
Questo libro offre una presentazione dell'etica concepita come ricerca teorica e tradizione filosofica. L'etica non ha mai goduto prima d'ora dell'attenzione e del rispetto che le sono riconosciuti nella conversazione globale. È costituita da un lessico e da argomentazioni specifiche, che sono l'esito dello sviluppo della cultura moderna e democratica e della lunga vicenda filosofica. La ricerca sperimentale ha offerto inoltre studi nuovi e fertili che integrano il sapere filosofico e la storia della cultura. Il volume si apre con l'esame della condizione attuale della morale, all'apogeo della sua reputazione e stretta tuttavia tra moralismo e pulsioni autoritarie. Tratta quindi in dettaglio le nozioni principali, i modelli di critica filosofica, le teorie morali normative. Espone alcuni importanti risultati della ricerca sperimentale in psicologia e discute gli studi sulle origini evoluzionistiche della morale. I capitoli conclusivi mettono a fuoco le questioni della vita, che sono al centro della bioetica e dell'etica animale e ambientale, e affrontano i nuovi problemi sollevati dalle tecnologie digitali e dall'intelligenza artificiale. La ricerca etica è un campo pluralistico e compatto, in cui l'argomentazione razionale e l'osservazione empirica sono alleate delle discipline umanistiche e della storia della cultura nell'analisi dei problemi, nella proposta di diagnosi critiche e nella delineazione di soluzioni normative
Descrizione dell'opera
«Un itinerario di approfondimento sul potere non si può svolgere pensando che il potere è altro rispetto alla nostra vita, oppure che è solo di altri, con cui non abbiamo niente a che fare. Il potere s’impasta d’umano; dell’umanità esso è proprio e, per questo motivo, impone scelte etiche a ognuno di noi. Volenti o nolenti, sulla scena ci siamo tutti. Il difficile è capire con quale parte e con quali motivazioni» (dall’Introduzione).
Lo studio, frutto di un percorso di ricerca pluriennale su tematiche sociali e politiche, privilegia la linea antropologica e quella etica. Precisa anzitutto alcuni contenuti fondativi del potere dal punto di vista teorico. Passa poi ad analizzare la prassi concreta di quanti detengono un potere nelle varie istituzioni, per concludere con uno sguardo a coloro che affiancano e si relazionano frequentemente ai leader.
Un testo certamente scientifico e allo stesso tempo appassionante, che insegna quanto sia doveroso studiare il potere, formarsi per esercitarlo, verificare continuamente la sua qualità umana ed etica.
Sommario
Introduzione. 1. Il potere in sé. 1.1. I tratti essenziali. 1.2. Le risorse e i mezzi. 1.3. Le fonti. 1.4. Dio origine del potere. 1.5. Il potere divinizzato e le ideologie. 1.6. La religione civile. 1.7. La laicità. 1.8. Il rapporto con il bene. 1.9. Gli aspetti perversi. 1.10. Il volto demoniaco. 1.11. La necessità. 1.12. Il simbolismo. 2. Chi detiene il potere. 2.1. I tratti antropologici. 2.2. L’esemplarità. 2.3. La formazione. 2.4. La competenza. 2.5. La responsabilità. 2.6. Lo spirito di servizio. 2.7. L’autoreferenzialità. 2.8. La sete di potere. 2.9. La brama di profitto. 2.10. La violenza. 2.11. L’autenticità. 2.12. Il discernimento. 2.13. L’umorismo. 3. Chi circonda il potere. 3.1. Il potere condiviso. 3.2. I collaboratori autentici. 3.3. Le corti. 3.4. Gli intellettuali. 3.5. Il sostegno al potere. Conclusioni. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Rocco D’Ambrosio (Cassano delle Murge - BA, 1963) insegna filosofia politica presso la Facoltà di scienze sociali della Pontificia Università Gregoriana di Roma e la Facoltà teologica pugliese di Bari. È docente invitato di etica politica presso la Scuola superiore dell’amministrazione del Ministero dell’Interno a Roma. Ha pubblicato diversi saggi tra cui: Padre Serafino Germinario e il Partito Popolare in terra di Bari (Bari 1993); Ordine, umanità e politica. Saggio su Eric Voegelin (Bari 1995); La vigna di Nabot. Saggio di etica politica (Bari 2001; Madrid 2005); Istituzioni persone e potere (Soveria M. 2004); Il grembiule e lo scettro. Appunti su Chiesa e politica (Molfetta 2005); Serafino Germinarlo un prete scomodo (Bari 2007). Dirige il periodico di cultura e politica Cercasi un fine, promosso da alcune scuole pugliesi di formazione all’impegno sociale e politico.
