
Viviamo in un mondo più rischioso, o siamo noi donne e uomini del XX secolo angosciati dai cambiamenti - che abbiamo una percezione deformata della realtà? Alle soglie di una "nuova modernità", la scienza sembra incapace di tenere sotto controllo l'incertezza, che aveva domato grazie al calcolo della probabilità e alla statistica. Le nuove scoperte scientifiche hanno esiti difficili da prevedere e controllare. Questo libro tratta di rischi - piccoli e grandi, naturali e tecnologici - che minacciano di stravolgere la nostra esistenza e di mettere a repentaglio, in alcuni casi, la sopravvivenza della specie umana. Quali di questi rischi siamo disposti a correre, di quali strumenti disponiamo per gestirli? La risposta tocca questioni culturali, etiche e soprattutto politiche: il rapporto tra individuo e istituzioni, tra comuni cittadini ed "esperti", tra ragione ed emozione. Di fronte al pencolo è normale reagire con un istinto primordiale: la paura. Ma la paura è la nemica dell'"intelligenza" del rischio, indispensabile per far fronte alle sfide inedite del nostro tempo.
Stasis è il nome della guerra civile nella Grecia antica. Un concetto così inquietante o impresentabile per la filosofia politica posteriore da non essere fatto oggetto sinora di una dottrina adeguata, neppure da parte dei teorici della rivoluzione. Eppure, sostiene Giorgio Agamben fornendo qui i primi elementi di una necessaria "stasiologia", la guerra civile costituisce la fondamentale soglia di politicizzazione dell'Occidente, un dispositivo che nel corso della storia ha permesso alternativamente di depoliticizzare la cittadinanza e mobilitare l'impolitico, e che vediamo oggi precipitare nella figura del terrore su scala planetaria. Al suo paradigma concorrono insieme due poli antitetici dei quali Agamben mette allo scoperto la segreta solidarietà, quello classico secondo cui la guerra civile è coessenziale alla polis, al punto che chi non vi prende parte è privato dei diritti politici, e quello moderno rappresentato dal Leviathan di Hobbes, che ne decreta l'interdizione, ma introduce una scissione - e con questa la possibilità della guerra civile - all'interno stesso del concetto di popolo.
È antica sfida per la riflessione filosofica confrontarsi con l’enigma dell’azione, problematico luogo di frontiera in cui s’incontrano il naturale e lo storico, l’individuale e il collettivo, l’interiore e l’esteriore. Dinanzi a questo paradossale Giano bifronte, anche i filosofi hanno percorso vie diverse, non di rado antitetiche. Ripartire oggi dall’azione significa intercettare un antico dilemma, attraverso il quale è possibile rintracciare in forme nuove, meno divaricate e più dialogiche, il volto e la responsabilità dell’essere personale. Il presente volume intende riprendere alcune domande fondamentali intorno a questo tema, affidando la riflessione a studiosi di livello internazionale, che aprono prospettive di notevole rilievo, in un intreccio di percorsi storiografici e proposte speculative: l’eredità del pensiero antico e moderno è posta a confronto con il dibattito epistemologico più recente, la ricerca di fondamenti ontologici ed etici si apre ai temi del diritto e della storia. In tale contesto, interrogarsi sulle radici personali della prassi rappresenta un antidoto contro ogni forma di semplificazione epistemologica e, nello stesso tempo, porta in primo piano l’anomalia della condizione umana, costantemente in bilico tra il peso mortificante del patire e il coraggio instancabile dell’agire. È proprio attraverso l’azione che la persona umana restituisce al mondo più di quanto riceve, affidando al coraggio dell’iniziativa e alla gratuità della speranza il compito di riqualificare un’antropologia sospesa tra fattuale e progettuale, tra finitezza e infinito.
Luigi Alici è professore ordinario di Filosofia morale presso l’Università degli Studi di Macerata e docente di Filosofia teoretica presso la Lumsa di Roma. Tra i suoi scritti: "Il linguaggio come segno e come testimonianza. Una rilettura di Agostino", Roma 1976; "Tempo e storia. Il 'divenire' nella filosofia del ’900", Roma 1978; "Il valore della parola", Assisi 1984; "Il pensiero del Novecento", Brescia 1989 (terza edizione); "Presenza e ulteriorità", Assisi 1992; "Con le lanterne accese. Il tempo delle scelte difficili", Roma 1999; "L’altro nell’io. In dialogo con Agostino", Roma 1999. Ha curato l’edizione italiana di varie opere di sant’Agostino, tra le quali: "La città di Dio"; "La dottrina cristiana"; "Confessioni"; "La natura del bene". Dirige la rivista «Dialoghi» e la collana «Le ragioni del bene», presso la quale ha pubblicato, con F. Santeusanio e F. D’Agostino, "La dignità degli ultimi giorni" (Milano 1998).
