
I diari di Wittgenstein, scritti per metà a Cambridge fra il 1930 e il 1932, per l'altra metà a Skjolden, in Norvegia, fra 1936 e il 1937, fanno parte di un unico quaderno venuto alla luce solo nel 1996. Al di là dell'unicità di "genere" del testo (si tratta dell'unico diario "tradizionale" conservato di Wittgenstein), e delle informazioni inedite in esso depositate per i biografi, esso costituisce in primo luogo un ambito eccezionalmente consono al potenziale espressivo dell'autore. Soprattutto in questo senso si tratta di un unicum: la scrittura per aforismi si sente meno che mai debitrice verso la necessità del filosoficamente compiuto, del sistematico - dell'opera; aderisce in pieno, come deve, alle tonalità emotive che orientano momento per momento la vita di ognuno, e porta questo diario, come scrive Michele Ranchetti, a iscriversi nella «tradizione delle memorie d'anima della cultura tedesca, non strutturate per argomenti ma lasciate libere di corrispondere alla necessità di non perdere mai il rapporto del singolo con se stesso».
COME DIRIGERE LA PROPRIA VITA? ASSUMERE IL PROPRIO DESTINO? CONQUISTARE LA LIBERTA? Epitteto, lo schiavo divenuto filosofo, e`una delle figure dell'antichita che piu`colpisc e. Con seneca e l'impe ratore marco aurelio fa parte di quei saggi stoici che hanno segnato in profondita il pensiero e la morale occidentale. Impassibilita di fronte all'a vversita, coscienza di non essere altro che un elemento del grande insieme cosmico sono le caratteristiche principali dello stoicismo. Questo libro, molto accessibile, presenta l' ambiente della grecia antica che favorl lo sbocciare di questa scuola, sviluppa - con testi nuovamente tradotti a sostegno - i temi principali dello stoicismo e mostra come, molto prima della nascita del cristianesimo, esso si diffuse in tutto il bacino mediterraneo. L'autore infine menziona in modo appassionato l'influ enza dello stoicismo sul pensiero giudaico e cristiano e dice quale fu, nel corso dei secoli, il suo apporto.
Una intensa riflessione sul dilagare della violenza nel mondo d’oggi: violenza politica, sociale, morale, religiosa. - Le radici morali e filosofiche della violenza viste come assolutizzazione della volontà dei soggetti, contro le norme morali e civili della convivenza.
Seminario tenutosi presso la biblioteca della Pro Civitate christiana di Assisi e i cui contenuti specifici sono raccolti in questo volume. Con la fine del secolo breve" e l'inizio del terzo millenn io un nuovo personaggio e`salito alla ribalta della sto-ria: lo straniero, cioh l'uomo ch e e`estraneo al paese in cui si insedia e che e`alla ricerca di nuove chances di vita, di nuove esperienze capaci di dare un senso alla propria esistenza, puo`senza rinunciare al proprio passato e senza rinnegare le proprie radici. Lo straniero e`dunque un "segno dei tempi" e, come tale, costituisce una sfida per il mondo occidentale. Autori: vittorio cotesta, professore di sociologia nell'universita di salerno; ca rmine di sante, biblista; roberto gatti, professore straordinario di filosofia politica nell'universita di perugia; dan iella iannotta, docente di storia del linguaggio nell'unive rsita di roma tre; roberto mancini, professore as-sociato di ermeneutica filosofica nell' universita di macerata; godfrey igwebuike onah, docente di an-tropologia filosofica nell universita urbaniana di roma; antonio pieretti, ordinario di filosofia teoretica nell universita di perugia; sergio sorrentino, docente di filosofia della religione nell universita di salerno. "
Salvi per la speranza. Sperare contro ogni speranza e ricordarsi dell'origine sono due atti essenziali di fede. Anche la memoria deve purificarsi al di là di qualsiasi nostalgia e diventare memoria della promessa: speranza... Sant'Agostino, san Giovanni della Croce ce lo insegnano dopo Filone Alessandrino: l'Altro, solo, è indimenticabile, poiché solo egli è l'insperabile.
