
Testimonianza di una nobile e sincera amicizia, il libro è il generoso omaggio di un grande filosofo a un filosofo più giovane che da principio ne ha seguito le tracce per poi imporsi con un'opera originale. Derrida offre una lettura del pensiero di Nancy sotto un particolare angolazione, la questione del «tatto» in tutti i significati che la parola ha assunto nella cultura occidentale, da quello erotico a quello religioso. Il testo è accompagnato dai lavori di Simon Hantai.
Una raccolta di saggi scritti lungo il corso di tutta la vita di uno dei più grandi filosofo dello scorso secolo che si interroga sui fatti che la storia impone.
"Cosa significa la parola “libertà”? Cosa chiediamo davvero quando pretendiamo più libertà? Salvatore Veca definisce i contorni di un termine così quotidiano da apparire oggi quasi svuotato di senso, e restituisce al lettore una preziosa mappa di viaggio tra le teorie che attorno a questo concetto hanno dato forma a politiche e visioni sociali. John Stuart Mill, Isaiah Berlin, Norberto Bobbio, John Rawls; e ancora la differenza tra libertà negativa e libertà positiva, la struttura delle cosiddette “comunità di libertà” e infine il rapporto di priorità tra uguaglianza e libertà. Salvatore Veca firma un saggio filosofico rapido e chiaro, che offre al lettore gli strumenti e le coordinate necessarie per una comprensione piena del significato di uno dei temi più urgenti del dibattito politico e sociale contemporaneo."
L'antropologia filosofica contemporanea, corrente emergente nel panorama culturale del Novecento, si propone di gettare un ponte tra filosofia e scienza incardinandolo sul problema dell'uomo, al fine di presentarne un'immagine globale, la quale permetta all'essere umano di recuperare la comprensione di se stesso e di identificare i suoi tratti caratteristici, la sua natura e il suo posto nel mondo. Di fronte alla "domanda sull'uomo", che da sempre la filosofia si è posta, l'antropologia filosofica vuole difendere la sua funzione critica e metodologica nei confronti di tutte quelle scienze che trattano alcuni aspetti dell'essere umano e pretendono di occuparsene in esclusiva. Si presenta, pertanto, come una dottrina ricca di tematiche trasversali e di grande attualità, volte ad affrontare le sfide della contemporaneità, dove i processi di omologazione e manipolazione dell'esistenza si scontrano con le esigenze di libertà, autonomia e rispetto dei diritti individuali.
L'edizione italiana dei classici scritti di Jean Paul, la cui eco tra ’800 e ’900 è stata enorme, sia in campo letterario che filosofico e teologico: Lamentazione di Sheakespeare morto... in cui si proclama che non vi è Dio alcuno, il Discorso del Cristo morto…, Il sogno nel sogno. - In essi è contenuta la prima angosciante testimonianza – Dio è morto ed assente – che annuncia il nichilismo come anima profonda della modernità. - Rileggere oggi questi testi aiuta non solo a capire la situazione spirituale del nostro tempo, ma a sorprendere in quel primo annuncio i bagliori di una nuova esperienza religiosa. - Adriano Fabris, nella ampia Postfazione, ricostruisce il contesto in cui apparvero questi scritti, illustrandone le caratteristiche filosofiche e letterarie.
Sulla base del presupposto unanimemente riconosciuto che la metafisica, quale che sia il suo valore, ha avuto una storia, il volume individua i momenti salienti di quest’ultima in alcuni grandi filosofie correnti di pensiero: Platone, Aristotele, il platonismo antico, la metafisica arabo-islamica, Tommaso d’Aquino, Duns Scoto, Suárez, Cartesio, Kant, Hegel, Rosmini, Heidegger, il neotomismo, la filosofia analitica. Ne risulta una storia equilibrata, ricca e coinvolgente, forse unica nel suo genere, di indubbio interesse per chiunque si occupi di filosofia.
