
In questo libro troverete storie di criminali invisibili, di scialuppe di salvataggio che rischiano di capovolgersi se non si sacrifica uno dei passeggeri, di macchine che procurano piacere di cui nessuno ha voglia di servirsi, di tram folli che bisogna fermare con ogni mezzo, anche gettando un uomo in mezzo ai binari. Leggerete racconti di esperienze che dimostrano come ci voglia assai poco per comportarsi come un mostro, e di altre che provano come ci voglia ancora meno per comportarsi quasi come un santo: una moneta trovata sulla strada per caso, il buon odore di cornetti caldi che si respira passando. Ma soprattutto sarete messi a confronto con dei rompicapi morali. È coerente dire: "la mia vita è degna di essere vissuta, ma avrei preferito non essere nato"? È accettabile lasciar morire una persona per espiantare i suoi organi in cinque malati che ne hanno un bisogno vitale? Vale di più vivere la vita breve e mediocre di un pollo di allevamento industriale o non vivere del tutto? Questo libro ha un'ambizione: mettere a disposizione una sorta di scatola di attrezzi intellettuali per affrontare il dibattito morale senza lasciarsi intimidire dalle grandi parole (dignità, virtù, dovere, ecc.) e dalle grandi dichiarazioni di principio.
Quali sono i confini della libertà? Tradizionalmente si è pensato che si estendessero alle cose che possediamo, alle parole che pronunciamo, agli incontri che facciamo e che arrivassero al corpo solo per rifiutare la violenza o la detenzione senza diritto. Gli sviluppi della biotecnologia e i casi della bioetica hanno mostrato che la libertà si estende fin dentro il corpo. Ma per poterlo fare, la libertà deve affrontare avversari vecchi e nuovi. Deve affrontare le concezioni religiose e conservatrici che hanno sempre concepito il corpo e alcuni suoi momenti cruciali, come la procreazione, la sessualità e il morire, come sfere indisponibili alla scelta e alla libertà umana. E deve affrontare anche avversari nuovi che trattano la vita umana dal punto di vista medico e degli interessi sociali alla salute. Piergiorgio Donatelli difende la libertà sulla propria vita intima, nella procreazione, nella sessualità e nel morire: difende la possibilità che anche questi momenti siano governati in modo radicale dalla propria soggettività, dal proprio punto di vista sulle cose. Il volume smonta le argomentazioni religiose e conservatrici, ma affronta anche i pericoli sottesi alla medicalizzazione dei corpi. Discute il quadro liberale e mostra l'inadeguatezza di trattare la libertà come un principio neutrale e astratto, come è stato dipinto in genere dai teorici liberali. La libertà va vista invece come un modo specifico di affrontare la vita, che si vede in cose...
Nel novembre 2011, dopo un anno tormentato per l'Italia e per il mondo, Silvio Berlusconi cedeva la leadership politica a Mario Monti, nuovo capo del governo. Una svolta, nel bene e nel male. È stato allora che negli atteggiamenti pubblici e privati degli italiani si è imposta una nuova sobrietà, in opposizione alla consolidata barbarie. In "Un velo di sobrietà", Pier Aldo Rovatti rielabora gli editoriali scritti per "Il Piccolo di Trieste" più di sessanta "scene" suddivise in quattro sezioni tematiche: "La cattiva politica e quella buona", "Capitale umano", "Dentro la vita quotidiana", "Quale cultura". Con l'arma affilata della critica filosofica, Rovatti commenta gli eventi che dal maggio 2011 all'ottobre 2012 hanno segnato la realtà italiana e non solo. Dalla vittoria elettorale di Giuliano Pisapia a Milano alla spending review, al rigore dei ministri-professori; dal caso Lusi al neopopulismo di Beppe Grillo. E ancora, il naufragio della Costa Concordia; il corteo degli indignati a Roma nel 2011, sfociato in guerriglia urbana; i terremoti geologici e quelli finanziari; il limbo dell'università riformata; la medicalizzazione come modello diffuso; le nuove sfide della genitorialità; l'immagine femminile a lungo mercificata e svilita. Affrontando temi come questi, Rovatti promuove un uso non disciplinare della filosofia, che si concretizza in una pratica di lettura e scrittura per frammenti, a creare pause di riflessione nel flusso concitato della cronaca.
“Se, guardando retrospettivamente l’intero cammino, devo riassumere quello che mi ha mosso nella mia volontà di conoscenza […], allora posso dire che all’inizio fu tale il passato in quanto degno di essere reso presente nel sapere, poi il presente che è da sempre attuale, ossia la vita nella sua permanente costituzione e nel suo significato che può essere compreso solo se si parte da lei stessa; infine il futuro come oggetto di preoccupazione in quanto da un lato è una minaccia da stornare, dall’altro una realtà minacciata da preservare."
“La vera immagine del passato guizza via. È solo come immagine che balena, per non più comparire, proprio nel momento della sua conoscibilità che il passato è da trattenere. Se essa è autentica, lo deve alla sua fugacità. In essa sta la sua unica chance. Proprio perché questa verità è caduca e basta un alito di vento a spazzarla via, molto dipende da essa."