Le scienze del cervello ci sorprendono ogni giorno con straordinarie scoperte, mettendo in discussione numerose idee correnti. Le nostre scelte morali sembrano non essere del tutto figlie di riflessioni e di ragioni; le nostre credenze sono influenzate non solo dalla cultura, ma anche - ci piaccia o no - dall'architettura della nostra mente, su cui non abbiamo alcun controllo. La nostra stessa autocoscienza e il concetto di persona vacillano sotto i colpi della ricerca sulle basi cerebrali della vita mentale. In questo volume, alcuni fra i maggiori esperti italiani della materia fanno il punto su una nuova disciplina, la neuroetica, chiamata a fare i conti con le acquisizioni delle neuroscienze e le loro ricadute sulla cultura e la vita pratica.
Andrea Lavazza è studioso di filosofia della mente e di scienze cognitive. Fra le sue pubblicazioni: "L'uomo a due dimensioni" (Bruno Mondadori, 2008) e "Siamo davvero liberi?" (curato con M. De Caro e G. Sartori, Codice, 2010). Giuseppe Sartori è professore ordinario di Neuroscienze cognitive presso l'Università di Padova, dove dirige anche il Master in Psicopatologia e neuropsicologia forense e la Scuola di specializzazione in Neuropsicologia.
Nel panorama della filosofia contemporanea, contrassegnata dalla crisi della razionalità e dei grandi sistemi metafisici, il pensiero di Jacques Maritain rappresenta un'innegabile quanto encomiabile "eccezione": in lui vi è ancora la fiducia nella ragione e nelle sue possibilità cognitive. Il pensiero di Maritain, anche se costituisce un sistema in cui "tout se tient", può essere affrontato da varie angolature. Il volume ricostruisce una sorta di unità del sapere intorno al tema di un'estetica della bellezza, vista come plesso teorico-pratico di molteplici intersezioni, che vanno dal rapporto tra individualità personale e comunità politica alle dimensioni etiche e pedagogiche dell'esperienza umana. Tale prospettiva si articola su quattro tematiche principali: la dimensione etica della responsabilità, iscritta in un quadro ontologico di riferimento; la responsabilità nella sua dimensione educativa; la bellezza declinata nelle sue valenze etiche e pedagogiche; il superamento dell'individualismo attraverso la ricomprensione della sfera sociale e politica. Il volume fornisce un contributo allo studio di Maritain, riproponendone il pensiero come un invito a superare gli steccati eccessivamente specialistici che caratterizzano vasti settori del pensiero filosofico e della cultura del Novecento.
Tra la fine del Duecento e l'inizio del Trecento la filosofia fece ritorno in Italia dopo un'eclissi durata più di settecento anni. Decisiva fu l'apertura a Bologna dei nuovi corsi di logica e filosofia per gli studenti di medicina. I maestri che vi insegnavano si dichiaravano philosophi e della philosophia difendevano l'autonomia rispetto alle altre scienze. Il libro racconta la storia di questa straordinaria e fortunata stagione culturale, ricostruendo il mondo intellettuale di filosofi, medici, letterati e predicatori che agivano in un paesaggio cittadino vivace e complesso, tra aule universitarie, corti signorili e biblioteche conventuali.
Un particolare tipo di scommessa, del tutto unico nella storia del pensiero dalle origini ai giorni nostri, è al centro di questo saggio di Roberto Giovanni Timossi, filosofo impegnato nel confronto tra filosofia, teologia, religione e scienza. Si tratta del pari di Blaise Pascal, ovvero del tentativo di un credente di estendere il sistema della scommessa al campo della fede per orientare gli indecisi o i dubbiosi verso la conversione alle verità cristiane. Emergono così il dato di ragionevolezza della fede e il punto in cui la teoria scientifica incontra il livello più profondamente esistenziale di ogni uomo.
Sommario
Prefazione. I. L’azzardo nella vita. II. Il contesto della scommessa. III. Infinito-nulla. IV. Decidere di credere. Conclusione. Bibliografia essenziale. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Roberto Giovanni Timossi è filosofo e ha insegnato all’Università di Genova. Collabora con diversi quotidiani e fa parte del Comitato scientifico di SISRI (Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare). È membro del Consiglio generale della Compagnia di San Paolo. Tra le sue opere più recenti: Prove logiche dell’esistenza di Dio da Anselmo d’Aosta a Kurt Gödel. Storia critica degli argomenti ontologici (Marietti 2005); L’illusione dell’ateismo. Perché la scienza non nega Dio (San Paolo 2009); Imparare a ragionare. Un manuale di logica (Marietti 2011); Decidere di credere. Ragionevolezza della fede (San Paolo 2012).
