
La "Critica della ragion pura" ebbe, vivente Kant, cinque edizioni. Importanti sono soprattutto le prime due, del 1781 e del 1787, per lunghi tratti diverse tra loro. Alla seconda edizione si rifaceva nel 1904 l'Accademia delle Scienze di Berlino per stabilire l'editio princeps dell'opera, e su questo testo veniva condotta nel 1909-1910 la classica traduzione di Gentile e Lombardo Radice qui ripresentata nella revisione curata da Vittorio Mathieu.
Il cofanetto raccoglie, in tre volumi, i testi fondamentali della filosofia kantiana. La tradizione esegetica ha riservato una grande considerazione alle prime due "Critiche", per la loro importanza in ambito conoscitivo e pratico e per la loro incidenza e ripresa nella filosofia contemporanea. Solo ultimamente la "Critica del giudizio" è apparsa in tutta la sua importanza come coronamento del sistema kantiano del sapere, che raggiunge, proprio nella scansione e nella connessione della trilogia, la sua completa organicità.
Un messaggio rivoluzionario: Socrate rifiuta l'evasione, l'ingiustizia non vince l'ingiustizia. Il volume, curato da Giovanni Reale, è destinato a rimanere un punto di riferimento per quanto riguarda la datazione e l'interpretazione filosofica e letteraria.
Come in opere precedenti aveva interrogato e sondato le Scritture, Quinzio interroga qui la storia del cristianesimo, "prototipo e madre della storia moderna". E l'argomentazione coinvolge tutto il moderno, in quanto esso è "post-cristiano e anti-cristiano, nel senso che sta in luogo del cristianesimo, risponde in qualche modo alle aspettative di salvezza cristiana storicamente deluse". Sono squarci rapidi, pagine che non si appagano di tracciare linee di una storia della cultura: anzi, la loro intenzione è quella di mettere in questione la cultura stessa, svelandola come relitto di un secolare naufragio.
"Il lettore troverà qui raccolti i principali articoli che ho pubblicato sia in Francia che all'estero negli ultimi quindici anni. Questa raccolta fa così seguito a 'Il conflitto delle interpretazioni', che copriva il periodo degli anni Sessanta [...]. Dico anzitutto che l'ermeneutica - ovvero teoria generale dell'interpretazione - non ha mai finito di 'fare i conti' con la fenomenologia husserliana [...]. Passo poi a ricostruite gli ascendenti che l'ermeneutica contemporanea - cioè postheideggeriana - riconosce insieme alla sua ascendenza husserliana [...]. I testi della seconda serie illustrano meglio il tono irenico che mi concedo in quest'opera. A questo punto faccio dell'ermeneutica. Ho appena detto da dove vengo. Ora dico dove vado [...]. Ciò che mi ha maggiormente interessato nell'analisi semiotica o semantica dei testi, è il carattere paradigmatico della loro configurazione rispetto alla strutturazione del campo pratico nel quale gli uomini agiscono o subiscono. Certo, i testi - in particolare quelli letterari - sono insiemi di segni che hanno poco o tanto spezzato i loro ancoraggi con le cose che si ritiene designino. Ma, tra queste cose dette, ci sono uomini che agiscono e che soffrono; anzi, i discorsi sono a loro volta delle azioni; ecco perché il legame mimetico - nel senso più attivo del termine - tra l'atto di dire (e di leggere) e l'agire effettivo non è mai del tutto spezzato". (Dalla Prefazione di Paul Ricoeur)
Pubblicato nel 1947, in pieno clima esistenzialistico, questo testo di Lévinas era stato elaborato ancor prima della guerra e scritto quasi interamente durante la prigionia in campo di concentramento. È un controcanto a Essere e tempo di Heidegger, ma soprattutto la prima opera in cui Lévinas disegna i contorni di un suo pensiero autonomo e articolato, dopo i saggi su Husserl e su Heidegger degli anni Trenta, il breve scritto sull'«evasione» del 1935 e le prime riflessioni sull'ebraismo. Lévinas è poi venuto costruendo un pensiero dell'etica centrato sul rapporto con l'altro: pensiero della positiva erosione o corrosione dell'identità di fronte allo scandalo dell'altro che sopravviene, dell'infinito che intacca la totalità dell'essere.
Sommario
Premessa all'edizione italiana di Pier Aldo Rovatti. Nota del traduttore. Dall'esistenza all'esistente. Prefazione alla prima edizione. Prefazione alla seconda edizione. Prefazione alla terza edizione. Introduzione. La relazione con l'esistenza e l'istante. 1. La relazione con l'esistenza. 2. La fatica e l'istante. Il mondo. 1. Le intenzioni. 2. La luce. Esistenza senza mondo. 1. L'esotismo. 2. Esistenza senza esistente. L'ipostasi. 1. L'insonnia. 2. La posizione. 3. Verso il tempo. Conclusione
Note sull'autore
Emmanuel Lévinas (1905-1995), filosofo lituano naturalizzato francese, ha insegnato all’École normale israélite di Auteuil, nelle università di Poitiers e di Paris-Nanterre e infine alla Sorbona. Tra le sue opere fondamentali: Totalità e infinito e Altrimenti che essere o al di là dell’essenza. Nel catalogo Marietti 1820 sono disponibili Trascendenza e intelligibilità e Fuori dal Soggetto.
Tommaso Campanella mostrò un costante interesse per la profezia in tutte le sue forme. Ma se da un lato egli è molto attento a salvaguardare l'ambito della profezia divina, evitando rischi di indebite naturalizzazioni, come quelle operate da medici e filosofi che riducono ogni forma profetica a squilibri di umori e patologie corporee, dall'altro non nasconde il proprio interesse per la divinazione e la decifrazione dei segni rintracciabili nei cicli, in ogni aspetto della natura, nel corpo e nello spirito dell'uomo. Egli affronta tali tematiche nella Metaphysica: la grande opera scritta nel corso di lunghi anni, pubblicata a Parigi nel 1638, a un anno dalla morte, e da lui definita con giusto orgoglio "bibbia dei filosofi".
La presente edizione critica di tre operette vichiane, il De Antiquissima Italorum Sapientia (1710) e le due Risposte (1711 e 1712) al «Giornale de' Letterati d'Italia», applica il metodo filologico-ecdotico già prospettato dallo stesso Placella nello studio del 1978 che impostava le linee guida, per la riedizione di tutte le opere di Vico progettata da Pietro Piovani, rispondenti alle esigenze della nuova filologia applicata alle opere moderne. In varie imprese ed eventi culturali Placella aveva approfondito e sviluppato tali esigenze, ad esempio nel Congresso Internazionale da lui organizzato su I moderni Ausili all'Ecdotica (Salerno 1990, Atti Napoli 1994). La metodologia suggerita da Placella è stata seguìta nella maggior parte delle edizioni realizzate all'interno del Centro di Studi Vichiani di Napoli, in particolare in due esemplari monumenti di ecdotica: le edizioni critiche della Scienza Nuova del 1730 e di quella del 1744, a cura di Cristofolini e Sanna. Nella presente edizione per la prima volta viene offerta anche una trascrizione critica degli importanti Articoli del «Giornale de' Letterati d'Italia», conosciuti finora soltanto attraverso gli adattamenti di Fausto Nicolini. La nuova impresa consente di offrire, grazie anche alla fedeltà ai testi, uno strumento per la conoscenza della lingua italiana del giovane Vico che nel presente studio viene esaminata e per la prima volta anche raffrontata alla lingua profondamente diversa delle tre edizioni della Scienza Nuova.