
Scienza, etica, filosofia e diritti umani nel dibattito filosofico odierno.
Chiedersi che cos'è l'uomo è diventato difficile in un'epoca come la nostra, caratterizzata da una visione scientista del mondo. La scienza moderna si è, infatti, proposta di considerare ogni realtà naturale semplicemente come oggetto per poter così sottomettere ogni cosa al potere dell'uomo. Ma dopo aver tolto alla natura ogni somiglianza con l'umano, lo scientismo pretende di dire all'uomo che anche lui non è altro che una parte di quella stessa natura: "Così parlare di sé come di un uomo finisce per apparire all'uomo stesso come una caduta nell'antropomorfismo". In questa situazione Robert Spaemann vuole tornare a porre la domanda sull'uomo rifiutando il riduzionismo scientista ma senza accontentarsi neppure di un'antropologia filosofica che ne ignori semplicemente la sfida. La chiave di un'antropologia adeguata sta per Spaemann in un'idea di natura che ne colga il carattere teleologico e in un'idea di ragione che non dimentichi il rapporto che c'è tra questa e la natura. Sono queste le idee sviluppate nei quattro saggi che costituiscono il presente volume. Dopo aver riflettuto nel primo saggio sul modo in cui la nozione di natura umana può sfuggire al sempre risorgente dualismo di "natura" e "spirito", l'autore nel secondo saggio rivolge la sua attenzione alla teoria dell'evoluzione. Confrontarsi con questo tema appare infatti necessario per un'antropologia che accetta il dialogo con la scienza.
Partendo dall'analisi storica dei due paradigmi dell'azione, aristotelico e cartesiano, e del loro influsso su alcuni filosofi della modernità e postmodernità, l'autore di questo saggio scopre il ruolo che alcune tesi del paradigma moderno dell'azione, come la riduzione dell'agire a pura produzione, hanno assunto sull'attuale modo di concepire la persona e i rapporti interpersonali. Nel proporre un terzo paradigma dell'azione, quello cioè della comunicazione di perfezione, l'autore cerca delle soluzioni ai paradossi e alle contraddizioni della nostra civiltà tecnologica.
Il presente volume è un'introduzione all'antropologia di Robert Spaemann, una figura importante nel panorama filosofico attuale, capace di ricollegarsi alla tradizione classica pur conoscendo bene la filosofia moderna. Nato a Berlino, il nostro autore appartiene a quel movimento di pensiero, sorto in Germania nella seconda metà del XX secolo, che si è proposto di riabilitare il paradigma aristotelico della riflessione. Il testo presenta, nella prima parte, un approccio al problema dell'antropologia filosofica, evidenziando le difficoltà di una considerazione teorica unitaria dell'essere umano e confrontando la posizione di Spaemann con quella di Joseph de Finance e Paul Ricoeur.
Proprio perchè vuole introdurre alla metafisica, questo libro non parla tanto della metafisica quanto della realtà.