
Che cosa è il tempo, e che cosa l'eternità? Il tempo si estende per sempre? Si ripete all'infinito o si orienta verso un termine ultimo? Filosofia greca, Ebraismo e Cristianesimo a confronto. Questa monografia esamina in modo chiaro e conciso, ma rigoroso e articolato, le concezioni di tempo ed eternità nella filosofia greca, nella Bibbia e nella Patristica. Mostra come i Cristiani criticassero la nozione stoica di ripetizione infinita di evi in cui rivivono le stesse persone compiendo gli stessi atti, in quanto opposta al progresso morale, e ponessero invece l'eternità metafisica platonica alla fine del tempo storico, come luogo di retribuzione e partecipazione all'eternità divina.
In quest'opera, cui si riconoscono caratteristiche di un "classico" del pensiero cristiano, Charles Moeller, studioso di letteratura in quanto rivelatrice di un mondo di idee e di spiritualità, ha delineato gli incontri e le divergenze tra la "novità" del messaggio evangelico e l'umanesimo greco-latino nelle sue più alte espressioni. Sono qui affrontati alcuni grandi nodi problematici: il male in Omero e nei tragici greci, il peccato in Shakespeare, Racine e Dostojewski, la sofferenza, negli stessi ambiti e autori, la morte in Omero, Platone, Cicerone e Virgilio, e il Paradiso in Dante.
Sergio Quinzio fu sempre afferrato dal "pensiero della fede", come confutazione assoluta del dubbio che si concretizza nella decisione di ritenere imponibile confrontare la fede con altro da sé. Tale concezione emerge nelle scelte compiute per redigere questa antologia biblica. Il primo criterio adottato da Quinzio è di mostrare come la visione della Bibbia sia globalmente differente da quella della filosofia greca. La ragione sta nel fatto che la seconda cerca di spiegare il mondo così com'è e quindi di adeguare il comportamento umano alle leggi che lo regolano; la prima è tutta sorretta dall'ansia della redenzione, la quale comporta vedere l'orrore del lato mancante presente nel mondo e sperare nel riscatto messianico della realtà nel suo insieme. Il secondo criterio è stato quello di cavalcare la parzialità: lo si è fatto nella direzione di presentarla come "provocazione, dal momento che si è cercato di mettere in luce specialmente gli aspetti del testo di solito meno visti, più facilmente elusi e addolciti", è quindi "sembrato utile [...] insistere su ciò che all'interno dell'orizzonte biblico rivela difficoltà e suscita problemi"; ad esempio il tema - filosofico - della violenza e della giustizia di Dio. Un approccio che intende cogliere istanze autentiche rimaste sostanzialmente estranee alla ricerca biblica, la quale è, per la massima parte, orientata in senso scientilico-esegetico. letterario-narrativo o spirituale.
"IL realismo naturale non è una teoria filosofica, appartiene al fenomeno della conoscenza ed è sempre indicibile in esso. Tale realismo s'identifica con la convinzione, da cui siamo dominati per tutta la vita, che il complesso delle cose, delle persone, degli avvenimenti e dei rapporti - in breve, del mondo in cui viviamo e che rendiamo nostro oggetto nel conoscere - non è prodotto solo dal nostro conoscere, ma sussiste indipendentemente da noi. Se questa convinzione ci abbandonasse anche un solo istante nella vita non la prenderemmo più sul serio. Ci sono teorie filosofiche che l'abbandonano; ma esse svalutano così la vita nel mondo e in realtà non la prendono più sul serio." Nicolai Hartmann
Il volume mette a fuoco, da diverse angolature, la qualità e lo spessore dell'estetica di Maritain quale parte fondativa del suo pensiero filosofico sia in specifici approfondimenti, sia nella dimensione trasversale di sintesi e di relazione con la contemporaneità, evidenziandone l'riginalità. Se da una parte, infatti, si ha modo di ripercorrere la costruzione estetica che Maritain muove sulle poderose tracce di san Tommaso, dall'altra ci si rende subito conto quanto, in tale costruzione, sia a tema non una pura teoria ma piuttosto la vitalità di quel pensiero e il modo per raggiungerlo, in un continuo confronto con il contemporaneo, con il presente, ma soprattutto con l'esperienza degli artisti.
