
La filosofia può aiutarci a capire come la rivoluzione digitale ci sta cambiando la vita. Ma riflettere su come quella rivoluzione ci sta cambiando la vita può aiutarci a capire che filosofia fare oggi. Nulla evidenzia tali cambiamenti meglio delle nostre mutate relazioni con gli schermi. Perciò il testo ripercorre dapprima i tentativi con cui, in Francia, dove il cinema è nato, la filosofia del XX secolo, con Bergson, Sartre, Merleau-Ponty, Lyotard e Deleuze, ha cercato di misurarsi con le novità introdotte appunto dal cinema. Emerge così il problema del nesso che lega il cambiamento del dispositivo ottico assunto a modello della visione in una determinata epoca, il mutare del nostro modo di vedere il mondo e le sfide di rinnovamento che tali trasformazioni lanciano alla filosofia. L'autore descrive poi come questo problema si è modificato alla luce delle attuali esperienze degli schermi, che non smettono di trasformarsi e di moltiplicarsi, ridisegnando le nostre relazioni con il mondo, con gli altri e anche con noi stessi. Interrogare tali esperienze, dialogando con le teorie delle immagini, del cinema e dei media, diventa inevitabile per la filosofia che oggi serve elaborare, per fare cioè una "filosofia-schermi".
Filosofa, pensatrice politica, poetessa, Hannah Arendt (1906-1975) è stata una delle più grandi personalità del XX secolo. Raramente, come nel caso di questa donna straordinaria, percorso intellettuale ed esperienza biografica presentano un intreccio così profondo. Il suo pensiero, che ha avuto e continua ad avere un'eco cosi vasta m tanti campi del sapere, non è il risultato di un'attività puramente speculativa, ma porta con sé il riflesso di un'esistenza avventurosa, a tratti drammatica, e soprattutto vissuta con costante passione. Quando negli anni venti si laurea in filosofia con Karl Jaspers, le donne all'università sono ancora un'eccezione. Ad appena ventidue anni, ha già alle spalle una storia d'amore con il più grande filosofo del secolo, Martin Heidegger; un'esperienza destinata a segnarla per tutta la vita, sia dal punto di vista personale che intellettuale. Ebrea, costretta alla fuga a causa del terrore nazista, ripara in esilio dapprima a Parigi e, dopo un lungo peregrinare, in America. La vicenda di questa donna eccezionale rispecchia la storia di un secolo e di due continenti. Può essere letta come una testimonianza di coraggio e di impegno politico, entro l'orizzonte di un pensiero filosofico che invita all'amicizia e all'amore verso il mondo.
Che cosa c'entra l'anima con i'iPad? In apparenza, niente. La prima è quella fitta di rimorso che ci avvisa che siamo vivi e coscienti, il secondo è l'assoluto tecnologico del momento. Tuttavia, questa strana coppia ha un'affinità profonda, e la tecnica, come in un corteo, porta alla ribalta una moltitudine di cose antichissime. Quali? Anzitutto la scrittura. Tanto l'anima quanto l'iPad hanno memoria da vendere e sono blocchi su cui leggere, scrivere, archiviare. Questa scrittura, dentro e fuori della mente, è l'origine della coscienza e del mondo sociale. Perché la scrittura è insieme la base della realtà sociale e la base della nostra coscienza e del nostro pensiero, il cui spettro peggiore è proprio l'Alzheimer, la perdita della memoria vissuta come perdita del pensiero. Ecco perché la grande svolta tecnologica che ha caratterizzato gli ultimi trent'anni ha riguardato proprio la scrittura, e il suo emblema è oggi l'iPad. Anima e iPad sono dunque gemelli. E l'iPad, che quando è spento, con il suo schermo lucido, può servire come specchio per pettinarsi o rifarsi il trucco, quando è acceso, con la sua memoria attivata, diviene letteralmente lo specchio dell'anima. In questo libro parlare di iPad diviene parlare non di un dispositivo tecnologico, ma di noi stessi, della nostra vita, del nostro pensiero, del nostro mondo.
Non viviamo nel migliore dei mondi possibili. Facciamocene una ragione. Le limitazioni alla democrazia, il potere dispotico esercitato sui popoli dalle istituzioni sovranazionali, la prevalenza della finanza sulla politica, sono tutti effetti prodotti dall'economia della crescita continua. Un sistema che sta giungendo alla fine e che, come un animale ferito, mostra il suo volto peggiore e aggressivo, pronto a trascinare tutto e tutti nel baratro. Per arginare questa potenza distruttrice non basta riformare il sistema, ma è necessario cambiare l'orizzonte culturale e le categorie attraverso le quali pensiamo e interpretiamo il mondo. Le grandi famiglie politiche tradizionali non sono in grado di comprendere i rischi che l'umanità corre in questa fase storica, in cui il modo di produzione industriale si sta estendendo a tutto il mondo. Destra e sinistra sono categorie del passato. E per certi versi incarnano anche parte del problema. Se vogliamo garantirci un futuro dobbiamo smetterla con la crescita. Solo una decrescita felice, selettiva e governata, può salvarci.