L'uomo semplificato è l'ultima frontiera della concezione tecnico-scientifica del mondo. Oggi l'ideale di una vita senza complicazioni viene posto nella linearità dei processi e nell'economia delle operazioni tipiche della macchina. L'efficienza è la porta della felicità. Questo non è lo scenario di una fantasia letteraria o la profezia apocalittica di qualche visionario nemico del progresso. È il contesto della nostra vita, la banalità del nostro quotidiano. Pensiamo infatti a come la televisione, il computer, i tablet e gli smartphone costituiscano il paesaggio d'oggi, regolando le relazioni con gli altri e il rapporto con il mondo. Ma pensiamo anche alle procedure standardizzate e automatizzate in cui ci imbattiamo ogni volta che cerchiamo di interpellare un gestore telefonico, un ufficio amministrativo, o anche solo un bancomat o il self-service di un distributore di benzina. Il libro del filosofo francese Jean-Michel Besnier nasce proprio dall'intento di aprirci gli occhi per vedere con chiarezza a cosa rinunciamo quando accettiamo che uno standard tecnologico diventi ciò che ci caratterizza come umani. Le macchine, egli dice, rendono sì semplice la vita (e a volte la salvano, questo non va dimenticato), ma al prezzo di livellarla a colpi di algoritmi e calcoli matematici. E non si tratta di un discorso nostalgico o conservatore...
È ineludibile la necessità di una rinnovata e vitale cultura etica. L'etica, intesa come quella forma di riflessione che va in cerca di coordinate di senso per fare della vita un tempo buono, riesce a generare nuovi modi di esserci se sta in relazione con la qualità ontologica essenziale della condizione umana. Poiché essenziale è la dimensione della cura e poiché il nucleo della pratica di cura consiste nell'agire secondo virtù, Luigina Mortari sviluppa una filosofia dell'educazione all'etica delle virtù secondo il paradigma della cura.
La modernità deve affrontare una prova spaventosa e senza precedenti: come conciliare il benessere materiale con le esigenze della vita spirituale? Solo accettando e vincendo questa sfida paradossale sarà possibile condurre un’esistenza degna di essere vissuta.
Platone, Aristotele, Socrate, Epicuro, Pitagora, Esopo: quanta sapienza! Gli autori di questo libro hanno condensato l’eterna saggezza degli antichi filosofi greci in dieci semplici regole che, se seguite, consentiranno al moderno lettore di vivere una vita ricca e significativa.
Ogni capitolo del volume propone una citazione di un autorevole filosofo o di un grande autore greco, e ne illustra il significato.
In maniera estremamente efficace e coerente, le parole dei grandi pensatori del mondo antico propongono spunti di riflessione sempre assai pertinenti rispetto alla cultura contemporanea.
L’importanza delle dieci regole d’oro risiede nella concreta possibilità di applicarle in un mondo in cui ciò che è vero e prezioso viene talora oscurato dalla superficialità e dalla menzogna.
In definitiva, queste perle di saggezza sono dedicate a chi è interessato a scostarsi la polvere dagli occhi per poter scorgere un mondo nuovo.
Nata nel 1940, l'autrice di questo libro ha studiato filosofia con Bontadini, Severino e Sofia Vanni Rovighi. Nel femminismo ha preso posizione contro la politica della parità per una politica della differenza. E ha scritto un gran numero di articoli e di libri, fra i quali La Signora del gioco (Feltrinelli 1976, nuova edizione in corso di stampa presso L'a Tartaruga), Maglia o uncinetto (Feltrinelli 1981, Manifestolibri 1998), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga 1985, 2003), Il Dio delle donne (Mondadori 2003). L'ordine simbolico della madre, apparso nel 1991, è uno dei suoi lavori più citati, tradotto in tedesco, spagnolo, francese.