La verità è oggi temuta come una forma di violenza, specialmente da parte dei filosofi post-moderni. Questo timore spesso è dovuto a una concezione ideologica della verità come valore assoluto da imporre a tutti, mentre esso è del tutto ingiustificato rispetto alla concezione classica della verità, non riducibile alla teoria della verità come corrispondenza. In base alla teoria classica si danno diversi tipi di verità, verità di fatto e verità di ragione, verità storiche e verità scientifiche, verità di fede e verità poetiche: alcune facili da scoprire, altre implicanti complesse e faticose ricerche. In filosofia la ricerca della verità avviene in modi diversi, secondo il tipo di filosofia che si pratica, che può essere trascendentale, dialettico, fenomenologico, analitico-linguistico, ermeneutico, dialogico-confutativo. Un caso di ricerca della verità in filosofia è costituito dalla metafisica, intesa non nel senso tradizionale di ontologia o teologia razionale, bensì come metafisica problematica e dialettica, epistemologicamente debole ma logicamente forte. Esiste anche una verità pratica, che riguarda non la legge morale, ma il desiderio della felicità intesa come pieno sviluppo della persona umana, nel singolo individuo e nella polis.
Ogni capitolo di questo libro può anche essere letto come un saggio, autonomo rispetto ai capitoli che lo precedono. Infatti, gli autori non intendono compiere una sistematica riflessione sulla scienza dal punto di vista filosofico, ma riflettere sul proprio lungo percorso di ricercatori confrontandosi con quanto vissuto e raccontato da alcuni illustri scienziati che li hanno preceduti. Con essi, infatti, sentono di aver condiviso un'esperienza, quella della ricerca scientifica, che è caratterizzata da fatiche, da momenti di dubbio e di incertezza, dalla continua scoperta dei limiti della ragione umana, ma anche da appaganti momenti di entusiasmo che è bello vivere e comunicare, soprattutto a chi si dispone ad iniziare questo stesso cammino.
"Un paradigma in cielo": così Platone definisce nella Repubblica il suo modello utopico di società giusta, una sorta di stella polare per l'orientamento morale e politico dell'esistenza umana. Questo libro ricostruisce la storia delle interpretazioni antiche e soprattutto moderne del pensiero politico di Platone: un viaggio avventuroso attraverso le grandi filosofie dell'Ottocento e i conflitti politici e ideologici del Novecento, che hanno via via configurato un Platone liberale e socialista, totalitario (secondo i casi nazista o comunista), e infine persino antipolitico. Da questa complessa vicenda interpretativa c'è molto da imparare su Platone, e ancora di più sulle esperienze intellettuali della nostra modernità.
"L’uomo non è che una canna, la più debole di tutta la natura, ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per schiacciarlo; un vapore, una goccia d’acqua basta per ucciderlo. Ma quando pure l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe ancora più nobile di ciò che lo uccide, poiché egli sa di morire e quale vantaggio l’universo ha su di lui. L’universo non ne sa nulla. Tutta la nostra dignità consiste dunque nel pensiero. È di qui che dobbiamo risollevarci e non dallo spazio e dalla durata, che non sapremmo colmare. Adoperiamoci dunque a pensar bene: ecco il principio della morale."
Che cos'è la giustizia sociale e come la si può realizzare? Esistono diseguaglianze giuste o le diseguaglianze, in quanto tali, sono ingiuste? Queste sono alcune delle domande alle quali il volume risponde, ponendo la giustizia sociale come questione centrale dell'etica pubblica e mostrandone la concreta rilevanza per il disegno delle politiche. Grazie al contributo di alcuni tra i più autorevoli studiosi in materia e a un'analisi interdisciplinare, il testo combina in modo originale riflessione teorica e disamina delle possibili implicazioni in termini di policy, analizzando il rapporto tra giustizia sociale, diseguaglianze e sviluppo, e tra giustizia sociale, merito e responsabilità individuale; interrogandosi sulla possibile estensione delle questioni di giustizia a livello globale; e mettendo in evidenza il ruolo delle politiche nella riduzione delle diseguaglianze e nella promozione della giustizia sociale. Quest'ultima viene tematizzata in tutta la sua complessità ed emerge come una questione di ineludibile importanza e attualità, soprattutto per quanto concerne la possibilità tanto della realizzazione individuale, quanto della convivenza nella sfera pubblica.
Un approfondimento sul pensiero di Kierkegaard sulla filosofia della rivelazione di Schelling. Con testo danese a fronte.