Il tema dell'anima e il suo stretto legame con l'identità e la libertà dell'uomo.
Ricoeur istituisce un denso parallelismo tra racconto, architettura e urbanistica, e trova nell'analisi della città contemporanea un ampio campo di riflessione fondato sulla dimensione narrativa dell'architettura e su quella temporale dello spazio architettonico. L'atto dello scrivere e quello del costruire tendono a ordinare ciò che nella vita si presenta come confuso, dandogli intelligibilità e significato. Entrambi devono anche rispondere a una necessità di protezione che comporta un'ineludibile responsabilità nei confronti della fragilità dell'umano. Come scrive Heidegger, infatti, l'uomo non abita perché costruisce, ma costruisce perché abita. Così, se il costruire rimanda all'abitare, l'abitare interpreta e discute il costruire, lo confronta con le proprie aspettative, a volte lo accusa. E la qualità del nostro essere nel mondo dipende in larga parte dalla comprensione e dal procedere di questa dinamica.
La nostra è una società libera? Le dittature che hanno caratterizzato così duramente il secolo scorso sono davvero e per sempre scomparse?Per rispondere a queste domande Onfray si basa sull'analisi di due straordinarie opere di George Orwell: "1984" e "La fattoria degli animali", testi capitali per comprendere i maggiori totalitarismi del Novecento, lo stalinismo e il nazionalsocialismo. Ma l'intento di Onfray è di utilizzarli come strumenti per l'interpretazione dell'oggi: a partire da essi, l'autore descrive sette «fasi» o «comandamenti» necessari e sufficienti a far sì che il pericolo di una dittatura si realizzi concretamente: distruggere la libertà; impoverire la lingua; abolire la verità; sopprimere la storia; negare la natura; propagare l'odio; aspirare all'Impero. Ciascun comandamento viene poi analizzato in dettaglio nelle sue implicazioni, che l'autore definisce «principi», trentatré in tutto; a titolo di esempio, Praticare una lingua nuova, Usare un linguaggio a doppia valenza, Distruggere parole, Piegare la lingua all'oralità, Parlare una lingua unica, Eliminare i classici sono i principi del «comandamento» Impoverire la lingua. Attraverso un'argomentazione lucida, mai pessimista ma brillante, Onfray dipinge il ritratto di un'epoca, la nostra, che sembra aver smarrito ogni saldo riferimento e procede senza apparenti ostacoli verso la dittatura prossima ventura.
Edizione commentata e ragionata del pensiero stoico nei cinquecento anni del suo sviluppo in Grecia e a Roma. Attraverso una selezione di testi e frammenti, l'autore fa da guida attraverso gli elementi di continuità e di contraddizione dello stoicismo, di cui mette in risalto anche gli aspetti meno indagati. Filosofia come cura dell'anima e sapienza di vita, il cui fine è quello di mostrare agli uomini che il tutto è molto più delle sue parti: che siano schiavi come Epitteto o imperatori come Marco Aurelio, essi devono imparare a vedere le cose dall'alto, con l'occhio dell'universo.
Kant scrisse i Prolegomeni (1783) con l'intento di chiarire le tematiche della prima edizione della Critica della ragion pura (1781) che erano risultate ostiche, quando non del tutto incomprensibili, a molti lettori. Si tratta dunque di un'esposizione "popolare", ma non certo di un'opera meramente divulgativa ed ancor meno di un semplice riassunto della Crìtica: i Prolegomeni sono un'opera autonoma - caratterizzata da una metodologia specifica e animata da un vivace spirito battagliero - e come tali vanno letti. Questa nuova traduzione si propone di conciliare una rigorosa adesione al testo originale con la massima leggibilità possibile ed è arricchita da un ampio apparato critico, che può essere utilizzato a diversi livelli, dal semplice chiarimento terminologico e concettuale agli approfondimenti, intesi a chiarire i rapporti dei Prolegomeni con le due edizioni della Critica della ragion pura, con i critici contemporanei di Kant e con alcuni sviluppi del suo pensiero.

