
I testi raccolti in questo volume consentono di accostarsi per la prima volta o di tornare a rileggere gli autori della Scuola di Francoforte. Dalla politica alla sociologia e alla psicoanalisi, dall'economia, all'arte e alla cultura di massa, questo gruppo di intellettuali attraversò i momenti che segnarono il pensiero e la storia del Novecento. In un intreccio di speranza e pessimismo, rigore e passione, la loro critica della società lancia un messaggio in bottiglia a un destinatario che un giorno forse lo raccoglierà.
Ma perché, se tutti riconoscono che il gioco è un fattore essenziale della vita, molti non sanno giocare? Eppure, è proprio l'inevitabile tragicità della vita a costringerci ad aprire un varco verso il divertimento. Ci sono casi di pensatori che non sanno giocare ma danno un grande peso al gioco. Non basta allora dire che il gioco è un punto di riferimento costante del pensiero contemporaneo, da Nietzsche a Wittgenstein, da Heidegger a Freud, perché occorre vedere come ciascuno sappia giocare nel suo pensiero e, a nostra volta, saper giocare con il nostro.
Il volume presenta per la prima volta lo scambio epistolare che Hannah Arendt e Gtinther Anders ebbero tra il 1989 e il 1975» insieme ad alcuni testi che i due pensatori redassero insieme o in cui trattarono tematiche comuni. Sia le lettere sia i testi fanno emergere la relazione personale e intellettuale dell'ex coppia di sposi e gettano una luce su alcuni illustri contemporanei come Walter Benjamin, Theodor W. Adorno e Martin Heidegger. Il libro è anche una preziosa testimonianza del processo di espulsione, fuga ed emigrazione degli intellettuali ebrei dalla Germania nazista.
Sul finire del Seicento l'Inghilterra attraversava forse il suo periodo più confuso e sanguinoso: le lotte fra papisti e puritani dilaniavano il paese fin nelle più alte cariche dello Stato. In questo clima di terrore e diffidenza, quando lo scontro fra la pluralità delle confessioni post-riformiste era all'ordine del giorno e il re cattolico Giacomo II imponeva la sua religione negli uffici pubblici, nell'esercito e nella flotta, si innesta e si sviluppa la riflessione di Locke attorno alla tolleranza. Come nelle leggi della fisica, che proprio allora muoveva i suoi pruni passi in Inghilterra, tanta violenza civile contribuì a innescare nel pensiero del filosofo una reazione uguale e contraria. Per Locke, infatti, non bisogna limitarsi ad applicare la tolleranza in ambito religioso e morale, ma anzi considerarla soprattutto un concetto politico, una soluzione storica: la storia della tolleranza è prima di tutto la storia della definizione del rapporto fra Stato e Chiese. Se la religione cattolica ha immediate ricadute sul comportamento civile dei suoi fedeli, la tolleranza assume invece le caratteristiche di un efficace metodo di governo, un mezzo attraverso cui perseguire la sicurezza dello Stato e la prosperità della società. Locke si batté per la tolleranza religiosa per oltre quarant'anni, dal 1667 fino alla sua morte. I suoi scritti furono di immediata ispirazione per l'evoluzione del dibattito europeo, in quegli stessi anni ma non solo: ben presto il continente avrebbe conosciuto il secolo dei lumi.
«Sembra ormai ovvio, per ognuno, che appartiene all'età moderna, più che a qualsiasi altra epoca della storia, di aver portato il concetto di libertà sul vertice dello spirito: nella scienza, nell'economia, nella politica, nella sfera del sacro ch'è la religione..., essa ha chiamato l'uomo alla conquista delle dimensioni principali della libertà. Nuove istituzioni e nuove costituzioni hanno dato o stanno dando l'avvio, nei vari continenti, all'uomo nuovo impegnato alla formazione di se stesso e del proprio vivere civile. Non v'è dubbio che con l'avvento del pensiero moderno si è prodotta una scossa decisiva nell'atteggiamento dell'uomo verso la verità che ha portato alla crisi - non ancora risolta e forse mai solubile perché costitutiva della stessa essenza della libertà - della tensione di libertà-autorità. [...] Di qui la corsa irresistibile e affascinante per la ricerca delle strutture della materia e dell'origine della vita, per l'esplorazione del mistero dell'inconscio e delle pulsioni psichiche, individuali e collettive, sulle quali molto probabilmente poggerà la società del futuro. Eppure mai come oggi l'uomo - dominatore di tanta parte della natura - sente la propria insicurezza interiore, la fragilità della sua struttura, il salire inarrestabile dell'angoscia e della solitudine in un cosmo che si popola sempre più di macchine cariche di minaccia e di terrore» (Cornelio Fabro).
Il libro affronta temi di grande attualita': l'identita' dell'Universita'; l'educazione universitaria; la relazione fra l'educazione laica e l'educazione religiosa; il posto delle scienze della religione nel sistema del sapere; il valore della filosofia rispetto alle competenze professionali.