Il libro si occupa della tensione, oggi avvertita su scala planetaria, fra la logica del pensare e della lettura, silenziosa e riflessiva, e la logica dell'audiovisivo, fondata sull'immagine preconfezionata e all'infinito replicabile a fini pubblicitari e di manipolazione psicologica di massa. Vengono meno, inevitabilmente, la funzione ideativa personale e il pensare involontario, non prefissato in vista di uno scopo delimitato e circoscritto. C'è da temere che emerga, per questa via, non la società liquida, come da molti si è ritenuto, bensì la società irretita.
Le deportazioni naziste dell'infanzia e la complicità degli ungheresi, le fucilazioni degli ebrei lungo il Danubio, la morte dell'amatissimo padre ad Auschwitz, gli amici dell'Isola Margherita. Un'infanzia che decide, "per caso", il destino di una grande filosofa. Al cuore del suo percorso esistenziale e intellettuale, l'incontro con György Lukacs e la nascita della Scuola di Budapest, con il suo vivace corredo di amicizie e intrighi amorosi. La vocazione filosofica e il marcato spirito d'indipendenza di Ágnes Heller si accompagnano a un radicale impegno politico che la catapulta negli snodi cruciali del Ventesimo secolo: la Rivoluzione del 1956, il Sessantotto, la caduta del Muro nel 1989, il passaggio alla democrazia liberale, fino all'attuale tirannia di Orbán in Ungheria. Heller racconta l'emigrazione in Australia nel 1977, cui seguono i febbrili anni newyorkesi, dal 1986 al 2007, caratterizzati da una vita culturale in fermento: teatri, concerti, viaggi, incontri con intellettuali di tutto il mondo. In questo caleidoscopio di esperienze sfilano i più grandi nomi del pensiero novecentesco, da Foucault a Derrida, da Adorno a Löwenthal, da Jonas a Habermas, da Taubes a Bauman. Una vita intensa, movimentata, trascorsa in una costante e coraggiosa ricerca della libertà.
Penultima bontà: perché quell'aggettivo? Perché 'penultima'? Domanda legittima, persino scontata, di fronte al titolo di questo libro del filosofo catalano Esquirol, la cui risposta si snoda lungo pagine di parole semplici e dense insieme, calde e profondamente vere, scritte con finezza di tessitura letteraria e originalità di pensiero. Abbiamo davvero bisogno di uscire da quell'orizzonte di senso che ingabbia la vita umana tra un inizio perfetto e perduto e una fine ineluttabile e definitiva, perché quello che avvertiamo, con la certezza di un'esperienza che ci percorre continuamente dalla pelle al cuore mentre viviamo qui e ora, è che il mistero della vita non risiede in un paradiso impossibile da cui siamo stati cacciati né nell'ultimità della morte, ma nella penultimità, appunto, della vita che vive e si sente vivere. Questa, ci dice qui Esquirol dialogando con il libro della Genesi, con Platone, con san Francesco e Zarathustra/Nietzsche, con Heidegger, Simone Weil e tante altre voci del pensiero filosofico, è la caratteristica propria dell'umano: sentirsi vivere, essere coscienti di un'esperienza vitale che non si fa rinchiudere, ma vibra e pensa e ama scoprendosi imperfetta, spesso ferita, mai compiuta e sempre penultima, eppure proprio per questo capace di riconoscere la stessa condizione negli altri e di creare comunità. Una comunità fraterna che vive ai 'margini', per usare la bella espressione con cui Esquirol indica il quotidiano, fatto di crepe, di deserto, di fatica, ma anche di prossimità, di resistenza, e soprattutto di cura e di gratitudine.
"Libertà, libertà, quanti delitti si commettono nel tuo nome", esclamò Madame Roland, salendo sul palco ove sarebbe stata ghigliottinata. Consapevoli di tale possibile pervertimento, i francescani lungo i secoli hanno proposto sul tema una "rinnovata" prospettiva secondo cui Dio è suprema e assoluta libertà, nel senso che ha fatto "ciò" che ha voluto e "come" ha voluto, e ha chiamato all'esistenza l'uomo, rendendolo partecipe della sua stessa libertà. Egli lo ha creato in modo del tutto gratuito, poiché nessuno può avanzare un diritto "ad essere", e lo ha fatto per mostrare che è nella gratuità il segreto di un'esistenza autenticamente umana.
