
Il ruolo della religione cristiana nel mondo globalizzato e multiculturale, il suo rapporto con la morale, il complesso e delicato confronto tra verità e libertà e tra relativismo e fede, i pericoli e le tensioni di un mondo dove sembrano riaffacciarsi forme di violenza di matrice religiosa. Attorno a questi temi si sta articolando, ormai da qualche anno, anche il dialogo fra due dei più importanti pensatori viventi: l'antropologo francese René Girard e il filosofo italiano Gianni Vattimo. Partendo da presupposti speculativi differenti (l'antropologia cristiana di Girard e la filosofia heideggeriana di Vattimo), le risposte dei due interlocutori sono non di rado contrapposte, ma rimandano anche alla condivisione di alcuni valori, e a un comune atteggiamento di dialogo. Il testo, a cura di Pierpaolo Antonello, presenta al grande pubblico la trascrizione di tre conferenze che hanno visto i due autori confrontarsi sui punti più radicali del loro pensiero.
Salvatore Natoli rilegge Foucault, a vent'anni dalla morte, e nell'introduzione spiega i motivi della sua scelta: "Foucault ha pensato in modo originale e non tanto o non solo per gli argomenti di cui trattava - mai astratti, ma radicati sempre nelle istanze del presente - ma soprattutto perché ha cambiato le modalità consuete dell'interrogare, del rispondere: in breve, ha impresso una diversa curvatura ai modi abituali di fare teoria, ha prodotto, per dirla nel suo linguaggio, un vero e proprio effetto di campo. Per questo ritengo più che mai opportuno riprendere, oggi, le fila del suo pensiero, per segnalare l'ampiezza degli effetti e mostrare quanto sia ancora fecondo per noi".
Interrogata da filosofi e scrittori su ciò che in essa testimonia dell’uomo, del suo desiderio, della sua verità, l’avventura astronautica esibisce la densità delle proprie implicazioni antropologiche, etiche, estetiche, politiche. L’avvento della possibilità di inoltrarsi nello spazio extra-atmosferico si rivela ancorato a presupposti lontani e latore di effetti enigmatici. Rivolgendosi alle parole che Heidegger, Arendt, Lévinas, Blanchot hanno dedicato alla conquista dello spazio, La verità errante vaglia i temi della trasformazione della relazione umana con la Terra, dell’ambiguità dell’agire tecnico, della sospensione di ogni miraggio “cosmico”.
Per l’originalità e la straordinaria acutezza dei suoi contributi al dibattito filosofico su temi come la verità, la conoscenza, il significato, Paolo Casalegno (1952-2009) è stato sicuramente uno dei più autorevoli filosofi italiani degli ultimi decenni. Il libro raccoglie molti dei suoi scritti più importanti su questi argomenti, finora dispersi in riviste scientifiche italiane e straniere, volumi collettanei, pubblicazioni occasionali.
Il volume raccoglie saggi, scritti negli ultimi quindici anni, che spaziano dalla polemica con altri grandi filosofi contemporanei (Davidson, Putnam, Habermas, Derrida, tra gli altri) alla storia della filosofia, alla relazione della filosofia con l'etica e la politica (toccando i temi del femminismo, del leninismo, dei diritti umani). Nel suo radicale scetticismo, Rorty ci invita a sbarazzarci, una volta per tutte, dell'idea di verità senza per questo rinunciare alla speranza nel progresso dell'umanità.
I due saggi riuniti in questo volume sono le versioni rivedute di due articoli apparsi rispettivamente nel 1967 e nel 1963 e inseriti da Hannah Arendt nell'edizione americana del 1968 di "Tra passato e futuro". Il primo, scritto in occasione delle polemiche seguite alla pubblicazione del reportage sul processo Eichmann, investe quella caratteristica essenziale del totalitarismo che consiste nel fabbricare verità. Il secondo propone alcune riflessioni sul significato e sulle implicazioni della ricerca scientifica e della tecnica in un quadro teorico che è quello delineato in "Vita activa".
Michael Dummett, filosofo analitico, presenta qui le sue idee più recenti sui temi metafisici del realismo e della filosofia del linguaggio. Dummett è ben noto per essere un sostenitore dell'antirealismo, che caratterizza approssimativamente la verità come ciò che si è in grado di conoscere. Gli eventi del passato e gli asserti su di essi sono test cruciali della posizione antirealista. Questi saggi proseguono e incrementano il lavoro di Dummett.