
UNA INTERESSANTE RACCOLTA DI SAGGI SU ALCUNI TEMI CENTRALI DEL PENSIERO TOMISTICO, CON L INTENTO DI OFFRIRE UNA INTRODUZIONE AL REALISMO FILOSOFICO-TEOLOGICO.
una raccolta di saggi sulla storia del pensiero filosofico tra il xiii e il xviii secolo, tra tomaso d acquino e i suoi successori. I saggi raccolti in questo volume non hanno per oggetto la storiografia o la sua storia, ni intendono mostrare che non vi e`alcuna articolazione nel pensiero filosofico elaborato tra il xiii e il xvii secolo. Essi, tuttavia, documentano qualcosa che va al di la dei singoli temi che essi affrontano.
In questo saggio sono racchiuse quattro conferenze tenute da Quine all'Università di Stanford. L'interesse di queste conferenze sta nel loro riaffrontare, alla luce della scienza e dell'epistemologia degli ultimi due secoli, il caratteristico problema kantiano: "Come sono possibili i giudizi sintetici a priori?" Poiché Quine,a differenza di Kant, considera l'uomo come un animale nel mondo fisico, cambia non solo la risposta, ma anche la formulazione del problema, che diventa: "Come è possibile una teoria scientifica sul mondo esterno e sulle altrui menti partendo dalle sporadiche attivazioni dei nostri recettori sensoriali?"
Nel Breviario, come ben scrive Vittorio Mathieu, "Martinetti segue l'uomo nel suo elevarsi dal cieco impulso al dominio razionale di sé in cui consiste la vera libertà... La sfiducia nel valore della vita non può essere superata che con la contemplazione dell'Eterno e la convinzione che l'uomo è destinato a trovare il suo riposo in qualcosa che è al di sopra dell'umanità stessa". Ma attenzione: la "religiosità" in cui Martinetti ripone il valore della vita non ha a che fare con nessuna delle religioni confessionali verso le quali, e in particolare verso il cattolicesimo, nutriva fortissima avversione. È piuttosto una forma di mistico panteismo che aspira a liberarsi dalle particolarità contingenti per rientrare nell'unità del tutto.
"... Osservo i miei commensali con maggiore attenzione, e mi accorgo che non mi sono per niente estranei, anzi, li conosco benissimo. Vedo tra i tanti il mio amato Socrate, Platone, Epicuro, san Tommaso, Pascal, Friedrich Nietzsche e addirittura Totò. Eccomi qua, ospite di un vero e proprio simposio insieme ai filosofi che ho sempre amato. A quanto pare, il tema prescelto per la serata è la felicità. Ora, che sia un sogno oppure no, se avete un po' di tempo, vi racconto a modo mio cos'è la felicità per ognuno di questi filosofi." Attingendo al pensiero dei suoi "amici" filosofi, De Crescenzo prova a spiegare non solo cosa sia la felicità, ma qual è il segreto, ammesso che esista, per riuscire a vivere relativamente bene. "Stammi felice" è una lezione in cui l'autore, senza prendersi troppo sul serio, sa indicarci una via magari più vicina di quanto pensiamo.
Testo complesso e radicale, Essere e tempo (1927) non è solo il libro cui si deve principalmente la fama di Martin Heidegger, maestro dell'esistenzialismo, ma è soprattutto una delle opere più importanti della filosofia del Novecento: si propone infatti una reimpostazione di tutta la ricerca filosofica, dalla nascita stessa della filosofia fino al tempo presente. Poiché la domanda sull'essere è tipica dell'uomo e solo l'uomo se la pone, si tratta per Heidegger di analizzare in primo luogo l'"esserci" dell'uomo, con l'effetto di approdare a una riconcettualizzazione dell'intero lessico ereditato dalla tradizione filosofica, da Platone a Hegel.
Jürgen Habermas affronta in questo saggio il tema controverso dell'ingegneria genetica e cerca di rispondere alla "controdomanda" suscitata dagli sviluppi della genetica: può la filosofia intromettersi nel dibattito senza rinunciare alle convinzioni del pensiero postmetafisico?
Il saggio esplora alcuni temi della cultura medievale che ruotano intorno al concetto di finzione: una serie di prese di posizione tra anima e corpo, tra sensibilità e intelletto che mettono alla prova le filosofie aristoteliche e platoniche con gli argomenti della fede. La finzione poetica era rifiutata e, allo stesso tempo, esaltata: i Padri della Chiesa condannavano le "lacrime false" con parole di fuoco, ma soccombevano alle dolcezze della poesia latina classica. La "fictio iuris", procedimento del diritto romano, è ripresa dal diritto canonico, mentre la figura della "persona ficta" consentirà a Giovanni XXII di interpretare la regola di san Francesco contro la "lettera" e di attribuire all'ordine la possibilità di possedere beni materiali.