Terry Eagleton in questo testo presenta una via alla speranza razionale e materiale, come impulso che contribuisce alla realizzazione dei nostri progetti e quindi alla nostra felicità: la speranza - che richiede, come nella tradizione cristiana delle virtù teologali, un grande impegno e una grande determinazione, e non è un sentimento passivo dunque ma fortemente attivo - è il carburante emotivo-volontario senza il quale realizzare i nostri desideri, i nostri progetti, i nostri sogni diventa impossibile.
Lo studio di filosofia delle religioni, della sua riflessione fenomenologica sull'approccio al sacro e sull'esperienza religiosa, intende offrire le condizioni per tracciare temi e aspetti comuni a tutte le religioni e filosofie di vita, all'insegna di un'analisi incentrata sulla ricerca di una concordanza di valori, di scelte etiche consapevoli e universali, nella dinamica espressiva di coinvolgimento della persona nel suo aprirsi al divino con correttezza interpretativa. Ne deriva l'ineludibilità di un impegno condiviso d'intenti, di aperture di rispetto dell'altro-che-crede-da-me, nella consapevolezza esistenziale e di coscienza morale, di una realtà trascendente, concepita come Essere Eterno (religioni) o sacralità di pienezza (filosofie di vita). Non manca la riflessione per una possibilità d'incontro comunitario tra i rappresentanti dei diversi credi del mondo all'insegna dell'intesa universale, in nome della volontà di scelta ontologica e assiologica, dell'attestazione del trascendente, della dignità dell'uomo, in uno sguardo più ampio di ciò che è l'ideologica strumentalizzazione esistenziale soggettiva del proprio credo. Questo studio filosofico-religioso è sostenuto dall'intenzione di fare chiarezza sugli elementi e sui paradigmi che accomunano le diverse esperienze religiose nel loro intento di unità, nella molteplicità di approcci e di prospettive, per estensioni storico-etiche di rispetto, di pace e per la realizzazione dell'interiorità umana. In questo senso, la trattazione sviluppata offre una prospettiva filosofico-ecumenica.
Noto come «medico della giungla» e premio Nobel per la pace, in Italia Albert Schweitzer è ancora poco conosciuto come pensatore potente e straordinario anticipatore. Il suo impegno filantropico ha tenuto in secondo piano l'attualità del suo pensiero teologico-filosofico, in particolare la rivoluzione del principio del «rispetto per la vita», capace di rinnovare radicalmente l'etica e di indirizzare verso la pace. Di fronte alla minaccia di una catastrofe nucleare ed ecologica, gli scritti qui presentati mostrano con grande chiarezza la sorprendente attualità del lavoro di Schweitzer in difesa della vita - inclusa quella animale - e della libertà di pensiero.
Che cos'è il viaggio? Una presa di coscienza dell'altro, un'alterità che c'interpella e ci costringe al confronto, un'esperienza che non è possibile senza una frattura, un distacco da noi stessi. Viaggiare non è mai stato così facile come oggi, eppure raramente ci s'interroga sul suo valore e sul suo significato. Il viaggio è diventato una metafora abusata, la funzione essenziale del nostro essere sempre in rete. Spesso si riduce a un semplice spostamento, a una dislocazione dei consumi, e può indicare tanto una vacanza organizzata quanto i viaggi dei migranti. In questo libro, il filosofo Franco Riva studia la fenomenologia del viaggiare e cerca di riportare al loro senso profondo le parole che la accompagnano: ospitalità, incontro, meraviglia, responsabilità, libertà... Riva guarda al viaggio nella vita privata, nelle dinamiche globali, nelle sue declinazioni esistenziali e letterarie. Al centro della sua analisi c'è una necessità urgente e profonda, quella di ricreare, prima di tutto dentro di noi, quello spazio aperto che permette al viaggio e alla vita di continuare a intrecciarsi l'uno con l'altra.
Tra il dicembre 1854 e il maggio 1855 Kierkegaard pubblica sul quotidiano danese "La Patria" una serie di articoli, nei quali polemizza con la cristianità ufficiale e i suoi rappresentanti che pretendono di essere considerati autentici testimoni del Vangelo senza tuttavia rinunciare alla mondanità e ai benefici statali di cui godono. A questi articoli si aggiunge "Questo dev'essere detto; lo si dica dunque", un opuscolo che anticipa di un solo giorno l'uscita del primo numero de "L'istante", l'organo di stampa pensato dal filosofo per dare voce al proprio risentimento verso una situazione che non esita a definire "un prendersi gioco di Dio". In prima traduzione italiana, gli scritti con cui Kierkegaard compie l'estremo tentativo di suscitare nei suoi contemporanei la coscienza dell'infinita differenza qualitativa tra l'uomo e Dio. Introduzione di Alberto Siclari.
Negli ultimi anni si è venuta delineando in Francia una corrente di pensiero, denominata poststrutturalismo, che sembra indirizzare la ricerca filosofica verso un unico scopo: restituire all'uomo la sua libertà, o la sua dignità di essere libero. Negli ultimi anni si è venuta delineando in Francia una corrente di pensiero, denominata poststrutturalismo, che sembra indirizzare la ricerca filosofica verso un unico scopo: restituire all'uomo la sua libertà, o la sua dignità di essere libero.

