912).
"La biografia, 'più antica, più intima e più bella su Tommaso Moro', fu scritta in esilio, nel 1556, dal genero di More, William Roper. La prima edizione fu stampata a Parigi nel 1626. Si potrebbe pensare che, trattandosi del genero, ci troviamo di fronte ad una biografia di parte. Eppure, ciò che avviene è che essa ci pare narrata quasi asetticamente, in modo scarno e sobrio, cosa che - di solito - non avviene nelle operette di glorificazione dell'eroe, dove gli amici dell'eroe fanno sempre un'eccellente figura. Ciò che qui colpisce è proprio la spontaneità e la freschezza ingenua del racconto di chi era giovane, quando si svolsero i fatti narrati. Benché Roper abbia scritto solo quest'opera, non di meno pare che questa costituisca uno dei più attraenti esempi di biografie cinquecentesche, in lingua inglese." (Dalla Introduzione di Giorgio Faro)