Richard Price (1723-1791) è una delle figure più rilevanti e ingiustamente trascurate nella storia dell'etica moderna. La "Review of the Principal Questions in Morals, edita originariamente nel 1758 e qui tradotta in italiano, costituisce uno dei più importanti trattati di etica del 1700. Polemizzando con l'egoismo, il volontarismo e soprattutto con il sentimentalismo di Hutcheson e Hume, Price sostiene che le proprietà morali sono irriducibili a proprietà naturali e sono oggetto di una percezione immediata dell'intelletto, senza che si debba ricorrere a un peculiare senso morale. L'edizione è a cura di Massimo Reichlin, professore associato presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Remo Bodei, Achille Bonito Oliva, Massimo Cacciari, Adriana Cavarero, Gianni Celati, Michele Ciliberto, Piero Coda, Umberto Curi, Roberta De Monticelli, Massimo Donà, Felix Duque, Andrea Emo, Roberto Esposito, Maurizio Ferraris, Bruno Forte, Umberto Galimberti, Aldo Giorgio Gargani, Romano Gasparotti, enrico ghezzi, Giulio Giorello, Sergio Givone, Antonio Gnoli, Eugenio Lio, Giacomo Marramao, Jean-Luc Nancy, Salvatore Natoli, Piergiorgio Odifreddi, Mario Perniola, Giovanni Reale, Franco Rella, Pier Aldo Rovatti, Emanuele Severino, Carlo Sini, Corrado Sinigaglia, Gianni Vattimo, Vincenzo Vitiello, Franco Volpi, Italo Zannier, Stefano Zecchi. Ritratti fotografici di Raffaella Toffolo
a cura di Massimo Donà
Nicolaj Berdjaev, Maurice Blanchot, Sergej Bulgakov, Albert Caraco, René Daumal, Benjamin Fondane, Manfred Frank, Roger Gilbert-Lecomte, Mecislas Golberg, Martin Heidegger, Jeanne Hersch, Alexandre Kojève, Hanif Kureishi, Antonio Machado, Kazimir Malevic, Merab Mamardachvili, Thomas Mann, Dionys Mascolo, Carson McCullers, George Oppen, Georges Palante, Jean Paulhan, Raymond Quéneau, Georges Ribemont-Dessaignes, Reiner Shürmann, Lev Svestov, Peter Sloterdijk, Leo Strauss, Paul Valéry
a cura di Roberto Di Vanni
Bernardino Telesio (Cosenza 1509-1588), tra i più importanti rappresentanti del naturalismo rinascimentale, esercitò una profonda influenza su Tommaso Campanella e Francesco Bacone ed elaborò una immagine del sapiente lontana da quella dei maghi e alchimisti e vicina a quella degli esponenti della rivoluzione scientifica. Come può essere conosciuto il mondo? Che tipo di sapere può essere conseguito? In quale conto va tenuta l'autorità degli antichi? In questa seconda edizione del "De rerum natura" che risale al 1570, Telesio riprende, apportando correzioni e integrazioni, i temi esposti nella prima edizione del '65. La nuova immagine della natura si afferma in aperta polemica con la fisica aristotelica e secondo presupposi e intenti per molti versi irriducibili a quelli della tradizione magico-ermetica. La difesa della libertas philosophandi; l'ammonimento ad attenersi alla testimonianza dei sensi, studiando la natura iuxta propria principia; l'insofferenza nei confronti della cultura libresca; la negazione del principio di autorità: sono tutti elementi, questi, destinati a esercitare una profonda influenza. Il "De rerum natura iuxta propria principia" contiene una delle espressioni più significative della filosofia della natura del Rinascimento, e il suo autore può essere giudicato, ancor oggi, "primo dei moderni".
Pensare e poetare è il titolo con cui Martin Heidegger aveva annunciato un corso universitario di introduzione alla filosofia per il semestre invernale 1944/45. Interrotto dopo la seconda lezione per ragioni legate alla guerra, si tratta dell’ultimo corso accademico tenuto dal pensatore come titolare ufficiale di cattedra. Il manoscritto, finora inedito in Italia, è speculativamente densissimo e quanto mai provocatorio: la sua tesi di fondo è che non può esserci questione filosofica degna di tale nome senza l’essenziale reciprocità di pensiero e poesia. Il testo contiene inoltre delle pagine indimenticabili su due figure emblematiche assai care a Heidegger: Nietzsche, il pensatore dell’epoca del compimento della metafisica, che è intrinsecamente poeta; Hölderlin, il poeta della notte del mondo e del tempo indigente, che è pensatore sommo.
L’edizione è stata curata da Vincenzo Cicero, autore del più monumentale glossario heideggeriano mai redatto in Italia in riferimento a una singola opera (Holzwege. Sentieri erranti nella selva). Questa sua ultima traduzione, il cui italiano fine e cristallino rispecchia in maniera perfetta lo stile del pensatore tedesco, è filologicamente esemplare ed è accompagnata da illuminanti note lessicali.
Il testo tedesco a fronte riproduce le pp. 89-160 del vol. 50 della Heideggers Gesamtausgabe (2007).
L'uomo d'oggi non ha alcun anelito d'infinità - o per lo meno ne ha molto poco. Per lo più si accontenta del finito. Tutte le sue esigenze intellettuali sono soddisfatte dalla cultura di massa che fluisce, che è immediatamente comunicabile e che si diffonde al di là degli archivi. Rispetto a questo flusso mediale, però, l'osservatore nutre un sospetto: che ci sia sempre qualcosa dietro ciò che vede. A partire da questo sospetto, nell'osservatore nasce il desiderio di venire a sapere che cosa si nasconde "in verità" dietro la superficie mediatica costituita dai segni - un desiderio mediologico, ontologico, metafisico.