La libertà come dono, dunque, ma per andare dove? Da nessuna parte, perché è essa il punto di partenza e insieme il punto d'approdo di tutti i percorsi; e lo splendore dell'uomo in cammino, creativo e insieme oblativo, come Francesco d'Assisi. Un itinerario suggestivo da riprensare in compagnia di Bonaventura, di Duns Scoto e di Guglielmo d'Occam.
Orlando Todisco, frate minore conventuale, docente di filosofia francescana al Seraphicum di Roma, è autore di una serie di saggi sulla fecondità del "pensare francescano". Tra i più recenti, segnaliamo: Nella libertà la verita. Lettura francescana della filosofia occidentale (Messaggero 2O14); La solidarietà nella libertà. Motivi francescani per una nuova democrazia (Cittadella 2Ol5); Liberare la verità. Percorsi della Scuola Francescana (Cittadella 2016); Stare bene al mondo" L'arte di essere felici secondo san Bonaventura (Porziuncola 2018).
Il Mediterraneo sottolinea il valore della pluralità: nessuna forma di vita è più vicina delle altre alla perfezione. Nessuna tradizione può imporsi alle altre. Il primo comandamento mediterraneo è: tradurre le tradizioni, far sì che gli uomini diventino amici non nonostante le differenze, ma anche grazie ad esse. Franco Cassano
Questo libro nasce dalla constatazione che Friedrich Nietzsche, uno dei più fieri nemici del cristianesimo, ne è, a ben guardare, la più sorprendente conferma. Non si tratta semplicemente di un’opposizione speculare al cristianesimo che ne tradisce la nascosta influenza, come sostiene Heidegger: l’influenza nascosta esiste, ma il rifiuto nietzchiano ad ammetterla si basa su un’opposizione reale, su una scandalosa differenza cristiana che il nostro mondo sistematicamente respinge, proprio perché vi è estremamente vicino.
Nietzsche reagisce alla rivelazione evangelica del desiderio e della violenza presenti dentro di lui come dentro di noi, ma il suo rifiuto diventa la rivelazione ultima, «escatologica» di questa violenza, la dimostrazione della verità della croce.
Premessa
René Girard, Cinque saggi su Nietzsche. 1. Il superuomo nel sottosuolo. Strategia della follia: Nietzsche, Wagner, Dostoevskij. 2. La contraddizione di Nietzsche. 3. Dioniso contro il Crocifisso. 4. Nietzsche, la decostruzione e la moderna preoccupazione per le vittime. 5. Nietzsche e il destino della cultura europea
Giuseppe Fornari, Il dio sbranato. Nietzsche e lo scandalo della croce. 1 La caccia alla balena. 2. L’eterno ritorno della pazzia. 3. Il filosofo e il suo doppio. Una rivalità schiacciante. L’impossibile morte del rivale. Le maschere di un filosofo. 4. La fondazione di Dioniso. La vera “morte” di Dio. Il Fautore prometeico della cultura. Verso il centro del labirinto. Divinizzazione fallimentare e sterminio di massa. L’ultimo nemico. 5. L’anticristo e la croce. Un’iniziazione dantesca. Gesù Cristo insultato. Si striscerà alla croce. 6. Ciò che nessuno ha scorto
Note sull'autore
René Girard (1923-2015), antropologo e critico letterario, ha insegnato Letteratura comparata alla Stanford University. Tra i numerosi saggi tradotti in italiano editi da Adelphi: La violenza e il sacro (1980), Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo (1983), Il capro espiatorio (1987), Vedo Satana cadere come la folgore (1999), La voce inascoltata della realtà (2006) e Portando Clausewitz all’estremo (2008).
Giuseppe Fornari, docente di Storia della Filosofia all’Università di Bergamo, ha studiato la cultura greca e il suo rapporto con la civiltà europea. Tra le sue pubblicazioni: Da Dioniso a Cristo (Marietti 2006), La conoscenza tragica in Euripide e in Sofocle (Transeuropa 2015) e Mito, tragedia, filosofia. Dall’antica Grecia al Moderno (Studium 2017). Del suo saggio su Nietzsche è uscita l’edizione americana: A God Torn to Pieces (2013).