Il termine "filosofia" nella tradizione araba è peculiare e interseca i campi della teologia, della mistica e della politica. Inoltre, sebbene la tradizione filosofica araba sia essenzialmente musulmana, non pochi filosofi "arabi" per nascita e lingua furono cristiani o ebrei. L'intendimento degli autori è di fornire un lessico di riferimento per chi si affaccia allo studio della filosofia araba e contemporaneamente di compilare una piccola "enciclopedia" del pensiero arabo-islamico che consenta al lettore non solo di reperire la terminologia, ma soprattutto di comprenderla nel suo significato storico e teoretico.
L'epoca in cui viviamo, al di là del progresso scientifico, tecnico ed economico, svela sempre più l'assenza di un proprio fondamento. Tutto è divenire e relativo, è opinione, tutto è fragile, debole e provvisorio. È il nichilismo. L'autore del volume indaga questa situazione di profonda e drammatica crisi culturale ed esistenziale, individuandone in Nietzsche un lucido profeta. La sua filosofia rappresenta infatti il culmine e la manifestazione piena del nichilismo, cioè l'evidenziarsi più radicale di dove porti l'affermazione del nulla. Nietzsche stesso tenta di uscire da questa situazione, ma senza successo.
Muovendo dall’indagine fenomenologica sull’intersoggettività, la Stein analizza le strutture della vita associata fino a giungere al tema dello Stato, mettendo in evidenza aspetti nuovi e questioni che nella nostra cultura sono terreno proprio di discipline di carattere giuridico, come il diritto pubblico, o anche di tipo storico-politico, come le dottrine politiche. Lo Stato, in quanto entità giuridica, ha sue caratteristiche, ma non è un’entità astratta, al contrario, è una personalità di cui fanno parte i singoli e ciò che accade esistenzialmente fra loro non può essere indifferente per la sua sopravvivenza.
In questo libro del 1956, Günther Anders muove dalla diagnosi della "vergogna prometeica", cioè dalla diagnosi della subalternità dell'uomo, novello Prometeo, al mondo delle macchine da lui stesso create, per affrontare il tremendo paradosso cui la bomba atomica ha posto di fronte l'umanità, costringendola fra angoscia e soggezione. La vergogna prometeica è legata anche a un senso di "dislivello", di non sincronicità, tra l'uomo e i suoi prodotti meccanici che, sempre più nuovi ed efficienti, lo oltrepassano, facendo sì che egli si senta "antiquato". Oltre che perfetta la macchina è ripetibile, standardizzata, riproducibile in esemplari sempre identici; quindi possiede una specie di eternità che all'individuo umano è negata. Di qui, una rivalità, una impari gara dell'uomo, una inversione dei mezzi con i fini, di cui Anders analizza con grande anticipazione tutta la portata. In particolare, là dove tratta delle tecniche di persuasione, soprattutto televisive e radiofoniche, che ci assediano con immagini-fantasma, irreali, di fronte alle quali l'individuo diventa passivo, maniaco, incapace di pensare e comportarsi liberamente.
Più di altri sommi filosofi del Novecento nei quali la vulgata ci ha abituati a contrapporre una "prima" e una "seconda" maniera, Ludwig Wittgenstein è finito ingessato nella discontinuità tanto conclamata dai suoi esegeti. Fra il Tractatus logico-philosophicus, unico libro pubblicato in vita, e la massa degli scritti postumi su cui svettano le Ricerche filosofiche, si è instaurato uno schema oppositivo che talora appanna, invece di illuminare, lo sviluppo e gli esiti di una riflessione di enorme presa sul pensiero contemporaneo. Anthony Kenny, che di Wittgenstein è finissimo conoscitore, preferisce movimentare questo quadro interpretativo: compie una ricognizione che entra in ogni aspetto dell'opera filosofica, ne discrimina le fasi, gli stili concettuali contrastanti, le ascendenze, gli spostamenti speculativi dall'atomismo logico ai giochi linguistici, dalla natura del linguaggio al suo rapporto con gli stati mentali e le forme di vita -, e riesce nell'intento di elucidazione delle sostanziali differenze anche grazie a una lettura continuista, che rileva i capisaldi mai abbandonati. Innanzi tutto la concezione della filosofia non come insieme di teorie o di risposte ai grandi quesiti esistenziali, bensì come attività di chiarimento delle proposizioni non filosofiche intorno al mondo, per prevenire gli sviamenti del linguaggio ordinario. Un compito terapeutico, la cui finalità è sciogliere i "nodi del nostro pensiero che noi stessi abbiamo intrecciato procedendo per non-sensi".