
Questo studio si pone all'incrocio tra la filosofia e la pedagogia religiosa. La spinta iniziale è venuta dalla pedagogia religiosa ispirata alla fede cristiana, e in particolare dalla sensazione che le difficoltà in cui essa si dibatte riguardino la sua stessa impostazione di fondo, che sembra non "tenere" sia in rapporto alla cultura attuale, sia in quanto cassa di risonanza della Rivelazione biblica. La sensazione si è trasformata in interrogativo: è possibile una via pedagogico-religiosa che esprima una radicale fedeltà alla rivelazione e allo stesso tempo al senso dell'umano?
Dieci domande per pensare è la dimostrazione che la filosofia, a scuola, può essere non solo insegnata ma anche 'praticata". Nato da reali esperienze scolastiche di dialogo filosofico con gruppi di adolescenti, il presente volume ne restituisce il coinvolgimento emotivo, la freschezza e il gusto dell'avventura intellettuale. I temi della ricerca filosofica si presentano qui nella loro naturale forma di interrogativi esistenziali.
Con una riedizione delle due opere più famose di Thibon, Diagnosi e Ritorno al reale, ritorna un testo che è allo stesso tempo una pietra miliare, una pietra di paragone e una pietra di inciampo per il mondo e l'uomo moderni. Thibon, che non ama la definizione di "autodidatta", ha avuto per maestri i libri, anche se apprese il latino, il greco, il tedesco, lo spagnolo leggendo Seneca, Platone, Holderlin e Cervantes, mentre lavorava nei campi. Il testo rappresenta un salutare antidoto all'irrealismo della nostra società, dove la relativizzazione dell'esistenza si è ormai sostituita a quella visione reale e naturale della vita di cui forse i nostri padri ricordano con nostalgia i brandelli. La scoperta del filosofo-contadino ha segnato per molti una svolta decisiva. Il pensiero di Thibon, come del resto ogni grande pensiero cristiano, riguadagna quella dimensione creaturale dell'esistenza - il riconoscersi creatura e il contemplare la creazione - che riconnette a Dio mediante l'innamoramento al reale.
Il tempo della diversità che si sta vivendo è un segno dei tempi": è il tempo della condivisione, della solidarietà, del perdono, del dono, dell'amore. L'altro è risorsa e arricchimento culturale e religioso". La presente opera contiene dei saggi su tutto ciò, concentrando l'attenzione sull'attuale tempo in cui si sta accentuando una convivenza pluralistica e multietnica.
«Conosci te stesso» era l'invito dell'Apollo Delfico, che ha innervato tutta la filosofia greca, ben consapevole che ogni conoscenza è vana senza questa, fondamentale. Percorrendo con coraggio e onestà la via del distacco, la filosofia - "esercizio di morte" come la definisce Platone - giunse così alla scoperta della luce che sempre risplende, non alla superficie, ma nelle profondità dell'anima. È proseguendo coerentemente su questa via che la mistica cristiana, obbedendo al precetto evangelico a rinunciare a sé stessi, completò l'invito delfico aggiungendovi: «e conoscerai te stesso e Dio». Anche se nomina non sunt res, niente infatti si addice meglio che il nome di Dio alla luce che esperimentiamo nell'"uomo interiore", essenza dell'anima nostra, quando essa ha fatto il vuoto di ogni accidentale elemento egoico. È giunto probabilmente il tempo che, dopo la morte di Dio e la conseguente perdita di ogni fondamento, l'uomo contemporaneo, naufrago nel mare magnum di vane teologie e psicologie, recuperi l'esperienza di verità della filosofia antica e della mistica cristiana, ritrovando così la conoscenza essenziale: quella di sé stesso e di Dio.
