
La pratica dello sport richiede un allenamento non solo fisico e atletico, ma anche di valori e di virtù umane e cristiane; lo sport è un vasto campo in cui le radici del messaggio cristiano sono in continua fioritura e dove la gente può esprimere la parte migliore di sé. Il libro del cardinale Tarcisio Bertone non è solo un'opera letteraria, ma un manifesto tout court in nome della passione per la pratica sportiva, intesa come quel connubio tra l'attività agonistica e il suo patrimonio valoriale.
Contenuto
La tutela della libertà di religione in Italia, questo l’argomento attorno al quale si confrontano giuristi, sociologi e semiologi di diversa formazione. Un tema che, per sua natura, si è allargato alla riflessione sullo stato laico e sulla società multietnica e pluralista. Il risultato è un libro singolare che delinea il modello costituzionale, etico e sociale della libertà di religione e un modello di società civile.
Destinatari
Tutti gli interessati al tema della libertà di religione e alla riflessione sullo stato laico e sulla società multietnica e pluralista.
Autore
LUIGI BERZANO, professore ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Torino, è coordinatore nazionale sezione AIS (Associazione italiana di sociologia) di sociologia della religione. È editor, assieme a Giuseppe Giordan e Enzo Pace della «Annual Review of the Sociology of Religion» (edita da Brill, Leiden-Boston), direttore del sito www.pluralismoreligioso.it e autore di studi sui lifestyle e sugli stili di vita religiosi. Interventi di: Alessandro Amicarelli, Sergio Belardinelli, Luigi Berzano, Fabrizio D'Agostini, Francesco D’Agostino, Raffaella Di Marzio, Franco Ferrarotti, Mariachiara Giorda, Paolo Heritier, Massimo Introvigne, Massimo Leone, Alessandra Luciano, Luigi Manconi, Francesco Margiotta Broglio, Mauro Mellini, Lidia Monetti, Pietro Nocita, Enzo Pace, Silvio Palombo, Enrica Perucchietti, Maria Grazia Turri, Marco Vannini, Maria Letizia Viarengo, Ugo Volli.
Il dono della vita consacrata è la chiamata a vivere più da vicino e a rendere presente la «forma di vita che il Figlio di Dio assunse entrando nel mondo» (LG 44). La vita consacrata è un innamoramento nei confronti dell'umanità di Cristo povero, obbediente e vergine. Lungi dall'essere una rinuncia, viene abbracciata come dono incomparabile, in quanto è una testimonianza di totale appartenenza, donazione e obbedienza al disegno di Dio. Coloro che consegnano loro stessi a Dio hanno la certezza che nessuna gioia è paragonabile alla felicità di far brillare la luce di Cristo. La vita consacrata, da una parte, ha la missione di rendere presente Cristo in modo tale che tutti possano toccare il suo amore in un mondo disincantato; dall'altra, vuole rivolgere una particolare testimonianza ai giovani che oggi vivono indifferenti, assenti e immersi nel mondo virtuale.
Riflessioni e preghiere del vescovo di Bergamo, una delle città più provare dalla pandemia Covid 19. Cinque grandi capitoli: dolore, solitudine, preghiera, limite, comunità. A fronte del senso di vuoto, di rabbia, di disperazione, si erge la forza della preghiera, il valore di un sorriso, il vincolo di una comunità, piccoli segni di speranza e, soprattutto, un sentimento profondo di fede e di condivisione con i sofferenti.
Le freddure venivano spontanee durante le assemblee del Concilio o negli incontri successivi ed erano sempre benevole, anche quando mettevano in evidenza posizioni o interventi discutibili. In genere l’umorismo prendeva di mira la minoranza (anche perché le battute critiche sulla minoranza erano… la maggioranza), facendone risaltare le chiusure o le incoerenze. Questo libretto, che fu stampato nel 1966 in Francia e prontamente tradotto in italiano, viene ora riproposto – a cura degli amici del sito www.vivailconcilio.it – per ritrovare lo spirito sereno e familiare che allora circolava tra i Padri conciliari e per far ripensare, al di là delle facezie, alle verità importanti che venivano recuperate e proposte. Anche un momento di umorismo può aiutare ad apprezzare e ad amare il Concilio Vaticano II.
