
Di cosa parla questo libro? Nella prima parte, del rapporto tra animali umani e animali non umani. La rigida demarcazione del confine tra "uomo" e "animale" costituisce il fondamento ontologico della nostra cultura antropocentrica, che giustifica ogni forma di sfruttamento, sopraffazione e prevaricazione su tutti gli esseri viventi. Perché si è affermato questo modello? Esiste la possibilità di un rapporto diverso? Il testo prende in esame le radici e l'evoluzione del modello antropocentrico nei diversi ambiti - religioso, filosofico, scientifico, linguistico - mettendo in evidenza le criticità e le contraddizioni, per poi offrire prospettive di pensiero e di azione che se ne distaccano, in un diverso modo di pensare se stessi, il nostro mondo e gli altri animali. Nella seconda parte, il testo esamina alcuni fenomeni propri del regno animale, soffermandosi sulle straordinarie facoltà intellettive di alcune specie animali e sulla loro capacità di provare sentimenti ed emozioni superiori. Infine, uno sguardo sull'alimentazione vegetariana, con un confronto tra le caratteristiche organolettiche delle proteine animali e vegetali.
La sessualità viene esaminata in tutte le sue componenti e viene poi ricondotta, per determinarne scientificamente l'essenza e la finalità, ai principi metafisici dell'antropologia e della sociologia. L'autore critica l'etica sessuale di alcuni autori di scuola psicanalitica, ma anche gli autori cattolici, sia tradizionalisti che progressisti
"Teoria dell’inconcettualità" è l’ultimo grande capolavoro di uno dei massimi filosofi del Novecento, un vero e proprio testamento spirituale rimasto a lungo inedito e destinato a suscitare un nuovo e vivace dibattito culturale.
In questo libro Blumenberg delinea i capisaldi del progetto filosofico elaborato nel corso della sua lunga e prolifica carriera di studioso, traendo le conclusioni delle ricerche avviate in opere molto amate in Italia come Naufragio con spettatore, Il riso della donna di Tracia, La leggibilità del mondo, La legittimità della modernità o Elaborazione del mito.
La preghiera è, per il cristiano, come il soffio vitale: l soffio dello spirito, verrebbe da dire, anzi dello Spirito, senza il quale - seguendo San Paolo - neppure possiamo dire: "Abbà", "Padre". La tradizione orante della storia cristiana è, da questo punto di vista, un serbatoio di emozioni, di crisi messe in versi (talvolta nobilissimi anche dal punto di vista linguistico), di risoluzioni delle crisi stesse, di risalite dagli abissi, di ringraziamenti. Buona preghiera.
Questo saggio ha lo scopo di presentare l’emozione della gioia così come è stata compresa, raccontata e vissuta da alcuni dei maggiori esponenti della filosofia occidentale: da Odisseo a Epicuro, passando per Platone e Aristotele, da Agostino a Spinoza, passando per Tommaso e Cartesio, fino ad arrivare a Nietzsche e ai filosofi contemporanei. Lo stile è narrativo e discorsivo, nel tentativo di voler corrispondere, anche nella scelta del linguaggio, al significato di questo sentimento umano così complesso. Nel saggio ci rivolgiamo a ogni autore/filosofo in modo colloquiale, lasciando che sia lui, attraverso i suoi scritti, a raccontarci come provare a essere felici e a ravvivare il desiderio della gioia. L’intento è anche quello di provare a difendere un’emozione umana che in ogni contesto storico rischia di essere sostituita da sentimenti di rabbia, tristezza e frustrazione a causa di guerre e violenze di ogni genere. La gioia è possibile. Scopriamo come uomini e donne del passato hanno provato a ricercarla, difenderla e a esserne amici.
No, non è giusto, questo non e buono, non è una causa santa questa in cui viene offuscato e distrutto lo splendore della gioventù. Siamo noi, i vecchi, ad aver peccato; abbiamo mandato questi giovani sui campi di battaglia per le nostre maledette passioni, per la nostra morte spirituale, per la nostra incapacità di vivere generosamente del calore del cuore e della viva visione dello spirito. Usciamo da questa morte, poiché siamo noi i morti, non i giovani caduti per la nostra paura di vivere. Anche i loro fantasmi sono più vivi di noi; ci espongono all'eterno ludibrio di tutti i tempi futuri. Dai loro fantasmi deve scaturire la vita e noi ne saremo vivificati.
Fino a tempi recenti la conoscenza scientifico-filosofica ha prevalentemente rimandato a un'idea di centro che dispone in buon ordine la realtà attorno a una ragione sovrana, da cui peraltro promana la configurazione gerarchica che le è congeniale. Da alcuni decenni si va invece definendo un diverso approccio conoscitivo che ha rinunciato non solo alla prospettiva "dell'occhio di dio" ma a qualunque intelligenza data a priori. E questo perché nella ricerca scientifica si è sempre più manifestata una netta tendenza al multiplo, al temporale, al complesso, a tutto ciò che interrompe la simmetria, la linearità, l'equilibrio. Non a caso i ricercatori di discipline tra loro differenti - in particolare, biologia, demografia, meteorologia, economia, fisica, psichiatria, matematica, cardiologia ed ecologia - hanno fatto proprio il concetto di caos, riformulando i correlati concetti di ordine e disordine. Siamo dunque nel pieno di una rivoluzione epistemologica che attribuisce alla concezione acentrica una rilevanza straordinaria nel sapere contemporaneo, con conseguenze ancora tutte da indagare.