La tradizione filosofica occidentale nasconde delle proposte etiche inascoltate, elaborate da pensatori che sono spesso stati trattati come degli "eretici" e, per questa ragione, diffamati, ostracizzati o condannati. Eraclito, Socrate, Epicuro, Eckhart, Spinoza, Wittgenstein e Arendt, tra gli altri, si sono fatti portatori di messaggi che sono stati fraintesi o ignorati. In questa prospettiva l'autore ripercorre il pensiero dei sette filosofi che considera "eretici", "dissidenti", individui che pensano e decidono in piena autonomia. Sulle orme di questi filosofi del cambiamento, tendendo l'orecchio all'inaudito del loro pensiero diventa possibile percorrere la strada dell'inclusione etica del terzo, invece di seguire le orme dualiste dell'esclusione.
Il cibo come chiave di benessere integrale e connessione, il suo potere nel coltivare relazioni, tradizioni e identità, contrastando l'individualismo e la frenesia della vita moderna. Quando mangiamo ci nutriamo di alimenti, ma anche di simboli, di miti, di credenze, di ideali, di storia e di tradizioni, quindi di tutti gli ingredienti che sostengono la ricerca del senso della vita, l'importanza delle relazioni e la consapevolezza dell'interdipendenza che lega tutte le persone tra loro, con gli altri esseri viventi e con il pianeta. Da questo presupposto Rossella Semplici, psicologa, inizia il suo viaggio «nelle dimensioni dell'essere umano attraverso il cibo», portandoci a scoprire quanto l'alimentazione sia connessa alle relazioni con sé stessi e con gli altri. Un itinerario affascinante, che ci interroga e ci sprona a considerare il cibo e la tavola come uno spazio e un tempo per riscoprire il valore e l'importanza del prendersi cura di sé, inteso come ricerca del ben-essere integrale, da perseguire in armonia con il divenire della persona e della realtà di cui è parte.
Lorenzo Albacete è una delle figure più originali e interessanti del panorama culturale americano dei primi anni del nostro secolo. Affronta temi tuttora molto attuali - come la condizione giovanile ,il rapporto tra fede e ragione, la possibilità di una cultura cristiana, l'emergenza educativa, il ruolo della scienza - con uno stile inconfondibile, profonda saggezza, ampia riflessione filosofica e teologica, insieme a un irresistibile senso dell'umorismo. Al centro di tutto c'è sempre il mistero della persona umana, questa combinazione misteriosa di carnalità e di desiderio per l'infinito. Contro tutte le riduzioni ideologiche, Albacete riafferma la libertà umana come capacità di soddisfazione infinita, la cui suprema espressione è il senso religioso. In queste pagine ci guida all'incontro con una serie di figure che hanno testimoniato come una genuina religiosità - radicata nella concretezza dei desideri umani - rappresenti la sfida ultima alle pretese di tutte le forme di potere: da Flannery O'Connor a Walker Percy, da Dostoevskija Elie Wiesel, da Luigi Giussani a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Le loro intuizioni confluiscono nella riflessione personale dell'autore e gli permettono di offrire al lettore giudizi assolutamente inediti, spesso preziosi, sulla situazione culturale contemporanea.
Ciò che costituisce il maggior pregio dell'opera di Corrado Gnerre è la presentazione, sintetica ed efficace, dell'Illuminismo, come epoca storica e come categoria concettuale, per arrivare ad una comprensione in profondità del fenomeno che squarcia il velo di tanti miti e luoghi comuni.
La tesi dell'autore che la filosofia come causa del fatto storico debba intendersi non solo come pura formulazione teoretica, bensì anche come pensiero incarnato, cioè come pensiero che, vissuto, causa un tipo di esistenza particolare, anche contraddittoria con le sue premesse. In questo senso, le pagine che seguono debbono essere lette come contributo ad una "teoria integrale", intendendo con questo termine una storia in cui possa essere compresa buona parte dell'umano: il pensiero dell'uomo, la sua esistenza, il suo agire politico.
L'opera è significativa espressione di una nuova storiografia che nasce sulle rovine della cultura moderna e riscopre i principi perennemente fecondi del pensiero cristiano.