Da testimone dell'evento, l'autore rivendica le novità pastorali del Vaticano II: una Parola di Dio che orienti davvero la vita del cristiano e della Chiesa, una liturgia che impregni di Cristo tutta la loro esistenza e attività. Due elementi che dovrebbero far sentire primaria la voce del popolo di Dio e spingerlo a essere lievito del cammino dell'umanità tutta verso il regno di Dio, un cammino di accoglienza dell'amore di Dio e di solidarietà verso gli altri esseri umani, a cominciare dai più piccoli, i più poveri ed emarginati. Al tempo stesso Bettazzi manifesta la sua preoccupazione per un'ancora limitata accoglienza e ancor più limitata attuazione del Concilio. Soprattutto per il fatto che lo si interpreta in chiave minimalista, senza che la lettura della Bibbia diventi il punto di riferimento, o presentando la liturgia come la preghiera del popolo di Dio e non come "sorgente e culmine" della vita della Chiesa e dei cristiani. Egli pensa alle giovani generazioni quali destinatarie privilegiate delle sue parole, confidando che "qualche giovane coraggioso possa superare la barriera del modo diverso di pensare e di esprimersi" per raccogliere la testimonianza di un evento che deve ancora illuminare la Chiesa di oggi e di domani.
Descrizione dell'opera
Il primato e l'infallibilità del papa erano stati definiti l'ultimo giorno (18 luglio 1870) del concilio Vaticano I, poi immediatamente sospeso di fronte alla minaccia delle truppe italiane in movimento verso Roma.
Poco meno di un secolo dopo, il concilio Vaticano II ha invece richiamato l'identità e la responsabilità di ogni cristiano affermando che la Chiesa è il popolo di Dio, cioè l'insieme dei fedeli, e la gerarchia ne è «al servizio». Ciò non contrasta con la devozione al pontefice e alla gerarchia, ma ricorda che un organismo incentrato sul vertice è inevitabilmente portato a privilegiare l'ordine fondato sul comando e sulla fedeltà ai dogmi.
Se una Chiesa che «parte dall'alto» rischia le suggestioni del potere, una Chiesa che parte dal popolo di Dio è più orientata a considerare le esigenze, la semplicità e le sofferenze di tanta parte dell'umanità.
Sommario
Prefazione. 1. Viva il Papa! 2. La collegialità e la tradizione. 3. Le prime comunioni? 4. Dalla comunione umana alla comunione cristiana. 5. Lo spirito della comunione. 6. Quale popolo di Dio? 7. La Chiesa per il mondo. 8. Viva il Papa, viva il popolo di Dio?
Note sull'autore
LUIGI BETTAZZI (Treviso 1923) è vescovo emerito di Ivrea. Laureato in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e in filosofia presso l'Università degli studi di Bologna, viene ordinato sacerdote nel 1946. Impegnato nei movimenti giovanili, è nominato assistente diocesano e vice-assistente nazionale degli universitari cattolici della FUCI. Nominato vescovo ausiliare di Bologna il 10.8.1963, viene trasferito a Ivrea il 26.11.1966. Ha partecipato a tre sessioni del concilio Vaticano II. È stato presidente di Pax Christi Italia e presidente della Commissione Iustitia et pax della Conferenza episcopale italiana. Presso le EDB ha pubblicato La Chiesa oltre le rughe (2001), Anticlericali e clericali. Dal Risorgimento italiano alla nonviolenza (2006), Vescovo e laico? Una spiegazione per gli amici (42011), Il Concilio, i giovani e il popolo di Dio (22012).
«Le crisi della Chiesa che qualcuno si ostina ad attribuire al Concilio sono invece da addebitare alla minore accoglienza che gli abbiamo destinato, timorosi di dover abbandonare troppe nostre abitudini (che definivamo "tradizione") e di doverci dedicare prima di tutto a rinnovare noi stessi, per poter poi contribuire a rinnovare il mondo». Monsignor Luigi Bettazzi raccoglie in questo libro i suoi ricordi personali sul concilio Vaticano II, al quale partecipò dall'inizio del secondo periodo, nel settembre 1963.
«Il 9 dicembre 2019, papa Francesco ha ricevuto in udienza il Seminario Regionale di Bologna, che celebrava i suoi cent'anni. Il Papa, dopo aver salutato i presenti e ringraziato il cardinale Zuppi per il suo discorso, ha voluto ricordare monsignor Bettazzi, "quasi coetaneo del Seminario". In realtà, sono nato nel 1923, ed ero stato alunno di quel seminario dal 1938 al 1942, insegnante dal 1950 al 1963. Ho approfittato dell'incontro per offrire al Santo Padre una copia del mio ultimo libro Il mio concilio Vaticano II, essendo rimasto io l'ultimo Padre conciliare italiano vivente. Un vescovo importante del Vaticano ha commentato con una battuta sorridente: "Sarà una delle sue solite eresie!". L'ho presa bene, pensando che la parola "eresia" originariamente, dal greco, significa "scelta, preferenza"».
il concilio vaticano ii non e`qualcosa di superato, merita anzi di essere continuamente riscoperto e attuato, come stimolo ad un rinnovamento perenne della chiesa e, attraverso di essa, dell umanita. L'autore di questo volumetto - vescovo emerito di ivrea - h anche un padre conciliare" che ha partecipato al concilio vaticano ii. Da questa intensa ed epocale esperienza nascono le riflessioni qui condensate, che cercano di fornire una interpretazione personale del grande evento che ha segnato la storia del nostro secolo. L'autore ferma qui la sua attenzione particolarmente sulle "costituzioni", i documenti fondamentali di ogni concilio. Di ognuna delle quattro costituzioni viene presentato e commentato il messaggio centrale. Emerge cosi`il volto essenziale del concilio vaticano ii, quello che ogni cristiano e ogni comunita ecclesiale dovrebbero accogliere senza riserve. Ad ogni capitol o l'autore aggiunge alcune an notazioni personali - "sviluppi e ipotesi" - contengono applicazioni, anticipazioni o interrogativi sul futuro. Anche queste vogliono contribuire ad una maturazione degna di cristiani "maggiorenni". "
A quarant'anni dalla conclusione del Vaticano II si accentua la discussione se il Concilio abbia segnato una discontinuita" nella tradizione della Chiesa cattolica o invece non rimanga nella "continuita", sia pure con alcune innovazioni. "
Il segretario italiano che assisteva Papa Giovanni Paolo II aveva commentato:
«È un vescovo noto in Italia», ottenendo l’affermazione del Papa: «È noto in tutto il mondo!»
Dopo i sempre più frequenti episodi di integralismo religioso, la querelle sui rapporti tra le confessioni religiose e la laicità è, a dispetto di ogni considerazione sulla secolarizzazione e la postmodernità, uno dei temi più affrontati dalla pubblicistica e dall’editoria occidentale, in America come in Europa.
Si discute sul valore in sé della religiosità, dei suoi positivi contributi alla società civile, sia in riferimento alla politica sia alla bioetica e ai cosiddetti valori morali del cittadino. D’altro canto non si dimenticano le difficoltà intrinseche al rapporto delle religioni con le società, con gli stati, con la coscienza individuale del cittadino.
È di indubbio interesse e curiosità che ne parli in Italia, in piena querelle fra “teodem”, “neocon” e “atei devoti”, monsignor Bettazzi, il più giovane vescovo italiano presente al Concilio Vaticano II e protagonista della maggiornaza conciliare “progressista”, coordinata dal cardinal Lercaro e da don Dossetti.
Autore della famosa “Lettera a Berlinguer”, con la quale auspicava a metà anni Settanta un rinnovato e fertile dialogo fra cattolici e laici, subito dopo la quale il Segretario del PCI proponeva pubblicamente il “compromesso storico”, fu più volte, e senza motivi, definito il “vescovo rosso”; spiegava come anche un “episcopo” (titolare della più alta dignità ecclesiale), sempre rispettoso della dottrina e della tradizione, alla luce dei testi e dello spirito del Vaticano II, non cessi di essere pienamente cittadino, e perciò necessariamente laico, privo di ogni tentazione di “imperialismo” ideologico.
Questo nell’Italia dei giorni nostri, in cui la vecchia “questione cattolica”, che si riteneva risolta da un pezzo, riemerge con tutte le sue contraddizioni e ambiguità.